Un vigneto che si colora d'oro al tramonto. Botti di vino ad arricchire le cantine di famiglia. Un pitbull verso cui si tende una mano che ha visto molte lune: tutto farebbe pensare a una tranquilla vita in campagna, se non fosse che lungo le coltivazioni si aggirano robot e droni a curare le piante e quella mano appartiene a Jean-Luc Picard, ex capitano della nave stellare USS Enterprise D. La serie, e così la recensione di Star Trek: Picard, inizia così.
Ormai ritiratosi a vita privata nello Chateau di famiglia, Picard non è rimasto in buoni rapporti con la Federazione: ancora in preda ai sensi di colpa per la distruzione del pianeta Romulus e lo sterminio dei suoi abitanti, nemici ma comunque esseri viventi che ha cercato di salvare, ha giurato di non indossare mai più la divisa. Quando però nel suo vigneto si presenta all'improvviso Dahj (Isa Briones), tutto cambia: la ragazza sembra conoscerlo da molto tempo, anche se i due non si sono mai incontrati prima.
Ambientato 20 anni dopo i fatti di Star Trek - La nemesi, film del 2002 diretto da Stuart Baird, Star Trek: Picard farà la gioia dei fan di Star Trek: The Next Generation, serie di fantascienza ambientata nell'universo di Star Trek ideato da Gene Roddenberry, andata in onda per sette stagioni, dal 1987 al 1994.
Patrick Stewart è di nuovo Jean-Luc Picard
Composta da dieci episodi (di cui abbiamo potuto visionare i primi due in anteprima), Star Trek: Picard sarà disponibile dal 24 gennaio su Amazon Prime Video e, lo scorso 12 gennaio, è stata rinnovata per una seconda stagione.
Da quanto abbiamo visto, la serie, creata da Kirsten Beyer, Akiva Goldsman, Michael Chabon e Alex Kurtzman (produttore esecutivo del franchise dal 2009, da quando J.J. Abrams gli ha dato nuova linfa sul grande schermo, prima con Star Trek e poi con Star Trek Into Darkness), è un ponte tra antico e nuovo: ci sono rimandi a vecchie conoscenze (l'androide Data su tutti, ancora ben presente nella mente e sopratutto nei sogni dell'ex capitano) e il ritorno di facce note come Sette di Nove (interpretata ancora da Jeri Ryan), ma è chiaro che l'universo di Star Trek sia aperto al futuro grazie a diversi personaggi giovani, a cominciare proprio dalla misteriosa Dahj, dotata di capacità eccezionali.
Le fanno compagnia la scienziata Agnes Jurati (Alison Pill), Raffi Musiker (Michelle Hurd), che ha un conto in sospeso con Picard, Chris Rios (Santiago Cabrera), ufficiale della flotta stellare che si è dato al crimine, e i romulani Narek (Harry Treadaway) ed Elnor (Evan Evagora): il primo è un agente che cerca di capire cosa stia succedendo ai Borg, il secondo un esperto nel combattimento corpo a corpo.
A tenere insieme tutti questi caratteri differenti sempre lui, l'inossidabile Jean-Luc Picard, di cui Patrick Stewart, anzi, Sir Patrick Stewart, non voleva più sapere nulla ma che, parole sue, si è convinto a interpretare ancora perché gli autori gli hanno dato una veste completamente nuova e inesplorata.
Picard è il leader illuminato di cui avremmo bisogno
Schiacciato dal passato e dai sensi di colpa, questo Picard senile analizza il linguaggio del corpo e si interroga sul significato dei sogni, cerca confronto e dialogo, spiegazioni, risposte. Senza mai rinunciare a una buona tazza di earl grey, l'ex capitano ha principi ben saldi, che gli impediscono di rimanere in disparte quando c'è una vita in pericolo o di piegarsi a decisioni immorali, anche quando a chiederglielo sono i vertici della Federazione.
Nei primi due episodi non lo vediamo in azione, ma sappiamo che il coraggio che lo ha portato ad affrontare mille avventure a bordo dell'Enterprise è sempre lì: si può levare un capitano dalla nave, ma non puoi levare la nave dal capitano. Questo lo sanno molto bene anche gli sceneggiatori, che, inevitabilmente, metteranno di nuovo Picard su un'astronave, con un equipaggio a fare da specchio al mondo di oggi.
Se c'è una cosa che si intuisce fin da subito in Star Trek: Picard è la voglia di riflettere il contemporaneo, anche se è ambientato centinaia di anni avanti a noi: donne, uomini, alieni, non c'è limite a forme e colori, e il protagonista vuole salvarli e comprenderli tutti. Gli autori hanno trasformato Jean-Luc Picard nella guida per eccellenza, il saggio leader di cui avremmo bisogno anche nel mondo reale. E, sebbene per il momento l'azione sia molto dosata e gli effetti speciali meno spettacolari di quanto ci aspettassimo, vale la pena di vedere dove porterà questo viaggio anche soltanto per lui.
Conclusioni
Multiplayer.it
7.0
Dal 24 gennaio su Amazon Prime Video, Star Trek: Picard è ambientato 20 anni dopo i fatti di Star Trek - La nemesi e ha come protagonista assoluto l'ex capitano della nave stellare USS Enterprise D Jean-Luc Picard, interpretato ancora una volta da Sir Patrick Stewart. Specchio della società contemporanea anche se ambientato centinaia di anni nel futuro, la serie ci mostra un Picard inedito, ormai leader per eccellenza, saggio protettore della vita in tutte le sue forme.
PRO
- Ritrovare Sir Patrick Stewart nel ruolo di Picard è un regalo
- I nuovi personaggi sembrano tutti interessanti
- Ci piace una fantascienza in grado di riflettere sul mondo di oggi
CONTRO
- Nei primi due episodi si parla molto e si agisce poco
- Gli effetti speciali non sono spettacolari come ci si potrebbe aspettare