L'elenco dei titoli che omaggiano l'epoca dei videogiochi a 8 e 16 bit è già particolarmente ricco, ma chi adora la categoria vive sempre con un certo entusiasmo la prospettiva di cimentarsi in qualche nuova avventura dal sapore nostalgico. A maggior ragione se si sta parlando di un genere storicamente gettonato come quello dei platform. È proprio il caso di Horace, interessante avventura 2D ideata dagli sviluppatori Paul Helman e Sean Scaplehorn con il sostegno del publisher 505 Games. Al termine di una gestazione durata ben sette anni, il gioco è finalmente approdato su Steam e dopo averlo potuto provare a fondo possiamo anticiparvi fin da subito di esserne rimasti positivamente colpiti. Non vi resta che continuare a leggere la nostra recensione per scoprire tutte le qualità di questo piccolo gioiellino indie.
Horace, robot senziente con una missione (anzi due)
Pur attingendo da una vasta tradizione, Horace riesce nell'intento di offrire una propria personale lettura del genere platform, curiosamente provando anche a percorrere le strade della narrazione. Una caratteristica difficilmente presa in considerazione dagli altri esponenti della categoria, ma che in questo caso specifico rappresenta una peculiarità dell'opera. Nel gioco si vestono infatti i panni di un piccolo robot senziente, assemblato e messo inizialmente al servizio di una famiglia benestante britannica. Il piccolo androide fa del suo meglio per assecondare tutte le richieste del "Vecchio", ovvero dell'uomo che lo ha fortemente voluto con sé. È proprio quest'ultimo a fornirgli i primi rudimenti su come muoversi e quali funzioni assolvere. Mentre vive serenamente con i suoi proprietari, Horace riceve pure l'incarico di raccogliere almeno un milione di rifiuti; obiettivo che rimarrà ben impresso nella sua memoria virtuale, sebbene il corso degli eventi lo porti ad occuparsi principalmente di ben altre faccende. La tranquillità della vita domestica precipita quando un'improvvisa tragedia si abbatte sulla famiglia che lo ha ospitato per oltre un anno. In seguito agli inaspettati eventi il piccolo robot si disattiva e al suo risveglio niente sembra essere più come lo ricordava. Sono ormai trascorsi anni, la villa del suo affezionato padrone è in rovina e per di più nessuno sembra essere sopravvissuto o presente nei paraggi per spiegargli cosa sia accaduto. Eppure il protagonista non si perde d'animo, decidendo di mettersi in viaggio ricostruire gli eventi e ripartire, mentre sullo sfondo si staglia lo spettro di una grande guerra tra robot e umani che ha letteralmente mandato in rovina il Paese.
Proprio alla luce dell'incipit narrativo, le prime fasi di gioco fungono da esteso tutorial durante il quale il giocatore può approfondire alcuni dettagli dei personaggi principali del racconto. Solo dopo il completamento dei primi due atti il gioco inizia ad entrare nel vivo e a mettere alla prova la pazienza e i riflessi del giocatore. Horace parte dunque piuttosto in sordina, proponendo livelli molto lineari e offrendo un ritmo di gioco a prima vista molto circoscritto. Sono proprio le limitazioni del gameplay a lasciare inizialmente un po' spaesati: considerando il genere d'appartenenza e l'origine dell'opera, ci si aspetterebbe fin da subito un livello di sfida completamente differente. Proseguendo la partita si aprono però gli occhi sulla reale essenza del gioco. Sì perché in realtà Horace si rivela essere un signor platform, infarcito di tante chicche in grado di fare presa sul pubblico di vecchia data. Il desiderio di omaggiare il passato si esplica anche attraverso alcuni semplici mini giochi che si avvicendano intervallandosi alle sequenze più tradizionali. Da Pong a Track and Field, passando addirittura per Guiter Hero, le sorprese che ha in serbo Horace per i suoi giocatori non mancano affatto. Questi riferimenti costituiscono peraltro solo una piccola parte delle citazioni e degli spunti ideati dagli autori. Sul piano narrativo l'opera trae infatti dichiaratamente ispirazione dal film Oltre il Giardino (1980) di Peter Sellers, offrendo peraltro una piacevole vena di humour accostata a una componente emotiva che prende spunto da videogiochi come Mother e Earthbound.
Gameplay curato e level design di qualità
L'opera di Helman e Scaplehorn dimostra di saper amalgamare con particolare sagacia la grafica in pixel art con la solidità del gameplay, garantendo peraltro un level design che, a dispetto delle prime fasi di gioco un po' interlocutorie, si dimostra perfettamente all'altezza del compito. Il viaggio del piccolo Horace viene scandito da una moltitudine di livelli che accompagnano in maniera coerente la trama. A narrarci come sono andate le cose è il protagonista stesso: attraverso la sua incerta voce metallica (sostenuta dai sottotitoli in italiano) ci rende partecipi dei suoi ricordi, ma anche dei sentimenti provati durante l'impervio viaggio nel quale si è cimentato. Un percorso destinato a diventare sempre più complesso da gestire, non solo per la presenza di situazioni progressivamente più intricate, ma anche per l'introduzione di alcuni oggetti che contribuiscono a rendere il robot progressivamente più forte. Inizialmente si ha a disposizione solo il pulsante del salto e quello della corsa, ma quando gli eventi iniziano a farsi più interessanti si devono iniziare e gestire una serie di upgrade funzionali a migliorare la profondità e la varietà dell'interazione.
Il primo oggetto che si riceve sono delle particolari scarpe antigravitazionali che una volta indossate permettono di camminare a piacimento su muri e soffitti, seppur con qualche piccolo problema di motion sickness da dover fronteggiare quando la schermata ruota a ripetizione modificando la prospettiva. Attivando i guanti Atlas diventa invece possibile raccogliere oggetti o scagliarli in direzione dei nemici per facilitare l'avanzata. Da un certo momento in avanti si avrà a disposizione anche uno scudo protettivo, utile a proteggere il giocatore da eventuali errori e a permettergli di raggiungere comunque con successo la conclusione della porzione di livello che si sta percorrendo. Ciascuno stage è infatti composto da varie sezioni che richiedono di dirigersi da un punto di ingresso a uno di uscita, talvolta persino tornando a ritroso nelle aree già percorse in precedenza. Lungo il tragitto è necessario non commettere errori, accedendo alla sezione successiva dopo aver varcato una delle numerose porte nelle quali ci si imbatte lungo il cammino. Il livello di sfida offerto dal gioco si è rivelato ben bilanciato, grazie a una progressione costante che stimola il giocatore a rimanere in partita.
Conclusioni
Come dovreste aver intuito leggendo il resto del pezzo, Horace è stato davvero una gradita sorpresa: un plaform 2D solido, ben realizzato, dove la componente narrativa ha il pregio di accompagnare con efficacia il viaggio del piccolo protagonista senza mai risultare tediosa o fuori posto. Ciò che spicca è anche la qualità della progressione ludica, che al netto di qualche piccola imprecisione del sistema di controllo riesce a mantenere vivo l'interesse del fruitore per tutta la durata della partita. Ciò che ci ha colpito è stata però anche la cura con cui sono state organizzate le ambientazioni di gioco, davvero ben congegnate per varietà e design.
PRO
- Ottima varietà dei livelli di gioco
- Storia piacevole da seguire
- Un gradito omaggio all'epoca 8-bit e 16-bit
- Colonna sonora efficace
CONTRO
- Sistema di controllo non sempre precisissimo
- Alcuni boss meno convincenti di altri