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Siege Survival: Gloria Victis, la recensione

Una città sotto assedio e pochi civili sono tutto ciò che impedisce alle mura di cadere in Siege Survival: Gloria Victis. Ve lo raccontiamo nella nostra recensione.

RECENSIONE di Alessandra Borgonovo   —   18/05/2021
Siege Survival: Gloria Victis
Siege Survival: Gloria Victis
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Da una costola di Gloria Victis, MMORPG del 2016 sviluppato da Black Eye Games e ambientato in un open world medievale low-fantasy, gli stessi autori, affiancati questa volta da Fish Tank Studio, ci offrono un altro spaccato quella guerra: quella combattuta dai civili, nel loro dare sostegno alle forze armate mentre cercano di respingere il nemico.

Siege Survival: Gloria Victis è un gestionale che sposta i riflettori su quei protagonisti che i conflitti spesso si lasciano alle spalle. Per l'appunto, la gente comune. Un'idea già sfiorata dal bellissimo This War of Mine, che nel suo ricostruire l'assedio di Sarajevo ha saputo toccare in profondità il giocatore, mettendolo in una situazione dove le scelte giuste alla fine non esistono davvero. Perché qualcosa, inevitabilmente, presto o tardi andrà per il verso sbagliato.

L'universo narrativo di Gloria Victis si arricchisce dunque con questa esperienza immersiva, un po' meno d'impatto rispetto al gioco di 11 bit studios ma assolutamente punitiva se la si affronta senza la necessaria convinzione. Vi raccontiamo dunque com'è stato resistere i lunghissimi giorni d'assedio nella recensione di Siege Survival: Gloria Victis.

Sotto assedio


Dopo che le forze nemiche, riconducibili a predoni vichinghi e dunque contestualizzando il gioco in un ipotetico periodo fra l'ottavo e il decimo secolo, hanno assaltato la città razziando e uccidendo chiunque trovassero sul loro cammino, i difensori rimasti si sono ritirati oltre i bastioni del castello e da lì dovranno opporre resistenza fino all'arrivo dei rinforzi - se mai arriveranno.

Non vi diremo quanti giorni dura la campagna, per non rovinarvi la sorpresa e lasciarvi nella nostra stessa angoscia, ma sappiate che ciascuno si è dimostrato incredibilmente sofferto: questo mette in luce la difficoltà di Siege Survival: Gloria Victis, che non si dimostra la scelta migliore per chi non si è mai approcciato al genere. Caratterizzato dalla visuale isometrica e dai controlli punta e clicca tipici di uno strategico, il gioco, come vi abbiamo anticipato, mette quasi del tutto da parte la componente militare a favore degli sforzi di quei civili senza i quali i resti dell'armata non sarebbero durati un giorno. Perché la guerra non si combatte su un unico fronte, soprattutto nel caso di un assedio.

Ciò non significa che la guarnigione, o quanto ne resta, sia da relegare in un angolo della nostra mente, anzi: sono proprio quei soldati a impedire alle nostre teste di finire su una picca, ragion per cui dobbiamo permettere loro di combattere al meglio e nel giusto numero. Oltre, naturalmente, a prenderci cura anche di noi stessi e dei nostri personaggi: nella campagna principale due ci vengono assegnati di default, gli altri dovremo trovarli nel corso della partita - siamo arrivati ad averne quattro tutti assieme, il numero massimo, ma quelli da sbloccare sono molti di più.

Siege Survival: Gloria Victis si divide in due segmenti principali entrambi importantissimi ai fini della sopravvivenza, il giorno e la notte; di quest'ultima parleremo poi, dedichiamoci a quello che può succedere durante le ore di luce. Potremmo definire la giornata fino al tramonto come il momento delle incombenze e del rafforzamento delle difese: ogni mattina ci verrà fornito un breve riepilogo della situazione tramite icone in basso al centro dello schermo, risolte le quali dovremo dedicarci alla costruzione di strutture che possano supportare i bisogni primari ma, al contempo, supportare le fasi notturne. Non stiamo parlando "solo" di fame e sete, serve conteggiare anche la necessità di medicine, bende, armi e armature, materiali per rafforzare le mura, tutto e di più.

La grafica di Siege Survival è minimalista, ma efficace.
La grafica di Siege Survival è minimalista, ma efficace.

Quando si dice che servirebbero giornate da quarantotto ore, ecco, questo è il caso di Siege Survival: Gloria Victis. La sensazione è di non aver mai abbastanza tempo per fare tutto, specie considerando che il nemico sferra attacchi a distanza ravvicinata e dobbiamo sempre farci trovare il meglio preparati possibile; qualora il tempo dovesse avanzare, molto semplicemente mancano le risorse o i nostri personaggi sono troppo stanchi per riuscire a lavorare con la dovuta efficacia. Da un lato abbiamo apprezzato questa costante urgenza, perché si sente davvero la pressione data dalla necessità di avere tutto sotto controllo pur sapendo che non sarà mai così, dall'altro ci sono alcuni aspetti che meritavano un maggior bilanciamento: ci sono infatti oggetti essenziali da creare che richiedono un investimento di risorse notevole prima di essere sbloccati e, va detto, ci ha lasciati perplessi l'obbligo di dover sbloccare un banco degli attrezzi di livello due per realizzare una pala raffazzonata quando, per esempio, nell'officina di livello uno siamo già capaci di riparare armature e armi.

Considerata l'enorme importanza di oggetti come pale e torce, essenziali durante le fasi notturne, alleggerirli nell'economia delle risorse avrebbe reso il tutto più scorrevole. Questo non rende il gioco infattibile, noi sudando un po' siamo riusciti ad arrivare alla fine senza perdere nessun personaggio e contenendo moltissimo i caduti nelle forze armate; diciamo piuttosto che l'abbiamo trovato un ostacolo un po' eccessivo, se non proprio incoerente visto l'esempio riportato.

Ogni risorsa è strettamente legata alla presenza e alla sinergia di diverse strutture, così come i potenziamenti di queste ultime non sarebbero possibile senza aver prima costruito determinati edifici: occorre pianificare con un certo anticipo le priorità e da lì massimizzare gli sforzi per renderle concrete, in modo da potersi dedicare (mai con troppa calma) al resto. Come già detto, il tempo scarseggia e dopo ogni attacco ci troveremo a dover mettere pezze, prima di riprendere da dove avevamo lasciato. Difficile essere perfettamente pronti a ogni assedio ma si possono senza dubbio contenere i danni per non dover sprecare giorni preziosi dopo. La necessità di risorse, e soprattutto la consapevolezza di cosa ci serva nel giusto ordine, ci porta per direttissima verso le fasi notturne.

Saccheggia e fuggi

Le ore che ci separano dall'alba, ovvero quando dovremo d'obbligo rientrare al castello per evitare di essere avvistati facilmente dai nemici che di base pattugliano le strade, sono molte meno rispetto a quelle disponibili durante il giorno; inoltre, sempre a differenza di quest'ultimo, non possiamo rallentare (o velocizzare) l'azione per prenderci un attimo di respiro e guardare meglio i dintorni. Tutto si svolge sul momento e prima di partire dobbiamo tenere a mente due fattori molto importanti: la scelta del personaggio da mandare in esplorazione, il cui stato e le cui abilità influenzeranno l'andamento dell'incursione nella città saccheggiata, e gli eventuali oggetti da assegnare affinché possa superare determinati ostacoli. Stabilito questo, si sceglie il punto di partenza - è importante cercare di sbloccarne il più possibile per facilitarci il compito - e si comincia il silenzioso saccheggio delle poche risorse rimaste: è importante controllare la mappa e la suddivisione delle zone in modo da farle combaciare con le priorità, perché se ad esempio abbiamo urgenza di cibo non andremo certo a perdere tempo in un'area dove sarà difficile trovarne. Stesso discorso per qualunque altra risorsa dovesse servirci, va tutto calcolato con molta precisione e perdere tempo si ritorcerà contro di noi; sempre che le guardie non ci trovino e uccidano prima.

Come accennato, ciascun personaggio ha le sue caratteristiche che lo rendono più efficace in determinati compiti rispetto ad altri: Flint, ad esempio, ha uno zaino molto capiente ed è veloce nella raccolta, peccando nel mercanteggiare e nel combattere; qualità che invece appartengono a Rena, ottima se volessimo fare affari o nel caso dovessimo trovarci in pericolo, ma non molto affidabile quando si tratta di fare incetta di risorse, data la capienza più ridotta dello zaino. Potendo mandare in esplorazione un solo personaggio a notte, è ancora una volta essenziale sapere cosa volete fare e agire di conseguenza.

Capiterà a volte, date le condizioni critiche dei personaggi, di dover scendere a compromessi e mandare qualcuno che in realtà avremmo voluto tenere per un secondo momento: in quel caso daremo fondo alla nostra capacità di adattamento e sceglieremo con cura dove dirigerci, cosa fare, addirittura se vale la pena esporsi o se non sia meglio, invece, lasciar passare la notte senza fare nulla. Una scelta rischiosa ma dipende tutto da com'è messa la mappa, in termini di passaggi segreti sbloccati, e quante risorse pensiamo verosimilmente di portare a casa. I margini di manovra sono ridotti, in Siege Survival: Gloria Victis, e il bilanciamento non così immediato da trovare all'inizio, tuttavia il senso di soddisfazione nell'essere sopravvissuti un giorno di più ripaga in larga parte gli sforzi compiuti fino ad allora.

Mors tua vita mea

Arriveranno poi i fatidici momenti in cui i nemici lanceranno i loro attacchi. Come già anticipato, non si ha alcun controllo sul combattimento in sé, ma ancora una volta si deve lavorare, prima e durante, affinché la guarnigione sia in grado di respingere i nemici in maniera efficace: prima li si sfama, disseta e li si dota del miglior equipaggiamento possibile; durante, invece, ci si occupa di raccogliere macerie qualora i nemici usassero le catapulte, spegnere eventuali incendi appiccati dalle frecce infuocate o bruciare cadaveri che lanceranno nel cortile per provare a diffondere qualche malattia, nonché ovviamente tenere monitorati i soldati per vedere se hanno bisogno di riparare l'equipaggiamento o di essere curati. No rest for the wicked, insomma, a maggior ragione durante scontri sui quali non abbiamo davvero potere - nel senso di non poterli gestire in prima persona. L'efficienza dei soldati è direttamente proporzionale alla nostra nel rifornirli, quindi tutti gli sforzi vanno concentrati lì. È fattibile, sebbene non semplicissimo, concludere la battaglia senza caduti e con pochissimi feriti di cui occuparsi, e contenere le perdite è in assoluto la cosa più importante: i soldati non crescono sugli alberi, preservare quelli a disposizione è vitale per riuscire a opporsi ad assedi sempre più pressanti fino a vedere l'alba giusta - quella dove la minaccia degli invasori sarà finalmente spazzata via. Occasionalmente è possibile reclutare soldati durante le fasi notturne, incrementando così il numero totale, ma si tratta di un evento raro che nel nostro caso si è presentato una sola volta, soprattutto perché legato a quella sfumatura narrativa di cui si compone Siege Survival: Gloria Victas.

Scelte sul filo del rasoio

Sebbene la narrazione non sia così coinvolgente o profonda come quella di This War of Mine, da cui prende ispirazione, le decisioni di fronte alle quali saremo messi comportano comunque conseguenze di un certo livello. Alcune sono più dirette e meno pesanti, come ad esempio scegliere se derubare o meno uno dei poveri sventurati sopravvissuti al massacro (non sarete così carogne, vero?), altre invece sono sottili e messe giù in maniera tale che la scelta più logica possa sembrare la migliore quando spesso non è così. Il gioco invita a osare, facendolo tuttavia con un certo criterio, e il suo modo di raccontare che mescola testo scritto a disegni dove viene messa in scena la tragedia del momento risulta piacevole; certo, non brilla troppo su questo fronte, o forse semplicemente non può avere lo stesso, pesante impatto della veridicità storica dell'assedio di Sarajevo - molto più vicino a noi rispetto a tempi ormai troppo lontani - ma svolge discretamente il suo lavoro e invoglia a cercare sulla mappa gli eventi per capire dove possono portare. Di nuovo, l'equilibrio è sottile e le conseguenze potrebbero rivelarsi spiacevoli: il prezzo da pagare se si vuole osare un po', rendendo l'avventura ancora più avvincente.

Sebbene la campagna duri all'incirca cinque o sei ore, al termine si sbloccano diverse alternative da cui ricominciare, una modalità solo per esperti e dunque ancora più punitiva, oppure la possibilità sia di creare un proprio scenario sia di giocare a quelli creati dagli altri utenti: il gioco è quindi più ricco di quanto appaia, soprattutto perché i bilanciamenti possono variare anche grazie al Nuovo Gioco+ nel quale ci verrà data la possibilità di gestire in autonomia gli aspetti della partita, dettando noi le regole prima di cominciare. La storia principale è dunque giusto l'inizio, la vera sopravvivenza inizia dopo.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.7
Lettori (1)
8.5
Il tuo voto

Siege Survival: Gloria Victis è un'esperienza severa, cupa, punitiva, caratterizzata da uno stile austero come la tragedia che vuole raccontare: non c'è spazio per nulla che non sia la mera sopravvivenza e il rigore con cui presenta il suo gameplay fa capire che, nel suo essere un buon gioco, non è un'esperienza adatta a tutti. Bisogna almeno masticare un minimo di giochi strategici per non farsi sopraffare dalle fatiche di un assedio che sembra non terminare mai. Questo dà a Siege Survival: Gloria Victus una lentezza di fondo, un trascinarsi giorno dopo giorno che rende la stanchezza dei sopravvissuti la nostra, a maggior ragione se volete giocare la campagna tutta d'un fiato. Laddove This War of Mine valorizzava molto più l'impianto narrativo per rivolgersi a un pubblico più ampio, colpendo nelle emozioni, qui entra in scena la strategia dura e pura. Troviamo che alcuni elementi meritassero un miglior bilanciamento ma nel complesso è un'esperienza che vale il vostro tempo, se siete appassionati.

PRO

  • Severo e punitivo
  • Tante modalità per sperimentare
  • Accattivante quando ci si prende la mano

CONTRO

  • Alcuni aspetti potevano essere bilanciati meglio
  • Il ritmo lento e trascinato potrebbe non convincere tutti
  • Narrativamente ha qualche buona idea ma non si spinge troppo in là