Per Larian Studios il nuovo Divinity è un ritorno alle origini, un ritorno a quella combinazione di telecamera dall'alto e combattimento a turni che caratterizza buona parte dei grandi classici dell'RPG di stampo occidentale. Una formula che, tra l'altro, consente di realizzare grandi giochi con un budget contenuto ed è proprio questo il caso di Divinity: Original Sin, un titolo finanziato non da un publisher bensì passando dalla piattaforma di crowdfunding Kickstarter. Ma il valore della produzione è visibilmente superiore a quel milione di dollari sfiorato dalla campagna di finanziamento. Non ci sono, questo è vero, filmati spettacolari o il doppiaggio completo ma il comparto tecnico, lo diciamo subito, è delizioso e in quanto a contenuti c'è poco di cui lamentarsi. Partiamo proprio da questi ultimi, cuore di ogni gioco di ruolo che si rispetti, per tentare di inquadrare la nuova fatica di Larian Studios.
Divinity: Original Sin torna alle origini della serie per rinnovare un intero genere
Gioco a due
Inviati nella città portuale Cyseal per indagare sull'omicidio di un funzionario, i due protagonisti si trovano di fronte a una situazione drammatica che include torme di cultisti, una terribile piaga e l'immancabile invasione degli orchi. Minacce in abbondanza, insomma, che promettono di riempire d'azione e di quest le quattro zone che compongono l'esperienza. Di fronte a questo poco importa che l'esplorazione sia parzialmente guidata, con diverse zone non raggiungibili, e che l'estensione complessiva del mondo non sia paragonabile a quella sfoggiata da grandi classici di questo genere. Quello che importa è la densità di un'esperienza letteralmente zeppa di nemici, di trappole, enigmi, segreti e dungeon.
Tanto per intenderci si parla di un minimo di 20 ore per completare la sola zona di Cyseal che rappresenta, all'incirca, un quarto dell'esperienza. Possiamo dunque presumere che molti giocatori supereranno le 80 ore di gioco, nessuna delle quali spesa vagando nel nulla o affrontando quest fotocopia spesso sfruttate per riempire gli RPG open world. E a tutto questo dobbiamo aggiungere un'alta rigiocabilità garantita dai bivi, dalla personalizzazione degli eroi e dalla cooperativa online sostenuta, tra l'altro, da un'infrastruttura intuitiva che include la funzionalità drop-in drop-out. In tutto questo viene naturale chiedersi il perché della scelta di due personaggi principali con gli altri eventuali membri del party a fare da comprimari. Perché non optare per la formula classica, con un protagonista, oppure estendere la cooperativa a quattro giocatori come accade in molti RPG di questo genere? La risposta potrebbe trovarsi nel desiderio degli sviluppatori di implementare meccaniche di interazione rifinite. I due personaggi, infatti, possono collaborare per risolvere gli enigmi ed intervengono entrambi nei dialoghi - con tanto di minigioco per risolvere eventuali disaccordi - portando con se il proprio bagaglio culturale. In questo modo la cooperativa concede pari importanza al ruolo di entrambi i giocatori.
La grande ricchezza
Uno dei pregi principali di Divinity: Original Sin, al di là del combattimento a turni classico ma rifinito e bilanciato, è quello di essere un titolo estremamente ricco.
La ricetta firmata Larian Studios include paradossi, incantesimi, quest, enigmi, dungeon, resistenze elementali, pioggia, nebbia, teletrasporti per il viaggio veloce, porte distruttibili e persino numerosi segreti. Senza contare le tonnellate di abilità, il crafting, possibilità di spostare gli oggetti, attacchi d'opportunità e una personalizzazione resa elevata dalle svariate abilità, che possono essere imparate da tutti i personaggi senza restrizioni, e dai numerosissimi talenti i cui effetti sul gameplay possono risultare determinanti. Non mancano inoltre stealth, agguati, intrighi, furti, sistema di reputazione e meccaniche da vero gioco di ruolo hardcore come la possibilità di parlare con gli animali e l'interazione tra gli elementi che coinvolge enigmi e incantesimi. L'acqua spegne il fuoco, il fulmine carica la nube, il fuoco scioglie il ghiaccio e via dicendo fino alle combinazioni meno banali e per questo più sfiziose da scoprire. E infine c'è l'editor, di cui abbiamo parlato in passato, che consente di creare contenuti di qualità analoga a quelli creati dagli sviluppatori. Nel titolo Larian c'è, in sostanza, tutto quello che si può chiedere a un gioco di ruolo duro e puro, di quelli che lasciano il segno.
Le abilità, che includono buff e grandi magie ad area, non consumano risorse ma si dividono in quelle che hanno un cooldown, solitamente più potenti, e quelle utilizzabili a ogni turno. Inoltre tutti i personaggi, anche se privi di conoscenze magiche, possono usare gli incantesimi attraverso le pergamene e questo è un fattore importante perché permette di sfruttare a grande distanza diverse interazione elementali senza dover scegliere per forza arciere o mago. Le magie, inoltre, sono potenti e sono quindi utili nel combattimento che non è sempre facile da affrontare. Superato il tutorial, il livello dei mostri si impenna e una differenza di un paio di livelli risulta insormontabile. Per fortuna le quest sono numerose ed è bene risolverne quante più possibile, incrementando equipaggiamento e livello, prima di mettere il naso fuori dai confini di Cyseal. Ed è qui che emerge la natura più classica e ostica di Divinity: Original Sin. In molti casi è necessario leggere bene il diario per capire dove andare e cosa fare visto che il sistema di indicatori è ben diverso da quello degli RPG moderni che guidano il giocatore per mano. Ma vale sicuramente la pena esplorare ogni anfratto di un titolo che rende importanti anche numerose missioni secondarie. Salvare un personaggio non giocante, per esempio, potrebbe farcelo incontrare come alleato in un momento successivo.
Un mondo vivo e vivace
Il mondo di Divinity: Original Sin mescola toni drammatici e tocchi ironici in pieno stile Larian Studios. Lo stealth, per esempio, vede il personaggio trasformarsi in un masso (o in un cespuglio) che cammina in punta di piedi.
L'effetto, manco a dirlo, è decisamente buffo ma l'ottima direzione artistica fa si che le animazioni scanzonate e la presenza di elementi come le pecore rettangolari non stonino con ambientazioni cupe e campi di battaglia intrisi di sangue. Inoltre, come abbiamo anticipato, la visuale dall'alto non ha impedito a Larian di rendere Divinity: Original Sin un piccolo gioiello tecnico. Il mondo di gioco è fatto di colori intensi ed è pieno di personaggi che dialogano tra loro, si spostano e compiono commissioni. Ampi dislivelli del terreno ci regalano visuali suggestive e ogni magia è accompagnata da effetti grafici non strabilianti ma di ottima fattura. Le texture inoltre sono squisitamente definite, mantengono una buona qualità anche quando avviciniamo la telecamera e, cosa ancora più importante, sono varie. Ma è la vegetazione a fare la voce grossa nel comparto artistico. Ogni stelo d'erba si muove e ogni pianta appare costituita da centinaia di foglie. Si tratta di un escamotage tecnico e in qualche frangente il trucco si vede, ma nel complesso la resa di cespugli, alberi e prati è strepitosa e fa il paio con l'ottima illuminazione dinamica che muta fluidamente in base all'ambiente inquadrato. E tutto questo, tra l'altro, può essere visualizzato senza particolari problemi anche su PC di fascia media. Ma anche dovendo scendere a compromessi l'atmosfera del titolo resta sempre intensa grazie a una vera e propria valanga di effetti sonori. Uccelli che cinguettano, torce che crepitano, vento, mare, passi, sussurri e miagolii contestualizzano efficacemente ogni ambiente e incrementano la sensazione di trovarsi in un mondo vivo. Inoltre i versi prodotti dai mostri si sentono a generosa distanza e questo ci consente di utilizzare l'udito per evitare incontri potenzialmente spiacevoli.
I dialoghi, invece, sono privi di doppiaggio ma i personaggio non giocanti pronunciano alcune frasi, doppiate piuttosto bene, che rendono il tutto molto più credibile. Meno credibile, invece, è vedere gli arcieri che scagliano frecce anche trovandosi a breve distanza dal loro bersaglio. Inoltre la rotazione della telecamera si interrompe dopo aver compiuto un arco decisamente ridotto (è sbloccabile ma causa glitch e artefatti durante la campagna) e in molti casi è necessario ricorrere alla visuale a volo d'uccello per poter interagire con mostri e oggetti. A tutto questo dobbiamo poi aggiungere diversi glitch e un diario delle quest di non facile consultazione. Ma gli inevitabili difetti non riescono comunque a mettere in secondo piano i pregi di un gioco di ruolo ricco, longevo, ironico, suggestivo e capace di coinvolgerci anche grazie alla colonna sonora azzeccata e contraddistinta da un gran numero di brani. Probabilmente ampiezza e spinta propulsiva non sono paragonabili a quelle di titoli come Fallout 2. Ma in un periodo in cui stanno per arrivare svariati RPG di ispirazione classica, Divinity: Original Sin non solo brilla come una delle migliori produzioni nate dal crowdfunding ma ci rassicura dimostrando che questo modo di fare giochi di ruolo ha ancora molto da dire.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo Windows 7
- Processore Intel Core i5 4440
- 16 GB Ram
- Scheda video GeForce GTX 770
Requisiti minimi
- Sistema operativo Windows XP SP3
- Processore Intel Core2 Duo E6600
- 2 GB Ram
- Scheda video HD Intel Graphics 4000 o NVIDIA GeForce 8800 GT (512 MB) o ATI Radeon HD 4850
- 10 GB di spazio libero su disco
Requisiti consigliati
- Sistema operativo Windows 7 SP1 / Windows 8.1
- Processore Intel i5 2400
- 4 GB Ram
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 550 ti 1GB ram o ATI Radeon HD 6XXX
- 10 GB di spazio libero su disco
Conclusioni
Divinity: Original Sin è un concentrato di RPG, un'interpretazione moderna dei grandi classici, un titolo che pur non privo di limiti li compensa con tocchi di classe, meccaniche rifinite, contenuti in abbondanza e un comparto tecnico delizioso. Peccato per la mancanza di un adattamento in italiano ma non è detto che non arrivi in un momento successivo.
PRO
- Gameplay ricco e rifinito
- Un mondo pieno di cose da fare e da vedere
- Cooperativa di qualità
- Comparto tecnico delizioso
CONTRO
- La componente esplorativa è uno dei pochi punti deboli
- In un RPG la localizzazione dei testi è importante