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Spazio, ultima frontiera

Tie-in dell'omonimo film con Dennis Quaid, Pandorum porta sullo schermo di iPhone la proverbiale paura dell'uomo nei confronti dell'ignoto.

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   04/11/2009

Svegliarsi all'improvviso, senza ricordare nulla della propria vita, può essere un'esperienza traumatizzante. Figuriamoci farlo su di un'enorme quanto tetra nave spaziale, a centinaia di anni-luce dalla Terra. È ciò che succede ai protagonisti di Pandorum, che si ritrovano a bordo della Elysium e scoprono solo dopo un po' che la gigantesca astronave altro non è che l'ultima speranza di sopravvivenza per la razza umana, che ha abbandonato il proprio pianeta d'origine alla ricerca di un nuovo mondo da abitare.

Spazio, ultima frontiera

L'Elysium avrebbe dovuto tenere i propri passeggeri in uno stato di sonno criogenico, preservandoli dall'invecchiamento mentre viaggiava nello spazio alla ricerca di un posto compatibile con la vita umana. Ma le cose non sono andate così, e una larga parte degli ospiti della nave ha mal digerito l'esplosivo cocktail a base di potenziamenti genetici che gli veniva somministrato dal sistema, con conseguenze catastrofiche: da una parte orribili mutazioni in grado di rafforzare il corpo ma devastare la mente, dall'altro psicosi e allucinazioni. Una quadro tutt'altro che tranquillizzante, insomma. Nel gioco vestiamo i panni del Caporale Bower, che insieme al Luogotenente Payton (il personaggio che nel film è interpretato da Dennis Quaid) deve esplorare l'interno della Elysium alla ricerca di superstiti e di risposte. Una ricerca che, purtroppo, porterà anche alla scoperta di forme di vita non proprio amichevoli.

Diario del capitano, data astrale...

Pandorum è fondamentalmente un third person shooter con elementi adventure, caratterizzato da una trama che segue in modo abbastanza fedele quella del film e da un sistema di controllo che ci permette di regolare in modo indipendente il movimento del nostro personaggio nelle quattro direzioni e la sua visuale. L'inquadratura ricorda un po' quella degli ultimi Resident Evil, con il Caporale Bower visto di spalle, dalla vita in su, e posizionato nella parte sinistra dello schermo in modo da lasciare libero lo spazio centrale, occupato chiaramente dal mirino.

Spazio, ultima frontiera

Utilizzando una mappa in sovrimpressione o affidandoci completamente al nostro senso dell'orientamento, dobbiamo muoverci fra le stanze e i corridoi della nave spaziale alla ricerca di superstiti, oggetti da raccogliere e armi. Queste ultime vanno da un semplice bastone a una serie di pistole diverse per potenza e caratteristiche, dalle munizioni tutt'altro che infinite. Gli sviluppatori di Artificial Life hanno solo abbozzato un qualche crescendo narrativo, spingendoci fra le braccia dei mutanti già dopo pochi passi: un bene per il divertimento, un male per l'atmosfera. Purtroppo è molto difficile rendere al meglio le dinamiche di un gioco di questo genere senza una valida idea di partenza: se le capacità tecniche lo permettono, si possono realizzare nemici raccapriccianti e situazioni di grande tensione; se, come in questo caso, ci si trova a fare i conti con limitazioni più o meno pesanti, allora bisogna lavorare con gli espedienti e cercare di ottenere il miglior risultato possibile. Silent Hill su PSone faceva così, del resto: chi potrebbe mai dimenticare tutta quella nebbia? Un espediente tecnico per ovviare ai limiti tecnici della prima, gloriosa PlayStation, che risultò però talmente azzeccato da caratterizzare il survival horror Konami negli anni successivi. Ebbene, Pandorum da questo punto di vista è tanto brusco quanto poco riuscito, i mutanti che cercano di ammazzarci sono tutt'altro che spaventosi e le intere situazioni di approccio ai combattimenti non creano la minima tensione.

Realizzazione tecnica

La grafica del gioco appare generalmente ben fatta, soprattutto in termini quantitativi: lo scenario è vasto, le stanze da esplorare sono molte ed è stato fatto un discreto lavoro di caratterizzazione dei vari ambienti per non incorrere in un'eccessiva ripetitività.

Spazio, ultima frontiera

I modelli poligonali dei personaggi sono purtroppo molto spigolosi: nell'inquadratura standard ciò si nota poco, ma durante le cutscene vengono alla luce i difetti e non è un bel vedere. La scelta dei colori è buona, anche se per forza di cose le tonalità utilizzate sono prevalentemente scure e tendono a ripresentarsi ciclicamente. Il motore gestisce un buon numero di poligoni e lo fa in modo convincente, senza incertezze e senza cali nel frame rate (abbastanza fluido). La resa visiva delle armi lascia un po' a desiderare, ma ciò che non convince è soprattutto il design dei mutanti. L'accompagnamento sonoro è tutt'altro che ricco, ma si tratta probabilmente di una scelta voluta. Buoni i dialoghi in inglese.

La versione testata è la 1.0.1

Conclusioni

Multiplayer.it
6.0
Lettori (6)
5.3
Il tuo voto

Pandorum cerca coraggiosamente di portare su iPhone l'atmosfera e la struttura tipiche dei survival horror, senza però centrare l'obiettivo per una serie di mancanze più o meno gravi. La trama del gioco si rifà al film da cui è tratto, e fin qui niente da dire, ma le situazioni in cui il giocatore viene a trovarsi sono tutte troppo simili fra loro, c'è pochissima costruzione dell'atmosfera e lo scontro con i mutanti avviene secondo dinamiche classiche e banali. Il sistema di controllo si comporta dignitosamente, ma la resa delle armi delude non poco e si "scivola" parecchio. Il senso di fisicità degli scontri è nullo, e chiaramente la soddisfazione che si prova a uscire indenni da situazioni del genere è scarsa. Dunque c'è qualcosa che non va nel prodotto sviluppato da Artificial Life, che nonostante una buona realizzazione tecnica fatica molto a conquistare il giocatore. Peccato.

PRO

  • Scenario vasto
  • Trama interessante
  • Buona realizzazione tecnica

CONTRO

  • Atmosfera quasi nulla
  • Sistema di combattimento mediocre
  • Gameplay banale e limitato