Raccontare, descrivere e soprattutto giudicare il nuovo Thief è un'impresa decisamente più ardua di quanto avevamo previsto durante una serie di ragionamenti fatti nel corso del lungo download su Steam che ha preceduto le nostre prime ore di gioco con il codice review. Nato e svelato quasi cinque anni fa come il quarto capitolo della serie uscita nel 1998 che ebbe l'incredibile capacità di strutturare il genere degli stealth game, il nuovo Thief fu vittima di un lungo e difficoltoso periodo di gestazione che fece perdere più volte le sue traccie generando tutta una serie di mitologie e leggende riguardanti il team di sviluppo e la realizzazione stessa del progetto.
Il titolo fu poi nuovamente annunciato lo scorso anno, questa volta perdendo il numero quattro a fianco del titolo e trasformandosi in una sorta di remake del gioco originale, quasi a metà strada tra il sequel ideale e il reboot totale sulla falsariga di quanto fatto sempre da Square Enix, il publisher, con Tomb Raider e Deus Ex negli ultimi due anni. Chi scrive ha quindi reputato cruciale lasciare da parte qualsiasi riferimento con la serie originale perché se da un lato quella rimane intoccabile e con un valore tale da disintegrare qualsiasi confronto con il prodotto moderno, dall'altro sarebbe stato anche ingiusto alla luce dell'obiettivo del Thief del 2014: raccontare le spericolate e tragiche avventure di Garrett, ladro supremo il cui passato ci è sconosciuto. Tutto il resto non conta. Se poi volete assolutamente essere dei romantici alla ricerca dei punti di contatto con la saga del passato, sappiate che in questo remake un ruolo centrale l'avrà Basso, la città in cui si svolge l'azione è la versione ripensata e aggiornata della City del terzo capitolo, anche qui Garrett perde uno dei suoi occhi (anche se in realtà non lo perde fisicamente ma se lo ritrova in una versione potenziata) e infine Erin, la coprotagonista di questo capitolo, potrebbe essere la stessa ragazza che tenta di borseggiare l'esperto ladro sul finale di Deadly Shadows. Ma ora mettiamo da parte la malinconia e scopriamo qualcosa di più sulla storia e sul gameplay di Thief.
È tutto oro quello che luccica in Thief? Noi intanto lo rubiamo, e poi vi diciamo se lo è sul serio!
A che punto eravamo?
Evitando di impelagarci in troppi spoiler, diciamo da subito che la trama alla base del nuovo Thief ruota intorno a un misterioso rituale magico messo in piedi dalla figura che detiene il potere nella Città, il Barone. Rituale che si interrompe tragicamente a causa della presenza di Garrett e di una misteriosa ladra, sua compagna di avventure, Erin. Quest'ultima rimane vittima dell'accaduto e il nostro protagonista, dopo un anno di assenza di cui non ha alcuna memoria, decide di tornare in attività trovandosi in poco tempo invischiato in un complotto decisamente più grande di lui che lo rimetterà sulle ultime tracce della ragazza scomparsa nel tentativo di trovare anche le cause di un misterioso morbo che sembra affliggere la popolazione povera della città.
Aspettatevi quindi qualche colpo di scena piuttosto telefonato, una piccola deriva horror e soprannaturale e un finale che non ci ha particolarmente convinti. E se, come scritto poco sopra, per gran parte del gioco è possibile lasciare da parte la saga originale, c'è un altro confronto che invece ci è venuto in mente più e più volte, a partire persino da alcuni piccoli aspetti della trama: quello con Dishonored, l'ottimo titolo di Arkane Studios uscito nel 2012.
Anche Thief viene giocato con la visuale in prima persona e l'intero gameplay è completamente sbilanciato verso l'obiettivo di non farsi vedere dal nemico mentre si portano a termine gli obiettivi di gioco. Enorme attenzione viene data all'interazione con la luce e con la facoltà dell'ambiente di provocare suoni. Attraverso l'interfaccia su schermo piuttosto minimale, dovremo sempre tenere sotto controllo la nostra esposizione all'illuminazione: nell'ombra siamo praticamente invisibili e qualsiasi nemico non può vederci a meno che non ci venga particolarmente vicino. È cruciale anche tenere conto di quello che si trova sul pavimento: superfici diverse provocano più o meno rumore, l'acqua e i vetri rotti ci costringono a camminare ancora più lentamente per non essere troppo rumorosi e dobbiamo stare attenti a non inciampare in bottiglie o vasi, pena la loro caduta e rottura. In alcune occasioni dovremo stare attenti anche a corvi e cani in gabbia: se ci muoviamo troppo rapidamente in loro prossimità, oppure rimaniamo per troppo tempo accanto a loro, tenderanno a notarci e dopo alcuni secondi ad abbaiare o gracchiare richiamando l'attenzione delle guardie. È ovviamente possibile anche correre ed effettuare una sorta di scatto per coprire brevi distanze riducendo il rischio di essere visti anche quando si attraversano aree illuminate, mentre il salto è relegato alla possibilità di arrampicarsi, superare burroni e passare magari da un tetto all'altro. C'è grande fisicità nel gioco e alcune soluzioni, come la possibilità di sporgersi da qualsiasi ostacolo o muro, aiutano effettivamente a studiare l'ambiente e tenere sott'occhio gli avversari.
Tuttavia la sensazione di deja vu per chi ha giocato Dishonored è sempre dietro l'angolo e soprattutto in Thief è presente una grande differenza che a nostro parere si configura come un'importante limitazione. Il gioco è infatti talmente sbilanciato verso lo stealth da risultare piuttosto deficitario nel suo sistema di combattimento. Il nostro protagonista ha a sua disposizione una piccola mazza con cui colpire in mischia e stordire gli avversari se presi alle spalle, più una sorta di schivata essenziale per evitare i colpi in arrivo e basta. Tutto il suo armamentario è dedicato alle varie tipologie di frecce che può lanciare con l'arco composito che porta sempre con sé con l'aggiunta di una bomba stordente, oltre alla possibilità di raccogliere e lanciare bottiglie per distrarre le guardie.
Troviamo così frecce d'acqua per spegnere fuochi, candele e torce, frecce incendiare per bruciare pozze di catrame, asfissianti per stordire i nemici o esplosive e anche frecce in grado di far calare delle corde da appigli specifici oltre alla classica freccia spuntata per attivare interruttori o colpire pulegge per far cadere scale e oggetti. Ma quando vogliamo fare dei veri e propri danni sulla distanza abbiamo a disposizione soltanto la freccia classica e quella seghettata.
Come conseguenza di tutto questo, una volta che si viene beccati da una guardia, soprattutto nelle fasi di gioco avanzate, viene più voglia di provare a scappare (e il risultato è solo quello di attivare un numero crescente di soldati) oppure di ricaricare l'ultimo salvataggio. Il combattimento in sé non riesce ad essere stimolante e soddisfacente fatto com'è di affondi piuttosto semplici alternati a schivate e anche se questo aspetto potrebbe riportarci con i ricordi al passato e probabilmente anche essere apprezzato da numerosi lettori, a nostro parere rende l'esperienza di gioco incompleta e da un certo punto di vista anche limitata. Soprattutto dopo che proprio Dishonored ci ha dimostrato che è possibile fare un eccellente stealth senza compromessi dove però, a chi vuole, viene data la possibilità di andare avanti ad armi spianate con un uguale grado di soddisfazione. Persino la concentrazione, la speciale visione che Garrett può utilizzare per essere più rapido e mettere in risalto sullo scenario gli elementi di interazione, gli oggetti da rubare e ovviamente i nemici e che fa tanto Hitman: Absolution, può essere potenziata praticamente solo nelle sue capacità stealth, ad eccezione di una singola abilità che permette di stordire gli avversari con un colpo ben mirato anche quando si è in combattimento. Audace e intelligente la scelta dello sviluppatore di rendere proprio la concentrazione, così come l'energia vitale, a ricarica non automatica: solo utilizzando le provviste e i papaveri potremo ripristinarli nel corso delle missioni.
A proposito di missioni
Thief è ambientato nella Città: un hub centrale che tenta di ricreare su schermo una simil Londra Vittoriana con chiari innesti steampunk e fantascientifici. A vicoli e mura di stampo medievale, si alternano lampade a gas e vere e proprie illuminazioni elettriche tenute attive da grandi macchinari. Non mancano anche riferimenti magici e ritualistici. C'è un po' di tutto insomma e il risultato è una piacevole ambientazione decisamente ben caratterizzata da un punto di vista artistico. Questa zona può essere liberamente esplorata stando attenti ad evitare le guardie in pattuglia con anche la possibilità di intrufolarsi in numerose abitazioni, a patto che il design lo permetta ovviamente.
In questa fase è possibile raggiungere i punti di inizio delle missioni che portano avanti la trama principale ed interagire con uno sparuto numero di personaggi non giocanti per avere accesso alla compravendita di munizioni, oggetti e potenziamenti e anche per accettare delle vere e proprie attività secondarie. Ma ci sono alcune limitazioni. Prima di tutto, l'hub centrale non è completamente free roaming in streaming.
Dovete considerare che la Città è divisa in svariati quartieri e ogni volta che si passa dall'uno all'altro c'è un caricamento e soprattutto lo stato dei soldati e degli scassinamenti viene resettato (ma non il loot). Questo vuol dire che se abbiamo aperto tutte le casseforti o i cassetti di una determinata zona, quando ritorneremo dovremo nuovamente aprirli con il rischio poi di trovarli vuoti perché già rapinati in passato e perché ovviamente non è possibile ricordarsi tutti gli elementi con cui si è interagito. Inoltre la mappa di gioco rende piuttosto difficoltoso il girovagare tra le vie della città: quella mini presente in alto a destra è troppo piccola, mentre quella grande a cui si può avere accesso da un menu interno (bisogna ogni volta premere due tasti diversi) è decisamente poco chiara perché mostra solo gli NPC del quartiere che si sta attualmente visitando e non indica chiaramente i punti di passaggio da una zona all'altra dell'hub. E siccome spesso non c'è un normale "portone" o una semplice via da percorrere per spostarsi tra le aree della Città ma bisogna magari attraversare una certa finestra oppure intrufolarsi in un vicolo quasi invisibile, capiterà non di rado di perdere più di qualche minuto per trovare il passaggio corretto per raggiungere la nostra destinazione. Tra l'altro sempre la mappa non può essere spostata manualmente tra i vari piani di un edificio.
Tornando alle missioni vere e proprie, ne incontreremo otto per quello che riguarda la trama principale e circa una trentina di secondarie. Tra queste ultime troviamo i lavori dati da Basso che possono essere svolti semplicemente girando per la Città visto che si tratta di raccogliere bottini negli interni visitabili durante la sezione free roaming. Poi ci sono gli incarichi offerti da altri cittadini dove dovremo raggiungere il punto di inizio della missione che sarà "istanziata" in un vero e proprio livello a parte (come gli otto capitoli della trama principale).
A titolo informativo segnaliamo che il gioco può essere completato probabilmente in sei-otto ore se si decide di andare spediti e diretti solo con i capitoli principali (ma sarebbe veramente da criminali) mentre volendo portare a termine ogni singola missione magari investendo del tempo anche nella raccolta degli elementi collezionabili, è probabilmente possibile superare anche le venti ore.
Nel nostro caso ce la siamo cavata con poco meno di quindici ore, portando a termine venti lavori, quattro commissioni e raccogliendo circa metà degli oggetti. Pur essendo Thief un titolo esclusivamente single player, la sua rigiocabilità è piuttosto elevata. Prima di tutto perché tutte le missioni principali e le commissioni offrono una schermata riepilogativa dove è possibile vedere cosa è stato tralasciato, come si è affrontato il livello (a seconda dell'aggressività si sbloccano tre tipologie diverse di completamento tra predatore, fantasma e opportunista) e quali attività speciali sono state portate a termine (come la possibilità di non stordire nessuno, evitare di farsi vedere da qualcuno o magari estinguere gran parte dei fuochi presenti e così via). In seconda battuta, il gioco permette anche di personalizzare l'intera partita scegliendo non solo il livello di difficoltà ma anche tutta una serie di modificatori che aumentano il valore del bottino raccolto. Si passa dall'impossibilità di utilizzare la concentrazione, al game over istantaneo se si attivano le guardie o gli animali, alla mancanza delle frecce speciali o del cibo fino all'assenza dello scatto e così via. E ancora sono presenti tre diverse sfide, affrontabili in tre livelli dedicati dove al giocatore viene dato l'obiettivo di realizzare il punteggio più alto possibile rispettando determinate regole e obiettivi per poterlo poi confrontare con gli altri giocatori. Riprendendo un attimo il discorso del bottino, in Thief sarà possibile raccogliere un numero enorme di oggetti (sì, come in Dishonored) frugando in cassetti, armadi, scrigni e così via e tutto questo raccolto si trasforma in moneta sonante. Questa può essere spesa per acquistare munizioni, ma anche potenziamenti per l'arco, la mazza, l'armatura e attrezzi speciali che danno accesso a ulteriori ricchezze come il rasoio, la pinza o la chiave inglese, oppure per comprare oggetti speciali che danno accesso a bonus passivi come la possibilità di trasportare più cibo e papaveri o di avere sconti migliori nei negozi. Persino i punti concentrazione possono essere acquistati da uno specifico NPC pagando in moneta sonante.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore: Intel Core i7 860 a 2.8 GHz
- Memoria: 8 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 780
- Sistema operativo: Windows 7 a 64 bit
Requisiti minimi
- Processore: CPU dual core ad alta performance o quad core
- Memoria: 4 GB di RAM
- Scheda video: AMD Radeon serie 4800 o NVIDIA GeForce GTS 250
- Sistema operativo: Windows Vista aggiornato con DirectX 10
Requisiti consigliati
- Processore: AMD FX serie 8000 o Intel quad core i7
- Memoria: Più di 4 GB
- Scheda video: AMD Radeon serie R9 o NVIDIA GTX 660
- Sistema operativo Windows 7 o 8 con DirectX 11
Tra sostanza e apparenza
È essenziale spendere ancora qualche parola sulla gestione dei livelli e sulla conseguente libertà offerta al giocatore. Anche in questo caso purtroppo il confronto con Dishonored è inevitabile. Thief propone da un lato un abbondante numero di approcci allo scenario consentendo, giusto per citare un esempio, di entrare in una villa utilizzando un passaggio segreto presente in giardino che dà accesso alle cantine della struttura, oppure utilizzando alcune scale adeguatamente nascoste per entrare da una finestra del secondo piano. E poi c'è ovviamente sempre la possibilità di entrare dalla porta principale. Da questo punto di vista il lavoro svolto dallo sviluppatore è sicuramente degno di menzione anche se non mancano numerose situazioni in cui la linearità nel design è molto più evidente. Allo stesso tempo però c'è un'assenza praticamente totale di alternative allo svolgimento dell'obiettivo vero e proprio: dimenticatevi quanto avveniva in Dishonored che permetteva in alcuni casi addirittura di evitare l'assassinio di alcune persone o di farlo commettere da altri magari sfruttando gli elementi dello scenario.
In Thief le possibilità offerte sono decisamente minori: una volta entrati nel luogo inespugnabile solo all'apparenza, dovremo andare dritti sulla nostra strada. Passando al comparto tecnico, partiamo ovviamente dall'intelligenza artificiale. Il comportamento degli avversari è piuttosto credibile, pur con le classiche limitazioni dei titoli stealth: le guardie hanno diversi gradi di attenzione, tendono ad esplorare con grande cura l'ambiente e i possibili nascondigli una volta che si sono resi conto della nostra presenza o magari hanno inciampato su un cadavere e più di qualche volta riusciranno anche a sorprendervi. Ovviamente, se rimanete ben nascosti anche dopo aver ucciso una guardia in bella vista o aver lanciato una bottiglia in faccia a qualcuno, tempo una manciata di secondi e tutto ritornerà allo stato iniziale con il nemico convinto di "essersi sbagliato" ma è evidente che ancora oggi nessuno è riuscito a portare in un videogioco delle alternative sensate, credibili e soprattutto giocabili, quindi chiudiamo tranquillamente un occhio. Graficamente il titolo si presenta bene pur mostrando una certa staticità degli elementi su schermo e l'uso eccessivo di una palette cromatica tendente al grigio e al marrone, come d'altra parte è facile immaginare per un gioco ambientato interamente di notte in una città dal sapore steampunk.
Alcuni scorci visivi sono poi particolarmente ben riusciti nonostante spesso si noti anche l'uso di texture dalla risoluzione piuttosto scadente. Molto buoni i personaggi secondari e i nemici che presentano tutti degli ottimi modelli animati in modo molto dettagliato specie per quello che riguarda il viso. Non si spiega invece l'uso della visuale in terza persona per il colpo di grazia dato al nemico (che fa tanto Deus Ex: Human Revolution) e per una manciata di situazioni, assolutamente dimenticabili, in cui Garrett deve arrampicarsi su alcune sporgenze. Questa specie di fasi platform alla Assassin's Creed potevano essere tranquillamente eliminate dal gioco, senza colpo ferire. Lo stesso dicasi per quelle sparute cutscene realizzate con l'engine di gioco che si presentano sottoforma di filmati con una qualità incomprensibilmente bassa. Thief è poi completamente doppiato in italiano con un risultato più che accettabile. Purtroppo non possiamo apprezzare il cambio di doppiatore della versione in lingua originale ma anche la voce utilizzata per il Garrett nostrano ha il giusto spessore e un'adeguata profondità. Peccato solo per l'uso incomprensibile e ripetuto della parola "sbobba" che, in alcune combinazioni, vi strapperà sicuramente più di qualche risata.
Conclusioni
Diciamo subito e chiaramente che Thief è un buon titolo, in grado di offrire un adeguato numero di ore di gioco soprattutto alla luce del suo essere esclusivamente single player. La storia è scorrevole nei suoi alti e bassi, il gameplay è rigorosamente stealth vecchio stile pur mancando di un certo grado di libertà nell'affrontare le situazioni di gioco e tecnicamente si presenta all'altezza delle aspettative pur non risultando mai sbalorditivo. Tuttavia ci sono numerosi elementi che lo tengono ben lontano dal muro ideale del nove probabilmente a causa di un lungo periodo di gestazione che ha costretto gli sviluppatori a tornare sulle numerose idee iniziali portando alla realizzazione di un prodotto che per alcuni aspetti pecca di superficialità risultando un po' grezzo. E poi ovviamente c'è quell'inesorabile confronto con Dishonored che più e più volte, giocando Thief, non abbiamo potuto fare a meno di notare, a partire da un combat system troppo approssimativo. Lo ripetiamo ancora una volta: è un buon gioco che farà felici gran parte degli appassionati del genere ma non è il nuovo punto di riferimento dello stealth.
PRO
- La componente stealth è ben realizzata e piuttosto profonda
- Chi vuole spremere a fondo il gioco troverà tante cose da fare e un numero enorme di collezionabili
- Il comparto tecnico è all'altezza delle aspettative con alcuni picchi per i personaggi
CONTRO
- Il combat system è appena abbozzato e non dà grandi soddisfazioni
- La navigazione nell'hub centrale è spesso caotica e poco chiara
- Avremmo gradito una maggiore libertà di azione per portare a termine le missioni