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Joker, la recensione

La recensione di Joker: la risata che uccide. Joaquin Phoenix da Oscar. Il film di Todd Phillips strega la Mostra di Venezia ed entra nella storia del cinema. Dal 3 ottobre in sala

RECENSIONE di Valentina Ariete   —   03/09/2019

Avete mai avuto una brutta giornata? Arthur Fleck sicuramente, talmente tante che, parlando con la sua psicologa sottopagata e svogliata, ammette di non essere mai stato felice un solo minuto in tutta la sua vita. Dal passato nebuloso e un presente talmente sconfortante da fare tenerezza, Arthur lavora come clown per un'agenzia, vive con la madre mentalmente instabile e sogna di diventare uno stand-up comedian. Peccato che non faccia ridere. Anzi: è lui quello che ride, incessantemente, sguaiatamente, trasformando il suo viso in una maschera a metà tra il grottesco e il doloroso. A causa di un trauma Arthur soffre di risata patologica, che lo costringe a ridere ogni volta che si trova in condizioni di stress o prova disagio psicologico. Quindi molto spesso.

Preso in giro sul lavoro, incapace di interagire con gli altri e costruire un qualsiasi tipo di relazione, Fleck è un relitto umano, una nave abbandonata da tutti ormai in decadimento, nel corpo e nello spirito, in cui il dolore è così forte e costante da non fargli più capire se sia vivo o no, se sia un fantasma o una persona. Eppure Arthur vuole essere visto, vuole essere amato. L'unico modo per riuscirci è un cambiamento: capire che la sua vita non è una tragedia, ma una commedia. Ed è così che entra in scena, a poco a poco, Joker: il clown a cui non importa se gli altri non capiscono il suo senso dell'umorismo, perché è consapevole che, per avere un'identità, deve ergersi oltre le regole della società, non più ai margini ma al di sopra.

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Dopo il Joker pop di Tim Burton e Jack Nicholson e l'emissario del caos creato da Heath Ledger e Christopher Nolan, non era facile tornare a rivisitare il personaggio creato da Bob Kane, l'antagonista per eccellenza, l'altra faccia di Batman e re dei criminali di Gotham City. Eppure, contro ogni aspettativa, Todd Phillips, regista della trilogia di Una notte da leoni, ha saputo dare nuova linfa a un personaggio iconico, che sembrava aver dato e detto tutto il possibile, almeno sul grande schermo. Presentato in anteprima mondiale alla 76esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, dove è in concorso e ha ottenuto otto minuti di standing ovation, Joker arriverà nelle sale italiane il 3 ottobre ed è destinato a rimanere nella memoria collettiva a lungo.

Joaquin Phoenix al ruolo della vita

Se il Batman della trilogia di Nolan è estremamente serio, in Joker il dramma è declinato in varie forme, imprevedibili e inaspettate: i riferimenti al cinema anni '70 di Martin Scorsese sono evidenti (Arthur è una sorta di Travis Bickle con il trucco da pagliaccio e non è un caso la presenza nel cast di Robert De Niro, nel ruolo di un presentatore televisivo idolatrato dal protagonista, che fa pensare immediatamente a Re per una notte), ma sono quelli al musical che stupiscono e sono una chiave vincente. Arthur per esprimere i propri stati d'animo non usa le parole, ma danza, seguendo un ritmo e una musica che solo lui sembra sentire. A metà tra Fred Astaire e Charlie Chaplin, questo Joker ballerino è spiazzante: ipnotico e terrificante allo stesso tempo.

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Per interpretare un personaggio così complesso e stratificato ci voleva l'interprete perfetto e Joaquin Phoenix non solo è straordinario nel ruolo, ma sembra nato per interpretarlo. Dimagrito in modo impressionante, stravolto in un'espressione che rende la sua faccia una maschera, l'attore ha fatto un lavoro mostruoso sul corpo, trovando almeno quattro differenti risate, muovendosi come un animale in gabbia e ballando in un modo mai visto prima al cinema, uno stile che sembra un'arte marziale ma allo stesso tempo lo fa sembrare leggero e incorporeo. Il premio Oscar per il migliore attore protagonista del 2020 è già assegnato.

Todd Phillips e la sua Gotham City mai così sporca e respingente

Visto il suo passato da regista di commedie demenziali, in molti si aspettavano una pellicola non all'altezza dei già citati Burton e Nolan e invece Phillips ha spiazzato tutti. La sua Gotham City, mai così sporca e respingente, piena di rifiuti e topi, una giungla d'asfalto in cui tutti, ricchi e poveri, sembrano mancare totalmente di empatia verso il prossimo, è un incubo a occhi aperti e, nonostante il film sia ambientato nel 1981, non potrebbe essere più attuale.

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Totalmente al servizio del suo protagonista, che usa letteralmente il film come un palcoscenico, Phillips spiazza con una serie di scene destinate a diventare iconiche, dimostrando un gusto raffinato per l'inquadratura e i dettagli e soprattutto un orecchio interessante: l'uso del suono è fondamentale, così come la colonna sonora, che mescola sapientemente brani moderni, come Howlin' for you dei The Black Keys (usata nella scena della scalinata, già cult), alla musica classica e alla partitura composta appositamente da Hildur Ingveldardóttir Guðnadóttir.

Joker siamo noi

Non può esserci Joker senza Batman, ma non sveleremo il ruolo della famiglia Wayne nel film: diciamo solo che Thomas Wayne qui somiglia più a un politico senza scrupoli che a un magnate filantropo e che Phillips non ha avuto paura di prendersi alcune libertà rispetto al canone classico. Una scelta che farà discutere per mesi gli appassionati di fumetti, ma che aggiunge fascino a una pellicola che non ha paura di sporcarsi le mani, di far scorrere sangue e sudore, al contrario dei più politicamente corretti film della Marvel.

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L'intuizione più interessante di Joker sta proprio qui: non ci troviamo di fronte a un film di supereroi dalla fotografia patinata, ma a un vero e proprio film d'autore, a un dramma che trasforma il personaggio dei fumetti in un uomo in carne e ossa, vittima della violenza della società e di un'ingiustizia sociale che causa rabbia e frustrazione. Questo Joker non è una figura enigmatica che snocciola frasi filosofiche, ma un uomo che soffre e che si sente dimenticato e invisibile, un essere umano lanciato come un proiettile verso il baratro per cui finiamo per provare empatia e che ci rimanda un riflesso inquietante di noi stessi. Tutti ci siamo sentiti almeno una volta frustrati, tutti abbiamo subito delle ingiustizie e fatto pensieri terribili: Joker siamo tutti noi.

Conclusioni

Multiplayer.it

9.0

Il Joker di Todd Phillips è una rivisitazione d'autore del personaggio dei fumetti, che mescola diversi generi, dal dramma al musical, passando per la commedia. Pieno di momenti iconici e senza paura di sporcarsi le mani e di distaccarsi dal canone dei fumetti, il film è soprattutto il palcoscenico di Joaquin Phoenix, che ha fatto un lavoro straordinario sul corpo e sulla mimica facciale. Al ruolo della vita, l'attore merita di vincere il premio Oscar.

PRO

  • Joaquin Phoenix è straordinario, da Oscar
  • Todd Phillips spiazza mescolando dramma, commedia e musical
  • La colonna sonora è perfetta

CONTRO

  • I fan dei fumetti potrebbero storcere il naso di fronte alle libertà che il regista si è preso rispetto al canone classico