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Godzilla: King of the Monsters, la recensione

La recensione di Godzilla: King of the Monsters, in sala dal 30 maggio

RECENSIONE di Valentina Ariete   —   29/05/2019

Vi sentite orfani di creature leggendarie dopo la fine di Game of Thrones? Tranquilli, segnatevi il 30 maggio sul calendario: in Godzilla: King of The Monsters ci sono talmente tanti mostri con scaglie da far impallidire la Madre dei draghi. Sequel di Godzilla del 2014, il film di Michael Dougherty è ambientato cronologicamente cinque anni dopo, con l'organizzazione criptozoologica M.O.N.A.R.C.H. che diventa centrale. La dottoressa Emma Russell (Vera Farmiga) e sua figlia Madison (Millie Bobby Brown, la Eleven di Stranger Things) vengono rapite da un gruppo di ecoterroristi che vogliono sfruttare le creature come Godzilla a loro vantaggio. Per farlo devono impossessarsi di un dispositivo a ultrasuoni progettato proprio dalla scienziata.

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Il regista, come molti altri prima di lui, da Tim Burton a Guillermo Del Toro, folgorati sulla via di Damasco da King Kong, Frankenstein e soci, ama i film di mostri fin da quando era piccolo (ha raccontato l'aneddoto di aver disegnato per la prima volta Godzilla su una Bibbia, capendo giù da allora che qualsiasi cosa diventa migliore con la sua aggiunta) e voleva unire insieme quante più creature possibili. Detto fatto: direttamente dagli archivi della Toho, leggendario studio di produzione giapponese, i cui film su Godzilla (insieme alla serie dei Mostri Universal) sono il primo grande esempio di universo condiviso al cinema, molto prima che arrivassero i supereroi della Marvel, ha studiato le silhouette delle creature originali, rispettandone le linee classiche e allo stesso tempo modernizzandole, dando nuova vita non solo al re dei mostri, ma anche a King Ghidorah, Mothra e Rodan.

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Scontro tra titani

Se cercate introspezione psicologica e una storia di spessore, Godzilla King of the Monsters forse non è il film per voi. Ma se invece amate i mostri questa è una pellicola che non dovete perdere: Godzilla è più potente e imponente che mai - non ci aspettiamo niente di meno dall'ambasciatore ufficiale della cultura giapponese nel mondo - ma questa volta sono i suoi avversari a dare particolare soddisfazione. Mothra non è semplicemente una falena gigante, ma ha un rapporto particolare con il re dei mostri e, grazie alle ricerche effettuate da Dougherty sugli insetti, ha più frecce nel suo arco, come la bioluminescenza. Rodan sembra più un drago che uno pterodattilo, ma è King Ghidorah il vero pezzo da novanta: rielaborazione della mitologica Idra, per animarla il regista ha voluto utilizzare tre attori diversi per ogni testa, ripresi in motion capture, in modo da dare personalità differenti a ogni estremità. Il risultato è un mostro spettacolare, dalla psicologia più complessa (a volte le teste sono perfino in conflitto tra loro), degno avversario di Gojira.

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Se avete amato Pacific Rim apprezzerete anche Godzilla: King of the Monsters: la pellicola si muove in modo simile, facendo fare agli esseri umani da filo conduttore a spettacolari scontri tra mostri giganti, che non risparmiano colpi, ma sembrano comunque avere una maggiore moralità rispetto agli uomini. Corrotti, in preda ai sensi di colpa, vendicativi e irrispettosi del pianeta, i mammiferi hanno dimostrato di non meritare la Terra, abitata, in questo film, da Godzilla e soci da molto tempo prima. Trattate in passato quasi come divinità, le creature si liberano dal loro letargo per riportare equilibrio in un sistema ormai destinato a esaurirsi in poco tempo.

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Sotto le scaglie batte un cuore umano

Nonostante i mostri siano evidentemente la parte forte del film, Godzilla: King of the Monsters ci prova a dare bidimensionalità alla controparte umana: la famiglia Russell, che comprende anche il padre, Mark (Kyle Chandler), che fa di tutto per ritrovare moglie e figlia, è la nostra ancora. I Russell ci guidano in una lotta tra colossi che non si curano affatto delle miserie umane. Attraverso i loro occhi guardiamo Godzilla e gli altri con un misto di paura e ammirazione: riprendendo gli scontri tra mostri senza utilizzare riprese smaccatamente realizzate in computer grafica, che un uomo non potrebbe fare, il regista ci mostra Godzilla da un punto di vista umano, rendendolo in questo modo ancora più maestoso.

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A differenza del film precedente, diretto da Gareth Edwards, che si prende molto più sul serio, questo terzo film del MonsterVerse di Legendary Pictures dichiara quindi immediatamente il suo intento: realizzare un grande spettacolo, puro intrattenimento, in cui c'è spazio anche per l'ironia (tutta concentrata nel personaggio del dott. Rick Stanton, interpretato da Bradley Whitford). Proprio come se a realizzarlo fosse stato un bambino che gioca con i suoi pupazzi preferiti. A completare il tutto la colonna sonora, con il tema classico di Godzilla rivisitato con sonorità moderne e la voce di Serj Tankian, leader dei System of a Down, che sui titoli di coda sprigiona tutta la sua potenza. Sarà anche un titolo di passaggio, in attesa di Godzilla vs. Kong (in uscita a marzo 2020), ma questo Godzilla: King of the Mosters è una vera goduria per tutti gli amanti dei mostri.

Conclusioni

Multiplayer.it

7.5

Godzilla: King of the Monsters non ha nessuna ambizione se non quella di realizzare un grande film di intrattenimento per gli amanti dei mostri: Godzilla, Mothra, Rodan e King Ghidorah se le danno di santa ragione e i protagonisti umani, così come gli spettatori, non possono che guardare ammirati a bocca aperta. Un buon titolo di passaggio del MonsterVerse di Legendary Pictures, in attesa di Godzilla vs. Kong.

PRO

  • Le creature del MonsterVerse sono spettacolari
  • Il punto di vista umano è una scelta vincente
  • La colonna sonora è perfetta

CONTRO

  • Di fronte alla magnificenza di Godzilla e soci i personaggi umani rischiano di essere meno efficaci
  • Chi non ama i mostri forse potrebbe annoiarsi di fronte all'ennesimo scontro tra creature mastodontiche