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Axiom Verge, recensione

Axiom Verge è un gran bel tutto nel passato, ma dietro il suo look retro si nascondono ore di divertimento

RECENSIONE di La Redazione   —   13/05/2015

La nostalgia è un anestetico potente, inibisce i sensi e a volte ci impedisce di vedere le cose per quello che sono veramente. Per questo l'industria cinematografica sta saccheggiando l'immaginario dei trentenni, per questo Instagram ha così tanto successo con le sue foto finto-vecchie e siamo assillati da una cultura del recupero, del remake, del ricordo e della rielaborazione postmoderna: è molto più facile venderci qualcosa che conosciamo già e che magari ricolleghiamo a sensazioni piacevoli di quando eravamo più piccoli. Sarebbe quindi scontato catalogare Axiom Verge come l'ennesimo titolo indie con grafica vecchio stile che cerca senza ritegno di riportarti ai bei tempi andati. Certo, i più maligni potrebbero parlare di plagio, di copia palese, ma sotto i suoi pixel c'è molto di più. Axiom Verge nasce senza dubbio nel segno di Metroid, di Castelvania, di Contra, di Turrican e di un tutto un genere fatto di esplorazione, salti millimetrici e aree segrete. Ma dietro a una veste grafica che farà venire la lacrimuccia ai giocatori più navigati si nasconde un titolo dalle meccaniche perfette, studiato al millimetro per essere complesso, senza risultare impossibile. È un titolo dalle premesse semplici ma dalla vastità impressionante, che rischia di rubare il vostro tempo senza che ve ne accorgiate, livello dopo livello, boss dopo boss, in quello che fondamentalmente è il sogno bagnato di ogni retrogamer e hardcore gamer, anzi, più semplicemente, di ogni giocatore che si ritenga tale.

Axiom Verge è un tuffo nel passato che divertirà anche chi non ha mai giocato Metroid

Un uomo solo al comando

Il fatto più impressionante è che tutto ciò è l'opera di un sol uomo: Thomas Happ, ex programmatore di Petroglyph che ha lavorato ad Axiom Verge nei ritagli di tempo per cinque anni, dedicandogli tutto il proprio impegno solo negli ultimi sei mesi.

Axiom Verge, recensione

Se il progetto fosse stato un trenino giocattolo, probabilmente a quest'ora Happ sarebbe riuscito a creare un sistema di trasporto in miniatura in grado di collegare tutta l'Europa. Un risultato impressionante che mostra un portfolio di abilità variegato, che spaziano dal game design alla produzione musicale, e che permette ad Happ di fare sfoggio di una cultura videoludica non da poco, che potrebbe fruttargli un gran bell'ingaggio da eventuali software house in ascolto. Diciamo che se Nintendo gli affidasse la produzione di un nuovo (e attesissimo) progetto su Metroid non sarebbe una scelta sbagliata, così magari per il prossimo gioco ci metterà meno di cinque anni. Ma mentre aspettiamo le decisioni della Grande N, abbiamo a disposizione tutto ciò che Axiom Verge ha da offrire, ovvero una storia che inizia con pochi preamboli, molti segreti e tante cose da fare.

Un mondo di pixel da scoprire

Il solito esperimento andato male ci fa risvegliare all'interno di una sorta di uovo. Non abbiamo armi, non abbiamo idea di dove siamo e una voce misteriosa ci dice che dobbiamo aiutarla. Facciamo qualche passo e troviamo la nostra prima arma, poco più avanti c'è una piattaforma sulla quale, per ora, è impossibile arrivare, vicino a un muro che non possiamo rompere, tuttavia possiamo salire alcune piattaforme, eliminare i nostri primi nemici e vedere cosa succede nella schermata successiva. Ai giocatori di vecchia data bastano questi pochi secondi per capire la struttura base di Axiom Verge: come ogni Metroidvania che si rispetti, il backtracking e l'esplorazione la fanno da padrone e saranno la chiave per sviluppare al massimo il nostro alter ego. Posizionata in alto fa bella mostra di sé una mappa che si aggiorna da sola e che ci mostra la struttura generale dei livelli.

Axiom Verge, recensione

Tutto è organizzato a blocchi, verticali o orizzontali, di grandezza variabile e collegati attraverso dei tubi. Quasi ogni schermata contiene segreti, scorciatoie, power-up che non sempre potremo sbloccare durante la nostra prima visita e che ci costringeranno ogni tanto a ritornare sui nostri passi per superare finalmente quella strana porta che sembrava sigillata, ma che la nostra nuova arma riesce a sfondare. Qua e là sono sparsi dei punti di salvataggio che ripristinano completamente i punti vita e nella quale torneremo una volta uccisi. Attenzione però, un po' come succede in Dark Souls, ogni salvataggio fa rinascere tutti i mostri che avete ucciso. Fortunatamente in questo caso non tutti i nemici sono altrettanto coriacei. Il motore principale di Axiom Verge è la scoperta, il gusto del nuovo; cosa si nasconde nella prossima stanza? Adesso che ci faccio con quest'arma? Come posso sfruttare questo nuovo potere sull'ambiente che mi circonda? Annoiarsi, rimanere bloccati e non sapere cosa fare non sono mai un'opzione. C'è sempre un livello che non abbiamo esplorato, un boss che non abbiamo eliminato, un nuovo potere che può darci accesso alla sezione successiva. Giocarci è come trovarsi di fronte al fossile sepolto di dinosauro che diventa sempre più grande via via che scaviamo. La storia stessa, pur partendo da premesse molto semplici, si arrotola sempre di più in un intreccio narrativo, non sempre chiarissimo, che fornisce un'ottima scusa per andare avanti

Armi, boss e tante cose da fare

Le aree sono nove, ognuna con un proprio caratteristico stile grafico e musicale, solo la prima è un diretto omaggio a Metroid, mentre le altre spaziano tra atmosfere indiane, hi-tech, dungeon, jungle e spazi aperti. La ricostruzione dello stile NES o Amiga è tale che Happ ha riprodotto persino i glitch grafici dell'epoca, che occasionalmente fanno capolino e possono diventare un elemento di gameplay. Oltre a una semplice trivella, con cui distruggere certi tipi di rocce, tra gli strumenti a nostra disposizione ce n'è uno chiamato Address Disruptor che ci permette di trasformare l'ambiente attorno a noi, riparando i bug e sbloccando aree segrete e inaccessibili. Inserirlo nel gioco è stata una grande trovata perché da quando lo avrete inizierete a dubitare della realtà che si trova di fronte a voi e lo testerete su ogni superficie, per scoprire eventuali effetti nascosti.

Axiom Verge, recensione

Ogni zona ha anche un relativo roster di mostri, ognuno con un diverso schema di attacco, che vanno dalle vespe giganti agli zombie, passando per ogni tipo di forma umanoide o animale in grado di far male a qualcuno. Anche queste creature possono essere "modificate" dall'Address Distruptor, che può renderle più deboli o trasformarle in strumenti utili per i nostri scopi. Ad esempio, ci sono della specie di lumache che si arrampicano lungo i muri e sparano raggi laser particolarmente dannosi, tuttavia, una volta trasformate, non solo non ci fanno più male, ma posso sfondare con i loro colpi alcune pareti e rivelare aree segrete. Se poi consideriamo che a un certo punto potremo passare attraverso alcune pareti e usare un piccolo drone, in grado di infilarsi in spazi angusti per spianarci la strada e affrontare dei puzzle, è evidente che in Axiom Verge ogni singola stanza può gratificarci con un rompicapo da risolvere o un mistero da svelare. Non mancano neppure i boss, che riprendono tutti i classici del genere, da quello enorme e pieno di cannoni in stile R-Type a quelli più piccoli e veloci. Ucciderli è quasi sempre una questione di astuzia, pianificazione e riflessi, oppure, più semplicemente, ci vuole l'arma giusta. Parlando di armi, c'è l'imbarazzo della scelta. Tutto l'arsenale tipico del mondo dei videogiochi è riprodotto con una fedeltà e un'abbondanza che fa impallidire Metal Slug o Contra. Tutto inizia con un fucile molto semplice, ma ben presto potremo mettere le mani su lanciarazzi, fucili a impulsi, cariche laser, palle di fuoco, colpi rimbalzanti e molto altro. Non tutte le armi sono utili allo stesso modo (una volta scoperti i missili a ricerca è dura lasciarli andare) ma tutte possono tornare utili in quella situazione che proprio non sapete come risolvere, basta avere intuito e pazienza. L'unica pecca è che per navigare nell'arsenale bisogna usare lo stick destro, che di solito usiamo per mirare. La forza dell'abitudine può quindi ingannarci nei momenti più concitati e, invece di spostare il fucile, rischiamo di interrompere l'azione per ritrovarsi nella schermata del cambio di arma.

Difficile ma giusto

Per quanto riguarda la difficoltà, diciamo che Axiom Verge non è un gioco che ha voglia di tenervi la manina e confortarvi dei vostri fallimenti durante le circa 30 ore necessarie per guardare il finale, ma non vi tirerà neanche troppi colpi bassi.

Axiom Verge, recensione

Se sarete disattenti anche il mostro più piccolo potrà mettervi in crisi, distraetevi e perderete un utile upgrade, siate troppo sicuri di voi e state sicuri che quel boss non lo butterete giù. Questo tuttavia non vuole dire che sia un gioco draconiano come Dark Souls o come certe sezioni di Ori and the Blind Forest, la sfida è calibrata in modo da farvi sudare, senza farvi imprecare, a patto di possedere un minimo di abilità. Il lato più divertente è che questo titolo non solo è old style come visione artistica, come musiche e come meccaniche, ma ci spingerà in maniera inconscia ad approcciarlo come si faceva con i giochi di un tempo: parlandone con gli amici. Certo, volendo potremmo trovare una pratica soluzione online, ma la bellezza di Axiom Verge sta anche nel parlarne, confrontando le armi e le sezioni scoperte, scambiando qualche consiglio sui boss e magari anche una mappa fatta a mano sul foglio a quadretti, con tanto di annotazioni a margine. E se siete maniaci delle speed run, sappiate che c'è una modalità di gioco fatta apposta per voi, in cui non ci sono cutscene, ogni possibile elemento casuale viene standardizzato ed è ben presente un cronometro che mostra non solo quanto ci state mettendo, ma vi permette di comparare la vostra performance attuale con quelle precedenti.

Conclusioni

Versione testata PC Windows, PlayStation 4
Digital Delivery Steam, PlayStation Store
Multiplayer.it
9.0
Lettori (16)
8.4
Il tuo voto

Che Axiom Verge fosse un buon titolo si poteva intuire, il fatto che sia così buono però è una vera sorpresa. Pur essendo traboccante di riferimenti al passato, è un gioco talmente ricco di sostanza che non ne avrebbe alcun bisogno per farvi rimanere incollati allo schermo. Ogni stanza, ogni arma, ogni scoperta vi spingerà un po' più in là, mantenendovi in un felice e continuo stato di "trance agonistica". Un gioco che vi costringerà a toccarvi la barba, per ricordarvi che non siete i voi stessi di vent'anni fa e che domani non si va a scuola. Una delle migliori proposte del 2015.

PRO

  • Look nostalgicamente perfetto
  • Tantissime cose da fare
  • Difficile ma onesto
  • Un sacco di armi e power-up

CONTRO

  • Selezionare le armi può essere macchinoso