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Perché alcuni giochi pieni di problemi e mal ottimizzati come Once Human hanno comunque successo?

Once Human è l'ennesimo gioco pieno di problemi e mal ottimizzato ad avere successo su PC, dove pare che certe questioni contino solo in alcuni casi.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   15/07/2024
Un personaggio di Once Human con un lanciarazzi

Il survival Once Human è solo l'ultimo di una lunga serie di casi di giochi mal ottimizzati e pieni di problemi a più livelli, che viene comunque graziato dal successo in ambito PC. Non si capisce come mai a volte sembra che qualche scatto sia determinante per affossare un gioco e definirlo "spazzatura", mentre altre viene ingoiato tutto, anche a fronte di situazioni poco sostenibili da parte dell'utenza, che poi va a sfogarsi nelle recensioni di Steam (ma ci gioca lo stesso).

Correnti alternate

Perché qui non ci si pone in modo più critico verso il gioco? Perché in altri casi si fa una gran parlare di ogni singolo bug che affligge l'esperienza, pur a fronte, magari, di una maggiore pulizia complessiva? Possiamo fare l'esempio del recente Senua's Saga: Hellblade 2, le cui pochissime imperfezioni tecniche, spesso semplicemente delle scelte poco apprezzate come la ratio della risoluzione, sono diventate oggetto di vera e propria furia dialettica sui social, nei forum dedicati e ovunque si sia parlato del gioco, finendo per gettare una cattiva nomea sullo stesso.

Oppure Starfield che, pur essendo pulitissimo e perfettamente giocabile, ha scatenato la corsa di alcuni ad andare alla ricerca dei rari bug crashanti solo per parlarne male. O ancora The Last of Us Parte 1, che su PC è stato effettivamente lanciato in condizioni pietose, ma il cui dibattito sulla parte tecnica ha oscurato completamente quello sul gioco. Di esempi fattibili ce ne sarebbero molti altri, ma immagino che questi bastino e avanzino per rendere chiara la questione.

È probabile che la natura ad accesso gratuito di giochi come Once Human, del mediocre The First Descendant e di altri titoli simili sia dirimente in questi casi, tanto che viene da pensare che molti giocherebbero qualsiasi cosa, basta che non debbano pagarla. Poi magari stanno lì a lamentarsi e ad acquistare skin e oggetti in gioco vari (altrimenti questi titoli non produrrebbero ricavi che spesso sono più alti dei budget dei tripla A), ma intanto devono essere psicologicamente coccolati dalla prospettiva di poter giocare senza spendere soldi, che li porta ad accettare praticamente tutto, anche la spazzatura o, peggio, a chiudere gli occhi di fronte a questioni che, in altri videogiochi, gli avrebbero fatto appendere al chiodo mouse e tastiera o controller (per passare ad altro, naturalmente).

Peccato, perché si finisce con l'avere una passerella fatta di giochi spesso mediocri, quando non pessimi, che si sono presi la maggior parte delle attenzioni, tanto da giustificare appieno l'incremento di investimenti sui live service. In effetti qualche tempo fa si parlava di crisi di questo modello. Vorrei capire dove sarebbe questa crisi, visto che sta vincendo su tutti i fronti.

Questo è un editoriale scritto da un membro della redazione e non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.