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Haven, la recensione

The Game Bakers ci presenta un viaggio d'amore e di speranza, dove due innamorati cercano una via di fuga da una società che vuole separarli a tutti i costi: ecco la nostra recensione di Haven.

RECENSIONE di Alessandra Borgonovo   —   08/12/2020
Haven
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Con un cambio di rotta degno del miglior glide, The Game Bakers muta registro e dopo l'interessante Furi (potete leggere qui la nostra recensione) scegliere di rallentare i propri tempi e impegnarsi a raccontare una storia d'amore: non si può definire in nessun altro modo quella tra Yu e Kay, i due protagonisti di Haven che, da soli su un pianeta disabitato, cercheranno di costruirsi quella vita insieme che l'Arnia vuole impedire loro.

Che i videogiochi abbiano accettato le proprie potenzialità facendosi veicolo di storie emozionanti e sfaccettate è cosa nota da anni, tuttavia l'intensità con cui The Game Bakers mette in scena l'amore puro e incontaminato dei due ragazzi, tanto da integrarlo nelle meccaniche di gioco, è qualcosa di inedito.Tutto ruota attorno a Yu e Kay mentre si fanno strada in un pianeta ostile ma non troppo, soli con il loro sentimento ma anche con il timore che possano essere trovati, riportati di forza in mezzo alla società che hanno abbandonato e separati per sempre. A dispetto di qualche sbavatura, gli sviluppatori non hanno cavalcato l'onda del successo di Furi con un prevedibile secondo capitolo scegliendo, piuttosto, di buttare il cuore oltre l'ostacolo e cimentarsi con qualcosa di totalmente diverso sia nei tempi sia nelle meccaniche. Seguiamo dunque Yu e Kay nel loro intenso viaggio con la nostra recensione di Haven.

La storia

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Come vi abbiamo anticipato Yu e Kay sono due abitanti dell'Arnia, quella che potremmo definire una colonia spaziale dove si è rifugiata l'umanità in cui la vita è governata dal Consiglio e regolata da un cosiddetto Sensale: questo marchingegno si occupa di accoppiare tra loro le persone, scegliendo in base a infallibili calcoli il partner ideale senza ovviamente tenere conto dei sentimenti. La pratica è tanto consolidata che nessuno osa sfidare le decisioni del Sensale, anche perché verrebbe costretto a seguirle in ogni caso, ma Yu e Kay non sopportano l'idea di dover rinunciare al loro amore sulla base della fredda logica. Scelgono così di fuggire dall'Arnia con una piccola navetta spaziale e, contro ogni previsione, riescono nell'intento finendo su un pianeta sconosciuto a migliaia di lumsec di distanza.

Queste sono bene o male le basi della narrazione che potete conoscere, prima di iniziare il gioco, solo se leggete la sinossi nella pagina di acquisto. L'aspetto accattivante di Haven infatti è metterci davvero nei panni di Yu e Kay pur osservandoli con occhio esterno, dunque non fare alcuna premessa delle vicende e lasciare che siano i due ragazzi a spiegarcela attraverso i loro dialoghi: gli sviluppatori sono così riusciti a mascherare in modo ineccepibile quello che avrebbe potuto essere una spiegazione testuale o una lunga premessa narrativa con le chiacchiere quotidiane dei suoi protagonisti. Tra commenti casuali, riflessioni sul Sensale e la vita all'Arnia o solamente osservazioni su cosa era e sarà la loro vita, Yu e Kay ci offrono pezzo dopo pezzo un quadro della situazione dipingendolo per noi.

Haven 02

Ed è proprio questo il bello della narrazione di Haven: scoprirla passo dopo passo, aggiungere ogni volta una pennellata di colore e dare forma alla storia pensata da The Game Bakers. Non solo, attraverso piccoli spaccati di vita quotidiana, che passano dal dolce far niente a letto a una banale doccia fino a chiacchiere distesi sul divano, il profondo rapporto tra Yu e Kay si dispiega davanti ai nostri occhi con tutte le sfumature che possono animare una vita di coppia: le complicità, i litigi, i dubbi sul rapporto, i momenti più "piccanti" (che non si risparmiano e sono genuinamente divertenti) e l'amore profondo che li lega l'uno all'altro rendono i due protagonisti vivi e credibili. Riesce difficile non sorridere di fronte ai loro scambi, o riconoscersi in qualche dinamica, ed è altrettanto piacevole vedere come il loro legame si esprima anche attraverso il gameplay quando i due si abbracciano o si baciano se lasciati troppo a lungo inattivi - recuperando così qualche punto vita.

Il gameplay

Haven 05

Quando parliamo di sbavature in Haven le intendiamo dal punto di vista ludico. Sono dovute a una narrazione totalizzante nei confronti del rapporto tra Yu e Kay, è vero, ma laddove la storia procede quasi senza intoppi è l'obiettivo mutevole del gioco a lasciare un attimo confusi: la progressione cambia spesso le carte in tavola, il che da un certo punto di vista ha senso se consideriamo che i ragazzi vivono alla giornata e non hanno ben chiaro cosa fare una volta riusciti nel loro piano di fuga. A loro interessa essere assieme, eventuali problemi li affronteranno a mano a mano che si presenteranno. Se nell'ottica del racconto può funzionare, lato gameplay lascia un attimo spaesati capire che lo scopo cui puntavamo in realtà non è quello principale: alla base del gioco c'è l'esplorazione di Fonte (il nome del pianeta su cui ci troviamo) e questo porta con sé eventuali cambi di rotta in base alla difficoltà che si para davanti a Yu e Kay, tuttavia l'eccessiva dispersività del titolo alla lunga potrebbe far sopraggiungere la noia, sfortunatamente proprio verso le battute finali.

In termini di meccaniche vere e proprie, sono quattro i punti chiave: esplorare, raccogliere risorse, purificare le aree e combattere. Fonte si suddivide in aree più o meno grandi, la maggior parte contaminate da una misteriosa sostanza definita ruggine che corrompe non solo l'ambiente ma anche le creature che lo abitano, rendendole fortemente ostili nei nostri confronti. Per purificarle è necessario essere sempre carichi di flusso, l'energia che permette il funzionamento dei ponti che collegano le varie zone e si trova sparsa un po' ovunque, e dissipare i punti in cui la ruggine si raccoglie con maggior intensità fino a prendere forma solida. Questo permette sia di raccogliere risorse utili per riparare la nostra nave o costruire nuovi oggetti, sia per consentire il viaggio rapido: non è infatti possibile spostarsi in aree che sono ancora contaminate.

Gli sviluppatori sono dunque riusciti a fondere assieme un aspetto secondario come l'esplorazione totale con necessità ludiche quali lo spostamento rapido, spingendo il giocatore a non lasciare nessun angolo cieco. Alla lunga è un sistema che potrebbe annoiare e si potrebbe lamentare l'assenza di una minimappa per capire dove e come procedere, va tuttavia riconosciuto che Yu e Kay non sanno nulla di Fonte: dare loro una mappa dettagliata dell'area senza che abbiano i mezzi per scansionarla sarebbe risultato poco credibile. Ciò non toglie come a volte, soprattutto nelle zone più estese, ci si senta soffocati dalla necessità di purificarle completamente nel caso fossimo costretti a tornare alla navicella o fossimo sconfitti in combattimento (e dunque riportati all'ultimo punto di riposo).

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Ora dopo ora, Haven aggiunge nuovi dettagli che approfondiscono sia il mondo di gioco sia l'interazione, sbloccando funzionalità che pur non sentendosi indispensabili possono tornare utili in alcuni momenti: dalla cucina, già presente a inizio gioco, alla sintetizzazione di oggetti curativi e non, al giardinaggio, Yu e Kay crescono un passo alla volta prendendo più consapevolezza del mondo che li circonda e capendo come sfruttare al meglio ciò che ha da offrire. Questo non toglie che la mancanza di un vero obiettivo, o per meglio dire il suo costante mutare, porti spesso a vagare senza meta un'area via l'altra finché non si attiva la cinematica in cui ci viene detto come proseguire - salvo poi cambiare rotta ancora una volta. Volendo vederlo in profondità, questo continuo mutamento di prospettiva riflette lo spaesamento stesso dei protagonisti, tormentati dalla prospettiva che dall'Arnia possano rintracciarli e riportarli indietro, tuttavia a livello pratico e soprattutto considerata l'estensione di Fonte non possiamo negare la sua occasionale confusione. La sensazione è quella di un gioco che vuole fare tanto ma non ha ben chiaro su quale aspetto sia meglio concentrarsi di più.

Per quanto riguarda il combattimento, è la meccanica più appagante di tutto il gioco. Sia perché ci lascia con un'interfaccia pulita (come del resto tutto Haven), sia perché richiede del tempo per evolversi e per essere padroneggiato in modo tale da trarne il meglio. Di per sé è piuttosto semplice, si controllano Yu e Kay nello stesso istante tramite la croce direzionale per lui e i quattro pulsanti per lei in un sistema ATB che rende le battaglie una strategia continua: le creature corrotte dalla ruggine non devono essere uccise bensì pacificate una volta che le avremo messe k.o., tuttavia sono in grado di riprendersi se le ignoreremo troppo a lungo. I tempi di ripresa variano da nemico a nemico, alcuni lo hanno istantaneo e l'unico modo per pacificarli è caricare il comando e aspettare che il nostro compagno metta a segno il colpo definitivo. Ci troviamo dunque coinvolti in una continua coreografia, che può cambiare in corso d'opera anche in base alle azioni dei nemici e non limita il giocatore nel suo svolgimento: ciò significa che se anche abbiamo caricato un comando, siamo liberi di annullarlo e passare a un altro se ci rendiamo conto di aver sbagliato.

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La fluidità d'azione è il punto cardine di questi scontri, nonché la ricerca di una sinergia perfetta tra Yu e Kay che molto spesso si troveranno soverchiati dal numero di creature ostili e si affideranno a noi per uscire vincitori nel modo meno traumatico possibile. La varietà di nemici è notevole e i loro pattern, soprattutto quando combinati con quelli di altri, rendono ogni scontro diverso dall'altro. La differenza sostanziale di Haven è che non è possibile curare i personaggi, né nutrirli, quando si è in campo aperto: bisogna necessariamente trovare un accampamento o tornare alla navicella per rimetterli in sesto, almeno fin quando non sbloccheremo la possibilità di creare oggetti da utilizzare durante l'esplorazione (e anche in quel caso, si tratta di palliativi). Ciò significa che la gestione dei combattimenti è essenziale per non doversi trovare ogni volta a fare avanti e indietro da un punto sicuro, considerato inoltre che negli accampamenti non possiamo sintetizzare cure ma solo usare quelle in nostro possesso, la cui quantità è limitata dallo spazio ridotto nel nostro zaino - che a sua volta può essere gestito solo nel Nido.

Un'ultima osservazione riguarda il level up. Anche in questo caso Haven si comporta diversamente da un qualsisi GdR e lega la progressione dei personaggi a un indicatore di legame, da riempire sia combattendo sia interagendo con il partner nelle varie scenette che si possono proporre durante il gioco. Una volta pieno, si torna al nido per brindare in onore del tempo trascorso su Fonte e, in buona sostanza, si sale di livello: i parametri sono molto pochi e il loro incremento è gestito in automatico dal gioco. Non c'è molta progressione da fare, dunque questa mancata liberta di gestione ha perfettamente senso.

Haven 04

Tirando le somme, il gameplay di Haven è senza dubbio ricco e sfaccettato ma cozza con un continuo cambio di direzione per quanto riguarda l'obiettivo dei protagonisti e, arrivati a oltre una decina di ore di gioco, inizia a soffrire di una certa ripetitività soprattutto a causa di un mondo bene o male sempre uguale a se stesso, cui si aggiunge una certa difficoltà di spostamento negli spazi più stretti per via dell'interessante m a tratti impacciato sistema del glide. A tenere vivo il gioco sono sicuramente le interazioni tra Yu e Kay, la dinamica del loro amore sofferto e tutte ciò che consegue.

Aspetto tecnico

Haven 08

Visivamente, lo stile di Haven ricorda moltissimo giochi come Gravity Rush e sebbene a uno sguardo più ravvicinato Yu e Kay possano sembrarci molto abbozzati, nell'insieme funziona tutto molto bene. Soprattutto perché l'attenzione si sposta fin da subito sui modelli disegnati a mano ogni volta che i due interagiscono fra loro o con il mondo di gioco. Giocato su PS5, abbiamo avuto a disposizione due modalità grafiche diverse: una volta a preservare l'aspetto estetico e l'altra a valorizzare la performance. Per quanto Fonte sia un mondo colorato e visivamente intrigante, al netto della ripetitività delle sue aree, puntare sulla grafica per aumentare la risoluzione e la quantità di dettagli a schermo porta inevitabilmente a un calo netto delle performance. Data la necessità di spostarsi con l'utilizzo del glide, che spesso richiede manovre in corsa e cambi di rotta improvvisi, la nostra scelta è ricaduta fin da subito sulle prestazioni a costo di sacrificare un pochino la bellezza grafica del gioco. Del resto, il compromesso è molto sottile e quasi non si nota. Per quanto riguarda il DualSense, il feedback aptico non è chiamato troppo in causa e pur facendosi sentire in alcuni casi (specialmente quando i personaggi sono affamati e dunque fanno più fatica a compiere determinate azioni) non si può parlare di un utilizzo anche solo vicino a quello di Astro's Playroom.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.8
Lettori (1)
9.5
Il tuo voto

Haven è un gioco molto originale e ispirato, che ci sentiamo di premiare al netto di alcune sbavature e del suo voler fare troppo senza riuscire a focalizzarsi su un elemento specifico. È una piacevole boccata d'aria fresca dal mondo degli open world tripla A da decine e decine di ore, un'oasi sicura in cui riposare la mente e godersi una semplice ma preziosa storia d'amore. Il rapporto fra Yu e Kay è sviluppato in profondità, dando loro numerose sfaccettature e rendendoli molto credibili; sebbene in alcuni punti la loro relazione risulti totalizzante e faccia perdere di vista il punto della storia, siamo di fronte a qualcosa di talmente genuino che possiamo in parte scusare questo smarrimento. Anche dal punto di vista del gameplay ci sono ottime intuizioni, non tutte sfruttate forse come avrebbero meritato ma complessivamente valide. Il difetto maggiore di Haven è che gli manca una struttura portante sia in termini narrativi sia ludici, ovvero si pone come un insieme di tante belle idee che in concreto non trovano un punto preciso verso cui convergere: leggendola tuttavia nell'ottica di due giovani innamorati che inseguono il loro sogno, senza curarsi di cosa verrà, potrebbe essere visto come uno spaesamento sensato e voluto.

PRO

  • Yu e Kay sono caratterizzati molto bene
  • Offre diversi spunti di gameplay interessanti
  • L'amore, fil rouge del gioco, è un aspetto totalizzante...

CONTRO

  • ... ma proprio per questo il gioco non ha un vero punto fermo
  • La ripetitività delle aree fa sopraggiungere la noia dopo alcune ore
  • I comandi di glide sono a volte imprecisi, soprattutto nei percorsi stretti