A quanto pare il debutto di The Mandalorian 3 non avrebbe riscosso lo stesso successo delle stagioni precedenti, registrando numeri inferiori a Obi-Wan Kenobi e The Book of Boba Fett: seppur sia ancora presto per tirare le somme - la stagione è appena cominciata - questo potrebbe significare che il pubblico ha perso fiducia nel marchio Star Wars o, più semplicemente, che la formula cominci a stancare. E dopo una serie TV articolata come la recente e splendida Andor è normale che ci si aspetti qualcosa di più dalle avventure del Mandaloriano interpretato da Pedro Pascal, invece che l'ennesima serie di quest in stile videogioco.
È qualcosa che devono aver realizzato anche Jon Favreau, Dave Filoni e soci, perché il terzo episodio della nuova stagione è qualcosa di molto diverso rispetto al passato e proprio per questo dividerà tantissimo la comunità degli appassionati. A noi, ve lo diciamo subito, è piaciuto un sacco, anche se abbiamo riscontrato alcune debolezze: se volete saperne di più, non vi resta che proseguire nella lettura della nostra analisi di The Mandalorian 3x03, ricordandovi che potreste inciampare in pesanti spoiler.
L'inizio e la fine
Il nuovo episodio di The Mandalorian 3 si può dividere idealmente in due parti: la prima è composta dall'inizio e dalla fine, messe insieme, mentre la seconda è tutto il troncone centrale. L'episodio comincia esattamente dove finiva il precedente, quando Bo-Katan Kryze salvava le chiappe cromate al nostro Din Djarin che stava annegando nelle famigerate Acque Viventi di Mandalore: là sotto, Bo-Katan ha intravisto il Mitosauro, o così sembrerebbe, ma siccome siamo in una serie TV e bisogna diluire i colpi di scena, invece di dire a Mando "Ehi, ho visto un Mitosauro!" la nostra ex sovrana si limita a fare spallucce, tipo "Ah, non hai visto niente? Errore mio!".
E così si ritorna in superficie e a Kalevala, dove però i nostri vengono attaccati dagli Intercettori TIE dell'Impero che, per buona misura, radono al suolo pure il castello dei Kryze. Segue uno degli inseguimenti più spettacolari che abbiamo visto in uno Star Wars, tra riprese mozzafiato e soluzioni creative - come la manovra a testa di martello che Bo-Katan esegue con la sua avveniristica The Gauntlet - che ci ricordano quanto cinematografica sia questa serie TV.
Sarebbe interessante, però, capire chi ha schierato tutti quegli Intercettori - caccia stellari che, per la cronaca, non possono allontanarsi troppo dagli Star Destroyer per ragioni tecniche - e perché ha preso di mira proprio Bo-Katan, ma per adesso questa domanda resterà senza risposta. I nostri sono così costretti a cercare un rifugio: Din suggerisce il nascondiglio dei Mandaloriani che ha incontrato a inizio stagione. È lì che ritroviamo Mando, Bo-Katan e Grogu (ma anche il povero R5-D4) dopo il lunghissimo intermezzo su Coruscant: inizialmente respinti all'ingresso da Paz Vizsla, che riconosce l'elmo da Night Owl di Bo-Katan, i nostri sono ammessi all'interno del nascondiglio. L'erede dei Vizsla si riferisce a una squadra di sole guerriere Mandaloriane che combatteva per la Ronda della Morte e che Bo-Katan guidava anni prima.
Alla fine, Din riesce a dimostrare di aver trovato le Acque Viventi - e quindi che il pianeta Mandalore non è stato "maledetto" come credono i suoi confratelli - e sia lui che Bo-Katan sono redenti agli occhi del clan, che li accoglie affettuosamente sotto lo sguardo dell'emblema che rappresenta proprio il Mitosauro.
Coruscant
Se l'inizio e la fine fanno molto The Mandalorian, nonostante la ridottissima presenza di Grogu nelle scene, a un certo punto c'è una svolta che si prende una buona parte di questo terzo episodio, tra i più lunghi di tutte e tre le stagioni: quasi un'ora, di cui quarantacinque minuti abbondanti dedicati a Coruscant e a un personaggio che forse vi eravate dimenticati, e cioè Penn Pershing.
Interpretato dal bravo Omid Abtahi (era Salim in American Gods) questo misterioso personaggio era comparso nelle brevemente nelle prime due stagioni, in quanto era stato lui a sperimentare su Grogu mentre era prigioniero dell'Impero, ma al contempo era stato sempre il dottor Pershing a consegnarlo a Mando perché lo salvasse all'inizio della prima stagione. Le parole che lo scienziato aveva pronunciato in quelle circostanze, riferendosi specialmente all'enigmatico "valore M" che quasi sicuramente aveva a che fare coi famigerati Midi-chlorian, avevano attizzato la fantasia degli appassionati di Star Wars, sempre pronti a unire i puntini. E tutte le teorie portavano più o meno alla stessa conclusione: clonazione.
In fondo, era stato lo stesso Favreau a dire che uno dei più grandi enigmi in Episodio IX: L'ascesa di Skywalker trovava riscontro nel suo The Mandalorian, e noi avevamo pensato subito ai cloni di Palpatine su Exegol. Il nuovo episodio della serie non va per il sottile quando Pershing spiega proprio di aver studiato e lavorato sulla clonazione per conto dell'Impero, partendo dai risultati raggiunti su Kamino (il pianeta su cui è stato clonato in serie Jango Fett, ricordate Episodio II?). Il buon dottore lo racconta al Senato per conto del cosiddetto Programma Amnistia che, in buona sostanza, permette agli ex Imperiali pentiti di lavorare per la Nuova Repubblica. Pershing è uno di loro e si ritrova a svolgere un modesto lavoro di archivio in una Coruscant che ci viene mostrata nel giro di pochi minuti anche più di quanto non si sia vista su Andor e nei vari film di Star Wars.
Forse la CGI non sarà stata sempre all'altezza, ma abbiamo apprezzato enormemente questa prospettiva insolita: abbiamo visto, seppur brevemente, alcuni scorci di Coruscant che sono stati rappresentati solo nei fumetti o nei videogiochi come il recente LEGO Star Wars: La saga degli Skywalker, ma mai "dal vivo". Le scene ambientate nella piazza, presso il Picco di Umate, e nelle altre location urbane - anche soltanto menzionate, come il museo olografico e i giardini botanici, descritti soltanto in alcuni romanzi Legends di Kevin J. Anderson - restituiscono ancora meglio l'idea di un pianeta fortemente eterogeneo, pur essendo coperto per il 99% della sua superficie da strati su strati di stabilimenti artificiali.
L'intermezzo dedicato a Pershing ha anche un altro merito, e cioè quello di raffigurare l'Impero in maniera più onesta. È un tema che molti scrittori hanno già affrontato nei romanzi canonici e Legends, in particolare nello splendido Lost Stars di Claudia Grey: l'Impero non era costituito solo da suprematisti, Sith e psicopatici, ma anche da gente comune che si arruolava per tirare a campare o perché credeva veramente nell'utilità di un Impero galattico. Gli ex Imperiali che Pershing incontra nel centro abitativo del Programma Amnistia sembrano sinceramente pentiti di aver lavorato per l'Impero, ma si soffermano con nostalgia sulle piccolezze più innocenti, come le razioni da viaggio o le uniformi. Al contempo, questa inquadratura di Coruscant ci offre un'angolazione più concreta anche sulla Nuova Repubblica, che sembra formata da veri e propri dilettanti allo sbaraglio che non riescono a vederne i chiaroscuri.
È in questa cornice che si instaura il rapporto tra Pershing e Elia Kane, una ex sottoposta di Moff Gideon. Su quest'ultimo girano delle voci: alcuni dicono che sia evaso mentre lo trasferivano al tribunale di guerra, altri che sia stato attaccato a un mindflayer, cioè un congegno dell'Impero che serve a modificare o cancellare la memoria e che ora la Nuova Repubblica chiama Mitgator. È questo il problema: non è che uno strumento di tortura dell'Impero diventa improvvisamente un normalissimo gadget solo perché la Nuova Repubblica gli ha cambiato nome. E questo vale anche per la clonazione.
La lunghissima sequenza ambientata su Coruscant ha un sapore stranissimo: sembra quasi che voglia avvicinarsi ad Andor, sia nella fotografia che nell'andatura compassata della narrazione, ma non ci riesce pienamente. Si sofferma sui dettagli, sulla caratterizzazione dei personaggi, e li fa respirare, ma forse per questo tipo di approccio sarebbero serviti attori più carismatici di Abtahi e della troppo rigida Katy O'Brian, nonché una regia meno sussiegosa che anticipa il colpo di scena sul personaggio di Elia Kane con un gioco di montaggi e riprese abbastanza scontato che sembrerebbe inquadrarla come una nuova, pericolosa antagonista fin dal suo ingresso in scena.
Nonostante ciò, questa deviazione dalla main quest di Mando è servita a piantare un gran numero di semi. Che Kane stia tramando qualcosa - per conto di Moff Gideon? - è abbastanza ovvio, ma a che è servito intervenire sui parametri del Mitgator cui è stato attaccato Pershing a fine episodio? Ha cancellato la memoria dell'ingenuo scenziato? È probabile che tutta questa storia serva a spiegare la clonazione di Palpatine, anche indirettamente, ma che ruolo gioca Grogu in tutto questo? Non sarà che il piccoletto è un clone di Yoda? E come si ricollegherà questa sottotrama a Mandalore e ai nostri protagonisti all'altro capo dello spazio?
Conclusioni
L'episodio 3 di The Mandalorian 3 spaccherà in due la comunità degli appassionati, che si divideranno tra chi ha amato questa deviazione per lo scorcio di galassia (lontana lontana....) che ci ha offerto e chi invece lo ha detestato perché è sembrato un Andor sottotono che tradisce le premesse della serie TV. Ma Star Wars è anche questo: un immaginario da contestualizzare e le storie migliori hanno bisogno di solide basi. The Mandalorian 3x03 sembrerebbe averle gettate, ora speriamo che sappiano costruirci sopra.
PRO
- L'inseguimento a inizio episodio
- La rappresentazione di Coruscant e della Nuova Repubblica
CONTRO
- La sottotrama di Pershing e Kane è abbastanza scontata
- L'episodio prova a imitare le atmosfere di Andor ma non ci riesce al 100%