Che conosciate i capitoli precedenti o non li abbiate mai sentiti nominare, la recensione di Reigns Beyond può risultare comunque particolarmente interessante: nel primo caso perché probabilmente avrete voglia di un'altra dose di follia a base di carte, scelte, umorismo e tensione in stile roguelike, nel secondo baso perché vi apprestate a scoprire una delle esperienze videoludiche più strane che si possano trovare su Apple Arcade e non solo. Il gioco è un nuovo capitolo della serie partita con Reigns e proseguita con Reigns: Her Majesty e successivi spin-off, riprendendo in pieno la struttura ormai consolidata dai capitoli precedenti ma spostando ambientazione, personaggi e storia in un ambito completamente diverso, dalla rielaborazione medievale alla fantascienza più folle e umoristica. D'altra parte, la strana struttura può adattarsi praticamente a qualsiasi sceneggiatura, purché si mantenga incentrata su scelte in gran parte binarie e interazioni con personaggi variopinti, ma in questo caso sembra che Devolver Digital abbia veramente dato fondo alla propria creatività per mettere in scena un teatro dell'assurdo che ricorda da vicino la fantascienza della Guida Galattica per Autostoppisti.
Invece di interpretare un re, in questo caso siamo un capitano di nave spaziale che è però anche una rockstar improvvisata, e questo rappresenta già un altro importante elemento di distinzione per la struttura di gioco: oltre alla parte narrativa che nasconde anche elementi gestionali nello stile classico della serie, Reigns Beyond introduce anche una meccanica di gioco musicale che lo trasforma in una sorta di rhythm game. La cosa può confondere e in effetti è probabilmente l'effetto ricercato anche dagli sviluppatori, ma cerchiamo di spiegare per sommi capi questa strana storia. Il primo personaggio con cui abbiamo a che fare è lo stizzoso computer di bordo della Sandman, la misteriosa e avanzatissima nave spaziale in cui ci risvegliamo, a quanto pare come unico membro in vita dell'equipaggio e quindi automaticamente nel ruolo del capitano, salvo rendersi conto di stare precipitando rovinosamente. Schiantati al suolo, ci ritroviamo a reclutare una ciurma di astronauti che sono anche i membri di una rock band, della quale entriamo a far parte dopo aver dato prova delle nostre capacità di chitarrista in un assolo improvvisato (nonché per il fatto che, schiantandoci con la nave, abbiamo anche schiacciato l'ex-chitarrista originale del gruppo).
Da qui in poi parte la nostra avventura nello spazio, con la possibilità di impostare via via la rotta attraverso vari percorsi da scegliere in base alle vaghe informazioni sulla mappa, tra quelli più o meno pericolosi o promettenti in termini di minacce e possibili guadagni, incontrando nuovi personaggi, facendo continue scelte e occasionalmente esibendoci in concerti.
Tra stelle e rock
L'elemento caratterizzante del gameplay è l'interfaccia del gioco: si procede principalmente per schermate statiche, sfogliando un mazzo di carte che rappresentano i vari personaggi con cui possiamo interagire. Con uno swipe a destra o a sinistra si sceglie la risposta da dare, che determina anche l'azione da effettuare e ha dunque un effetto sul prosieguo della storia. Queste scelte binarie possono portare a conseguenze diverse e influiscono sui quattro parametri che devono essere tenuti costantemente d'occhio e dai quali dipende il nostro destino: energia, ossigeno, equipaggio e nave spaziale. Può sembrare una forzatura, ma le semplici scelte lasciate al giocatore, che spesso si limitano a un "sì" o "no" alle domande dei personaggi, vanno a influenzare in maniera diversa questi quattro parametri e alla fine possono fare la differenza tra la gloria nell'universo musicale interstellare o una fine prematura nello spazio. Con la possibilità poi di ripartire come nella classica meccanica dei roguelike, con il risultato delle partite che si misura, in questo caso, dagli anni luce percorsi da uno stesso capitano.
Dopo aver impostato la rotta possiamo dedicarci all'equipaggio o alla nave, interagendo con i membri della band e assecondando le loro (spesso folli) richieste, che il più delle volte portano a festini un po' troppo esagitati o al consumo eccessivo di ossigeno per il proprio sollazzo, oppure mantenendo un controllo più serrato sulle loro azioni in modo da gestire meglio le risorse ma perdendo anche un po' di carisma e attrattiva tra i compagni di avventura e anche come influencer spaziale, visto che anche qui è importante avere una certa quantità di follower su "Stargram".
Oltre a questioni spicciole come la sopravvivenza nello spazio, altri elementi si innestano nell'avventura a rendere più ricca e profonda l'esperienza: facendo le scelte giuste e dosando bene le azioni tra intraprendenza e prudenza al momento giusto è possibile innescare eventi speciali e trovare chitarre rare da aggiungere alla collezione, inoltre all'interno della storia apparentemente tutta impostata sulla musica e i viaggi spaziali si innesta anche la sotto-traccia narrativa sulle misteriose origini della Sandman e sullo strano comportamento che il computer di bordo tende spesso a manifestare, con un racconto anche complesso ed estremamente vivace ma tutto costruito su botte e risposte da dare semplicemente sfogliando le carte da una parte o dall'altra, il tutto peraltro perfettamente tradotto in italiano.
In tutto questo si incastrano anche le sezioni in stile rhythm game: quando ci troviamo a dover eseguire delle performance musicali, il gioco si trasforma in qualcosa di simile a Sayonara Wild Hearts o Thumper come struttura, anche se molto semplificata. Ci si limita a dover spostare una chitarra lungo un percorso preimpostato cercando di toccare tutti i cuori che compaiono sullo schermo, seguendo un po' il ritmo della musica che accompagna l'azione. Si tratta di un diversivo divertente sulle prime ma fin troppo elementare e poco strutturato per rappresentare un arricchimento effettivo del gameplay.
Conclusioni
La cosa più impressionante di Reigns Beyond è la sua capacità di raccontare una storia lunga, complessa e sfaccettata attraverso una semplice successione di carte, incastrando fra loro argomenti e situazioni anche fortemente disparati ma riuscendo comunque a mettere insieme una narrazione ricca e coinvolgente, nonché estremamente esilarante. L'assurdità generale è ben supportata dalla costruzione di un universo in cui tutto sembra plausibile, nel suo misto tra parodia della società attuale, rock & roll anni 70, fantascienza pura e racconto surreale che ricorda parecchio, sotto diversi aspetti, lo stile di Douglas Adams, cosa che non può che fare piacere. Resta ovviamente una grossa limitatezza di fondo per quanto riguarda il gameplay, sia nella meccanica classica di Reigns che nelle nuove aggiunte in stile rhythm game, ma come "semplice" racconto interattivo siamo di fronte a un altro successo per Devolver.
PRO
- Ambientazione follemente eclettica ma ben costruita
- La narrazione per carte è coinvolgente
- Le scelte possono portare a risultati molto differenti
CONTRO
- Il gameplay è ovviamente molto ridotto
- Le parti rhythm game sono appena abbozzate