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Six Days in Fallujah fa propaganda e vuole far sembrare eroi degli assassini?

Six Days in Fallujah ha scatenato una grossa polemica negli Stati Uniti su come sembri voler cancellare alcuni crimini di guerra dell'esercito USA.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   24/03/2021
Six Days in Fallujah
Six Days in Fallujah
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Six Days in Fallujah sta scatenando grosse polemiche negli Stati Uniti per il modo in cui sembra voler cancellare dalla memoria collettiva come andarono effettivamente i fatti di Fallujah, trasformando gli assassini in eroi. Il gioco abbraccerebbe volontariamente il solo punto di vista dei marine, dimenticandosi il contesto storico che portò a quell'eccidio di civili e, volendo, l'eccidio stesso.

Cosa successe a Fallujah? Il 28 aprile 2002, gli americani aprirono il fuoco su circa duecento civili che avevano violato il coprifuoco da loro imposto, uccidendone diciassette e ferendone altri settanta. È stato documentato che per riprendere il controllo della città, i marine utilizzarono armi chimiche illegali come il fosforo bianco. In totale, l'esercito americano uccise più di 7.000 civili , come anche ammesso dal Capitano Duncan Hunter, all'epoca in Iraq, 1.200 dei quali soltanto nelle due battaglie di Fallujah.

Considerando che la Seconda guerra in Iraq è stata dichiarata illegale, perché basata su presupposti falsi (armi di distruzioni di massa in mano a Saddam Hussein di cui non è mai stata trovata traccia e supporto ai terroristi di Al-Qaeda mai dimostrato), raccontare in un videogioco soltanto dei poveri marine costretti a combattere in quel difficile scenario, dimenticandosi delle mostruosità che commisero e, di conseguenza, delle vere vittime, appare quantomeno ipocrita.

Del resto si è scoperto che Six Days in Fallujah è finanziato praticamente dalla CIA e sviluppato dalle stesse persone che hanno collaborato con FBI e CIA su dei sistemi di addestramento a uso militare. Quindi non stupisce il fatto che sia stato riesumato come tentativo di giustificare i crimini di guerra americani.

A gettare benzia sul fuoco anche il racconto di alcuni giornalisti USA, come Alanah Pearce, che sarebbero stati minacciati di ritorsioni nel caso in cui avessero parlato male di Six Days in Fallujah.

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Qualcosa di simile era già successa con Call of Duty: Modern Warfare, in cui la missione "evil Russians" attribuiva i fatti de "L'autostrada della morte" ai russi, invece che agli americani.