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City Hunter, la recensione del film Netflix ispirato al manga di Tsukasa Hojo

Su Netflix arriva un film ispirato a City Hunter, il famosissimo manga di Tsukasa Hojo: un altro buco nell'acqua o un prodotto sorprendentemente valido?

RECENSIONE di Christian Colli   —   24/04/2024
City Hunter, la recensione del film Netflix ispirato al manga di Tsukasa Hojo

Pubblicato tra l'85 e il '91 in Giappone, City Hunter di Tsukasa Hojo è diventato famoso anche da noi solo dopo alcuni anni, prima come manga e poi come anime: quest'ultimo, soprattutto, ha raggiunto un pubblico più vasto, pur cannibalizzato da un primo adattamento italiano che ne censurò situazioni e dialoghi, fino a cambiare i nomi dei protagonisti.

Nel mentre che in Italia ci si preoccupava di chiamare solo "Hunter" il povero Ryo Saeba, la serie di Hojo faceva il giro del mondo: è tutt'oggi una delle più adattate in diversi formati; conta almeno quattro stagioni dell'anime, varie versioni del manga tra cui un sequel "alternativo", svariati lungometraggi animati, un film cinese interpretato da nientepopodimeno che Jackie Chan, una fiction francese e una serie TV coreana. Per assurdo, il film su Netflix di cui parliamo in questa recensione di City Hunter è la prima pellicola a essere stata interamente prodotta in Giappone ed è anche un ottimo modo per avvicinarsi alla storia dello stallone più allupato di Shinjuku!

Un adattamento ideale

Ryohei Suzuki e Fumino Kimura sono Ryo Saeba e Saeko Nogami in City Hunter
Ryohei Suzuki e Fumino Kimura sono Ryo Saeba e Saeko Nogami in City Hunter

Il nuovo City Hunter su Netflix appartiene a una moderna generazione di adattamenti live action che, pur non soddisfacendo sempre e al 100% i fan delle opere originali, quantomeno ha preso le distanze dagli orrori del passato: i vari Dragon Ball Evolution, Fist of the North Star e soci sono oggi un lontano ricordo, forse perché il settore ha cominciato a prendere gli appassionati un po' più seriamente, forse perché la tecnologia contemporanea permette di gestire meglio una difficile transizione, specie se ci sono in ballo anche gli effetti speciali digitalizzati.

Quella di Tsukasa Hojo, tuttavia, è sempre stata un'opera con i piedi per terra. City Hunter è prima di tutto un poliziesco che racconta gli incarichi dello sweeper Ryo Saeba, una sorta di investigatore privato che si fa pagare lautamente per i suoi servizi, anche se è disposto a lavorare gratis in cambio di una... "bottarella".

Anche prima di essere censurato in Italia, l'anime originale di City Hunter ridimensionava enormemente il mokkori, una parola giapponese che si riferisce scherzosamente all'erotismo, specie sotto forma di gag esplicita: Ryo è un uomo lascivo, perennemente affamato di sesso, che perseguita le sue clienti nella speranza di ricavarci qualcosa ma che finisce praticamente sempre a bocca asciutta, vuoi perché sono più furbe di lui, vuoi perché interviene la sua assistente Kaori Makimura col suo gigantesco martellone punitivo. Una figura di questo tipo - per quanto esilarante - sarebbe stata assolutamente fuori posto in un film contemporaneo, eppure il film di Yuichi Sato non rinuncia al mokkori: non ci sono le memorabili erezioni del manga, ovviamente, ma Ryo non perde occasione di mettersi in ridicolo nel privato e in pubblico.

Incredibilmente City Hunter funziona. Il regista Sato trova un equilibrio impensabile tra il dramma e la commedia, mentre racconta da capo la storia scritta originariamente da Hojo, ricontestualizzandola ai giorni nostri: il film narra sostanzialmente i primi capitoli del manga e la storia dell'Angel Dust, una droga che conferisce una forza e una resistenza disumane, ma priva della ragione.

Le scene d'azione sono assurde ma anche molto, molto divertenti
Le scene d'azione sono assurde ma anche molto, molto divertenti

Un caso che Ryo sta seguendo insieme al suo partner Hideyuki Makimura avrà conseguenze tragiche, finendo per coinvolgere anche Kaori, la grintosa sorella di Hideyuki: lei e Ryo saranno costretti a fare squadra per risolvere il mistero, fare giustizia e salvare una giovane idol dalla misteriosa Unione che produce l'Angel Dust. In poco meno di due ore, City Hunter compie un vero miracolo, raccontando una storia autoconclusiva con un finale soddisfacente, ma che si presterebbe perfettamente alla serializzazione, e lo fa in modo chiaro, bilanciando l'azione e l'introspezione. La pellicola rallenta un po' nella sua parte centrale, ma si ha la sensazione che stia prendendo lo slancio verso il climax, inoltre non annoia mai dato che distribuisce in modo intelligente anche l'azione.

Ryo Saeba non è solo un investigatore depravato, ma anche un tiratore infallibile, un esperto di arti marziali e un soldato che nasconde un passato misterioso e inquietante, tutto da scoprire. Il film ci svela con cautela questo suo lato oscuro, rendendolo protagonista di alcune scene davvero memorabili: il merito è anche dell'attore che lo interpreta, uno straordinario Ryohei Suzuki che non è soltanto somigliante al Ryo di Hojo nel fisico - è alto quasi due metri! - ma che si cala anche nella parte con grande convinzione, riuscendo ad azzeccare praticamente ogni tempo comico, anche quelli più imbarazzanti, e a essere glaciale nei momenti drammatici.

L'ottima Misato Morita interpreta una Kaori Makimura un po' meno grintosa ma anche più umana
L'ottima Misato Morita interpreta una Kaori Makimura un po' meno grintosa ma anche più umana

Il film di Sato, infatti, presta un po' il fianco proprio quando cerca di sembrare il cartone animato, ma in carne e ossa, quando esaspera i personaggi e le loro idiosincrasie che nel mondo reale sarebbero inverosimili. Tuttavia, abbiamo apprezzato lo sforzo di richiamare il manga e l'anime senza diventare troppo forzato o stucchevole e mantenendo una sorprendente fedeltà allo spirito dell'opera originale. In questo senso, per esempio, il personaggio di Kaori può apparire inizialmente un po' sacrificato, dato che non la vediamo estrarre subito i suoi famosi martelli per menare Ryo ogni volta che passa il segno. Il film trova un modo intelligente per giustificarli, ma sembra decisamente più interessato a definire il lato più umano del personaggio interpretato dalla brava Misato Morita: nel confronto con la sua controparte animata o a fumetti, la Kaori del film su Netflix appare forse meno parodistica, ma sicuramente più credibile.

Il cast comunque funziona, anche se forse avremmo preferito una Fumino Kimura meno rigida nei panni dell'ispettrice Saeko Nogami: è anche vero che lo script concede poco spazio alle sue interazioni con Ryo, così come non ne concede proprio ad altri comprimari storici come Falcon, totalmente assente in questa pellicola come del resto lo era nella versione originale. I riflettori sono invece puntati sul fratello di Kaori, interpretato da Masanobu Ando, che, nonostante il poco tempo a disposizione, riesce comunque a lasciare il segno nel cuore dello spettatore.

Il nuovo film di City Hunter adatta la storyline originale della droga Angel Dust
Il nuovo film di City Hunter adatta la storyline originale della droga Angel Dust

C'è poi un altro grande protagonista in questa storia ed è Shinjuku. Il quartiere dei divertimenti di Tokyo è inquadrato a più riprese in montaggi e carrellate che si soffermano sul quotidiano che a Shinjuku è sempre un po' eccentrico, tra cosplayer e teppisti, luminose insegne al neon e vivaci locali notturni. City Hunter è un film che non lascia nulla al caso e che dimostra una grande sensibilità nei confronti dell'opera di Tsukasa Hojo, non solo nelle sue parti più intime, ma anche nelle scene d'azione, che sono ben coreografate, chiare e pure parecchio sanguinose anche se raramente macabre. Negli scontri in corpo a corpo, è chiaro che il regista si è ispirato ai John Wick di Derek Kolstad: in più di un'occasione, Ryo mischia pugni, calci e armi da fuoco in massacri poco credibili, ma maledettamente divertenti da guardare.

In definitiva, sebbene i trailer ci avessero già fatto ben sperare, abbiamo avviato City Hunter col timore che avremmo avuto a che fare con un prodotto mediocre, e invece abbiamo spento la TV soddisfatti: il nuovo adattamento in carne e ossa delle avventure di Ryo Saeba non è un capolavoro, ma una produzione d'intrattenimento onesta e curata che, prima di ogni altra cosa, rende giustizia a quell'equilibrio tra serietà e goliardia che ci ha fatto amare l'opera originale di Tsukasa Hojo per oltre trent'anni.

Conclusioni

Multiplayer.it

8.0

Non poteva che essere la splendida Get Wild dei TM Network - storica sigla dell'anime - ad accompagnare i titoli di coda in questo ottimo adattamento live action del City Hunter di Tsukasa Hojo. Il film di Yuichi Sato non omaggia solo l'opera originale, ma la fa sua e la reinterpreta in chiave più moderna, forte della vibrante interpretazione di un Ryohei Suzuki in stato di grazia nei panni del protagonista, ma anche di un cast solido, di ottime scene d'azione e di un equilibrio quasi perfetto tra i momenti drammatici e l'ironia piccante. Una sorpresa deliziosa che non reinventa la ruota ma che speriamo abbia successo e ci dia almeno un sequel.

PRO

  • Il Ryo Saeba di Ryohei Suzuki è praticamente perfetto
  • Rispetta lo spirito dell'opera di Tsukasa Hojo
  • Ottime scene d'azione

CONTRO

  • Verso metà rallenta bruscamente, ma poi si riprende sul finale
  • L'affascinante Saeko ha un ruolo marginale
  • L'umorismo molto giapponese e potrebbe non piacere a tutti