Quando nove anni fa Odin Sphere usciva sul mercato, su una PlayStation 2 ormai in via di pensionamento e con un anno di ritardo rispetto alla sua versione nipponica, era chiaro che l'Occidente non avrebbe goduto a pieno delle doti del titolo di Vanillaware. Oggi, grazie a questa riedizione riveduta e corretta, tutti i possessori di console Sony hanno la possibilità di fare loro un titolo che, senza ombra di dubbio, risiede nell'olimpo degli action RPG bidimensionali. Preparatevi a vivere una storia fiabesca condita da divinità nordiche, principi, principesse e cavalieri maledetti, perché George Kamitani è tornato!
È impossibile non lasciarsi trasportare dalla bellezza e dal divertimento di Odin Sphere: Leifthrasir
Five is meglio che One
Per chi con i titoli di Vanillaware ha confidenza, non è necessario specificare che il plot del titolo gira intorno ad una serie di protagonisti. Per tutti gli altri la notizia può risultare positiva o negativa, in base al proprio punto di vista. Non lo si può certamente considerare un difetto, si tratta di una precisa scelta stilistica e narrativa che ha il duplice effetto, dal punto di vista del gameplay, di regalarci una quantità di ore di gioco che non scendono sotto alle quaranta - ma che anzi sono ben più maggiori se si intende completare tutto il completabile; allo stesso tempo va sottolineata la necessità di dover ricominciare la progressione ogni qual volta si intraprende il viaggio con un diverso protagonista. Ad ognuno le proprie conclusioni. Ciò che è certo, è che ci troviamo di fronte ad una serie di intrecci narrativi che vanno a delineare una storia non certo entusiasmante dal punto di vista del climax o dei colpi di scena, ma indubbiamente ben scritta e godibile. Che si scelga la figlia di Odino Gwendolin, il principe di Titania Cornelius, la principessa Mercedes di Ringford, il cavaliere maledetto Oswald o la principessa Velvet del decaduto regno di Valentine, ciò che si andrà ad affrontare sono una serie di peripezie che hanno a che fare con guerre di stato, amori non corrisposti o la semplice ricerca della propria amata. Come detto siamo nell'ambito delle fiabe, e proprio su quelle basi si instaurano i principi dei rapporti tra i personaggi e del linguaggio col quale si esprimono e dialogano. Cinque storie, alcune intrecciate tra loro, cinque campagne più una ulteriore finale. Di carne al fuoco ce n'è molta, ma se già sull'aspetto narrativo il gioco del maestro Kamitani non delude, è sul piano del gameplay che si realizza a pieno un piccolo miracolo.
Il divertimento in una manciata di tasti
Non è un segreto che Vanillaware spinga sugli stessi tasti da ormai un ventennio, riuscendo ogni volta ad aggiungere un qualche tassello che rende il suo stile di gioco unico e quasi perfetto, almeno in relazione alla concorrenza. Si tratta di un mix di elementi realizzati in modo certosino, tra i quali il combat system, la componente ruolistica e il level design sono aspetti cardine. La sensazione di trovarsi di fronte ad un semplice "button mashing" è palpabile nel momento in cui si prende in mano il pad - o la console tutta, nel caso di PlayStation Vita - ma bastano pochi minuti per ritrovarsi nel bel mezzo di una fiera delle combo mai banale e fatta di concatenazioni di colpi, combinazioni di tasti frontali e direzionali ed attacchi speciali di diversa natura. Per chi conosce ed ha apprezzato Muramasa, non sarà difficile trovare delle differenze in termini di gestione della parata e del contrattacco, che in qualche modo rendevano il titolo di ispirazione samurai più tattico. Ciò che però non cambia è il divertimento nell'utilizzo dei vari combattenti, tutti diversi per mobilità, tipologia di attacco ed approccio alla battaglia, grazie soprattutto alla diversificazione dell'arsenale.
Si passa dalle lance alle spade, fino alle balestre, con tutti i diversi approcci che ciò porta in dote. Come detto poco sopra, agli attacchi normali sono affiancati due tipologie diverse di tecniche speciali: alcune si innescano consumando i "fozoni"; mentre altre tramite una barra di energia che si va ricaricando nel tempo. Proprio i fozoni rappresentano uno degli elementi cardine dell'esperienza: vere e proprie particelle di luce, si accumulano uccidendo i nemici, mangiando determinati cibi o raccogliendo piante e farfalle luminose. La particolarità sta nella scelta che il giocatore compiere, decidendo se utilizzarli per effettuare i suddetti attacchi speciali o se spenderli sull'albero delle abilità abilità al fine di potenziare l'arma principale. È proprio nell'ambito della crescita che si nota la prima novità assoluta di questa riedizione, ovvero le abilità passive dei personaggi, inedite e acquisibili tramite punti abilità ricevuti ad ogni passaggio di livello. Queste vanno dall'aumento del danno e della difesa in determinate circostanze, fino alla modifica dell'esperienza ottenuta mangiando i cibi o la diminuzione del costo degli oggetti acquistabili dai mercanti. Come se non bastasse, il gioco ci mette nella condizione di poter creare una serie di pozioni dai più svariati effetti. Raccogliendo o comprando i diversi componenti e combinandoli con le materie - fonti di energie grezza - ecco che è possibile riempire il proprio inventario di pozioni curative, offensive o difensive, fino all'evocazione di seguaci elementali. Ci sarebbe ancora molto altro da dire, tra la raccolta dei semi e la conseguente fioritura; i ristoranti, ai quali se ne va ad affiancare uno itinerante completamente inedito; e le ricette e i manuali di alchimia sparsi per la mappa. È facile comprendere come il titolo sia pressoché immenso in termini di possibilità e contenuti. Un gioco Vanillaware non è tale finché non si analizza anche il suo level design, aspetto sul quale Odin Sphere supera di gran lunga il successivo Muramasa e si affianca minacciosamente all'ultimo nato, Dragon's Crown, pur mancando di quella stupenda articolazione. Le mappe, tutte belle e intricatissime, sono sempre gestite da una progressione fatta di linearità e bivi mai nascosti, con la particolarità di essere quasi tutte di forma circolare. Ciò, unito alla progressione in due dimensioni, si traduce in un continuo girotondo durante le battaglie, con nemici che reagiscono in base alle distanze e alla posizione. La minimappa in trasparenza in alto a destra e la possibilità di richiamare l'intera mappa dell'area con la semplice pressione di un tasto eliminano ogni possibile rischio di confusione e donano ancor più divertimento nel ripulire ogni schermata. Inoltre, l'immediatezza del titolo mette in bella mostra quali stanze portano ad una battaglia, che sia contro nemici comuni o boss intermedi, e quali invece sono di semplice passaggio, fino all'inevitabile scontro con il boss di turno. Se a questo aggiungiamo un frame rate granitico a 60 fotogrammi al secondo e animazioni totalmente rivedute e corrette, ecco che il quadro del capolavoro di Vanillaware si fa sempre più colorato e sgargiante.
Trofei PlayStation 4
Per quanto concerne i trofei, il titolo non si distacca dalla tradizione, anzi risulta probabilmente più semplice raggiungere l'agognato platino. Alla fine della vostra avventura, tra trofei legati alla storia e collezionabili vari non sarà difficile avere in tasca il 70-75% del totale. A questi andranno aggiunti i soliti potenziamenti dei protagonisti o determinati tipi di combo, ma se siete tra coloro che hanno completato al 100% Muramasa, Odin Sphere: Leifthrasir risulterà un gioco da ragazzi, soprattutto perché non è richiesto il completamento ai livelli di difficoltà più alta.
Un quadro in movimento
È proprio quel quadro a lasciare definitivamente a bocca aperta. Odin Sphere è tanto bello da giocare, quanto splendido da vedere. Coloratissimo e riadattato all'alta definizione, è un trionfo di direzione artistica. Ogni zona del mondo di gioco è talmente caratterizzata e diversificata da rendere veramente l'idea di un mondo fiabesco.
Certo, all'interno delle singole mappe ogni zona si ripete spesso, ma questo non inficia la resa generale che è anch'essa marchio di fabbrica di Vanillaware e del suo talentuosissimo director. Gli sprite dei vari protagonisti, così come quelli dei boss ma anche dei semplice nemici, sono una gioia per gli occhi. E le animazioni riviste di cui abbiamo parlato poc'anzi non si riflettono esclusivamente sulla bontà del gameplay, ma rendono la narrazione e l'espressività dei personaggi quasi incredibile per un titolo in due dimensioni. Tutto è disegnato rigorosamente a mano e non vi stancherete di guardarlo. Accanto ad un comparto tecnico così lodevole, si affianca una colonna sonora altrettanto bella. Fin dalla schermata del titolo vi sentirete attratti dalle note di Hitoshi Sakimoto, e presto non potrete fare a meno di canticchiare un motivo o un tema particolare. Odin Sphere: Leifthrasir è tutto ciò che potevamo chiedere a Vanillaware per questa riedizione, e se non siete tra coloro che lo hanno amato - ma anche se lo avete già fatto - l'acquisto è caldamente consigliato. Se siete amanti del divertimento e del gusto artistico in un videogioco, non potrete che esserne completamente soddisfatti.
Conclusioni
Siamo di fronte ad un titolo che lascerà il segno. Nonostante sia ormai passato quasi un decennio dalla sua uscita, nessuno degli elementi del gioco accusa il peso del tempo, e quelle piccole magagne o meccaniche meno riuscite dell'originale sono state risolte. Per tutti coloro che sono schiavi del passato, è addirittura possibile giocare la versione classica, così da mettere d'accordo veramente chiunque. L'unico consiglio che ci sentiamo di darvi, è quello di giocarlo ad un livello di difficoltà idoneo, è lì che Odin Sphere mette in mostra tutto il suo vero potenziale. In attesa del prossimo, attesissimo titolo di George Kamitani e soci, non c'è modo migliore di attendere e gioire.
PRO
- È Odin Sphere in tutto il suo splendore, e anche di più
- La possibilità di giocarlo in modalità classica è una chicca
- Le aggiunte in termini di meccaniche e tecnica sono da applausi
- Campagna lunga e appagante...
CONTRO
- ...ammesso che non odiate ricominciare a livellare ben cinque volte
- Senza stamina, la difficoltà normale può risultare troppo semplice