Sul finire degli anni '90, poco dopo l'uscita di Final Fantasy VII, scoppiò una specie di febbre dell'oro, anche se sarebbe più giusto chiamarla febbre del JRPG. Sembrava quasi che ogni sviluppatore giapponese volesse reinventare il genere, nel tentativo di sfondare come aveva fatto Square Enix con la sua prima Fantasia Finale a 32-bit. Grandia fece il suo esordio proprio in quel periodo, nel 1997, e sul Saturn di SEGA, ma ci vollero due anni perché GameArts decidesse di portarlo anche su PlayStation e, così, nel resto del mondo. GameArts, qualche anno prima, si era ritagliata un posticino nel cuore dei giocatori di ruolo col suo splendido Lunar: The Silver Star, e Grandia, sotto molti aspetti, potrebbe considerarsi l'erede spirituale di un modo di fare i JRPG che oggi praticamente non esiste più. Ecco perché è importante questa Grandia HD Collection, che sebbene non sia una vera "collection", riproponendo soltanto i primi due titoli della serie, consente alle nuove generazioni di mettere le mani su due vere e proprie perle senza età.
Grandia
Grandia appartiene a un'epoca più innocente e riflette uno storytelling molto diverso rispetto agli standard cui ci hanno abituato gli ultimi dieci, quindici anni. Oggi il protagonista di un JRPG non è tale se non ha qualche complesso, se non è un lupo solitario che deve superare un grande trauma o un eroe predestinato a salvare il mondo. Justin, il protagonista di Grandia, è differente: è un adolescente che adora esplorare antiche rovine in compagnia dell'amica Sue, imitando il padre, un avventuriero scomparso che l'ha lasciato insieme a una mamma affettuosa e protettiva. Quando Justin si imbatte nel reperto di un'antica civiltà, un'ologramma che lo sprona a partire in cerca di indizi sul passato di un mondo in piena evoluzione industriale, il viaggio comincia nel modo più avventuroso possibile, perché c'è anche una forza militare in cerca degli stessi manufatti, seppur con scopi molto meno accademici. Grandia è un'avventura ricca di personaggi sfaccettati e carismatici, ma i giovani protagonisti sono le star assolute.
È impossibile non affezionarsi a questa banda di eroi, anche perché Grandia - esattamente come fece Lunar tempo addietro - impiega uno stratagemma che ormai si vede raramente nei JRPG moderni e cambia costantemente la formazione del party, aggiungendo o rimuovendo certi personaggi con lo sviluppo dell'intreccio che è, quindi, più che mai una forza motrice. Grandia è infatti un titolo piuttosto lineare: si completa in una trentina di ore e non ci sono missioni secondarie o incarichi facoltativi, perlopiù si esplorano intricate città o dungeon in cerca di forzieri e collezionabili mentre ci si sposta dal punto di partenza al punto di arrivo. Il sistema di combattimento mantiene l'interesse del giocatore sempre al massimo, però, anche perché non ci sono battaglie casuali ma nemici che gironzolano per la mappa. Una volta innescato lo scontro, questo si svolge a turni in un'altra schermata e contrappone i nostri eroi ai vari nemici.
La dinamica che lo distingue, tuttavia, è un indicatore che scandisce in tempo reale l'ordine delle azioni: quando un personaggio o un nemico preparano un attacco speciale o un incantesimo, segue un breve periodo di preparazione durante il quale può essere rallentato o interrotto completamente. A metà tra l'Active Time Battle di Final Fantasy VII e uno strategico a turni in cui bisogna ragionare non solo su chi attaccare, ma anche come e quando, il sistema di combattimento di Grandia resta ancora oggi fresco e divertente. Pecca un po' nello sviluppo di incantesimi e abilità, va detto, poiché è necessario un certo grind di utilizzi per evolvere ogni attacco nella sua versione più potente. Nonostante ciò, Grandia è un JRPG che non è invecchiato per niente, nella sua ingenuità, anche se l'operazione di rimasterizzazione non ci ha convinto completamente. GungHo, a differenza di quanto affermato in precedenza, non ha portato su Switch la versione Saturn, ma quella PlayStation, carente sul fronte dell'effettistica e di alcune animazioni. Non si tratta di una mancanza drammatica, ma sarebbe stato meglio approfittare di questa occasione per offrire la miglior versione possibile del gioco.
Lo sviluppatore ha poi applicato una specie di filtro "smooth" come quello degli emulatori per alzare la risoluzione in generale: così facendo, si è persa un po' la bellezza originale della pixel art, ma le location e i fondali poligonali hanno guadagnato in pulizia e nitidezza. A conti fatti, comunque, Grandia è piacevolissimo da vedere e da giocare sia sul piccolo schermo, sia sul TV, al netto di qualche glitch visivo o sonoro che si intrufola saltuariamente nelle partite: a parte questo, abbiamo apprezzato i caricamenti velocissimi e la direzione artistica, ispirata e piena di colore, si sposa perfettamente con le atmosfere scanzonate dell'avventura. È anche possibile cambiare la traccia dei dialoghi da quella mediocre in inglese alla versione giapponese originale, mentre sulla colonna sonora straordinaria di Noriyuki Iwadare c'è poco da dire: oggi è forse un compositore poco famoso, ma all'epoca scrisse alcune tra le migliori colonne sonore videoludiche, e quella di Grandia è una di esse.
Grandia II
Iwadare ha composto anche le musiche del sequel, Grandia II, e sebbene siano un po' meno incisive rispetto a quelle del primo capitolo, è merito loro se alcuni passaggi di una storia tutto sommato prevedibile ci sono rimasti impressi per vent'anni. Grandia II esce su Dreamcast nel 2000, poco dopo arriva anche su PlayStation II in una versione largamente inferiore dal punto di vista tecnico. In seguito, il titolo GameArts è stato riportato anche su PC in una versione rimasterizzata che rende maggior giustizia alla direzione artistica e alla vivacità di un mondo nuovo e tutto da esplorare. Grandia II, infatti, è un titolo stand-alone, completamente scollegato dalle avventure di Justin, un po' come succede nella maggior parte dei Final Fantasy o dei Tales of. Per l'occasione, GameArts decise di intraprendere una strada diversa dal solito, raccontando una storia più cupa e adulta rispetto a quelle del precedente Grandia o dei Lunar.
Il protagonista in questo caso si chiama Ryudo ed è un Geohound, praticamente un mercenario che viaggia in lungo e in largo col suo inseparabile falco Skye. A differenza di Justin, Ryudo è un tipo molto più cinico e solitario che non le manda a dire e raramente pensa alle conseguenze. La chiesa di Granas assolderà Ryudo perché scorti Elena, una specie di giovane sacerdotessa che è stata posseduta da un frammento dell'anima di Valmar, un antico demone il cui risveglio potrebbe causare una catastrofe di proporzioni apocalittiche. Durante il viaggio, però, Ryudo scoprirà che la giovane non è l'unica vittima di questa possessione e che le cose non stanno esattamente come gliel'hanno raccontate: ai due si uniranno alcuni personaggi molto pittoreschi che dovranno unire le forze per salvare il mondo da Valmar e da coloro che intendono strumentalizzare i suoi enormi poteri.
Più maturo sotto molti aspetti, Grandia II è un JRPG che esplora il significato del sacrificio e che mette costantemente alla prova un cast caratterizzato benissimo, in cui ogni personaggio deve fare i conti con la sua visione del mondo, accettando la consueta verità che non esiste solo il bianco o il nero, ma piuttosto tante sfumature di grigio. La trama è quindi meno spensierata, rispetto a quella di Grandia, ma altrettanto memorabile, anche perché mantiene la medesima impostazione story driven, senza troppe deviazioni da un percorso lineare che conduce il giocatore dall'inizio alla fine nell'arco di una trentina di ore. GameArts non ha particolarmente ritoccato il sistema di combattimento, che resta esattamente quello del primo Grandia con qualche piccola differenza nella gestione di attacchi speciali, bonus e incantesimi: questi si imparano grazie a libri specifici che possono essere equipaggiati ai membri del party per personalizzarne ruoli e competenze. Con un po' di strategia, insomma, è possibile completare senza la minima difficoltà un titolo che, a onor del vero, è già abbastanza semplice di suo.
Per quanto riguarda la rimasterizzazione, la versione Switch è un'ulteriore revisione di quella già uscita su PC. In questo caso ci sono però alcune critiche da muovere. GungHo ha svolto un lavoro discreto: a differenza del precedente Grandia, Grandia II è completamente poligonale, ma i modelli dei personaggi e gli scenari sono ricchi di dettagli che la nuova risoluzione mette in risalto con grande efficacia. Stiamo comunque parlando di un titolo di diciannove anni fa, perciò non bisogna aspettarsi miracoli o proporzioni perfette, alle quali GameArts aveva preferito uno stile vagamente super deformed che comunque non stona affatto con la narrazione spesso goliardica e cartoonesca. Il problema è piuttosto il frame rate incerto, soprattutto se si gioca in modalità portatile: in questo caso, combattendo contro molti nemici contemporaneamente si verificano rallentamenti sensibili che non inficiano il gameplay ma danno comunque un po' fastidio. Nel momento in cui scriviamo questa recensione, GungHo non ha ancora distribuito aggiornamenti mirati, ma la speranza è l'ultima a morire.
Conclusioni
Ancora oggi, a distanza di vent'anni, i primi due Grandia divertono ed emozionano come pochi altri JRPG. Sono due titoli brillanti, accompagnati da un Iwadare in stato di grazia e impreziositi da un sistema di combattimento che non è invecchiato neppure un po'. GungHo ha svolto un lavoro più che discreto con la sua opera di rimasterizzazione, ma qualche problema tecnico sminuisce il valore di una Collection che, per essere veramente tale, avrebbe dovuto includere anche Grandia III e Grandia Xtreme. Se non amate il genere e non li avete mai giocati, insomma, avete l'occasione per rimediare.
PRO
- Sono due tra i migliori JRPG di tutti i tempi
- La nuova risoluzione migliora soprattutto Grandia II
- Il doppiaggio giapponese
CONTRO
- Alcuni glitch da correggere tramite patch
- Sarebbe stato meglio rimasterizzare la versione Saturn di Grandia
- Qualche rallentamento per Grandia II in modalità portatile