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Megarace 3

Dopo aver parlato qualche giorno fa di New York Race , oggi è la volta del terzo capitolo di una saga che ha fatto della velocità dei suoi protagonisti, veicoli futuristici armati di tutto punto, la carta vincente di un concept di gioco divertente ed appassionante. La domanda è se Megarace 3 può essere il vero antagonista di Wipeout, o se è destinato a rimanere in seconda posizione? Facciamocelo raccontare da Matteo Caccialanza...

RECENSIONE di Matteo Caccialanza   —   17/01/2002
Megarace 3

Nanotech Disaster

Mi sono subito chiesto il perché di questo bizzarro ma efficace sottotitolo dall’aria tanto aggressiva. In effetti su due piedi nulla lasciava intendere che le folli corse che mi attendevano una volta installato il gioco si sarebbero svolte in percorsi nell’ordine di grandezza dei nanometri (1 nanometro = 1 milionesimo di metro).
Questa trovata originale ha consentito ai ragazzi della RenderWare di partorire una ventina di tracciati assolutamente fuori di testa, che vanno dall’interno di un supercomputer a quello di un acceleratore di particelle, per poi passare a piste dall’ambientazione più “biologica”, come lo slalom fra le cellule cerebrali o uno fra le uova di un alveare infestato da insettacci.
In un contesto così eccentrico, gli Enforcer che dovremo guidare non sono da meno, trattandosi di veicoli volanti dalle strane fogge a metà fra l’ipertecnologico e l’organico, alcuni che strizzano l’occhio a quelli di Wipeout, altri sono più simili a dei piccoli aerei, altri ancora che ricordano bizzarri insetti luminescenti.

Megarace 3

Il freno, questo sconosciuto

Il modello fisico di Megarace3 è la quintessenza della guida arcade: sterzo,freno e acceleratore saranno le vostre uniche preoccupazioni mentre cercherete di mantenere gli Enforcer incollati alla strada, cosa tutt’altro che facile dati i tracciati iperbolici che vi troverete a percorrere.
Preparatevi quindi a lunghissimi salti, traiettorie impossibili ed acrobazie ad altissima velocità in grado di farvi perdere l’orientamento in men che non si dica.
Fra i bonus che è possibile raccogliere lungo i percorsi annoveriamo mine, barriere respingenti, cortine di fumo e un subdolo missile in grado di bloccare lo sterzo del bersaglio per diverse secondi.
Inoltre sono presenti due diversi tipi di pack energetici, il primo, curativo, non necessita di ulteriori delucidazioni, mentre il secondo, che funge quale ricarica per i Moduli, ci porta a parlare della peculiare capacità degli Enforcer di montare degli speciali moduli di Attacco, Difesa e Velocità.
In qualsiasi momento nel corso della gara è possibile attivare tramite la pressione di un tasto uno dei tre moduli, e metterlo in funzione non appena sia stata raccolta sufficiente energia lungo il percorso. Come è ovvio, il Modulo di Attacco permette di fare fuoco sugli avversari e metterli fuori combattimento, mentre quello di difesa attiva una barriera indistruttibile in grado di parare i colpi dell’avversario e ad evitare i danni da impatto contro gli elementi del percorso.
Il modulo più utile resta comunque quello di velocità, che funzionando più o meno come un turbo, consente anche al più goffo degli Enforcer di raggiungere per qualche istante velocità eccezionali (beh sempre nell’ordine dei nanometri all’ora...).
Il gioco prevede tre modalità principali, più un’opzione “Pratica” che permette di familiarizzare con il modello di guida e con l’uso dei Moduli. Esse sono la sempreverde modalità “Arcade” in cui bisogna banalmente tagliare il traguardo almeno in terza posizione per poi passare al tracciato successivo. Segue la più completa modalità Carriera, in cui, fra le altre cose, è possibile personalizzare il proprio Enforcer, scegliendo quali moduli montare prima di ogni gara.
L’ultima modalità, detta”Catastrofe”, è senza dubbio la più originale, nonché la mia preferita. Si tratta in sostanza di una serie di corse contro il tempo attraverso tracciati dinamici, se possibile, ancora più assurdi, nei quali si richiede di portare a compimento delle missioni, che vanno dalla semplice sopravvivenza, all’uccisione dell’ape regina di un alveare, o all’inseguimento e alla distruzione di un virus informatico che minaccia di causare la fusione del nocciolo di un reattore nucleare.

Megarace 3

Grafica e sonoro: si poteva fare di più?

Non è facile formulare un giudizio complessivo della grafica di megarace3; gli Enforcer sono tutti modellati con cura e per quanto non siano ricchi di dettagli, possiedono una linea originale e gradevole. I tracciati al contrario, sono di qualità altalenante: sebbene quasi tutti siano ben giocabili, la maggior parte di essi lascia perplessi per le geometrie elementari e il generalmente scarso numero di poligoni, che se da un lato assicura una buona fluidità anche su macchine poco potenti, dall’altro concede un impatto visivo assolutamente non soddisfacente.
Intendiamoci, l’originalità delle ambientazioni concede a tratti degli scorci di paesaggio di rara bellezza, come ad esempio immense distese di neuroni, o altissime arcate composte da cellule pulsanti di luci psichedeliche, ma in alcuni casi (piuttosto spesso per la verità) ci si ritrova a percorrere lunghissime rampe quasi bidimensionali, prive di ogni spessore, sospese nel vuoto più totale, con la texture di background quale unica decorazione…
Parlando di sonoro, non c’è da star molto più allegri, nonostante gli effetti sonori di qualità accettabile (stendiamo un velo pietoso sul turpe commento di Lance Boyle, la cui presenza nei filmati rappresenta la più pesante caduta di stile di questo gioco), ma le musiche sono ripetitive, ben poco originali e, in una parola, deludenti.

Megarace 3

Tirando le somme…

Megarace3 è un titolo godibile e tutto sommato e originale, con diverse intuizioni che avrebbero potuto renderlo un best-seller del genere, ma penalizzato da una realizzazione tecnica altalenante, da una calibrazione della difficoltà palesamente approssimativa (estremamente impegnative le prime piste, di una semplicità disarmante molte di quelle avanzate) e da un’intelligenza artificiale facilmente prevedibile.
Se vi piace il genere e siete alla ricerca di un titolo “leggero” su cui passare un po’ del vostro tempo libero, potreste anche soprassedere sulle imperizie tecniche e ad apprezzare le buone qualità di questo gioco, ma difficilmente potrete evitare di pensare a ciò che avrebbe potuto essere e che invece non è stato.
Un vero peccato.

Megarace 3

Uno dei lavori più indimenticabili dell’ormai defunta Psygnosis fu senza dubbio Wipeout, un titolo dinamico, adrenalinico e dal look hi-tech, che assieme al suo bellissimo seguito sbancarono letteralmente su Playstation, Saturn e PC, portando a una nuova dimensione il concetto di racing game futuristico.
Impossibile contare le ore trascorse a ondeggiare su e giù con la testa, seguendo per riflesso condizionato ogni sobbalzo di quelle velocissime navicelle fluttuanti. In Wipeout il coinvolgimento era totale.
Inutile dire che un successo di questo genere generò un filone seguitissimo, e negli anni non sono mai mancati giochi di corse ad ambientazione futuristica, nei quali ad una guida frenetica (con o senza ruote) si aggiungeva una generosa dose di violenza più o meno gratuita, dal momento che i concorrenti disponevano di armi di diverso tipo (in genere raccoglibili lungo la pista), con le quali ostacolare gli avversari in una sana e scorretta competizione.
Ebbene Megarace3, terzo capitolo di una serie di vecchia data ma tutt’altro che eccezionale, si inserisce proprio nel fecondo filone dei games wipeout-style o, come recita orgoglioso il retro della scatola, in quello dei giochi “guida e spara”. Sic.