Dopo lo straordinario inizio di Daredevil, le produzioni Netflix legate agli eroi Marvel "da strada" hanno pian piano cominciato a perdere la loro grinta. Restano pur sempre produzioni di un certo livello, ma il tempo e la pressante moda dei supereroi televisivi e cinematografici hanno logorato la loro aura di novità. Il punto più basso raggiunto finora è stato sicuramente la prima stagione di Iron Fist, un eroe creato da Roy Thomas e Gil Kane negli anni '70 che già di per sé era difficile trasportare sul piccolo schermo, in un formato realistico e "gritty" come quello dei Defenders di Netflix. Complice anche quella piaga dello sceneggiatore Scott Buck, la prima stagione di Iron Fist è stata un mezzo fiasco: il protagonista era poco interessante se non decisamente antipatico, la storia inutilmente incasinata, le scene d'azione fiacche nonostante si parlasse di arti marziali dall'inizio alla fine. E poi era una stagione troppo lunga: tredici puntate per una storia che si sarebbe potuta raccontare in molte meno. Fortunatamente la seconda stagione risolve vari problemi.
La trama senza anticipazioni
Senza anticipazioni o quasi, perché è impossibile riprendere le fila del discorso senza menzionare il finale di The Defenders, la prima - e a quanto pare unica - stagione in cui i quattro eroi di Netflix hanno fatto fronte comune contro la setta ninja della Mano. Tutti credono morto Daredevil, anche se noi sappiamo che è sopravvissuto e che tornerà tra qualche mese nella sua terza stagione, e Danny Rand ha preso in carico la sua missione: sgominare il crimine nelle strade di New York ricorrendo al potere dell'Iron Fist, un'energia mistica che solo lui può sprigionare attraverso i pugni. E il problema è proprio questo. Mentre Danny e la sua ragazza Colleen cercano di sventare una guerra tra le bande che stanno tentando di emergere nel sottobosco criminale, un paio di insospettabili nemici tramano alle loro spalle. Uno è Davos, il guerriero di K'un Lun che avrebbe dovuto diventare l'Iron Fist e che ora incolpa Danny di non averlo usato per difendere quel luogo sacro; l'altra è Joy Meachum, l'amica d'infanzia di Danny che nella precedente stagione si è vista scoppiare la vita tra le mani quando ha scoperto che suo padre non era davvero morto, per poi perderlo subito dopo proprio a causa degli intrighi della Mano.
Joy è esattamente il personaggio inutilmente complicato della prima stagione, ora più rancoroso nei confronti di Danny e di suo fratello Ward per motivi apparentemente inesistenti. "Danny mi ha rovinato la vita e ha assassinato mio padre": veramente si è difeso mentre tuo padre - che, per inciso, era uno zombi della Mano - cercava di ucciderlo dopo che ha assassinato varie persone e voleva far fuori pure te e tuo fratello, pezza di cretina. Vabbé, fortunatamente bilanciano l'equazione Davos, che ha almeno dei motivi concreti per odiare Danny, e un altro villain a sorpresa che non vi anticiperemo. Il summenzionato Ward, invece, si è ripreso alla grande dopo una prima stagione tormentata: ha riallacciato i rapporti con Danny ed è diventato probabilmente il comprimario più interessante e piacevole del cast. Quest'ultimo è infatti il punto di forza di questa stagione, anche perché gli sceneggiatori continuano a scrivere maldestramente il personaggio di Danny Rand. Sono proprio Colleen, Ward e il prolungato cammeo di Misty Knight - che abbiamo visto, l'ultima volta, nella seconda stagione di Luke Cage - a reggere gran parte delle dieci puntate.
I problemi risolti
Sì, la seconda stagione di Iron Fist è composta da soltanto dieci puntate, proprio come The Defenders: tre in meno rispetto alla lunghezza standard dei serial Marvel su Netflix, segno che forse le critiche ricevute costantemente sulla prolissità di queste stagioni hanno finalmente centrato il segno. La durata più contenuta ha concesso alla storia un ritmo serrato, meno tempo perso in chiacchiere inutili e un focus decisamente maggiore sull'intreccio e l'interazione del cast. Le prime puntate arrancano un po', apparecchiando le relazioni tra i personaggi e preparandoli al fondamentale punto di svolta a metà stagione: a quel punto la storia prende una piega decisamente inusuale e sorprendente, riscattando sia il personaggio di Danny Rand, sia i personaggi più deboli nel cast. È chiaro, a questo punto, che gli sceneggiatori hanno deciso di cambiare drasticamente lo status quo di questa serie, intraprendendo strade nuove che, lo ammettiamo, sembrano davvero promettenti.
La conclusione della seconda stagione di Iron Fist potrebbe proiettare l'universo televisivo di Netflix in una dimensione nuova e stravagante, cercando di cancellare i passi falsi compiuti tempo addietro, a cominciare dalla caratterizzazione di Danny, meno pomposo e molto più simile alla controparte che ha fatto capolino nella seconda stagione di Luke Cage, sebbene appaia sempre più improbabile un team-up tra i due eroi come nei comics. È invece più plausibile uno spin-off sulle Figlie del drago, Colleen e Misty, che godono sul piccolo schermo di una chimica convincente, grazie anche alla bravura delle due attrici, Jessica Henwick e Simone Missick. Brava anche Alice Eve, come al solito, ma come abbiamo già detto questa seconda stagione di Iron Fist sembra appartenere di più ai comprimari di Danny Rand che al Pugno d'Acciaio vero e proprio: nonostante tutto, sono dieci puntate che si guardano con piacere, grazie anche e soprattutto alle coreografie nelle scene d'azione, nettamente superiori a quelle degli altri show Marvel, anche se restano comunque meno acrobatiche e spettacolari di quanto visto in Daredevil.
Conclusioni
Multiplayer.it
7.8
Il nuovo staff dietro a Iron Fist ha rovesciato le nostre aspettative con una seconda stagione molto più avvincente e strutturata rispetto alla prima. Resta qualche problema - il protagonista, soprattutto, e i suoi avversari - ma Netflix e Marvel si stanno muovendo nella direzione giusta, aggiustando quel non funzionava. Il risultato è una stagione più breve e incisiva che getta le basi per una terza annata decisamente imprevedibile.
PRO
- Le sottotrame dei comprimari
- Le coreografie sono migliorate tantissimo
CONTRO
- Danny rimane un protagonista scialbo
- Davos può solo lustrare le scarpe a Kingpin