Per chi è appassionato sia di Star Wars che di animazione giapponese, Star Wars: Visions è sulla carta un matrimonio perfetto. È ben noto come le opere di Akira Kurosawa e il cinema giapponese abbiano influenzato George Lucas e le sue Guerre Stellari; il franchise è oggi estremamente popolare in Giappone e si è parlato spesso di come certe storie e personaggi di Star Wars - specialmente negli ultimi anni - abbiano un debito nei confronti dei film di Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli. Senza Mononoke, per esempio, non esisterebbe Ahsoka Tano. Eppure, il mondo degli anime e quello di Star Wars non si erano mai incontrati in maniera così esplicita e roboante come in Star Wars: Visions, una serie antologica di nove cortometraggi realizzati da sette rinomati studi d'animazione giapponesi. Il risultato, seppur non privo di difetti, è uno dei progetti più originali e vivaci che negli ultimi anni abbiamo visto legati all'universo di Star Wars. E probabilmente uno da cui la saga dovrebbe prendere spunto per gli anni a venire.
Scopriamo il perché nella recensione di Star Wars: Visions.
Visioni dall'oriente
Star Wars: Visions parte da un'idea dal potenziale esplosivo: Trigger, Kamikaze Douga, Geno Studio, Production I.G., Studio Colorido, Kinema Citrus e Science Saru sono i sette studi giapponesi selezionati per realizzare una serie di brevi cortometraggi animati. Lo hanno fatto a briglie sciolte, senza la necessità di attenersi al canone di Star Wars e agli eventi già raccontati finora. Hanno avuto, in altre parole, l'opportunità di inventare nuove storie, nuove razze e nuovi mondi, di "giocare" con l'immaginario e con i miti della saga, di fantasticare con le sue regole e riproporre elementi familiari attraverso una chiave di lettura inedita. In sostanza, di dare la propria vision a Star Wars.
E allora spazio a spade laser che si allungano a dismisura o che cambiano colore, robot che sognano di diventare Jedi, una rock band braccata da un cacciatore di taglie e due Star Destroyer montati assieme che ospitano uno dei duelli più impressionanti ed esagerati che Star Wars abbia mai visto.
Tante voci, tante interpretazioni e tanti stili differenti fanno di Star Wars: Visions un'antologia prevedibilmente altalenante, con cortometraggi eccellenti e altri meno ispirati, storie più coraggiose di altre e momenti artisticamente poderosi affiancati a racconti visivamente più insipidi. Diretto da Takanobu Mizuno e prodotto dallo studio Kamikaze Douga, Il duello (The Duel) rende esplicita l'influenza che Kurosawa aveva avuto su Star Wars, ricalcando l'estetica dei suoi chanbara (i film di samurai), le scelte registiche e anche le trame: The Duel è a tutti gli effetti una reinterpretazione di Yojimbo con spade laser, droidi e navi spaziali. In 13 minuti, il corto omaggia e celebra tanto Star Wars quanto il cinema giapponese, con un accompagnamento musicale che attinge sia delle sonorità di John Williams che da quelle di Fumio Hayasaka.
Con I gemelli (The Twins), lo Studio Trigger (Kill la Kill, Promare) tiene fede alla sua reputazione e presenta una storia semplice, ma visivamente strepitosa, mentre il gruppo Science Saru ha realizzato T0-B1, una racconto a metà tra Pinocchio e Astro Boy con protagonista un droide che ha la voce di Goku (Masako Nozawa). Proprio perché what if ed esperimenti come Star Wars: Visions sono oggi una gradita rarità per il franchise, è un peccato che gli studi coinvolti non abbiano sfruttato l'occasione per esplorare una maggiore varietà di simboli e situazioni.
In tutti e nove i cortometraggi c'è almeno un personaggio che impugna una spada laser, in quasi tutti c'è almeno un combattimento con le spade, mentre i Jedi, i Sith e la Forza sono presenti un po' in tutti i cortometraggi di questa antologia. Ciascuno studio d'animazione non si è fatto sfuggire la ghiotta opportunità di realizzare un bello scontro con le spade laser, ma mentre Il nono Jedi (The Ninth Jedi) riesce a farlo in maniera sorprendente e originale - cucendoci attorno uno dei racconti meglio riusciti di Visions - altri cortometraggi come Il vecchio (The Elder) e Akakiri hanno molto poco da aggiungere. Proprio per questo motivo, il consiglio è di non guardare Star Wars: Visions tutto d'un fiato, ma possibilmente di goderselo in piccole dosi, in modo che la sovrabbondanza di temi simili e di tropi ripetuti tra un corto e l'altro non arrivi a stuccare.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.0
Star Wars: Visions nasce con l'obiettivo di diversificare la saga ed espandere il catalogo di Disney+ attraverso un esperimento fuori dall'ordinario. Appassionati di animazione giapponese potrebbero avvicinarsi per la prima volta a Star Wars attraverso queste strane e incoerenti storie, mentre i fan di Guerre Stellari potrebbero approfondire e scoprire nuovi anime realizzati da questi o da altri studi giapponesi. Dispiace che la libertà creativa alla base del progetto non sia stata sfruttata fino in fondo per esplorare una maggiore varietà di storie, personaggi e temi, eppure Visions dimostra che per Star Wars c'è spazio e c'è fame di storie inedite e personaggi nuovi, di racconti in grado di osare e sperimentare, anche rischiando di fallire, di contraddirsi o di profanare un canone diventato quasi una religione inviolabile.
PRO
- Un esperimento originale che celebra tanto Star Wars quanto l'animazione giapponese
- Nei suoi momenti più alti, Visions è uno spettacolo artistico
CONTRO
- Un paio di corti decisamente meno ispirati
- Spade laser e duelli sono una costante di quasi tutta l'opera, ma Star Wars è anche altro