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moon: la recensione per Nintendo Switch

Dopo 23 anni, moon arriva su Nintendo Switch localizzato in inglese: ecco la nostra recensione di un titolo molto peculiare.

RECENSIONE di Marco Perri   —   04/09/2020

Il protagonista della nostra recensione di moon teoricamente si chiamerebbe Moon: Remix RPG, che detto così sembra un titolo Square-Enix ma invece no, è un titolo Love-de-Lic. In realtà è un mondo concettuale talmente distante dai dettami classici del JRPG che anche solo accostarlo alla Square di oggi sarebbe un sacrilegio, però fa ridere che chi lo ha creato sia proprio un ex-dipendente Squaresoft. Kenichi Nishi ha fondato lo studio nel 1995, poi sono arrivati altri personaggi molto peculiari che avevano messo mano nello sviluppo di Chrono Trigger e Super Mario RPG; un team di 9 professionisti che per due anni lavorò a un JRPG atipico - completamente destrutturato nella sua eredità ma assolutamente coerente nella sua essenza - che nel 1997 non sfidò nessuno, nonostante era l'anno di un certo Final Fantasy VII. Uscì solo in Giappone, divenne un titolo di nicchia e poi di culto, fu raccontato da pochi e giocato da ancora meno, ma apprezzato da tutti coloro che avevano la voglia di andare oltre una narrazione e un gameplay che dire eclettici è dire poco. Potremmo definirlo un piccolo Mother per stile e destino, un'opera capace di strizzare l'occhio in un modo delicato e forse unico, sicuramente profondo.

Citazioni e antieroi

Incredibile a dirsi, dopo 23 anni il titolo è stato finalmente localizzato per una nuova, scintillante release su Switch: un lavoro capace di dimostrare quanto Moon fosse avanti per scrittura, ambientazione e atipicità della struttura ruolistica. Moon: Remix RPG è un'enorme parodia del genere JRPG ma condita di dolcezza e infiniti stimoli citazionistici che fanno sorridere e pensare, senza pesare, a ciò che questo genere dei sogni ha rappresentato fino a oggi nell'immaginario di tutti. Il titolo ci mette inizialmente nei panni di un ragazzino che si intrattiene con una console immaginaria e un gioco di ruolo in cui un cavaliere, l'eroe, deve sconfiggere un drago. Un prologo veloce: l'eroe è imbattibile e tutto l'impianto ricorda perfettamente un classico Dragon Quest dell'era 16-bit. Si torna nella realtà, il ragazzino va a dormire, ma nel sonno viene fatto piombare proprio nel mondo che aveva appena salvato, uccidendo senza pietà nemici e mostri nella sua eroica quest. È questa la faccia del genere JRPG che Love-de-Lic vuole ironicamente far vivere: è giusto farsi largo tra combattimenti e accumulo di esperienza sconfiggendo nemici spesso innocenti? O è forse più giusto farsi strada con l'amore, elemento cardine del mondo di Moon? Si parte così, con un non protagonista fatto addirittura di soli vestiti, in quella che è una costante passeggiata in un mondo surreale, delineata temporalmente da un counter che rappresenta l'amore del nostro alter-ego, ripristinato solo andando a dormire. Altrimenti? Game over secco.

Moon 3

Amore per tutti

L'opera di Nishi e amici è la quintessenza dell'ironia, ma sempre accompagnata da una scrittura eccellente e un impianto ludico per pochi, pochissimi intimi che riescono a capire i flussi di gioco. Il software non spiega quasi nulla e starà a noi capire dove andare, come funziona l'elemento temporale, cosa cambia allo scorrere del tempo, come si salva e, fondamentalmente, come si avanza nella storia. La creazione di Love-de-Lic, non a caso, punta tutto sull'amore, elemento cardine del titolo, vero fulcro ludico, che rappresenta insieme esperienza e resistenza, arma e obiettivo, concetto e sostanza della parodia di un genere, ma anche della vita stessa. Perché in Moon, mentre il tipico eroe va in giro a uccidere mostri, il nostro obiettivo è recuperare le anime di quei mostri e riportarle a casa, donando amore in giro per il mondo, crescendo di livello (di amore) e imparando le routine dei PNG per aiutarli, comprenderli e rincuorarli. L'essenza di Moon sta nel respirare, calmarsi, prendersi il tempo necessario e studiare le routine, i dialoghi, i movimenti dei personaggi, tornare a dormire e ricominciare, immersi in un luogo onirico, surreale, le cui evoluzioni sono da scoprire passo dopo passo in quella che è una quest che per lo più dorme sotto traccia.

Gusto retro

L'opera Love-de-Lic non è cambiata: rimane il formato 4/3, la possibilità di personalizzare il vostro accompagnamento musicale, dialoghi a forma di sillabe sconnesse e un menù naturalmente non troppo versatile. È anche da questi piccoli dettagli che Moon dimostra la sua resistenza al modello tradizionale: non c'è ricerca di stile, di interfaccia, non spiega le fondamenta ludiche, si racconta attraverso i gesti e piccolissime scene di intermezzo, non c'è un vero e proprio cattivo perché i buoni e i cattivi sono spesso invertiti, in modo buffo ma non goffo.

Moon 5

Anche dopo 23 anni, Moon rimane un lavoro elegante e bilanciato, a patto di apprezzare il piccolo muro di ingresso e fare propria una ricerca della routine che sarà poi ripresa da molti titoli: per certi versi, Moon è un antesignano, un pioniere delle idee che da una nicchia lontana suggerisce umilmente al mercato trovate e consigli, rimanendo ironico e leggero in superficie ma affondando, ora dopo ora, sempre più la presa sul giocatore. Quante volte avrete passato ore a sterminare centinaia se non migliaia di nemici? Vi siete mai chiesti il senso o il perché fossero lì? Seppur con scaltra delicatezza, Nishi si stacca dalla sua "banale" eredità fatta di luoghi di gameplay comuni e assodati per accompagnare il giocatore in un territorio inesplorato e di difficile comprensione iniziale, in cui salvare i nemici uccisi dal cosiddetto eroe di chiara ispirazione Enix e risolvere i problemi di personaggi surreali per stile e personalità. Un prodotto sicuramente non perfetto, ma unico.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.0
Lettori (6)
7.8
Il tuo voto

Probabilmente, moon fu un prodotto troppo avanti per l'epoca in cui si affacciò sul mercato ma, allo stesso modo, inadatto a un contesto così maldestramente consumistico come quello odierno. Quanti di voi avranno la voglia e il coraggio di andare completamente in controtendenza ludica, sposare dettami di gameplay lenti e talvolta ripetitivi, entrare in un mondo così spiccatamente surreale e indagarne l'essenza in un circolo di intrattenimento speculare rispetto al genere al quale fa pernacchie? Ce ne rendiamo conto, eppure il consiglio di acquistarlo non solo rimane, ma si fortifica guardando l'universo di banalità di cui questo settore, spesso, oggi, ci costringe a nutrirci. Moon è un titolo di 23 anni fa non convenzionale, apparentemente spensierato e poco stratificato che però costringe a leggere, studiare, pensare, pertanto è un titolo per pochi. Ma è, nel suo piccolo, una gemma di stile incredibile, che guarda da lontano i mastodonti videoludici che vivono di luce riflessa e se la ride da distante, conscio della propria umile sincerità. Consigliato a chi ha ancora voglia di guidare la propria passione verso l'anti-conformismo di qualità.

PRO

  • Stile, atmosfera, colonna sonora
  • Un flusso atipico ma unico, bilanciato
  • Finalmente in inglese

CONTRO

  • Per pochissimi
  • Gameplay fuori da ogni schema
  • Interfaccia cruda come nell'originale