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RAD, la recensione del roguelike anni '80

Nel suo nuovo gioco Double Fine si cimenta con un genere tipicamente indie: la nostra recensione di RAD

RECENSIONE di Luca Olivato   —   17/08/2019

Non tutti i titoli di Double Fine finiscono sotto i riflettori, ed è un peccato perché la software house di Tim Schafer (il geniaccio a cui dobbiamo mille capolavori Lucas, per i pochi che non lo sapessero) ha saputo esplorare generi completamente diversi tra loro, come il platform Psychonauts (di cui è previsto un imminente seguito), l'action Brutal Legend, il tower defense Iron Brigade e lo strategico a turni Massive Chalice, tirando fuori sempre prodotti di elevata caratura. Con RAD lo sviluppatore yankee decide di percorre la strada del "roguelike". Si tratta di quel tipo di giochi caratterizzati, fondamentalmente, dalla morte permanente del protagonista e da mappe generate casualmente. La definizione prevederebbe anche la presenza di turni, ma nel nostro caso l'azione si svolge in tempo reale, trattandosi di un hack & slash isometrico dai ritmi elevati. Due le modalità di gioco: quella "competitiva", in cui il punteggio viene pubblicato in una classifica online, e la tradizionale. Ci sono dieci personaggi selezionabili (anche se alcuni inizialmente bloccati) che differiscono esclusivamente per l'estetica, in quanto tutti accomunati da un'unica arma di partenza: si tratta di una mazza da baseball "oveclockata" che ritorna al campo base dopo ogni morte del protagonista, in modo da poter essere impugnata dai nuovi candidati a salvare il mondo. Ecco servita la trama (ma davvero volete saperla?) in due righe: ad un certo punto degli anni Ottanta c'è stato un olocausto nucleare e i superstiti sono riusciti ad organizzarsi adottando dei purificatori; a distanza di secoli qualcosa è andato nuovamente storto e il pianeta è tornato RADioattivo. Tocca a un teenager rimettere in moto i macchinari che permettono la sopravvivenza del genere umano eliminando le malefiche creature che ne stanno a guardia. I mostri potranno pur essere sconfitti, ma non le radiazioni: il prolungato contatto con le sostanze tossiche modifica il protagonista, aggiungendo appendici che lo rendono più forte, agile o resistente. Il tagliente humour, marchio di fabbrica di Double Fine, è ben presente anche in questa produzione e non si limita alle piacevoli espressioni degli NPC, ma è infuso nell'essenza stessa di RAD, tanto che uno dei momenti che si aspetta con maggior trepidazione è quello, concettualmente drammatico, in cui il ragazzino diventa un uomo/mostro.

In cosa mi trasformo oggi?

Il campo base, da cui si parte ogni volta, è un hub in cui si può tornare per depositare il bottino raccolto (sotto forma di musicassette e floppy disk da 5'25) con cui comprare potenziamenti da usare una tantum. Si tratta dei soli elementi che si possono recuperare da una partita precedente, mentre tutto il resto, una volta morti, si azzera. La struttura tipica della mappa prevede l'attivazione di due o tre torri luminose che aprono un bunker centrale al cui interno si trova un boss da far fuori. Spesso e volentieri ci sarà da scendere all'interno di qualche dungeon per raggiungere dei punti altrimenti inaccessibili; all'interno del labirinto non si trova però solo la strada "giusta", ma anche una serie di altre stanze con miniboss praticamente fondamentali per fare grinding. Il personaggio, dotato inizialmente della sola mazza da baseball, acquisisce esperienza eliminando i mostri; ad ogni aumento di livello corrisponde una mutazione genetica che fornisce abilità di volta in volta diverse. Può capitare quindi di sviluppare un super-cervello e di essere in grado di "sputare" globi energetici, o di trasformare il tronco del corpo con degli aculei velenosi, oppure ancora di trovare delle scarpe "rimbalzanti" o dei companion che forniscono una mano con i nemici. Non c'è uno schema prestabilito e ad ogni nuova partita si scoprono attacchi diversi che comportano di conseguenza anche delle tecniche di combattimento differenti. Oltre che con l'esperienza, l'arsenale può essere migliorato visitando dei templi, o acquistando oggetti da strampalati mercanti posti nei punti strategici. Pensare di arrivare subito a menare le mani non è comunque l'approccio giusto per godersi il titolo di Double Fine. Ogni livello è ricolmo di oggetti da distruggere al cui interno si possono celare utilissimi potenziamenti o monete, quindi merita di essere analizzato con un'attenzione che in un primo momento non sembrerebbe necessaria.

Rad 2

Supermercati vuoti

RAD è un gioco difficile, spesso in bilico tra sfida e frustrazione. L'esplorazione (caldamente consigliato l'uso di un joypad) nasconde, di suo, insidie ad ogni angolo. Mettete i piedi in una pozzanghera radioattiva? Pedete della vita. Un nemico, morendo, esplode e vi incendia? Perdete della vita. Sbagliate un salto e finite giù da un burrone? Perdete moltissima vita. Senza parlare poi della pericolosità dei mostri, in particolare dei boss finali, sempre più veloci e con una barra dello scudo che si allunga mappa dopo mappa. Certo, la salute si può ripristinare con bibite e bisteccone, peccato che il loot sia piuttosto avaro, con il risultato che anche il duello all'apparenza più banale può trasformarsi, in ottica, in una condanna a morte. Il fatto poi che non ci sia la possibilità di personalizzare la difficoltà non aiuta. Il combat system è frenetico e immediato, ma con quel pizzico di tattica che lo rende, come direbbero i colleghi d'oltreoceano, addictive. Oltre all'attacco primario (con la mazza), ci sono i due secondari determinati dalle mutazioni genetiche, oltre a una serie di bonus passivi. Manca la parata, la cui assenza è compensata dalla capriola evasiva e dai salti. C'è soprattutto la necessità di adattare costantemente lo stile a seconda degli upgrade sbloccati visto che, come sottolineato precedentemente, sono assolutamente casuali.

Rad 1

I migliori anni

Lo stile di RAD è una via di mezzo tra Bastion, Day Of The Tentacle e Far Cry: Blood Dragon. Double Fine strizza l'occhio agli anni Ottanta, ma sembra farlo più con il design dei menù e dei personaggi che con la caratterizzazione delle mappe, le cui ambientazioni ci hanno ricordato quelle di Borderlands. La varietà è buona pur con i limiti che la struttura procedurale si porta appresso, che finisce col rendere la morfologia dei livelli concettualmente standardizzata. Abbiamo trovato molto azzeccato il cel shading e lo stile cartoonesco dei personaggi, il cui cast sembra essere stato preso da quello dei Goonies. Non mancano altri omaggi al periodo dei paninari: troveremo così cabinati, televisori a tubo catodico, walkman e tutto l'armamentario tecnologico in grado di strappare la lacrimuccia di nostalgia a chi veleggia attorno ai quaranta. La visuale isometrica è probabilmente quella più adatta a questo tipo di gioco, anche se in alcune inqudature si corre il rischio di perdere l'orientamento. La colonna sonora da sala giochi è la classica ciliegina sulla torta di un titolo che è stato realizzato da chi se ne intende davvero di videogame. Peccato però che non sia presente nessuna modalità multiplayer che, data la natura di RAD, sarebbe calzata a pennello. Tra le magagne tecniche segnaliamo la lentezza nei caricamenti lamentata da alcuni utenti console, mentre il nostro PC di riferimento non ha avuto alcun problema ad una risoluzione 2K.

Rad 7

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 10 Pro 64bit
  • Processore: AMD Ryzen 7 2700X
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 2080

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 7 SP1 or Windows 10 (64-bit)
  • Processore: Intel Core i5-2400, 3.10 GHz / AMD FX-8350, 4.00 GHz
  • Memoria: 4 GB di RAM
  • Scheda video: Nvidia GeForce GTX 780, 3 GB / AMD Radeon RX 470, 4 GB
  • DirectX: Versione 11
  • Memoria: 6 GB di spazio disponibile
  • Scheda audio: DirectX compatible soundcard or onboard chipset

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo: Windows 10 (64-bit)
  • Processore: Intel Core i5-4570, 3.20 GHz / AMD Ryzen 5 1400, 3.20 GHz
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Scheda video: Nvidia GeForce GTX 980, 4 GB / AMD Radeon RX Vega 64, 8 GB
  • DirectX: Versione 11
  • Memoria: 6 GB di spazio disponibile

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store, Sito Ufficiale
Prezzo 19,99 €
Multiplayer.it
7.2
Lettori (19)
7.5
Il tuo voto

Il genere roguelike difficilmente lascia indifferenti: o si ama o si odia. In questo senso RAD non fa nulla per mietere nuovi proseliti tra chi non sopporta l'idea di perdere i progressi ad ogni passo falso. In compenso però tutto quello che fa lo fa con lo stile di Double Fine, sinonimo di maestria, a partire da grafica e sonoro per finire con le innumerevoli mutazioni che rendono ogni partita sempre diversa

PRO

  • Numerose mutazioni lo rendono giocabile per ore
  • Grafica gradevole
  • Comabt system raffinato

CONTRO

  • Nessun multiplayer
  • Difficoltà non modificabile
  • Qualche imperfezione nella telecamera