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RAGE 2, che cosa è andato storto?

Le recensioni di RAGE 2 parlano di un gioco decisamente al di sotto della aspettative, nonostante la collaborazione fra id Software e Avalanche Studios: cerchiamo di capire cos'è andato storto.

NOTIZIA di Tommaso Pugliese   —   13/05/2019

RAGE 2 a quanto pare non è l'ottimo sparatutto open world che ci aspettavamo, bensì un titolo dotato sì di un solidissimo gunplay, ma al contempo viziato da una serie di problemi impossibili da ignorare: una campagna troppo breve, una gestione dei veicoli dimenticabile, un grado di sfida non pervenuto e una scarsa varietà dei contenuti.

Sembra dunque che l'entusiasmante collaborazione fra id Software e Avalanche Studios non abbia prodotto i risultati sperati: gli autori di DOOM, che si sono occupati di supervisionare il progetto, hanno senz'altro contribuito a rendere straordinarie le meccaniche shooting del gioco, che rappresentano senza alcun dubbio il più evidente punto di forza di questa produzione.

Rage 2 18

Lo studio di Tim Willits però non è stato ugualmente attento nel valutare le tante mancanze strutturali del titolo, i limiti di un bilanciamento della difficoltà eccessivamente permissivo e la connotazione fin troppo generica di quello che doveva essere il fiore all'occhiello di RAGE 2, ovverosia l'ambientazione e l'uso dei veicoli.

I voti della stampa internazionale raccontano più o meno tutti la stessa storia, al netto di valutazioni numeriche differenti: gli sviluppatori hanno saputo confezionare uno sparatutto di razza, che però non viene supportato da un contorno all'altezza della situazione. Troppo esigue le missioni della campagna, troppo facile completarle senza incorrere mai nel game over al livello intermedio, muovendosi in un open world che in verità non ha molto da offrire in termini di varietà.

Rage 2 8

Alla luce dei DLC, gratuiti e non, già annunciati da Bethesda per il periodo post-lancio, qualcuno potrebbe pensare che gli autori abbiano volutamente tagliato determinati contenuti per proporli in un secondo momento, magari a pagamento. Non abbiamo mai ceduto ai complottismi e non cominceremo adesso, tuttavia è quantomeno bizzarro che chi doveva supervisionare l'opera non abbia notato come determinati aspetti dell'esperienza andassero rivisti e potenziati.

Ad ogni modo c'è un lato positivo in tutta questa faccenda, e a nostro avviso si tratta di una questione molto importante in ottica futura. I ragazzi di Avalanche Studios hanno imparato dai migliori come si realizzano meccaniche sparatutto di eccellente qualità: gli basterà riproporre questo approccio in combinazione con la quantità e l'ampiezza dei loro tradizionali open world (vedi anche il recente Just Cause 4) per fare il botto, stavolta per davvero.

Vogliamo crederci fortissimamente. E voi? Parliamone.