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IT: Welcome to Derry, la recensione della serie TV ispirata al mostro di Stephen King

Tiriamo le somme su IT: Welcome to Derry, la serie TV ispirata al famosissimo romanzo di Stephen King e ai recenti film di Andy Muschietti. È terrificante in senso buono oppure no?

RECENSIONE di Christian Colli   —   16/12/2025
IT: Welcome to Derry

Insieme a Shining, IT è probabilmente il romanzo più iconico e conosciuto di Stephen King, soprattutto grazie alla miniserie televisiva degli anni '90 che terrorizzò un pubblico molto meno smaliziato di quello odierno: una produzione mediocre, in verità, resa memorabile dall'interpretazione di Tim Curry nei panni del clown cannibale Pennywise, la forma umana assunta da un'entità ultraterrena che si nutre di paura.

Tanti anni dopo, tra il 2017 e il 2019, ci ha riprovato Andy Muschietti a portare IT al cinema. Muschietti è partito benissimo, ma si è perso qualcosa per strada ed è arrivato al gran finale col fiato corto. Bisogna ammettere, però, che IT è un romanzo difficilissimo da adattare per il grande schermo: è lunghissimo, non lineare, denso di personaggi secondari che servono a costruire non solo un horror, ma un thriller psicologico che scava nella natura e nella fragilità umane. E per questo esiste IT: Welcome to Derry, una serie TV fortemente voluta da Muschietti e prodotta da HBO col benestare dello stesso King, che ha approvato i rimaneggiamenti della sua storia originale. È andata in onda per otto episodi e si è appena conclusa: tiriamo le somme?

Le origini di IT?

Prevista come un'antologia in tre stagioni fin dall'inizio, Welcome to Derry comincia con il ciclo antecedente al risveglio di IT nel primo film di Muschietti, quindi slittato temporalmente rispetto al romanzo per concordare con l'adattamento cinematografico più recente: siamo nel 1962, insomma, e IT si è appena risvegliato e sta mietendo nuove vittime nella cittadina di Derry. Il primo episodio della stagione è stato probabilmente quello più scioccante dell'annata, più che altro per un'astuta campagna di marketing che ha cambiato locandina da una settimana all'altra insieme ai veri protagonisti della stagione.

I 'perdenti' nella prima stagione di IT: Welcome to Derry
I "perdenti" nella prima stagione di IT: Welcome to Derry

Quella che però sembrava essere una rivisitazione della storia originale ha preso pieghe impreviste e controverse con l'aggiunta di una sottotrama militare non proprio convincente. Andiamo con ordine e partiamo proprio da quest'ultima. Non è una soluzione strana perché molti romanzi di King hanno queste derive fantascientifiche e cospirazioniste, senza contare che ci è apparsa una critica neanche troppo sibillina a certe istituzioni contemporanee, ma la scrittura ci è sembrata fin da subito confusa e superficiale.

Questa sottotrama ruota intorno al personaggio di Dick Halloran, interpretato da un ottimo Chris Chalk. Il nome potrebbe farvi suonare un campanellino: Halloran diventerà il cuoco dell'Overlook Hotel in Shining, e infatti i militari usano la sua Luccicanza per cercare IT e prenderne il controllo. Halloran nella serie TV non è solo un personaggio chiave - più che nel romanzo, sebbene ne ricalchi i momenti cruciali - ma è anche una sorta di punto di collegamento di un universo cinematografico in espansione. Impossibile non pensare, e sperare, in uno spin-off su di lui: a quando Welcome to Overlook?

Un giovane Dick Halloran, interpretato da Chris Chalk
Un giovane Dick Halloran, interpretato da Chris Chalk

La sottotrama militare è pretestuosa e serve più che altro a giustificare un antagonista secondario - e tutto umano - rispetto a IT. Ancora una volta, l'uomo è il vero mostro, peggiore anche di un Divoratore di Mondi ultraterreno perché sceglie di esserlo. Tuttavia questa sottotrama serve a costruire un immaginario più particolareggiato, aggiungendo informazioni che in un certo senso giustificano alcune idee di Stephen King. Per esempio, perché IT non lascia mai Derry? E com'è possibile che nessuno si sia mai accorto del tasso particolarmente alto di sparizioni e omicidi in città? Da una parte le risposte sono sensate, dall'altra indeboliscono l'aura di mistero e inspiegabilità che circonda la forza del male che è IT.

IT il mostro, non Pennywise il clown danzante, un'altra distinzione che la serie TV fa accuratamente, andando a scavare nella storia di uno dei mostri moderni del cinema e della letteratura più conosciuti. Bill Skarsgård, di nuovo sotto il trucco e il costume di Pennywise, fa un lavoro pazzesco e la serie TV si gioca bene le sue carte, centellinando la sua presenza fino al quinto episodio per poi tenerlo in pianta più o meno stabile fino alla fine. Ispirandosi al romanzo, e attingendo alla visione di Muschietti, la serie TV arriva a raccontare per immagini non solo la trasformazione di IT in Pennywise, ma anche il suo rapporto con la figlia Ingrid, meno prevedibile di quanto sembri.

Bill Skarsgård nei panni di Pennywise è una... gioia da rivedere
Bill Skarsgård nei panni di Pennywise è una... gioia da rivedere

Funziona? Sì e, in piccola parte, no. E questo ci porta a una delle caratteristiche più controverse di Welcome to Derry: il fanservice. Raccontare i retroscena del mostro significa incorniciarlo, ridimensionarlo e dare un significato alle sue caratteristiche più inspiegabili e, per questo, più spaventose. Tra colonne magiche, meteoriti, flashback e parentele, Welcome to Derry concretizza un po' troppo l'orrore che è IT, facendolo quasi diventare un rumore di fondo per dare la precedenza al "drama" umano. Al contempo, però, è tutto fanservice, un incredibile marchettone per i film e le stagioni future: il gancio nel finale di stagione che giustificherebbe le prossime storie ambientate negli anni precedenti è davvero forzato, quasi sfacciato, ma diamine se potrebbe funzionare.

I perdenti vincenti

Il problema di IT: Welcome to Derry è la qualità generale un po' a singhiozzi. Dopo un fantastico e scioccante primo episodio, la serie perde mordente e ci mette un po' a stabilire un'atmosfera vera e propria e a consolidare un cast diversificato, ma che fatica a decollare anche a causa di alcune situazioni gestite in maniera poco brillante, come tutta la scena al cimitero o le tensioni razziali nell'America degli anni '60. Quando la stagione trova la sua quadra, intorno a metà, imbastendo la posta in gioco e rinforzando i rapporti tra i personaggi principali - specialmente con l'annessione di Marge alla squadra dei protagonisti - la serie migliora sensibilmente sotto ogni aspetto.

L'agghiacciante incendio del Black Spot nell'episodio 7
L'agghiacciante incendio del Black Spot nell'episodio 7

Il merito è anche degli attori, soprattutto i più giovani, che mettono praticamente in ombra tutti gli adulti. Matilda Lawler (Marge) e Arian S. Cartaya (Rich) ci hanno conquistato con la loro chimica e spontaneità, mentre Clara Stack (Lilly) riesce a vendere efficacemente i traumi continui del suo tormentato personaggio. Tutti bene o male danno ottima prova di loro, sebbene Skarsgård voli davvero altissimo, ma c'è da dire che, come anticipato, la scrittura non riesce sempre a valorizzare gli attori, come succede appunto a James Remar nei panni dello sprovveduto tenente Shaw, mentre sul versante tecnico gli episodi spingono per sembrare più cinema che TV, ma restano sospesi in un vero e proprio limbo tra i due.

Nonostante i suoi alti e bassi, specialmente negli spaventi prevedibili, Welcome to Derry mette a segno alcune scene veramente memorabili come il famigerato incendio del Black Spot, praticamente le Nozze Rosse di questa storia. Un episodio attesissimo e che non ha deluso, ma a quel punto la serie si stava già avviando alla conclusione e HBO ha messo il carico da cento anche in termini di computer grafica. Il che ci porta a una conclusione agrodolce che si collega ai film di Muschietti - peraltro con un cammeo di Sophia Lillis (Beverly) - e promette un rinnovo che sarà difficilissimo gestire: gli scrittori dovranno trovare un nuovo modo di raccontare i risvegli precedenti senza ricorrere ai cliché e, soprattutto, al look di Pennywise/Skarsgård. E diciamo che questa versione di IT perderebbe già metà del suo fascino televisivo.

Conclusioni

Multiplayer.it

7.0

Per come la vediamo noi, e nonostante la sua qualità generale claudicante, IT: Welcome to Derry è stato un ottimo esperimento, ma più che altro perché ha potenzialmente sdoganato un universo espanso di Stephen King. La serie TV prodotta da HBO e Muschietti è quasi più citazionistica di Castle Rock, spalanca le porte a spin-off potenziali e molto più interessanti e fa ben sperare per un adattamento degno di questo nome della Torre Nera. Serve limare diverse spigolosità in termini di scrittura, però, perché Welcome to Derry fa degli scivoloni che mettono a dura prova la sospensione dell'incredulità, riprendendosi solo grazie al cast affiatato e al fascino perverso di Pennywise. E non siamo sicuri che potrebbe apprezzarla fino in fondo anche chi non conosce bene lo scrittore del Maine.

PRO

  • Ottimo cast, specialmente Skarsgård
  • Approfondisce la storia di IT attingendo al romanzo originale

CONTRO

  • Qualità generale altalenante che si riprende sul finale
  • La sottotrama militare è assai debole