A partire dal suo strano, intraducibile titolo, Oxenfree si presenta come un gioco molto particolare. Il poco materiale diffuso prima del suo lancio lasciava intravedere solo qualcosa della sua composita natura, ma c'è molto di più di quanto possa sembrare a prima vista in questo gioco, che sembra sfuggire anche a una catalogazione standard secondo il sistema consolidato dei generi. È un'avventura che per molti aspetti riporta al nuovo filone dei "walking simulator", eppure il suo continuo rimando alle escursioni sulla mappa, la particolare meccanica introdotta dalla radio e l'inquadratura laterale a scorrimento lo rendono qualcosa di unico, senza nemmeno prenderne in considerazione la storia.
È la narrazione l'elemento portante di Oxenfree: c'è un racconto ben definito e un complesso intreccio di eventi messi in scena attraverso uno sfruttamento straordinariamente maturo delle capacità espressive del videogioco, un utilizzo esperto delle sue potenzialità narrative che non stupisce più di tanto se si pensa che il team Night School è composto da ex membri di Telltale e Disney. Oltre a tutto questo c'è poi la particolare atmosfera da teen horror movie in stile anni 80, filtrata però attraverso un gusto e una sensibilità più moderna, in uno zibaldone di suggestioni che richiama i film "spielberghiani" della Amblin di una trentina d'anni fa, Stephen King e J.J. Abrams, Scooby Doo, le vecchie avventure LucasFilm e la classica struttura ramificata delle storie Telltale. Oxenfree ha una storia da raccontare, insomma, e lo fa in una sua maniera particolare e incisiva, prestandosi anche a letture stratificate tra la superficie horror e il racconto di formazione sotteso. Riesce facilmente a entrarci dentro se glielo concediamo, e a rimanere con noi anche dopo la chiusura dei titoli di coda, lasciandoci in compagnia di una scia di pensieri e fantasmi come solo le buone storie sanno fare. D'altra parte, diversi strani e piccoli particolari lungo il cammino lasciano aperti numerosi interrogativi, che ci spingono a tornare sul gioco per sperimentare nuove strade e ulteriori letture.
Tra malinconia, teen comedy classica e horror, Oxenfree è una splendida esperienza narrativa
Le verità nascoste
Un gruppo di ragazzi si appresta a passare una notte sulla spiaggia di Edward's Island, una piccola e fascinosa isola a cui sono tutti un po' legati per vari trascorsi, ma di cui nessuno è mai riuscito a comprendere esattamente i misteri celati al suo interno. Non è il caso di approfondire più di tanto la trama, essendo il fulcro dell'esperienza di gioco, ma basti sapere che quella che doveva essere una semplice serata di festa in vista della conclusione delle scuole superiori e della classica "prom night" si trasforma in qualcosa di ben più grande, inquietante e pericoloso.
Oscuri segreti e fantasmi imbrigliati nella rete di frequenze radiofoniche che sembra cingere l'isola, ex centro di addestramento militare, irrompono nella realtà quando i ragazzi aprono, sintonizzando una semplice radiolina portatile su una frequenza proibita, una sorta di passaggio dimensionale che li costringe ad indagare sui misteri irrisolti del luogo. C'è un episodio che può spiegare la scelta del bizzarro titolo e qualcosa sull'intero tema di fondo: in un momento particolarmente inquietante, uno dei personaggi pronuncia la frase "all the outs in free", che deriva dall'antica formula "Olly olly oxen free" usata dai bambini per "liberare tutti" durante il gioco del nascondino. È una fase simbolica dell'intero gioco perché svela tutto un teatro nascosto di relazioni, ricordi, segreti e inquietudini che si celano sotto la superficie apparentemente pacifica dell'isola e degli stessi rapporti tra i ragazzi. Non c'è solo una buona storia horror alla base di Oxenfree, che ha peraltro il pregio di mantenere una difficile coerenza tra il mistero e la capacità di svelare bene e progressivamente cosa stia succedendo su Edward's Island, ma attraverso i continui e serrati dialoghi, mai banali, il gioco riesce anche a mettere in scena alla perfezione i difficili rapporti adolescenziali. Emergono dunque le tipiche rigidità che derivano dalla sedimentazione dei malumori, la difficoltà nell'aprirsi agli altri, i blocchi e i sensi di colpa legati a lutti e perdite inestimabili e la paura insieme alla necessità impellente del cambiamento. Da questo punto di vista, la corsa contro il tempo per uscire dall'incubo dell'isola diventa un momento catartico e un vero e proprio rito di passaggio verso la maturità, di cui il giocatore può essere parzialmente artefice attraverso le numerose scelte possibili nei dialoghi e nelle diramazioni della storia, che portano a finali differenti. Tra l'altro il gioco è ricco di segreti posti su livelli differenti, dai messaggi morse che si possono captare con la radio a letture di elementi della trama diverse e stratificate, sembra che gli elementi più inquietanti della storia non vengano rilevati in una normale partita ma necessitino di maggiori approfondimenti e probabilmente di concludere il gioco più volte. Per avere un'idea di cosa sta emergendo potete leggere quanto emerso finora sul subReddit dedicato, non ci sarebbe da stupirsi se qualcosa di nuovo dovesse spuntare nel prossimo periodo perché ci sono parecchi elementi strani e ancora incomprensibili nascosti al suo interno, che potrebbero anche rimandare a qualche ARG (alternate reality game) particolarmente contorto.
Una storia interattiva
Un impianto narrativo di tale portata è controbilanciato da una struttura ludica ridotta piuttosto all'osso, essendo questa essenzialmente una storia interattiva più che un'avventura grafica vera e propria. L'interazione con gli scenari si limita a poche azioni possibili all'interno delle numerose e affascinanti schermate, tanto che per buona parte del tempo ci si ritrova semplicemente a vagare per la mappa e seguire i dialoghi tra i personaggi, con i momenti di "gioco" concentrati in topici eventi sparsi per l'isola.
Tutto questo porta a un ritmo piuttosto diluito dell'azione, per questo Oxenfree ricorda lo stile compassato e riflessivo dei walking simulator e gli enigmi presenti risultano alquanto guidati, mentre l'intera esperienza di gioco si concentra necessariamente in poche ore (intorno alle 4 ore di gioco), dovendo comunque mantenere la storia compatta e la narrazione su un buon passo. L'importanza delle scelte affidate al giocatore, che progressivamente portano a ramificazioni della trama attraverso i comportamenti presi in varie situazioni, le costanti risposte da scegliere nel corso dei dialoghi e il modo in cui si risolvono alcuni quesiti, portano però a voler sperimentare tutte le varie possibilità, dunque il tasso di rigiocabilità è comunque alto, al di là degli immancabili oggetti collezionabili da trovare sparsi per le ambientazioni. Le due principali modalità di interazione sono offerte dalla possibilità di scegliere se e come proseguire i dialoghi con i personaggi e dal particolare utilizzo della radio, non a caso meccaniche entrambe fortemente narrative. La radio è una costante in tutto il gioco: premendo l'apposito tasto è possibile estrarla e provare a sintonizzarla su numerose frequenze, ottenendo così informazioni sulle attrazioni turistiche dell'isola oppure captando trasmissioni in grado di rivelare ricordi e segreti legati ai vari luoghi in cui si trova. Sempre la radio risulta poi indispensabile per attivare alcuni meccanismi e per "sintonizzarsi" con le anomalie dimensionali e comunicare con le presenze metafisiche di Edward's Island.
Obiettivi Xbox One
Nel gioco troviamo 13 obiettivi sbloccabili per i soli 1000 punti da raccogliere. Quasi tutti si conquistano effettuando alcune azioni particolari nel corso del gioco, raccogliendo gli oggetti collezionabili e raggiungendo i vari finali. Questo significa che per ottenere la raccolta completa è necessario rigiocare la storia più volte e provare tutte le diverse diramazioni della trama.
Fascino malinconico
Altro elemento caratterizzante di Oxenfree, anche lo stile grafico dimostra esperienza e sicurezza da parte del team sulle proprie capacità espressive, tanto da donare al gioco un tratto dolce e romantico, quasi fanciullesco, che sembra cozzare con gli elementi oscuri della trama. Tra nebbie, luci soffuse e colori tenui e crepuscolari quello che emerge è un quadro onirico e malinconico che sottolinea bene le sfumature della storia e si associa perfettamente all'atmosfera, donando al gioco un'identità molto peculiare e definita anche rispetto alle numerose produzioni dalla caratterizzazione grafica forte presenti sul mercato, in particolare nell'ambito indie. Anche da questo punto di vista il potenziale espresso dallo studio Night School è notevole, peraltro con un ottimo utilizzo degli effetti di distorsione grafica in stile "lo-fi" a evidenziare i momenti più "strani" che richiamano, anche in questo caso, la grana delle VHS d'epoca. Questa coerenza stilistica viene ulteriormente sottolineata da un'accompagnamento musicale che spazia dall'ambient all'elettronico riuscendo a sostenere in maniera ottima il ritmo della narrazione tra momenti di distensione e sequenze più intense. Su questo fronte bisogna anche menzionare l'ottimo doppiaggio che valorizza ulteriormente i dialoghi, sebbene ci sia anche da rilevare alcuni possibili problemi per gli utenti italiani. Il gioco è interamente in inglese, sia il parlato che i sottotitoli e date le ridotte dimensioni di questi ultimi e il ritmo veloce delle discussioni tra i personaggi, che tendono spesso ad accavallarsi uno sull'altro parlando, spesso non è facile seguire perfettamente tutto quello che viene detto e la cosa risulta particolarmente problematica vista anche la velocità con cui è necessario scegliere le diverse opzioni con cui portare avanti i dialoghi. Inoltre, stranamente, le trasmissioni radio, che pure contengono informazioni e dettagli interessanti per la storia, non sono sottotitolate. È dunque necessario padroneggiare l'inglese e avere un orecchio un po' allenato per poter apprezzare appieno tutte le sfumature della narrazione di Oxenfree.
Conclusioni
Mettiamo subito in chiaro che Oxenfree è più una storia interattiva che un'avventura nel senso classico, dunque va preso più come un esperimento di racconto multimediale che un videogioco standard. Detto questo, rappresenta probabilmente una delle esperienze di narrazione videoludica più forti e incisive di questo periodo: in superficie si colgono le suggestioni da teen movie degli anni '80 e la svolta horror che si delinea dopo pochi minuti di gioco, ma poi emergono caratteristiche più profonde, come il racconto di formazione e le teorie più stratificate e inquietanti sul significato di tutta la storia e sui loop temporali. Rimaniamo volutamente sul vago proprio per invitarvi a provare in prima persona questa strana e affascinante esperienza videoludica, ferma restando la necessità di accettare un'interazione e una struttura ludica ridotti veramente all'osso.
PRO
- Dialoghi ben strutturati e interessanti
- Storia intrigante che si offre a diverse letture
- Il comparto audio/video costruisce una splendida atmosfera
- Le scelte e le ramificazioni incrementano la rigiocabilità
CONTRO
- Interazione ed enigmi piuttosto limitati
- Breve, anche in rapporto al prezzo
- L'inglese può risultare problematico