Cultist Simulator è un titolo strano: è pieno di problemi, può condurre il giocatore all'esasperazione, ma allo stesso tempo è un'esperienza profonda e importante, che non lascia indifferenti. Alla fine di ogni partita ci si sente inspiegabilmente sollevati, ma allo stesso tempo si prova una certa inquietudine, perché quasi senza rendercene conto abbiamo commesso degli atti più o meno atroci, partecipando a una storia sfaccettata e appassionante. Cultist Simulator è anche un videogioco estremamente complesso, pur essendo incredibilmente semplice da giocare. Alexis Kennedy, l'autore, non è nuovo alla sperimentazione. Già con Sunless Sea, realizzato con Failbetter Games, era riuscito a spingere la visione stessa dei videogiochi narrativi ai suoi limiti, impiegando dei mezzi minimali per creare un racconto coerente e strutturato, per quanto aperto all'iniziativa del giocatore. Del resto aveva provato a fare qualcosa di simile anche con i suoi titoli precedenti: Fallen London, Machine Cares! e Dragon Age: The Last Court, solo che non aveva potuto portare le sue idee alle loro estreme conseguenze.
Meccaniche di gioco e gameplay
All'inizio di Cultist Simulator ci si trova di fronte a due carte: una verbo e una oggetto. Cliccando sopra ognuna si può leggere una breve descrizione, insolitamente ben scritta. Non c'è un tutorial a spiegarci cosa fare, ma capire che bisogna associare le due carte per produrre una certa azione in un dato tempo non è difficile. Il bello è che le meccaniche di gioco sono praticamente tutte qui. Le carte oggetto utilizzate con le carte verbo producono altre carte e sbloccano altri verbi, che aprono il gioco a una miriade di combinazioni differenti, necessarie per perseguire il nostro obiettivo principale, ossia fondare un culto segreto e renderlo operativo. All'inizio si è un po' spaesati, perché non si capisce bene cosa fare e perché in breve tempo ci si trova davvero pieni di carte di cui non si comprende il significato.
Oltretutto alcune spariscono dopo un certo periodo di tempo, apparentemente senza darci alcuna spiegazione. Che succede? Diciamo che la prima partita a Cultist Simulator va intesa come un modo per sperimentare, comprendendo la natura delle proprie azioni. È come trovarsi di fronte a un tavolo pieno di elementi e essere invitati a combinarli insieme per vedere che succede. Con l'esperienza ci si ritrova con naturalezza a prendere delle decisioni ponderate, seguendo il flusso del gioco. L'aura di mistero che circonda le nostre azioni durante le prima ore scompare e si inizia a concepire il gameplay non più in termini di carte da accoppiare, ma di scelte da compiere per ottenere determinati risultati. Le carte diventano comandi di una specie di grosso gestionale in cui dobbiamo riuscire ad ampliare il nostro culto organizzando spedizioni di ricerca, studiando libri occulti, assoldando nuovi adepti, fermando, anche in modo violento, chi vuole contrastarci e così via, il tutto equilibrando necessità economiche, mentali e fisiche (rappresentati da dei numeri in fondo allo schermo).
Esplorando tutte le opzioni disponibili si scoprono misteri più profondi, che conducono a conoscenze arcane inimmaginabili, che aprono a loro volta a nuove situazioni, sempre più oscure e interessanti, il tutto inframmezzato da eventi che creano momenti intriganti quanto duri dal punto di vista morale. Alla fine ci si rende conto di aver vissuto una vera e propria esperienza narrativa, la cui storia ci è stata raccontata carta dopo carta, descrizione dopo descrizione. L'abbiamo condotta, ma allo stesso tempo siamo stati guidati. È difficile rendere a parole la bellezza intrinseca del gameplay di Cultist Simulator. Immaginiamo che guardando le immagini voi vediate solo un gioco di carte. L'apparenza ingannevole fa parte della sua retorica, ossia del suo essere stato concepito come un titolo per iniziati che respinge chiunque non nutra il desiderio di sperimentarne e approfondirne i segreti. Se ci pensate bene chi vuole entrare in un culto deve fare lo sforzo di comprenderne la natura e i riti e non può aspettarsi un tutorial che gli spieghi cosa fare. Insomma, quello che molti percepirebbero come un difetto, è considerabile invece come scelta di design vera e propria, che mira a dare una maggiore consapevolezza del gioco e di ciò che si sta facendo.
Grafica e difetti
Fin qui Cultist Simulator può essere considerato un capolavoro concettuale. Purtroppo qualche difetto ce l'ha ed è anche grave. Della parte tecnica non ci interessa molto: il gioco è quello che vedete nelle immagini, niente di più, niente di meno. Funziona per quello che deve fare e non pretende di essere ciò che non è. I problemi che lo affliggono sono di natura prettamente meccanica, per così dire. Intanto il sistema di finestre pop-up che caratterizza l'interfaccia non è comodissimo e tende ad accumulare avvisi in caso di errori o di eventi particolari. Soprattutto all'inizio, quando si tende a provare di più, può essere davvero fastidioso. Le finestre verbo poi finiscono spesso a sovrapporsi alle carte, costringendo a spostarle in continuazione. Come detto, con le ore il problema si attenua perché si sviluppano i giusti automatismi, ma è chiaro che qualcosa di meglio si poteva fare per aumentare la leggibilità e ridurre gli elementi di disturbo.
Comunque il problema più grave di Cultist Simulator non è nemmeno questo, ma è dovuto alla natura stessa del gioco, che tende a creare dei loop negativi da cui diventa quasi impossibile uscire. Per loop negativi intendiamo tutte quelle situazioni in cui non sembra consentito salvarsi da una certa china, per quanti tentativi si facciano. Ad esempio durante una partita il nostro personaggio si è abbandonato completamente alla follia e non c'è stato verso di riprenderlo. In un altro caso abbiamo esaurito le risorse economiche e non c'è stata data la possibilità di recuperare, nemmeno ripartendo dal minimo. È vero che situazioni simili capitano soprattutto quando si ha poca esperienza e possono portare anche a momenti interessanti, ma spesso sembrano più essere dei limiti per la forza concettuale del gioco, limiti che frenano il giocatore proprio in ciò che è invitato a fare: sperimentare.
Conclusioni
Cultist Simulator è un titolo ambiguo, interessante, appassionante, ma anche problematico. Lascia una grande libertà di azione al giocatore, pur raccontando una storia appassionante e profonda, ma allo stesso tempo lo frena, facendogli quasi rimpiangere la quantità di scelte a sua disposizione. Rimane pur sempre una bella esperienza e uno di quei titoli che, se presi dal verso giusto, sono capaci di lasciare il segno. Fate attentamente le vostre valutazioni.
PRO
- Concettualmente intrigante
- Tante scelte a disposizione
- Appassionante, quando funziona
CONTRO
- Frustrante, quando non funziona
- Interfaccia goffa in alcuni momenti