Space Pioneer, la recensione

Spazio, ultima frontiera: il protagonista di Space Pioneer è un astronauta d'avanguardia, nel senso che si spinge "là, dove nessun uomo è mai giunto prima" al fine di esplorare pianeti sconosciuti, abitati però nella stragrande maggioranza dei casi da creature molto ostili, a loro volta controllate da un'entità malvagia che risponde al nome di Xeldar. Sulle tracce del mostro, ci troveremo coinvolti in un'odissea virtualmente infinita, che dopo le prime missioni in stile tutorial ingrana alla grande, rivelando non solo un gameplay che acquista man mano maggior spessore, ma anche una struttura che si fa sempre più sfaccettata, aggiungendo al ricco sistema di progressione (legato a doppio filo agli aspetti freemium dell'esperienza, che però risultano tremendamente onesti nel loro mite tentativo di monetizzare) un set di eventi speciali e una variazione sul tema gestionale che, laddove curata a dovere, assicura al nostro personaggio una serie di indubbi vantaggi.

Bene, ma come funziona l'esperienza di Space Pioneer? Di base la formula è quella di un twin stick shooter, sebbene il sistema di mira sia automatico nel momento in cui i bersagli entrano nel campo d'azione dell'arma equipaggiata. Nella parte sinistra dello schermo troviamo uno stick virtuale molto preciso, nella parte destra il pulsante di fuoco e tre icone che consentono di lanciare una granata, attivare una torretta di difesa e infine ricorrere a un kit medico. Tutte necessitano di tempi diversi di cooldown, come in un action RPG, e bisogna dunque sfruttarle nella maniera migliore, mentre un drone ci accompagna in lungo e in largo per i livelli, fornendoci supporto.

Lo spazio che ci unisce

L'azione di Space Pioneer è spesso frenetica: una volta proiettati su di un nuovo pianeta, dovremo seguire degli indicatori per entrare in contatto con postazioni speciali, raccogliere oggetti o difendere dei dispositivi, dando vita a combattimenti entusiasmanti, in cui bisogna muoversi in continuazione per evitare di essere colpiti da avversari sempre più numerosi e coriacei, nonché in grado di infliggere danni ingenti. La formula delle prime venti missioni, o giù di lì, si evolve attraverso l'introduzione di obiettivi differenti, ad esempio piccole missioni di scorta oppure esplorazioni che portino alla scoperta di determinati oggetti.

Non mancano inoltre i boss fight: ci troveremo a combattere a cadenza regolare con il già citato Xeldar, trovandolo ogni volta più in forma, dotato di nuovi attacchi e pattern di movimento, ma anche i suoi "scagnozzi" non saranno da meno e ci daranno filo da torcere. Per questo motivo i potenziamenti rappresentano un fattore fondamentale: fra uno stage e l'altro potremo spendere le monete raccolte e impiegare le carte ottenute dalle tradizionali casse premio per migliorare la salute, la velocità e la capacità d'attacco del protagonista, ma anche cambiare il suo equipaggiamento ed effettuare upgrade delle sue armi, rendendole più efficaci e magari meno inclini al surriscaldamento. Un fattore, quest'ultimo, che rende decisamente meno banali i meccanismi sparatutto che caratterizzano buona parte dell'esperienza.

Come accennato, le dinamiche freemium di Space Pioneer risultano sensate e generose, con la possibilità di spendere qualcosa per velocizzare la progressione e disattivare automaticamente tutti i trailer pubblicitari, a cui si può però ricorrere anche per raddoppiare le monete o i cristalli raccolti, oppure per ottenere un "continua" in seguito a un game over ed evitare di rigiocare il livello da capo. L'impianto messo a punto da Vivid Games e Game Odyssey insomma funziona alla grande, è divertente e stuzzicante, ed è coadiuvato da un comparto tecnico di pregio, con uno stile cartoonesco che ricorda per certi versi le atmosfere di Metroid e, perché no, The Legend of Zelda. Ottimo anche l'accompagnamento musicale, con musiche orecchiabili ed efficaci.