Dallo scorso aprile le cose per Telegram non vanno particolarmente bene in Russia: è arrivato un inesorabile ban da parte delle autorità di stato, perché gli sviluppatori non hanno concesso al governo le chiavi d'accesso ai dati degli utenti.
La Russia ha fatto perentoria richiesta nel nome della sicurezza nazionale e dell'antiterrorismo, ma gli sviluppatori si sono sempre opposti, vedendo l'azione come un'invasione bella e buona della privacy degli utenti. Anche perché Telegram è comunque tenuta, in casi di sospetto terrorismo, a consegnare tutto alla Russia, e solitamente non è necessario alcun intervento governativo in proposito.
Nelle ultime ore, comunque, le autorità russe si sono dette pronte a porre fine al ban di Telegram in Russia, ma alle proprie condizioni: gli sviluppatori dovranno adeguarsi alla legislazione locale e pertanto concedere l'accesso a tutte le informazioni scambiate dalla piattaforma. Ad ogni modo, non sembra sia un grande passo in avanti verso un dialogo costruttivo, perché sostanzialmente la Russia non ha fatto altro che ribadire la propria posizione.
E lo stesso è avvenuto da parte di Pavel Durov, il fondatore di Telegram: ha dichiarato che l'applicazione si è già conformata al GDPR e che in casi di sospetto terrorismo Telegram non esiterà a consegnare quelle specifiche informazioni alle autorità, compresi indirizzo IP e numero di telefono.
Telegram: Russia pronta a revocare il ban, ma solo alle sue condizioni
Le autorità russe hanno annunciato di poter rimuovere il ban di Telegram, ma soltanto quando gli sviluppatori consegneranno le chiavi d'accesso ai dati