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The Game Awards 2023: Geoff Keighley dovrebbe prendere atto dei problemi invece di lavarsene le mani

Le risposte di Geoff Keighley ai problemi sollevati dalle nomination ai The Game Awards 2023 non risolvono niente, ma sembrano più un tentativo di lavarsene le mani.

The Game Awards 2023: Geoff Keighley dovrebbe prendere atto dei problemi invece di lavarsene le mani
NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   27/11/2023

Geoff Keighley, il patron dei The Game Awards, ha fatto delle dichiarazioni sconcertanti riguardo alla definizione di indie nel mondo dei videogiochi, cercando di far intendere che non ne esiste una precisa che possa soddisfare tutti, ma che in generale si va parecchio a braccio.

Secondo Keighley, che ha risposto alle polemiche di questi ultimi giorni, in particolare per la nomination di Dave the Diver: "Indipendente può significare cose diverse per persone diverse, ed è un termine piuttosto ampio." Quindi ha spiegato più lungamente: "Si può discutere se indipendente significhi il budget del gioco, se indipendente significhi da dove proviene la fonte di finanziamento, riguarda la dimensione del team? È il tipo di spirito indipendente del gioco, cioè un gioco più piccolo e diverso? Penso che ognuno abbia la propria opinione in merito, e noi ci rimettiamo alla nostra giuria di 120 testate globali che votano per questi premi, per decidere se qualcosa è indipendente o meno."

Se già qui il tentativo di prendere le distanze dai potenziali errori di selezione delle nomination non fosse chiaro, Keighley ha poi aggiunto: "Alcuni hanno detto che Baldur's Gate 3 è un gioco indipendente. O Death Stranding di Kojima Productions, secondo alcuni è un gioco indipendente. Tuttavia anche se si tratta di uno studio indipendente, ovviamente è stato finanziato da PlayStation."

Cos'è indie?

Non possiamo dire con precisione cosa è 'Indie', ma possiamo dire cosa non lo è.
Non possiamo dire con precisione cosa è "Indie", ma possiamo dire cosa non lo è.

Quello di Keighley sembrerebbe quasi un discorso di buon senso, ma a una lettura più attenta appare davvero come un tentativo molto goffo di scrollare le spalle e di non affrontare il problema come andrebbe fatto, considerando anche l'importanza globale assunta dai The Game Awards nel corso degli ultimi anni e il suo ruolo nella manifestazione.

Intanto è vero che non esiste una definizione univoca di "indipendente", ma è altrettanto vero che è possibile definire cosa non lo è con una certa precisione. Ad esempio un gioco sviluppato da una software house sussidiaria di una multinazionale come Dave the Diver non è indipendente e non esiste margine per definirlo tale. Inoltre casi come quelli di Death Stranding di Kojima e di Baldur's Gate 3 lasciano un po' il tempo che trovano, perché sono i giochi stessi ad escludersi dalla categoria, seppur in modi differenti. Il primo lo fa ammettendo che senza i soldi di Sony non sarebbe mai esistito. Lo spirito potrà essere sicuramente quello di uno studio indipendente (del resto quale studio ammetterebbe mai di non godere di una certa indipendenza in quello che fa?), ma le risorse impiegate per lo sviluppo e la messa sul mercato proprio no, considerando non solo i finanziamenti, ma anche l'accesso a tecnologie che sono precluse ai più come il Decima Engine di Guerrilla (che ha prestato anche un ampio team tecnico allo sviluppo). Baldur's Gate 3 potrebbe invece rientrare appieno nella definizione, se gli interessasse qualcosa di farlo. Larian è cosciente di aver lanciato un tripla A inarrivabile per costi da uno studio indie e non si è, quindi, mai spacciata come tale.

Comunque sia questo è solo un discutere del nulla, perché il problema è alla radice: Keighley non è un passante rispetto ai The Game Awards ed è vero che i giochi li seleziona una giuria composta dalla stampa di tutto il mondo, ma è altrettanto vero che l'organizzazione potrebbe semplicemente fornire delle linee guida più precise, che pongano dei paletti più ampi, intervenendo lì dove si riscontrino delle ambiguità nelle nomination. Ad esempio non crediamo che sarebbe difficile escludere di default i giochi delle grandi multinazionali del settore dalla competizione, anche lì dove il loro "spirito" fosse riconosciuto come indipendente. Basterebbe una revisione post nomination che verificasse le stesse.

Insomma, invece di lavarsene le mani, Keighley dovrebbe prendere atto che ci sono dei problemi di selezione della categoria e agire di conseguenza, come in suo potere, e non chiedere "Se c'è un editore dietro, un gioco può essere considerato ancora indipendente o no?" per sottolineare come molti dei titoli selezionati per l'edizione 2023 ne abbiano uno. Stesso discorso per la presenza di Dave the Diver e il suo tentare di cavarsela con la classica resa al relativismo di "ognuno ha un punto di vista differente". Ecco, per l'edizione 2024 forse sarebbe il caso di mettere dei paletti, invece di provare a cavarsela con la filosofia.

Questo è un editoriale scritto da un membro della redazione e non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.