L'animo umano è spesso un luogo oscuro in cui passioni, rabbia, paura e ricordi si intrecciano in nodi difficili da sciogliere che condizionano pesantemente la nostra vita. Guardarsi all'interno e cercare di sciogliere questi nodi è un'attività molto importante per l'essere umano, soprattutto quando un momento terribile li stringe ancora di più, fino a renderli quasi inestricabili. Ognuno di noi vive giornalmente battaglie interiori di cui il resto del mondo ignora l'esistenza ed è per questo che dovremmo essere sempre gentili verso gli altri, non possiamo sapere cosa si nasconde dietro il loro sguardo e quale scontro sta avendo luogo mentre ci parliamo.
Riusciremo a sconfiggere i demoni interiori di una divinità?
Un progetto modesto
Red Goddess: Inner World è un titolo che prende tutti questi temi e cerca di portarli all'interno della struttura classica del "metroidvania" mettendo in scena le vicende che si svolgono all'interno della psiche di Divine, giovane ma sfortunata dea che ha subito un terribile lutto.
Divine ha infatti perso tutta la sua famiglia in una terribile battaglia e adesso è costretta a elaborane il ricordo in un'avventura ricca di metafore in cui la rabbia e la paura sono le armi di cui avrà bisogno per trionfare contro le sue parti peggiori e tornare sé stessa. Red Goddess nasce come progetto Kickstarter dal traguardo piuttosto basso: solo 30.000 dollari. In un mese gli sviluppatori sono riusciti a superare questa cifra di 10.000 dollari, niente male per un piccolo studio spagnolo di sole sei persone. Tuttavia basta giocare qualche minuto a Red Goddess per rendersi conto che forse dietro questo successo si nasconde un risultato persino più modesto dei soldi raccolti. Il gioco come abbiamo già detto è un metroidvania, quindi mescola alcune parti di platform con la possibilità di sbloccare nuove abilità con cui accedere a zone della mappa inesplorate e conseguente backtracking in quelle già visitate. Tuttavia saltellando qua e là è impossibile non notare come le animazioni siano legnose, i controlli abbastanza imprecisi e gli scenari abbastanza poveri, con rarissimi tocchi di personalità.
Rabbia e paura
La caratteristica più interessante sta nel fatto che Divine può trasformarsi sia in un'incarnazione delle rabbia, caratterizzata dal colore rosso, che in una delle paura, che ovviamente usa il colore blu. Ognuno di questi due avatar può distruggere determinate rocce e attaccare determinati nemici, degli ometti chiamati "Pensieri negativi" che possono avere varie caratteristiche: ci sono quelli semplici, quelli che sparano palle di fuoco, quelli armati di bastoni energetici e così via. In teoria l'idea di dover cambiare avatar durante un combattimento è interessante, però la sua implementazione è decisamente fallimentare. I nemici infatti possono sovrapporsi, quindi mentre attacchiamo un pensiero rosso quello blu, che non vediamo, ci può attaccare e stordire. Inoltre il combattimento si basa semplicemente sul colpire i nemici che abbiamo di fronte, senza alcuna particolare strategia. Dunque, o lo scontro risulta banale o è frustrante. Volendo c'è anche la possibilità di possedere per qualche secondo un nemico, il che rende le cose leggermente più interessanti, ma non si sa come mai questo potere a volte sembra non funzionare e si finisce per essere presi a botte senza la possibilità di reagire.
La sagra dei bug
Purtroppo nemmeno le sezioni in cui non si combatte fanno molto per risollevare la situazione. Esplorare il mondo interiore di Divine è un'esperienza abbastanza frustrante, a causa di un uso dei checkpoint automatici non particolarmente sensato e dei molti bug che rovinano l'esperienza di gioco.
Può capire infatti che il gioco si blocchi, che non parta uno script, che si rimanga bloccati senza motivo e ogni volta dovremo ricaricare il livello, dovendo sopportare tempi di caricamento decisamente poco consoni a quello che dovrebbe essere un titolo semplice e leggero. Il bello dei metroidvania è la soddisfazione che deriva dall'acquisire nuovi poteri e dall'utilizzarli per rendere più vario il gameplay, scoprendo nuove aree, tuttavia questa sensazione è decisamente attenuata nell'opera di Yanim Studio. I difetti del sistema di combattimento e i glitch rendono l'esplorazione un'esperienza abbastanza noiosa, quando non addirittura frustrante, e il tutto non perché il gioco è difficile, ma perché è programmato in maniera sbagliata. Questo è un vero peccato perché l'idea alla base del gioco poteva essere molto, molto interessante. La prospettiva di addentrarsi all'interno della psiche umana, affrontando temi assolutamente non facili come la perdita, il lutto, la rabbia e la paura avrebbero potuto rendere Red Goddess un grande classico dei titoli indie e invece ci ritroviamo di fronte a un gioco in cui la narrazione è abbastanza superficiale e la realizzazione tecnica non è assolutamente all'altezza.
Conclusioni
Red Goddess è un titolo dalle prospettive interessanti che viene azzopato da una realizzazione tecnica decisamente bassa, fatta di bug, meccaniche di combattimento frustranti e una sezione platform poco ispirata. Forse una (nuova) patch correggerà i difetti, ma rimane comunque un titolo poco ispirato.
PRO
- Spunto interessante
- L'idea delle due incarnazioni è buona...
CONTRO
- ...ma implementata molto male
- Tempi di caricamento eccessivi
- Pieno di bug grandi e piccoli
- Ambientazioni modeste