All'epoca dell'Amiga Cinemaware non era solo una software house, ma un genere a se stante. Probabilmente è stato lo studio che più di tutti ha avvicinato il medium videoludico al mondo del cinema, pur avendo a disposizione dei mezzi limitatissimi. I titoli di Cinemaware erano un miscuglio ben riuscito tra mini giochi di vario genere e sequenze dal taglio cinematografico, come ad esempio i dialoghi con personaggi grossi e dettagliati inquadrati a mezzo busto (una rarità per l'epoca), o le sequenze d'intermezzo animate che erano ancora più rare su sistemi dalla potenza di calcolo limitata e dallo spazio di immagazzinamento dei supporti più diffusi, i floppy disk, risibile rispetto agli standard odierni. Diciamola meglio: se impropriamente volessimo indicare dei tripla A usciti alla fine degli anni ottanta o all'inizio degli anni novanta, sicuramente non mancherebbero esponenti del catalogo di Cinemaware. Tempo fa abbiamo affrontato il problema di come si giudicano i classici in tempi più moderni. Se davanti ci trovassimo il Wings originale del 1990, con la sua grafica 16-bit a 32 colori e con tutto il fascino del tempo e il peso della storia che si porta sulle spalle, pur non essendo stato il titolo migliore di Cinemaware, avremmo evitato voti e ve lo avremmo raccontato per quello che fu allora, spettacolo puro con le sue tre fasi di gioco arcade intervallate dagli appunti di un taccuino e dai rapporti delle missioni che raccontavano la Prima Guerra Mondiale con un'atmosfera insolitamente drammatica. Le perdite dei compagni, in competizione con il giocatore per la medaglia di miglior pilota dello squadrone, avevano un forte impatto emotivo, regalando maggiore importanza alle singole missioni e rendendo ogni errore un motivo di scoramento. Purtroppo Wings! Remastered Edition non è più il gioco di allora, pur essendo quasi identico.
Sarà riuscito Wings! Remastered Edition a rinverdire il classico di Cinemaware?
La perdita della memoria
Volendo fare i nomi di qualche erede della scuola di Cinemaware, ci vengono in mente moltissimi titoli.
Vi sembrerà incredibile, ma è possibile tracciare una linea che parte da lì e arriva sino ai vari Tomb Raider, Uncharted e molti altri pesi massimi della modernità. Non è una linea sottile come potrebbe sembrare a uno sguardo superficiale, visto che, come già accennato, nel 1990 Cinemaware fu maestra nel confezionare una delle forme più avanzate di integrazione tra i linguaggi di videogiochi e cinema. Peccato però che la nostra linea si arresterebbe davanti a Wings! Remastered Edition, schivandolo per dirigersi altrove. Pur trattandosi di un remake evidentemente ossessionato dal riprodurre in modo perfetto la sua fonte d'ispirazione, riesce a mala pena a sfiorarne la grandezza. Il perché potreste averlo già capito, ma è giusto esplicitarlo: Wings era un gioco che stupiva perché fortemente sperimentale e superiore a qualsiasi concorrente. Non era solo una questione di giocabilità o di grafica, ma di prospettiva sul futuro del medium. Wings! Remastered Edition in questo senso è regressivo, perché non eredita nulla dall'originale, se non le sembianze.
Come allora, ma diverso
Sia chiaro che il gioco c'è tutto. Quindi ci sono le tre fasi di combattimento con gli scontri aerei vissuti da una terza persona insolita per il genere, in cui la telecamera è posta alle spalle del pilota in modo da farne vedere i movimenti della testa;
c'è la fase sparatutto, in cui bisogna abbattere i bersagli indicati nel briefing, ad esempio fanteria o camion di rifornimenti, a colpi di mitragliatrice, con una prospettiva isometrica sullo stile di Zaxxon e Red Baron; infine, c'è la fase di bombardamento, che si sblocca dopo qualche anno di guerra, in cui bisogna colpire degli obiettivi a terra allineando l'ombra dell'aereo al bersaglio. In quest'ultima fase l'inquadratura è a volo d'uccello, sullo stile di uno Xevious. Ecco, il problema principale di Wings! Remastered Edition è che nel 1990 le sue tre fasi andavano a rapportarsi con titoli di quegli anni come i citati Red Baron e Xevious, risultando superiori, almeno dal punto di vista del coinvolgimento e della spettacolarità, perché inserite in un contesto di gioco enormemente avanzato. All'epoca l'aereo gigante della fase di bombardamento faceva il suo effetto, così come la fluidità degli scontri aerei 3D, che anche se molto brevi duravano il giusto per sentirsi dei veri assi dei cieli. Purtroppo, perse le qualità storiche, è ovvio che da un prodotto contemporaneo ci si aspetti qualcos'altro.
Il grande cinema è diventato pantomima
Ad esempio è lecito aspettarsi che gli scontri aerei non siano tutti uguali per decine e decine di missioni, risolvendosi spesso in pochi minuti, quando non secondi, di battaglia contro avversari guidati da un'intelligenza artificiale modesta, che rappresenta un rischio concreto solo quando tenta di venirci addosso.
È anche lecito chiedere che le fasi 2D tengano conto non tanto dell'evoluzione tecnologica del medium nel suo complesso, quanto dei passi da gigante fatti anche nel mondo della pixel art; ci voleva tanto a disegnare meglio gli spogli sfondi delle nostre scorribande aeree? Per un professionista, ovviamente. Anche il gameplay sarebbe stato da rivedere in tutte le fasi. Ad esempio l'imprecisione dei mitragliatori dell'aereo nelle fasi di attacco di bersagli a terra non è più tollerabile, così come non è più accettabile una fase come quella di bombardamento, in cui non si fa praticamente nulla se non lanciare una o due bombe, schivando nel contempo i colpi dell'artiglieria nemica. Non che pretendessimo chissà cosa, ma quanto meno una rilettura delle fasi in senso più tecnico sì, oppure una revisione delle meccaniche in modo da renderle più dinamiche. Molti dei limiti di Wings rimasti in questo remake erano dovuti ai limiti delle macchine su cui girava allora, ma oggi non hanno davvero più senso se non in onore di un frainteso gusto del retrogaming. In effetti che senso ha giocare con un remake identico all'originale se posso dilettarmi con quello grazie a una delle tante riedizioni? Anche gli intermezzi sono rimasti identici, ma vedere la nuova versione delle fasi di decollo dell'aereo o le cutscene con i dirigibili è davvero triste. Ripetiamo che il problema è facilmente decifrabile: all'epoca quelle cutscene erano quanto di meglio il mercato avesse da offrire, oggi vedere la sessa sequenza di pochi secondi all'inizio di ogni missione realizzata in un 3D mediocre a chi dovrebbe fare impressione? Ecco, il paradosso di Wings! Remastered Edition è tutto qui: sfigura per importanza e ambizione di fronte al gioco che vorrebbe aggiornare. Se proprio non potete farne a meno, rispolverate quello.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7 2600
- 8 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows Vista SP2, Windows 7, Windows 8
- Processore: Dual core 2.0 GHz
- RAM: 4 GB
- Scheda video: Intel HD 3000, schede grafiche nVidia o AMD con supporto DirectX 9.0c
- Spazio su disco: 1 GB
- DirectX: 9.0c
Conclusioni
Wings! Remastered Edition prova a volare basso puntando tutto sull'effetto nostalgia, ma finisce per sbattere contro un albero. Ha un gameplay non più proponibile negli stessi termini di allora a un pubblico moderno, se non in chiave storica. Peccato che in questo caso ci si porti a casa un titolo che di storico non ha più nulla e che lascia interdetti per il pressapochismo dell'esecuzione. Se remake doveva essere, si doveva provare ad ammodernare le tre fasi, lasciando magari giocabili quelle originali come extra, per permettere ai giocatori di fare i giusti e virtuosi confronti. Così com'è viene solo da chiedersi a cosa serve un titolo simile.
PRO
- Quasi identico all'originale
CONTRO
- Paradossalmente peggiore dell'originale