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The Last of Us 2, Red Dead Redemption 2 e Cyberpunk 2077: i blockbuster fanno male all’industria anche quando sono dei capolavori?

Blockbuster come The Last of Us 2, Red Dead Redemption 2 e Cyberpunk 2077 sembrano a volte fare più bene che male all'industria, anche quando sono acclamati come capolavori.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   31/08/2020

Titoli quali The Last of Us 2, Red Dead Redemption 2 e Cyberpunk 2077 fanno bene all'industria dei videogiochi? Verrebbe da dire di sì, visto l'interesse che gli gravita attorno, ma è davvero così?

Nei giorni scorsi si sono svolti due eventi in cui sono stati presentati una miriade di giochi. Stiamo parlando dell'Opening Night Live e del Future Game show, dove complessivamente si sono visti quasi un centinaio di titoli, tra produzioni maggiori, doppia A e giochi indipendenti.

Possibile che con una simile offerta un videogiocatore appassionato non trovi una manciata di giochi che lo interessino? Possibile, almeno stando a quello che si può leggere in molti commenti, che sono tutti uno sbocciare di riferimenti scatologici e di sbadigli annoiati. L'industria dei videogiochi tradizionale sembra quasi non riuscire più a parlare e a rendersi interessante a un'ampia fetta di utenti. Quella che così espressa può sembrare una semplice impressione senza fondamento, trova riscontro nei numeri fatti dalla maggior parte di questi titoli, a parte alcune eccezioni, e nel fatto che molti studi non arrivino mai alla loro seconda produzione, mentre altri riescono giusto a vivacchiare in attesa del colpaccio.

Leggere i commenti a certi annunci è interessante perché alcuni di essi danno un'idea abbastanza precisa dei motivi di disinteresse dei giocatori, primo fra tutti la grafica. La domanda quindi sorge spontanea: che la colpa sia dei blockbuster? Ossia, titoli come The Last of Us 2, Red Dead Redemption 2 e Cyberpunk 2077, tanto per citarne tre con delle produzioni miliardarie, hanno alzato al punto l'asticella dei valori produttivi da impedire a moltissimi videogiocatori di vedere la bellezza che si cela nella semplicità o nello stile di alcuni prodotti meno ricchi? Hanno instillato nelle masse la pretesa assurda che ogni gioco debba in qualche modo raggiungere gli stessi livelli grafici per essere considerato e seguito, e che il divertimento esista solo in funzione della gara a chi spende di più in texture e animazioni? Difficile dare una risposta, anche se il sospetto c'è ed è davvero forte.

Tempo fa definivamo giochi del genere dei buchi neri, oggi se vogliamo possiamo ampliare quel concetto, aggiungendo gli effetti che producono sul giocatore medio, sempre meno capace di trovare soddisfazione nel gioco e sempre più desideroso di avere una gratificazione di tipo differente, puramente tecno feticista. Il risultato è che molti riescono a passare quattro ore a guardare dei nuovi videogiochi scorrergli davanti agli occhi senza trovare nulla di loro interesse, a parte il gioco che dimostra la potenza della nuova console in arrivo.