Un albergo inquietante, mostri nascosti ai piani inferiori, esplorazione al cardiopalma per capire esattamente cosa sia necessario fare per proseguire nell'avventura: esistono alcune caratteristiche sempreverdi nei titoli horror. E se è vero che la piccola, ma intensa demo di P.T. ha quasi creato un intero filone a sé stante all'interno del genere - gli ultimi rappresentanti del quale sono Visage e il recentissimo MADiSON - nessuno può negare l'importanza di un modello ben più anziano: quel mostro sacro dal nome Resident Evil. In un contesto in cui gli horror indipendenti troppo spesso si assomigliano tutti quanti (o assomigliano tutti ai corridoi di P.T.) e mostrano comunque pochissimi guizzi creativi, ogni piccola eccezione rappresenta una boccata d'aria fresca.
Questo è anche il caso di Fobia - St. Dinfna Hotel, un survival horror sviluppato da un piccolo team brasiliano (Pulsatrix Studios) e pubblicato da Maximum Games, il quale evidentemente ne ha intuito subito il potenziale. Il paradosso: neanche Fobia è davvero una novità, perché ricicla praticamente ogni meccanica da Resident Evil 7. Tuttavia, oltre a metterci del loro, gli sviluppatori hanno tenuto presente, per una volta, un modello diverso da quello indicato da Kojima e negli ultimi anni stra-abusato, ottenendo così una sorta d'innovazione che in realtà è una riscoperta assai efficace di un certo modo d'intendere il genere.
Nella recensione di Fobia - St. Dinfna Hotel cercheremo si spiegarvi se il survival horror in questione faccia o meno al caso vostro. Abbiamo omesso spoiler di qualsiasi tipo, per non rovinarvi la possibile esperienza con le tenebre.
Trama: hotel infestati e maschere antigas
La trama di Fobia - St. Dinfna Hotel si articola su tre linee temporali diverse: il 1920, il 1960 e gli anni duemila. Questo è un primo elemento originale e intrigante, poiché il giocatore inizia la sua avventura nel passato (gli anni '60) quando un investigatore privato si ritrova a indagare su un misterioso culto insediatosi in una remota cittadina, fino a diventarne lui stesso l'ultima vittima.
A ucciderlo sarà una creatura singolare, una sorta di mutante munito di una gigantesca chela al posto del braccio; e già qui è facile rintracciare un'evidente suggestione di Resident Evil, nella figura del Nemesis. Questo viavai tra i diversi periodi storici non sarà tuttavia troppo invasivo, a parte un altro paio di sequenze ambientate nel primo Novecento, utili non solo per cambiare parzialmente l'intero stile di gioco, ma anche per far luce sugli eventi che hanno portato alla situazione attuale.
La quasi totalità dell'avventura principale ha luogo invece nell'omonimo hotel, dove decisamente le cose non vanno come dovrebbero andare. Poco dopo il suo arrivo, infatti, il giornalista Roberto Leite Lopes si ritrova in completa solitudine, in un ambiente dall'aspetto drasticamente mutato: tutto è fatiscente o in fiamme, la luce resta disponibile solo in alcune stanze, e strane creature hanno preso il controllo dei piani inferiori. Come se non bastasse, ogni tanto fa capolino una bambina munita di maschera antigas, apparentemente inoffensiva ma comunque assai inquietante. Lopes non si aspettava certo nulla di tutto questo, pure se ha raggiunto l'hotel proprio per indagare su presunte sparizioni della popolazione locale e su certi fenomeni paranormali segnalati nella zona.
Riuscirà lo sfortunato protagonista a risolvere il mistero dell'hotel? Cosa sta tramando il misterioso culto noto come Il Sentiero, la cui sede si troverebbe proprio nei sotterranei nella struttura? Da dove vengono i mostri, e in che modo sono collegati alla bambina? Benché gli spunti narrativi mostrino chiari parallelismi con la trama di Resident Evil 7 (non la casa ma un hotel, non i Baker ma i cultisti, e poi ancora l'aiutante ignota all'altro capo del telefono, la bambina inquietante, eccetera) il team di sviluppo ha ideato una storia coerente, interessante e non priva di sorprese. Proprio quel "sapere come va a finire" sarà uno degli stimoli principali che vi spronerà a continuare, quando non saprete più dove sbattere la testa per proseguire da un piano all'altro dell'albergo.
Gameplay: fotocamera e armi da fuoco
La formula proposta dagli sviluppatori per Fobia è "esplora, risolvi enigmi e sopravvivi", e riassume perfettamente la proposta ludica del survival horror in questione. Il giocatore, come prima cosa, si ritrova a esplorare l'hotel piano per piano, ottenendo l'accesso pian piano anche ad aree inizialmente bloccate, tramite il reperimento di tessere magnetiche, piedi di porco, chiavi e quant'altro. La progressione non è però lineare e prevede un backtracking assai intenso, complice l'assenza di una mappa vera e propria dei singoli piani e della struttura nel suo complesso.
Di tanto in tanto sono state predisposte delle aree sicure, dove è possibile salvare i progressi (tramite l'orologio a pendolo) nonché aggiungere ed eliminare oggetti dall'inventario (con dei bauli dal contenuto condiviso). Complessivamente, non sono infrequenti i casi in cui ci si ritrova a vagare senza punti di riferimento, anche se comunque dei piccoli indizi vorrebbero indirizzare almeno verso il piano d'interesse in quel determinato momento dell'esplorazione.
Il gameplay, tuttavia, non si risolve nella mera passeggiata tra stanze. La presenza di una fotocamera in grado d'interagire con l'ambiente circostante rende il tutto più interessante: per motivi che verranno chiariti nel corso della narrazione, lo strumento è in grado di riportare indietro in tempo, modificando così gli oggetti presenti nel circondario o aprendo passaggi inattesi. È possibile, cioè, che una stanza costituisca semplicemente un vicolo cieco; ma guardando attraverso l'obiettivo, ecco comparire invece un varco nel muro, così da poter proseguire. Per fortuna non è necessario richiamare dall'inventario la fotocamera ogni tre per due del tutto a caso, perché vi sono dei segni specifici (l'impronta nera di una mano) sui muri o sugli oggetti che ne richiedono l'utilizzo. Qui la suggestione non proviene chiaramente più quella di Resident Evil, ma da un altro ottimo horror dell'ultima decade, la serie Outlast.
Ancora due elementi concorrono a meglio definire l'offerta di Fobia - St. Dinfna Hotel: gli scontri a fuoco e gli enigmi. I primi costituiscono forse l'aspetto meno convincente dell'intera produzione, non tanto per la banalità delle armi in sé (una pistola, un fucile a pompa, una mitragliatrice) e neanche per le loro caratteristiche (rinculo, danni, dispersione e molto altro può essere migliorato tramite i potenziamenti) ma a causa dei nemici. Le creature oscure che infestano l'hotel non faranno altro che starsene per i fatti loro, immobili sul posto, pronte ad attaccarvi soltanto se vi avvicinerete a un soffio dal loro volto; va da sé che sarà quindi possibile eliminarle con tutta calma a debita distanza.
Anche quanto attaccano, tuttavia, sia loro che i boss non dimostrano chissà quale intelligenza: il più delle volte sferrano colpi letali semplicemente nel vuoto o contro i muri. La situazione migliora decisamente con gli enigmi, sempre intelligenti, soddisfacenti e anche numerosissimi rispetto a qualsiasi altro titolo appartenente al genere. Soprattutto in questo aspetto, gli sviluppatori hanno letteralmente scatenato la propria fantasia.
Conclusioni
Fobia - St. Dinfna Hotel è un survival horror valido e interessante, dalla trama accattivante, dagli enigmi riusciti e appaganti, dalla progressione non lineare ma ben calibrata. Persino il comparto tecnico su PlayStation 5 si è dimostrato perfettamente solido, a parte qualche incertezza grafica nelle breve sequenze che si svolgono al di fuori della struttura alberghiera. In sé la promozione è doverosa, così come è consigliato l'acquisto, perché Fobia ha convinto chi scrive molto più dei recenti MADiSON e Visage. I "problemi" principali sono due, o forse soltanto uno, perché in fondo il primo potrebbe non costituire affatto un ostacolo per chi legge. In primis, Fobia è davvero un survival horror derivativo: echi e calchi diretti da Resident Evil, Outlast e chissà quanti altri horror sono evidenti in ogni dove. In secondo luogo, il sistema di combattimento dovrebbe essere drasticamente rivisto, poiché il tutto risulta un po' legnoso e privo di senso; basti pensare alle creature che attaccano soltanto se ci si ritrova a un palmo dal loro naso, o da qualsiasi organo olfattivo abbiano al suo posto. Ma per tutto il resto, Fobia - St. Dinfna Hotel convince, e vi invitiamo a dargli una possibilità.
PRO
- Trama interessante e in parte originale
- C'è tutto il fascino della "vecchia scuola"
- Enigmi intelligenti e appaganti
CONTRO
- Intelligenza artificiale dei nemici non pervenuta
- Scontri con i boss privi di mordente
- A volte davvero troppo derivativo