La recensione di Bullet Echo rivela come sia effettivamente possibile prendere un genere di gran moda come quello degli sparatutto a base multiplayer, inclusi i battle royale, e reinterpretarlo secondo dinamiche strategiche, introducendo una visuale dall'alto, l'elemento inedito dell'oscurità e una formula molto vicina a quella dei twin stick shooter.
Gli spunti sono insomma molto interessanti, e non è un caso che arrivino da un team di sviluppo creativo come ZeptoLab, lo studio inglese autore della celebre serie Cut the Rope, che ha provato a caratterizzare questa nuova esperienza con il proprio stile cartoonesco pur dovendo scendere a qualche compromesso, in primo luogo le tante limitazioni visive della telecamera in stile top-down.
Familiarizzare con il gameplay di Bullet Echo è molto semplice: attingendo a una rosa di venti diversi personaggi, sbloccabili progressivamente, nelle tre modalità di gioco disponibili (di cui una a squadre per un massimo di quindici partecipanti), ci si trova a partecipare a battaglie che si svolgono all'interno di scenari generati in maniera casuale ma con un comune denominatore.
Gli ambienti sono infatti immersi nel buio e dovremo fenderlo con i nostri mirini laser alla ricerca degli avversari, individuandone la posizione sulla base dei rumori e provando a intercettarli spostandoci lentamente per non diminuire la precisione di tiro dell'arma equipaggiata.
Gameplay
Come detto, la formula di Bullet Echo corrisponde quasi interamente a quella dei tradizionali twin stick shooter, sebbene i controlli siano stati rimodulati per aggiungere uno spessore strategico all'esperienza. Laddove infatti lo stick analogico virtuale sinistro serve per muovere il nostro personaggio, quello di destra ne determina la rotazione e non il puntamento, che può dunque avvenire con una certa lentezza nel caso in cui ci si debba girare completamente per poter avere un bersaglio a portata di tiro.
Si tratta di una macchinosità voluta dagli sviluppatori, un po' come i comandi in stile carro armato dei primi episodi di Resident Evil che servivano per aumentare la tensione, perché contribuisce a creare quel semplice vantaggio tattico di un giocatore che riesce ad arrivare alle spalle dell'altro e ad aprire il fuoco, in questo caso grazie a un sistema che preme automaticamente il grilletto nel momento in cui c'è un nemico nel nostro mirino.
L'elemento del buio contribuisce inoltre a creare situazioni interessanti, in cui magari percepiamo i passi degli avversari nelle vicinanze, rappresentati visivamente, e possiamo muoverci di conseguenza per intercettarli, magari restando dietro a uno dei tantissimi ripari presenti all'interno degli scenari. Viene inoltre enfatizzata una meccanica tipica dei battle royale, ovverosia il looting sfrenato una volta proiettati sulla mappa: si parte con una cadenza di fuoco minima e senza armatura, dunque bisogna impiegare i primi istanti della partita per procurarsi munizioni, corazzature, kit medici e utili modifiche per le armi.
A rendere ancora più interessante il tutto ci pensa la grande varietà dei personaggi, che come detto vanno sbloccati progressivamente, raccogliendo punti esperienza, oro e monete, nonché aprendo le tradizionali casse nascoste dietro il solito trailer pubblicitario. Le dinamiche freemium appaiono permissive e non ci sono limitazioni di sorta, tuttavia la gestione dei potenziamenti e il fatto di poterli accelerare sostanzialmente spendendo denaro reale apre inevitabilmente a qualche risvolto pay-to-win.
Realizzazione tecnica
Non c'è dubbio che i ragazzi di ZeptoLab abbiano una certa dimestichezza con lo stile grafico cartoonesco, e hanno provato a sfruttarlo nel migliore dei modi per dar vita a una rosa di personaggi visivamente accattivanti, suddivisi in quattro squadre che condividono alcune scelte cromatiche e i dettagli delle uniformi.
Si va dunque da un team che sembra uscito da una zona radioattiva a una squadra urbana post-apocalittica, passando per un gruppo di soldati futuristici e un manipolo di combattenti con abiti pensati per la mimetizzazione.
Il problema è che la visuale dall'alto finisce per minare profondamente questi sforzi, dando una sensazione (sbagliata!) di scarsa cura realizzativa e di approssimazione, in particolare per quanto concerne gli scenari.
La generazione casuale, infatti, da un lato assicura grande varietà delle situazioni, dall'altro finisce spesso per creare architetture improbabili e piene di ostacoli. Il comparto sonoro, infine, appare soltanto funzionale all'azione, senza acuti.
Conclusioni
Bullet Echo è uno sparatutto tattico molto interessante, specie nella modalità battle royale a squadre per quindici partecipanti, che introduce diversi elementi inediti per il genere anche in ambito mobile: la visuale dall'alto, tipica delle produzioni strategiche, ma anche l'elemento del buio, che rende i match ancora più coinvolgenti, mantenendo alta la tensione. I controlli touch risultano perfetti per rendere questo tipo di approccio, il sistema di progressione è solido e convincente e i personaggi sono ben differenziati, ma purtroppo la telecamera top-down tende a sminuire la qualità degli asset, restituendo una sensazione di scarsa cura e approssimazione che non corrisponde alla realtà.
PRO
- Discretamente originale
- Bei personaggi, diverse modalità
- Ottimi controlli touch
CONTRO
- La visuale dall'alto impoverisce tutto
- Inevitabili risvolti pay-to-win
- Sonoro essenziale