Noir come la pece.
Noir, non c’è altra parola per definire l’atmosfera che si respira fin dalle prime fasi di gioco. Come nel primo capitolo le introduzioni a fumetto dominate da tinte molto scure e i temi trattati, che parlano di tradimento, dolore e violenza, riportano alla mente i classici del genere. La storia trasuda di poliziesco e pulp, e il dramma scorre attraverso le convulse parole di Max e dei protagonisti della vicenda. Questa volta Max dovrà vedersela non solo con il suo tormentato passato, sempre pronto a riaffiorare e a sconvolgere la sua fragile mente, ma con una conturbante love story degna della migliore pellicola noir. Mona Sax, sospettata per omicidio, seguirà Max da molto vicino, lasciando che il nostro cada nella sottile rete di una storia d’amore drammatica ed oscura.
Rimanendo fedele all’originale, la storia è arricchita da colpi di scena e flashback, che vi porteranno ben presto a non sapere più di chi fidarvi. Non mancano neppure i visionari viaggi nella mente ben noti a chi ha provato a cimentarsi nel primo capitolo della saga. Non più allucinato dalla Valchiria, ma tormentato da tremendi incubi Max dovrà vedersela col lato più nascosto della propria personalità e combattere con i fantasmi del passato e i suoi monumentali sensi di colpa.
Aaazione!
E’ giunto però il momento di entrare nel vivo dell’azione. Una delle doti più suggestive di questo titolo è proprio quella di non distogliere mai l’attenzione del giocatore sull’impostazione drammatica del gioco senza togliere nulla a tonnellate di azioni movimentate e sparatorie a non finire. Ogni singolo frame di MP2 vi terrà incollati alla sedia, col cuore a mille e la sensazione perenne che le vostre surrenali non possano continuare ancora per molto a produrre così tanta adrenalina.
Fin dai primi attimi di gioco tutto è stato impostato in modo da ricordarvi incessantemente quanto precaria sia la vostra sicurezza. Max Payne rimane un gioco basato sull’azione veloce, sui colpi di scena e su una tensione crescente. La storyline, frammentata e volutamente confusa propone fin dai primi istanti una vicenda che poco ha a che fare con la storia del primo capitolo, ma che si configura perfettamente nella tradizione noir.
Max si risveglia solo, in un ospedale apparentemente abbandonato, nessun medico, nessuna infermiera disposta ad aiutarlo, e soprattutto, fatto di per se ancora più allarmante, nessuna maledetta pistola nella mano destra. Barcollante ed affaticato, mediante il nostro intervento Max riesce ad allontanarsi dal letto di corsia e ad esplorare un po’ la zona. Il corridoio è spettralmente deserto e un telefono squilla in lontananza. Di tanto in tanto i comandi ci vengono tolti per dar spazio ad alcune animazioni. Max è palesemente invecchiato dall’ultima volta che l’abbiamo incontrato. Sul suo viso sono più evidenti i segni di una vita difficile e del dolore incancellabile che da anni segna l’esistenza di quest’uomo. In preda ad allucinazioni (forse indotte da qualche anestetico) e ancora barcollante Max si trascina per i corridoi fino ad imbattersi nel cadavere di un uomo della sorveglianza. Raccolta l’arma caduta al suo fianco non resta neanche il tempo di capire cosa sta accadendo. Un uomo armato fino ai denti e reso irriconoscibile da un passamontagna fa il suo ingresso nella stanza e ci minaccia. Non ci resta che freddarlo con un colpo e proseguire nel nostro cammino. Girovagando per il piano, ancora scosso dalle allucinazioni frequenti il nostro imbocca l’ascensore Giunto al piano terra Max si imbatte in Jim Bravura, un simpatico ometto baffuto, anch’esso dell’NYPD che non esita ad inveire nella nostra direzione. Da qui in poi si entra nell’incubo. A quanto pare anche questa volta il nostro Sig. Dolore si è ficcato in un bel pasticcio, dato che le ultime parole di Jim, prima di mandarci a quel paese, si riferivano ad un omicidio del quale Max sembra essere il colpevole. Una raffica di mitra, un altro uomo col passamontagna e la vita di Jim si spegne davanti ai nostri occhi. Una bombola lasciata accidentalmente in bella vista lancia una fiammata nella nostra direzione, e partendo a razzo verso l’ascensore a fianco scatena l’inferno, coinvolgendo Max in una fragorosa esplosione.
Dal di qui parte la storia vera e propria, ripercorrendo gli eventi attraverso flashback e stralci di memoria dovremo ricostruire la sequenza di eventi che ha portato Max a questo punto.
Havok. Parola d'ordine: realismo
Trovandoci di fronte ad un titolo del genere pare giusto sprecare qualche parolina in più sul motore fisico, diretto responsabile del grande grado di realismo raggiunto da Max Payne 2. Attualmente infatti non è più sufficiente equipaggiare un videogioco con un motore grafico che non tenga in grande considerazione anche l’interazione fisica degli oggetti e di conseguenza una loro reale reazione agli eventi in corso. Giusto per focalizzare il problema prendiamo l’esempio dei corpi dei personaggi in un comune FPS. Negli ultimi anni eravamo abituati a vedere giochi molto ben realizzati dal punto di vista grafico, ma che non mettevano in conto la reazione reale dei corpi abbandonati a se stessi; ad esempio era molto comune trovarsi di fronte al clipping, ovvero il fenomeno che vede oggetti e parti dei corpi letteralmente risucchiati dalla scenografia, con un effetto visivo decisamente poco gradevole. Tutto questo deriva dal fatto che gli engine dei giochi non tenevano conto della solidità dei modelli presentati, per questo non sapendo risolvere il caso di un uomo che accasciato a terra va a sbattere contro un muro il programma risolveva il problema consentendo di far scomparire il braccio all’interno del muro stesso. Max Payne 2 può contare invece su un motore fisico di ultimissima generazione chiamato Havok, capace di garantire un enorme passo in avanti in questa materia. I benefici di tale motore in un gioco del genere sono notevolissimi. Se in passato persino l’oggetto più piccolo rappresentava un ostacolo inamovibile e si poteva rimanere incastrati da una bottiglia lasciata per terra grazie ad Havok noterete dei notevoli cambiamenti. In MP2 tutti gli oggetti reagiscono realisticamente e non sarà raro vedere Max inciampare in essi o far cadere i nemici a spallate (cosa impensabile fino a qualche tempo fa). Per quanto riguarda le reazioni dei cadaveri bisognerebbe poi aprire un capitolo a parte, vi basti sapere che proprio sul potenziamento del “ragdoll”, e cioè del movimento realistico dei cadaveri che appunto si comportano come bambole di pezza, Havok ha investito tantissimo; vi consiglio un giretto sul sito ufficiale dello sviluppatore per farvene un’idea, lì troverete dei brevi filmati, davvero spettacolari, che sapranno lasciarvi senza fiato. Per concludere vale la pena ricordare che anche l'attesissimo Half Life 2 integra Havok, a voi le ovvie conclusioni.
Il pelo nell'uovo...
Ma veniamo al sodo, cosa ha da offrire di veramente nuovo questo Max Payne 2. Beh, le novità sono tante, e tutte degne di nota. Il primo Max Payne vide i natali alla fine del 2001 e riuscì a sbalordire la critica con una grafica davvero molto accurata, una storia alquanto avvincente e una novità davvero fuori dal comune. L’introduzione del Bullet Time, ispirata alle ben note scene al rallentatore di Matrix, sconvolse (in maniera assolutamente positiva) le aspettative dei giocatori. Tutto ciò trasformò Max Payne, un action game come molti altri, in un successo planetario che portò alla vendita di milioni di copie. Il motore grafico di Max Payne 2, un’evoluzione di quello già visto nel primo capitolo, probabilmente non potrà competere con quello dei blasonatissimi Doom3 e Half Life 2 ma offre uno spettacolo davvero degno di nota. Giocare a Max Payne 2 non è solo divertente, ma anche piacevole. I particolari sono stati raffinati notevolmente (a partire dalle facce dei personaggi, strepitosamente dettagliate) e appare potenziato il grado di interazione ambientale disponibile. I volti sono realizzati con cura maniacale e, cosa ancora più sbalorditiva, ma quanto mai necessaria in un gioco che ha quasi la pretesa di essere un film, il movimento delle labbra è sincronizzato col parlato. Sono numerosissimi i piccoli oggetti sparpagliati per la mappa con cui Max può interagire. A partire dalla possibilità di frugare in numerosi nascondigli, quali armadietti e cassetti, alla ricerca di munizioni ed antidolorifici, fino alla possibilità di vedere rotolare a terra intere pile di bidoni, scatoloni e rottami vari, una vero toccasana per il realismo. Ogni piccolo oggetto urtato dai personaggi o da qualche proiettile vagante reagirà in maniera totalmente naturale, e ci è parso di notare anche una certa corrispondenza fra il peso ipotetico dell’oggetto e la reazione di questo all’urto. La fisica motore inoltre è molto fedele alla realtà. Uno spettacolo, seppur macabro, è vedere come i corpi dei nemici abbattuti si accasciano a terra, o rimangono impigliati negli oggetti di scena. Tale effetto è garantito dal massiccio utilizzo del motore fisico Havok (vedi box), perfettamente integrato nel gioco, in grado di donare un realismo mai visto prima d’ora.
Il pelo nell'uovo...
La presenza abbondante di sangue potrebbe fare impallidire qualche oscuro signore della censura, ma ci da un’ulteriore opportunità di valutare accuratamente quanto potente sia questo engine; non troverete una macchia di sangue eguale all’altra. Le macchie rosse infatti si spanderanno al suolo in maniera estremamente realistica, lasciando ad esempio macabre scie sul pavimento quando un cadavere viene spostato o sbalzato dalla posizione nella quale si trovava. Le mappe sono costellate di oggetti da raccogliere, utilissimi per portare a termine la missione, e ovviamente ben nascosti. Esistono molti modi per raggiungere questi luoghi, e non si deve dare per scontato alcun oggetto apparentemente inanimato. Ad esempio un muletto abbandonato al lato di un magazzino potrebbe essere attivato per poter accedere ad un piano sopraelevato difficilmente raggiungibile senza alcun supporto. L’arsenale in dotazione al nostro eroe è dei più ricchi ed equipaggiati, troverete sul cammino armi di ogni tipo, dalla mitraglietta uzi all’amato fucile a canne mozze fino al fucile di precisione, non rimarrete certamente delusi da cotanto ben di Dio. Impossibile non spendere altre due parole sul Bullet Time 2.0. Durante il gioco troverete ovviamente essenziale ricorrere al “super potere” di Max. Per chi si avvicinasse per la prima volta al gioco va detto che sotto il nome di Bullet Time si cela il segreto che ha reso Max Payne famoso. E’ l’effetto “alla Matrix” per il quale il tempo sembra rallentare e si ha la possibilità di muoversi come al rallentatore vedendo con precisione le pallottole dei nemici e riuscendo così a colpire i nemici in modo molto accurato. Ovviamente questo comporta un notevole aumento di spettacolarità, che dona un che di magico a questo gioco. Per attivare tale proprietà è sufficiente premere il tasto secondario del mouse. A questo punto lo schermo di tinge di tinte seppia e tutto inizia a muoversi a rilento (tutto tranne il mirino del nostro Max, veloce e preciso come al solito). Mentre ci si trova in modalità BT una clessidra fa scorrere il tempo, fino a quando, esaurita, tutto tornerà a velocità naturale. La novità di questo nuovo BT 2.0 è che più colpi Max metterà a segno in questo modo e più distruttivi saranno i seguenti colpi messi a segno, come più veloce sarà la mano ed il grilletto di Max, come a dire che chi saprà sparare bene migliorerà il colpo di man in mano, una trovata a dir poco geniale.
Dice il saggio: "Meglio soli che male accompagnati..."
…è vero, ma che dire di quando si è ben accompagnati? In Max Payne 2 avrete a che fare con numerosissimi personaggi, che, man mano che la storia si evolverà si riveleranno impavidi compagni o tremendi traditori. Fatto sta che per la prima volta a Max Payne saranno affiancati dei comprimari che lo aiuteranno a superare i momenti più difficili. Si tratta di una serie di comparse e di veri e propri personaggi dalla forte caratterizzazione; in generale sono tutte vecchie conoscenze di Max Payne, criminali in cerca di vendetta e colleghi del dipartimento, ma su tutti spicca la figura della bellissima Mona Sax (ok, ok chi conosce un po’ di veneziano troverà divertente questo accostamento… beh si, è Mona di nome e di fatto!). Per quanto riguarda l’aspetto del gameplay, questi personaggi affiancheranno Max in alcune missioni fornendo il proprio contributo in materia di copertura dal fuoco nemico e attacco, sapranno per questo rivelarsi efficaci e pericolosi. Ovviamente ogni comprimario potrà cadere sotto i colpi del nemico, quindi dovreste cercare di garantire anche la loro sopravvivenza. Un consiglio è quello di far parlare i personaggi ambigui fino a quando non si manifestino molesti o pericolosi, come la vecchietta col fucile che incontrerete nel condominio di Mona, che pur sembrando minacciosa se lasciata in vita vi rivelerà il nascondiglio dove tiene preziose armi e munizioni (che simpatiche queste nonnine!). Per Mona Sax va però aperto un capitolo a parte. Impossibile non definirla femme fatale, Mona è la vera comprimaria di questa avventura. L’ambiguo rapporto fra lei ed il nostro tormentato eroe affiorerà ben presto dai ricordi frammentati del protagonista (d’altra parte la copertina del gioco è di per sé uno spoiler abbastanza evidente). Una storia d’amore tinta di nero come tutto il resto della New York vista dagli occhi del nostro Max. L’attrazione che Max prova per Mona lo porterà ad affrontare un nuovo periodo tormentato, essendo la ragazza invischiata in una fosca storia di omicidi e mafia locale. Se sia essa una innocente o una vendicatrice solitaria entrata per errore nel mirino della polizia lo scoprirete solo giocando a MP2, ma vi basti sapere che il suo ruolo di angelo custode non mancherà di stupirvi, se è vero che ad un certo punto vi sarà chiesto di vestire proprio i suoi panni per aiutare Max in un momento di seria difficoltà.
"The real life"... ovvero "Quando Max Payne torna a casa dal lavoro..."
"A film noir story", proprio così viene definito Max Payne 2 dagli stessi sviluppatori. Effettivamente la sceneggiatura di questo titolo e l'abile regia con cui è stato realizzato fanno di Max Payne un vero e proprio film da giocare. E come ogni film che si rispetti non potevano mancare gli attori. I modelli dei personaggi principali infatti sono tutti ricavati da veri e propri attori, fatto che giustifica anche la grandissima fedeltà e l'impressionante realismo dei volti. Ci sembrava giusto perciò rendere omaggio agli attori che hanno prestato il volto per la realizzazione dei personaggi di Max e Mona, anche per rendere ulteriore omaggio all'ottimo lavoro fatto dagli sviluppatori.
Fine della corsa
Siamo giunti alla conclusione di questo viaggio all’interno di uno dei titoli più attesi di fine anno, ma prima di passare ai commenti finali devo personalmente ringraziare Lorenzo Bolognesi, noto a tutti come Paco (ovvero l’autore delle mastodontiche soluzioni di questi ultimi tempi), che oltre ad avermi gentilmente prestato il computer per la realizzazione degli screenshot si è confermato validissimo critico, affiancandomi nelle fasi di gioco.
Tornando a noi non ci rimane che sottolineare che se Max Payne ha saputo stupire per la sua originalità, questo sequel non deluderà nessuno. Veterani del primo capitolo e nuovi avventori non potranno che inchinarsi alla bellezza di un titolo come questo, capace di donare tante, tantissime emozioni, e di tenere il giocatore col fiato sospeso per tutta la sua durata. L’unica cosa che potrebbe lasciare l’amaro in bocca al giocatore più avido è probabilmente la lunghezza del gioco, forse un po’ troppo ridotta, pur non trattandosi affatto di una trama sbrigativa.
La giocabilità è elevatissima, come di consueto. I comandi, semplici ed immediati, e l’interfaccia di gestione delle armi, vi permetteranno di immedesimarvi perfettamente nel ruolo di Max (e di Mona) in maniera assolutamente naturale e sciolta. Le fila della storia, condotta magistralmente dagli intermezzi a fumetti, dalle voci di doppiatori professionisti e da una sceneggiatura degna di Hollywood sono intrecciate in un magico arazzo dalle tinte violente ed intriganti. Fino alla fine non saprete se chi vi ha appena salvato la vita non lo ha fatto per poter mettere personalmente fine alla vostra esistenza. E che dire della colonna sonora? Sviluppata sui temi noti del primo capitolo donano un'atmosfera decisamente drammatica al gioco, completando questa magnifica opera, incontro fra cinema e videogioco.
Del resto ci troviamo di fronte ad un prodotto maturo, stabile e validissimo. Chi ha amato il primo Max Payne non può e non deve mancare l’appuntamento con questo nuovo episodio. Amerete e temerete questo gioco.
- Pro:
- Trama avvincente ed emozionante
- Grafica di ottimo livello
- L'integrazione del motore fisico Havok segna la svolta
- Contro:
- Storia un po' breve
- Il gameplay rimane praticamente invariato rispetto al primo capitolo
- La cravatta di Max non è alla moda (questo conta come difetto?)
Massimo dolore.
Massimo Dolore, suona proprio così il nome dell’eroe più controverso degli ultimi anni. Il poliziotto più complessato degli states è tornato ad allietarci con una nuova, intrigante avventura, che lo vedrà nuovamente in prima fila nella guerra alla malavita della grande mela. Nonostante i postumi del trauma subito in seguito alla tragica fine della sua famiglia siano ancora molto evidenti sul viso perennemente corrugato di Payne, il detective è alle prese con un nuovo caso. Ma qualcosa è radicalmente cambiato, ed il corso degli eventi ha portato Max a distaccarsi dal personaggio in cerca di vendetta che tutti noi avevamo imparato a temere ed amare nel primo capitolo. Chi ha giocato al primo Max Payne ricorderà l’amaro epilogo della vicenda. L’uomo, al tempo personaggio di punta della DEA, la sezione antidroga della polizia, era finito in manette dopo aver tentato di vendicare la tragica fine della sua famiglia. La moglie e la figlia, infatti, furono brutalmente assassinate da dei comuni malviventi in preda alle allucinazioni provocate dalla potente droga nota come Valchiria. Vedendosi perduto e non credendo nella forza di una giustizia corrotta il nostro eroe decise così di ingaggiare una lotta sanguinaria e furibonda contro i boss della droga che avevano provocato tutto questo. Portata a termine la vendetta Max finì in manette, dopo aver sperimentato sulla propria pelle la manifestazione del lato più oscuro della propria personalità (da incubo i livelli che lo vedono in preda egli stesso agli effetti devastanti della valchiria). Scontata la pena e cacciato dalla DEA Max è tornato alla sua vecchia vita, ed ora veste i panni di detective presso gli uffici della NYPD.