Il panorama mobile è ricco di esempi di titoli capaci di inaugurare nuovi sotto-generi che a loro volta portano alla nascita di innumerevoli prodotti tutti un po' uguali tra loro desiderosi di salire - più o meno degnamente - sul carro del vincitore: è il caso di Temple Run, Angry Birds, Clash of Clans e tanti altri, e a questi nomi si può senz'altro affiancare quello di Hungry Shark, titolo Ubisoft che ha generato non solo diversi sequel ma anche un'ampia schiera di imitatori. Pur di non lasciare agli altri nemmeno le briciole di questo successo, il producer transalpino ha ben pensato di auto-clonarsi, sostituendo gli squali e l'ambientazione sottomarina di Hungry Shark con draghi affamati che svolazzano in uno scenario fantasy, lasciando fondamentalmente inalterato tutto il resto. Il risultato è il qui presente Hungry Dragon, che fa trasparire anche dal nome la sua intenzione di mantenere lo status quo.
Lo squalo e il dragone
Chiunque abbia giocato anche solo per cinque minuti a uno di questi "all you can eat" videoludici si troverà immediatamente a proprio agio con Hungry Dragon: lo scopo è semplicemente quello di muoversi sullo schermo mangiando letteralmente ogni essere vivente che capita a tiro, evitando ostacoli e insidie per sopravvivere il più a lungo possibile. Il sistema di controllo ricalca in tutto e per tutto quello dei precedenti prodotti Ubisoft di questo filone: uno stick virtuale consente di spostare l'alato protagonista, mentre un tasto sulla parte opposta del touchscreen permette di aumentare la velocità sacrificando l'energia rappresentata da un apposito indicatore che si riempie col tempo o assumendo determinati bonus. Per divorare le proprie prede è sufficiente andargli addosso, tenendo però a mente che si possono inghiottire solo creature dalle dimensioni inferiori a quelle del drago che stiamo comandando.
Un elemento che, come per Hungry Shark e compagnia cantante, rappresenta il perno centrale dell'esperienza ludica, non soltanto perché infonde una minima sfumatura di profondità al gameplay, ma anche perché determina il principale senso di progressione del titolo. Le monete guadagnate giocando servono infatti per sbloccare nuovi e più grandi esemplari di draghi, capaci di mangiare bocconi più grossi e con i quali ricominciare il giro puntando all'upgrade successivo. In questo senso, una delle (poche) introduzioni di Hungry Dragon consiste proprio nell'aver fornito all'utente dei passaggi intermedi nel percorso che separa un drago dall'altro: raccogliendo monete o completando certi obiettivi è dunque possibile ottenere costumi alternativi che modificano specifici attributi o piccole creature che svolazzano al proprio fianco fornendo bonus in attacco o in difesa. Non è molto, ma è pur sempre qualcosa che funge da ulteriore stimolo a tenere il giocatore incollato allo schermo, e che si somma a un gameplay che - pur avendo esaurito del tutto la sua originalità - si mantiene comunque piacevole e accattivante.
Merito anche di uno scenario che in Hungry Dragon si dimostra più dinamico e sfaccettato del solito: abbandonata la suddivisione in ambientazioni distinte tipica della serie Hungry Shark, qui ci si può muovere liberamente in un'unico grande mondo aperto con tanto di zone segrete, aree cui accedere solo previo potenziamento e collezionabili da raccogliere, tutto a favore di una componente esplorativa decisamente più marcata rispetto al passato. Ma dei draghi non si potrebbero definire tali senza la proverbiale capacità di sputare fuoco, e Ubisoft ha assolto a questo compito con un indicatore nella parte bassa dello schermo che si riempie man mano che si consumano pasti e che una volta riempito consente di entrare per qualche secondo in una sorta di modalità berserk, con il protagonista che sprigiona fiamme a ripetizione che inceneriscono i malcapitati moltiplicando anche il premio in monete. Complice infine un comparto tecnico di tutto rispetto (anche se il sonoro è al minimo sindacale), è davvero difficile voler male a Hungry Dragon, che riesce a divertire senza troppe pretese grazie anche a un modello di monetizzazione abbastanza elastico da consentire a chi lo volesse di proseguire anche senza spendere un Euro.
Conclusioni
Affamati di tutto tranne che di originalità, i draghi di Ubisoft fanno indubbiamente un buon lavoro nel sostituire degli squali che evidentemente avevano esaurito i loro argomenti videoludici: ecco dunque che Hungry Dragon non prova nemmeno a stravolgere la formula portata al successo da Hungry Sharks, limitandosi al compitino quel tanto che basta per dare in pasto all'utenza l'ennesimo mobile game semplice e accattivante, ideale per qualche partita di tanto in tanto. Delle piccole introduzioni non sono però sufficienti a cancellare una profonda sensazione di déjà-vu, quindi se siete alla ricerca di qualcosa di radicalmente originale fareste meglio a rivolgervi altrove.
PRO
- Formula ancora divertente
- Lo scenario aperto funziona
- Qualche piccola variazione al gameplay
CONTRO
- Inevitabilmente ripetitivo
- Sonoro abbastanza limitato
- È letteralmente Hungry Sharks coi draghi