Dobbiamo riconoscere che questa volta Bethesda ci ha messo nelle migliori condizioni possibili per recensire con cura il frutto di un lavoro durato un numero corposo di anni e che per moltissimi giocatori rappresenta uno dei giochi più attesi di tutti i tempi. Sì, perché sono passati sette anni da quel Fallout 3 che riuscì a stupire i fan di vecchia data della serie e i neofiti dei giochi di ruolo che proprio con quel titolo si avvicinarono per la prima volta al genere. Un action RPG dall'ambientazione straordinariamente dettagliata in grado di unire gli elementi che resero famosa la saga a un gameplay dal forte sapore action. Fallout 3 fu un capolavoro assoluto ed è con questo enorme fardello sulle spalle che il quarto capitolo si affaccia sul mercato. Ora è il momento di tirare le somme per capire se ci troviamo davvero davanti non solo al probabile Gioco dell'Anno 2015, ma anche ad un nuovo capolavoro che possa eguagliare o addirittura superare il suo predecessore.
Ecco finalmente la recensione di Fallout 4, il gioco di ruolo più atteso dell'anno!
Diversa geografia, stesso destino
Al di fuori di un breve prologo che funziona anche da tutorial e ci permette di definire al meglio le statistiche del nostro protagonista, la storia di Fallout 4 si svolge intorno al 2280, praticamente in parallelo con gli eventi narrati nel precedente titolo e a poche centinaia di chilometri di distanza dalla Washington attraversata nel terzo capitolo. Questa volta ci ritroveremo infatti nel Massachusetts, ora denominato Commonwealth, più precisamente a Boston e nella periferia limitrofa con tanto di locazioni e monumenti rappresentativi dell'area.
Il presupposto narrativo è sempre il medesimo della serie: l'uomo non ha scoperto i transistor ma ha saputo imbrigliare la forza dell'atomo dando vita a un incredibile progresso tecnologico che abbina allo stile estetico e artistico degli anni '50, tutta una serie di ritrovati tecnologici piuttosto fantasiosi e a metà strada tra il cyberpunk e la fantascienza più sporca a cui ci ha abituato il cinema. Tuttavia, la scarsità delle risorse, l'aumento della popolazione e la continua rincorsa agli armamenti ha portato la civiltà sull'orlo della catastrofe nucleare più e più volte, soprattutto a causa degli attriti tra gli Stati Uniti e la Cina. Alla fine, nell'ottobre del 2077, le bombe atomiche iniziano a cadere e soltanto pochi umani riescono a rifugiarsi nei Vault, speciali rifugi anti-atomici costruiti sul territorio americano per sopravvivere all'olocausto nucleare. Il nostro protagonista riesce ad entrare nel Vault 111 a pochissimi minuti dall'avvio del bombardamento per finire poi ibernato per duecento lunghi anni. Al suo risveglio succederà un evento drammatico che lo costringerà ad attraversare le lande di Boston desolate dal fallout atomico per incontrare altri umani più o meno ostili, una flora e una fauna modificate dalle radiazioni e una lunga serie di accampamenti e costruzioni che ben evidenziano l'istinto di sopravvivenza dell'umanità e la sua volontà di trovare qualcosa di buono e abitabile anche nelle peggiori condizioni esistenziali. La storia principale, pur avendo un incipit piuttosto interessante è perfettamente in linea con quanto ci ha abituato da tempo Bethesda: moderatamente anonima, senza grandi picchi, forse troppo lineare, è un mero pretesto per obbligarci a girovagare per la zona devastata dal bombardamento atomico. Presenta tutti i cliché del genere ed è ricca di finali alternativi, ma è ben lontana da quanto ci hanno abituato giochi di ruolo molto più rifiniti in questo senso, su tutti i titoli fantasy che sembrano poter sfruttare un immaginario e delle storie più sfaccettate e approfondite.
Certo, Fallout 4 ha dalla sua, come capitava anche con il terzo capitolo, un'ambientazione estremamente poco utilizzata nel mercato videoludico e dal fascino incredibile ma la componente narrativa non è sicuramente il punto forte del prodotto. Attenzione però perché con questo non vogliamo dire che le quest siano poche o noiose. Anzi come per molti è accaduto anche con The Witcher 3: Wild Hunt, in Fallout 4 sono le innumerevoli missioni secondarie a brillare e a intrattenere davvero il giocatore.
Ne affronteremo a decine: alcune relative a incontri casuali, altre legate ai compagni che potremo raccogliere per strada, altre ancora particolarmente lunghe o, al contrario, risolvibili in pochissimi minuti, senza contare tutte quelle relative alle quattro fazioni con cui incroceremo i nostri passi. Dalla Confraternita d'Acciaio ai Minutemen, passando per altri due gruppi che non vi riveleremo per evitare qualsiasi spoiler, il giocatore dovrà impegnarsi in lunghe catene di quest che lo porteranno a legarsi sempre più ai vari gruppi fino a quando, in prossimità dell'epilogo della storia, dovrà necessariamente fare delle scelte che lo porteranno a inimicarsi le altre organizzazioni in un sistema in stile morra cinese particolarmente credibile e soddisfacente. Diciamo poi che pur volendo correre come dei disperati, faticherete moltissimo a vedere il finale del gioco prima di una cinquantina di ore ma, molto probabilmente, ce ne metterete almeno il doppio se volete scoprire più nel dettaglio quello che Fallout 4 può offrire. Al di fuori di Dogmeat, il cane protagonista del trailer di annuncio del gioco, incontreremo circa una dozzina di potenziali compagni svolgendo le varie quest e affrontando i pericoli di Boston. Potremo farci accompagnare soltanto da uno per volta e potremo sfruttarli oltre che per attaccare il nemico, mantenere una certa posizione o raccogliere determinati oggetti tramite un sistema di comandi molto rudimentale, anche per costruire delle immancabili romance man mano che miglioreremo la nostra affinità con loro portandoceli dietro e rispettando le loro preferenze. Ci saranno compagni che adoreranno vederci scassinare serrature e casseforti, altri che ci vorranno compassionevoli o, al contrario, spietati. Il risultato, sul lungo periodo, saranno bonus e perk specifici che potremo sbloccare solo una volta raggiunta la massima affinità mentale. E inoltre potremo anche pensare al loro equipaggiamento. Peccato soltanto che il sistema, per quanto vario e piacevole grazie ai numerosi personaggi, sia troppo abbozzato e superficiale e sarà veramente difficile affezionarsi a un personaggio piuttosto che a un altro: saremo più portati a considerarli dei muli da soma per depositare il bottino con in più la capacità di sparare e combattere durante gli scontri. E a questo proposito non aiuta neanche la rinnovata gestione dei dialoghi che, pur offrendo una sorta di risposta multipla, impedisce di approfondire adeguatamente le conversazioni con i personaggi incontrati.
Trofei PlayStation 4
Sono 51 i trofei di Fallout 4, compreso l'immancabile Platino. Ce n'è soltanto uno d'oro, relativo alla conclusione del gioco a qualsiasi livello di difficoltà mentre i 15 d'argento presenti sono relativi al completamento di specifiche quest, al crafting, al raggiungimento del 25° il 50° livello di esperienza (essenziale per sbloccare tutti i perk) e anche alla raccolta di tutte le Bobblehead. I 34 trofei di bronzo per quanto lunghi e faticosi da sbloccare sono comunque relativi ad altre quest e a svariati collezionabili che con un po' di impegno riuscirete a raccogliere. Nella nostra frettolosa partita ci siamo fermati a poco meno del 20% di questi trofei.
Azione!
Per tutti i veterani di Fallout 3, questo quarto capitolo risulterà immediatamente familiare condividendo gran parte del sistema ruolistico e di combattimento del suo prequel. Per chi invece si avvicina per la prima volta alla serie, bisogna subito sottolineare che Fallout 4 è un gioco di ruolo fortemente orientato all'azione e con una visuale in prima persona, come fosse un classico shooter. In realtà può essere giocato anche con la telecamera "esterna", in terza persona ma, complici le soluzioni tecniche di Bethesda, non è la visuale consigliata per affrontare nel migliore dei modi il titolo. Con il preciso obiettivo di stimolare al massimo la componente tattica e rendere meno casuali i combattimenti, utilizzando il dorsale sinistro quando si ha nel proprio raggio visivo un nemico, si attiva lo SPAV, una sorta di zoom sull'avversario che, rallentando enormemente l'azione di gioco, consente di mirare specifiche parti del corpo nel tentativo di inabilitare il nemico di turno o di portare a zero i suoi punti salute nel modo più rapido possibile. Mentre si utilizza questa visuale è possibile avere un'idea della chance di colpire l'avversario ed eventualmente conoscere le sue resistenze, mentre il fuoco dell'arma andrà a consumare i punti azione del proprio personaggio che sono dipendenti da statistiche e abilità possedute. Il peculiare sistema di combattimento che ha reso famoso Fallout 3 ritorna in questo sequel in tutto il suo splendore mitigando alla perfezione una certa propensione all'azione che ci è sembrata ulteriormente aumentata in questo quarto capitolo.
Per tutti gli altri elementi del gameplay, il gioco rispetta alla perfezione quello che ci si aspetta dal genere: un inventario piuttosto approfondito e suddiviso tra varie schermate per gestire al meglio il loot, anche se si sarebbe potuto fare di più in termini di filtri, un diario classico delle quest che consente di vedere a colpo d'occhio lo stato di ognuna e mostrarla sulla mappa di gioco, l'immancabile sezione dedicata alle statistiche e alle abilità acquistate. Il tutto consultabile attraverso il famigerato Pip-Boy che può essere consultato con la pressione di un pulsante mandando il gioco in pausa. Fallout 4 permette una navigazione rapida tra le varie location scoperte che andranno nel tempo ad arricchire la mappa dell'area di gioco con decine di simbolini. In termini di estensione è complesso fare dei confronti: è probabile che The Witcher 3: Wild Hunt offra qualcosa di più in questo senso, specie se si tiene conto di entrambe le aree del capolavoro di CDProjekt, ma con l'opera di Bethesda vengono raggiunti nuovi confini per quanto riguarda la densità dello scenario e soprattutto l'estrema cura riposta nell'offrire una geografia molto dettagliata e credibile, per quanto non così varia. I punti di interesse sono veramente tantissimi, spesso legati a missioni o attività speciali e tutti estremamente particolareggiati soprattutto quando ci si avvicina alla zona centrale di Boston.
Ci sentiamo però di muovere una critica relativa alla gestione della difficoltà delle varie aree. Il gioco offre lo stesso sistema a zone visto anche nel titolo precedente: ci sono dei punti dove i nemici sono più potenti e altri dove invece sono più abbordabili.
Al giocatore viene lasciato tutto il gusto della scoperta visto che da nessuna parte è indicato questo valore e anche quando ci si trova al cospetto di un avversario non è mai indicato il suo livello o quanto è effettivamente più potente di noi (al di fuori di un piccolo teschio che appare accanto al suo nome quando è estremamente difficile affrontarlo). Dovremo quindi aspettare di colpire o essere colpiti per capire se effettivamente lo scontro è alla nostra portata oppure se è meglio fuggire a gambe levate. Se da un lato questo sistema è molto realistico e soddisfacente, non possiamo nascondere come ci sia capitato in molte occasioni di affrontare una quest in tutta tranquillità salvo poi scoprire, una volta raggiunta la zona dopo una lunghissima camminata, che lì ci sono solo super mutanti enormemente più potenti di noi o un gruppo di deathclaw pronto ad aspettarci dietro un angolo. E magari noi siamo ancora con il moschetto laser offerto in regalo dai Minutemen. Ecco, preparatevi insomma per una sana dose di frustrazione che spesso arriverà improvvisa specie al massimo dei tre livelli di difficoltà. Anche in Fallout 4 ritroviamo il sistema SPECIAL: sette statistiche che determinano le qualità del protagonista e di conseguenza il nostro stile di gioco. La novità è tutta insita nell'evoluzione di queste e delle abilità ad esse collegate: ogni statistica può raggiungere dieci livelli e ad ognuno corrisponde un differente perk acquistabile. L'ulteriore elemento di configurabilità è rappresentato dal fatto che gran parte di queste abilità sono suddivise in più gradi (solitamente dai tre ai cinque) aumentando ulteriormente la personalizzazione del sistema. Ad ogni passaggio di livello avremo un punto che potremo spendere per acquistare o potenziare uno qualsiasi dei perk accessibili oppure per aumentare le statistiche base del sistema SPECIAL, così da sbloccare abilità di livello ancora più alto. In totale le combinazioni sono più di duecentocinquanta e questo lascia facilmente immaginare come l'evoluzione del proprio personaggio sia virtualmente infinita e in grado davvero di essere cucita addosso al modo di giocare di ognuno.
Minecrafting
Non possiamo fare a meno di dedicare un intero paragrafo al sistema di crafting e alla gestione degli accampamenti, probabilmente le due novità più evidenti e strutturate di questo sequel, quasi una sorta di gioco nel gioco. Boston è letteralmente straboccante di bottini: ci sono centinaia di oggetti che possono essere raccolti durante le nostre peregrinazioni. Tutto quello che raccogliamo può essere scomposto in materiale da costruzione che sarà utilizzato per gestire i propri accampamenti e per realizzare i potenziamenti di armi e armature. Fin dalle prime ore di gioco infatti prenderemo possesso di un villaggio, e successivamente potremo liberarne molti altri, dove sarà possibile edificare un numero sterminato di costruzioni per realizzare le proprie cittadine preferite.
Dovremo offrire un riparo agli abitanti che arriveranno da tutti gli angoli del Massachusetts, piantare coltivazioni e pensare alle risorse idriche, gestire le difese, fino ad arrivare all'edificazione di cliniche e negozi di vario tipo. Questo rudimentale gestionale cittadino, per quanto macchinoso e forse un po' troppo dispersivo, possiede una profondità incredibile e siamo convinti che potrà intrattenere i fan di Minecraft per decine, se non centinaia di ore, nel tentativo di mettere in piedi la propria rete ideale di villaggi. Raggiunte determinate dimensioni diventa cruciale persino gestire la popolazione per far sì che un numero adeguato di persone mantenga fertili i campi mentre altri si preoccupino di tenere sempre attive le difese. Investendo un buon numero di punti nei perk adeguati, potremo anche sbizzarrirci sul crafting di alto livello attraverso tutta una serie di banchi di lavoro che potremo anche costruire nei nostri accampamenti. Anche in questo caso ci troviamo davanti a un sistema molto approfondito che permette da un lato di potenziare armi e vestiario raccolti nel gioco attraverso una lunga serie di modifiche dei singoli elementi che compongono l'equipaggiamento e dall'altro di realizzare numerosi potenziamenti, cure e cibarie da portare con noi attraverso un sistema di schemi e ricette che ci vengono forniti fin dall'inizio della partita. La particolarità di questo duplice sistema di edificazione e crafting è il suo essere davvero completamente facoltativo. Approfondirlo ci consentirà di avere una vita estremamente più semplice e tranquilla nel nostro viaggio all'interno del Commonwealth ma potremo evitare in blocco tutta questa componente del gioco, lasciando da parte il bottino spasmodico di ogni singolo oggetto, per concentrarci soltanto su armi, oggetti ed armature lasciati dai nemici più coriacei e che bastano per andare avanti in gran parte delle situazioni di gioco. Persino la gestione dell'armatura atomica passa attraverso questo aspetto. Ce ne verrà fornita una ben presto in Fallout 4 e potremo equipaggiarla in qualsiasi momento per girovagare per Boston. Attraverso uno specifico banco di lavoro potremo potenziarla e l'unico elemento a cui dovremo stare attenti è rappresentato dal nucleo di fusione: il carburante dell'armatura. Se lo esauriremo, dovremo necessariamente scendere da essa e tornare a recuperarla in un secondo momento. In pratica l'armatura atomica può essere considerata una sorta di potenziamento temporaneo che potremo utilizzare in qualsiasi momento e che, se gestito a dovere, ci renderà la vita molto più facile in determinate situazioni.
Una gen non così next
Se c'è però un aspetto dove Fallout 4 mostra purtroppo gravi criticità è nella componente tecnologica. Fin dal trailer d'annuncio sono stati in moltissimi a sollevare più di qualche dubbio sull'effettivo progresso grafico di questo sequel rispetto al suo predecessore ma anche e soprattutto in confronto ai recenti concorrenti apparsi sul mercato, su tutti The Witcher 3: Wild Hunt. E pur rappresentando un vistoso distacco da Fallout 3, specie se analizzato nel dettaglio, questo quarto capitolo stupisce in negativo fin dal primo avvio.
Non basta infatti l'installazione vecchio stile che ci ha costretto ad attendere più di un quarto d'ora prima di poter effettivamente far partire il gioco, in ricordo dei bei tempi andati di PlayStation 3, ma l'arretratezza grafica dell'intero progetto è abbastanza generalizzata. Texture slavate e povere di dettaglio, modelli poligonali basilari e ripetitivi per tutto quello che concerne lo scenario e che raggiungono dei picchi negativi per quanto riguarda i personaggi. Persino i comprimari, che a livello concettuale dovrebbero godere di una maggiore cura nella realizzazione, sono tutti piuttosto poveri di dettagli e animati in modo estremamente legnoso. Un leggero passo in avanti è stato fatto con la visuale in terza persona ora utilizzabile per gran parte del gioco ma che continua purtroppo a risultare molto faticosa da gestire soprattutto negli interni mentre si indossa l'armatura atomica. Se da un lato è quindi interessante notare che grazie al cambio di motore, dal Gamebryo al Creation Engine, lo stesso di Skyrim, ora il gioco proponga una creazione del personaggio di primissimo livello soprattutto per la varietà e personalizzazione estetica, allo stesso modo non capiamo come i quattro anni trascorsi dal precedente The Elder Scrolls, non abbiano permesso a Bethesda di ottimizzare al massimo l'engine. In questo ambito sono due gli elementi che non siamo proprio riusciti a digerire. Innanzitutto gran parte degli interni di Fallout 4 richiede un caricamento. Si spazia dalle varie basi e accampamenti a mo' di dungeon dove ci ritroveremo ad affrontare le varie quest, per arrivare anche alle microscopiche case degli abitanti di Diamond City. E vi garantiamo che passare più di dieci minuti a entrare e uscire dalle abitazioni per seguire qualche linea narrativa, passando la metà di questo tempo a osservare la schermata di caricamento, è assolutamente frustrante. Specie nel 2015. L'altra componente che non ci ha convinto fino in fondo è la fluidità del gioco. Per quanto il titolo presenti una risoluzione di 1080p tendenzialmente stabile sui 30 frame al secondo, capiterà piuttosto di frequente di percepire dei rallentamenti generalizzati specie in prossimità di molta vegetazione o di fuoco e fiamme accanto a molteplici nemici.
Purtroppo, considerata la natura action di Fallout 4, qualche volta questa mancanza di fluidità va anche a discapito della capacità di prendere la mira e, considerata la componente visiva e la generalizzata mancanza di effetti in post-processing, ci saremmo aspettati un frame rate assolutamente granitico. Totale rovescio della medaglia in positivo, invece, per quello che riguarda i bug. Rompendo fortunatamente con una tradizione che ha purtroppo reso nota Bethesda, il sequel si presenta estremamente pulito e privo di crash o glitch evidenti. Certo, c'è qualche personaggio che talvolta si incastra nello scenario, ma nulla di davvero problematico o bloccante e non ci è capitato una singola volta durante la nostra intera sessione di recensione di dover ricaricare un salvataggio a causa di strani comportamenti o sperimentare un qualche blocco della console. La colonna sonora rimane la solita, eccezionale della serie con numerosi brani anni '40 e '50 licenziati o scritti per l'occasione anche se forse ci saremmo aspettati qualcosina di più in termini numerici soprattutto per quello che riguarda le stazioni radio. Una nota di demerito invece per il doppiaggio. Fallout 4 è interamente localizzato in italiano e se da un lato questo elemento è assolutamente da lodare (CDProjekt o Rockstar dovrebbero imparare qualcosa in questo senso), dall'altro è importante far presente che la qualità delle registrazioni lascia veramente molto a desiderare, non tanto per l'interpretazione ma per la pulizia dei sample audio che talvolta sembrano registrati con attrezzatura amatoriale e senza i filtri necessari a ottimizzare il risultato.
Conclusioni
Fallout 4 è un titolo assolutamente eccellente, forte di una ricchezza del mondo di gioco che non ha eguali nel panorama odierno. Il Commonwealth è credibile, traboccante di punti d'interesse e capace di suscitare un fascino che da solo è in grado di stimolare il giocatore a girovagare per la landa devastata dal fallout atomico con il solo gusto di scoprire lo scenario fin nelle sue località più impervie. C'è poi tutto quello che ci potevamo aspettare da un sequel degno del suo precedessore: un combat system ancora più rifinito, un sistema ruolistico ripensato dalle fondamenta ma comunque familiare, delle imponenti aggiunte come il crafting e la gestione degli accampamenti, un quantitativo di quest sconvolgente e che brilla soprattutto negli elementi secondari e relativi alle fazioni. Tutti elementi che ci fanno passare sopra al pessimo comparto tecnico. Eppure manca quel guizzo che aveva elevato Fallout 3, a suo tempo, a indiscusso capolavoro del genere. In questo caso ci troviamo "soltanto" davanti a un sequel che non può mancare nella collezione di ogni giocatore ma che potenzialmente sarebbe potuto essere il gioco di ruolo del decennio.
PRO
- Lo scenario è meraviglioso sia nei dettagli che nella cura della ricostruzione
- Le missioni sono tantissime e vi terranno impegnati per centinaia di ore
- Le ottimizzazioni del combat system rendono il titolo ancora più appagante quando si inizia a sparare
- Il ripensamento del sistema di crescita del personaggio è ben riuscito
CONTRO
- La storia principale è piuttosto anonima e poco coinvolgente
- Tecnicamente è fortemente al di sotto delle aspettative
- Avremmo gradito una maggiore personalizzazione dei menu di gioco