Puzzle platform e catarsi emotiva sembrano funzionare molto bene assieme: sarà il modo in cui legano un gameplay fatto di salti, corse, arrampicate e intuizioni per risolvere gli enigmi agli echi della psicologia umana, accattivando i giocatori con meccaniche semplici ma i cui scopi non sono mai chiari fino alla fine della partita. Fatto sta che da Limbo a Thomas Was Alone, passando per Braid e il suo senso di colpa fino ai traumi di Contrast e alla depressione di Another Perspective, giusto per citarne alcuni, il connubio tra le due parti si è sempre rivelato molto efficace. Qui va ad inserirsi con incredibile scioltezza Shady Part of Me, come potete immaginare un puzzle platform sviluppato dallo studio indipendente Douze Dixièmes, che dà vita a un mondo in bilico tra sogno e realtà, nato dai dubbi, dalle esperienze passate e dalle speranze di una bambina in cerca di libertà. La stessa che, assieme alla sua ombra dotata di volontà propria come in un novello Peter Pan, controlleremo per tutta la durata del gioco. Scoprite questa piccola gemma nascosta nella nostra recensione di Shady Part of Me.
Storia e gameplay
Shady Part of Me si muove attraverso schemi consolidati negli anni: i giocatori assumono il ruolo di una misteriosa ragazzina in fuga da quello che sembra essere un manicomio, seguita dalla sua ombra come un'amica immaginaria o (in questo caso) una manifestazione psicologica, un altro io alla quale si affida per tutto il corso del gioco ma che a sua volta ha bisogno di lei per riuscire a proseguire - intrappolata com'è nelle zone di luce tra due estremi d'ombra. In tal senso è molto curioso il dualismo tra le parti: la bambina in carne e ossa rifugge la luce e può procedere solo nelle zone buie, mentre l'ombra ha bisogno della luce per esistere. Nel loro percorso verso la libertà, entrambe impareranno ad affidarsi l'una all'altra, sviluppando una curiosa amicizia (che alla fine è il riflesso della conciliazione tra due parti di sé) e riferendosi, durante i loro dialoghi, al progresso terapeutico e alla tenacia come strumenti per risolvere l'insicurezza e forse anche un trauma non meglio specificato. A frapporsi tra loro, oltre gli ostacoli che fisicamente impediscono la progressione, è la voce di uno psicologo che farà più volte tentennare il loro rapporto ma sembra anche una spinta ad abbattere i muri dietro cui si rifugiano.
È sempre affascinante notare come nei puzzle platform sviluppati con questo preciso scopo, ossia raccontare le emozioni della mente umana con tutti i suoi lati positivi e negativi, gameplay e storia, o ancora meglio narrazione psicologica, combacino con estrema eleganza. Il tentativo di mettere assieme i pezzi di questo racconto, di far quadrare le informazioni in possesso cercando di andare a fondo nel processo conoscitivo del personaggio (per estensione il nostro, assumendone noi il controllo) si riflette nel gameplay, che con i suoi rompicapi si fa metafora del suo lungo percorso di accettazione - di sé e/o della realtà circostante. Pensiamo solo a Madeline in Celeste e le difficoltà in gioco come espressione dell'arduo percorso che sta vivendo nella sua testa; Shady Part of Me fa esattamente questo, raccontando grazie a una sceneggiatura bellissima e raffinata, unita a una serie di situazioni e puzzle che riflettono il suo tormento interiore, il percorso della bambina senza nome. Lei, che attorno alle sue paure ha costruito un intero mondo dietro il quale trincerarsi, senza pericoli ad eccezione della luce che fa le veci della realtà da cui cerca rifugio, sarà costretta a scendere a patti con il mondo esterno e qualsiasi cosa possa pensare di lei, affrontando pregiudizi e difficoltà del caso grazie all'altra sé, più forte, più coraggiosa ma non per questo meno fragile.
C'è un'estetica davvero accattivante in Shady Part of Me, pronta a sbocciare ogni volta che il gioco entra in movimento: ciascuna delle tante sezioni a comporre il gioco, definita come "sessione" e sottolineando dunque ancora di più la natura psicologica dell'esperienza, è caratterizzata da ombreggiature tratteggiate e architetture dettagliate che messe assieme rendono il mondo interiore della bambina una splendida graphic novel acquarellata. A valorizzare l'atmosfera è una colonna sonora a sua volta eccezionale, una sorta di lunatico dark jazz punteggiato da occasionali voci femminili che concorre a rendere il gioco ancora più immersivo, soprattutto quando ci si rende conto che ogni traccia è riferita a una specifica area e va lentamente in crescendo, così che la sezione successiva risulti più piena ed emozionante. In queste montagne russe emotive vivono tutti i contrasti di Shady Part of Me, dall'alternanza del mondo 3D e 2D rispettivamente della bambina e della sua ombra (quest'ultimo molto più pericoloso) fino al modo in cui i testi compaiono sullo schermo, adattando la sua forma in relazione al puzzle che si sta affrontando: tutto per un risultato visivo ma soprattutto ludico incredibile. A parte qualche leggera sbavatura narrativa, figlia di un mancato coraggio nell'osare un poco di più per offrire maggiore chiarezza nelle risposte, Shady Part of Me è un altro piccolo gioiello in cui gameplay e storia si fondono per plasmare una narrazione psicologica quasi perfetta.
Il gioco di ombre al centro di Shady Part of Me è già stato esplorato in titoli come Lost in Shadow, mentre la protagonista in carne e ossa ricorda un po' i soggetti di Inside, non nascondendo dunque le proprie ispirazioni; tuttavia il modo in cui l'esperienza si costruisce attorno all'interscambio tra i due personaggi, è fluido, curato nel minimo dettaglio e nettamente reattivo sul controller. Il senso di familiarità delle sue meccaniche passa presto in secondo piano di fronte all'attenzione che è stata dedicata affinché funzionino in completa sinergia. Senza rivelarvi nulla, a mano a mano che si procede il gioco mostra il meglio di sé in termini qualitativi, zoppicando appena quando si ha la sensazione che alcuni rompicapi siano stati introdotti per allungare un po' l'esperienza, restituendo un vago effetto "filler". Al di là di questo ci troviamo di fronte a una curva di apprendimento che non potrebbe essere migliore. Ogni tanto c'è un leggero scollamento tra storia e gameplay, la cui omogeneità avrebbe dato ancora più valore aggiunto, ma nel complesso ci troviamo di fronte all'ennesima gemma nascosta che ripagherà chiunque voglia spendere le poche ore trascorse in sua compagnia.
Conclusioni
Se fosse un oggetto fisico, definiremmo Shady Part of Me un piccolo capolavoro d'artigianato. In quanto esperienza videoludica, si va ad annoverare tra quelle gemme rare che compongono il panorama di puzzle platform 2D e 3D sviluppati per raccontare molto più di ciò che si mostra allo sguardo. In un continuo gioco di luci e ombre che riflette la psiche della protagonista si dispiega un'esperienza fluida, capace di reinventarsi nel corso delle sette ore circa necessarie per completarla, dando forma a un gameplay contestuale alla sua narrazione e che si sviluppa di pari passo, accordandosi con una naturalezza incredibile. In alcuni punti c'è un leggero accumulo di puzzle, che tuttavia non rallenta in modo significativo la progressione. Shady Part of Me è un gioco semplice all'apparenza ma molto più profondo di quanto lasci credere: non nasconde le proprie ispirazioni e attorno a queste riesce a costruire la propria esperienza senza scimmiottarne alcuna.
PRO
- Perfetto parallelismo fra 2D e 3D
- Ottima sinergia tra puzzle e narrazione
- Comparto tecnico e stile artistico affascinanti
CONTRO
- Alcuni enigmi si sentono un po' filler
- La storia avrebbe potuto osare di più in alcuni punti