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State of Mind, la recensione

Daedalic torna con la sua avventura più ambiziosa: State of Mind è riuscito a convincerci?

RECENSIONE di Emanuele Gregori   —   13/08/2018

L'annuncio di State of Mind ha creato non poco subbuglio nella schiera di appassionati di Daedalic. I ragazzi di Amburgo sono famosi per essere tra coloro che meglio hanno incarnato lo stile dei vecchi punta e clicca all'interno di un mercato che non vede più di buon occhio questo genere di esperienze. Dopo l'enorme successo della serie Deponia (con un ultimo capitolo a dir la verità piuttosto stanco), un paio di anni fa sono riusciti a sorprendere nuovamente tutti con lo splendido Silence, seguito spirituale di A Whispered World, che compirà dieci anni nel corso del 2019. Passata la parentesi dedicata alla licenza de I Pilastri della Terra di Ken Follett, il team tedesco ha deciso di lanciarsi anima e corpo in un'avventura profondamente diversa e che, in qualche modo, vuole strizzare l'occhio a titoli più blasonati, come quelli di Quantic Dream. Si passa quindi alla visuale in terza persona e ad un mondo completamente tridimensionale, nonché interamente doppiato. L'errore più grande che si potrebbe compiere nell'approcciare State of Mind, è proprio quello di affiancarlo a produzioni dal budget sostanzialmente più alto. Per questo, analizzare l'ultima fatica di Daedalic risulta un compito spinoso. Cercheremo di essere il più imparziali possibile, soffermandoci su alcune criticità che, al netto della consapevolezza della dimensione produttiva, non riescono ad elevare il titolo a grande esponente di un genere oltremodo apprezzato e che ha rimpiazzato proprio ciò che ha reso famosa la casa teutonica.

State of Mind, la recensione

Una trama adulta e spiazzante

La trama di State of Mind parte da un presupposto incredibilmente attuale e abusato nel corso di quest'anno, soprattutto per quanto riguarda l'ambito televisivo. Cosa accadrebbe se, di punto in bianco, si volesse trasportare tutta la coscienza collettiva delle genti, all'interno di un unico ed enorme mondo virtuale. Addio alle malattie, basta problemi, facile cancellazione delle memorie negative e virtualizzazione del corpo che avete sempre desiderato. Per quanto ad un primo sguardo possa sembrare idilliaco, c'è sempre un prezzo da pagare e la necessità di sottostare ad un sistema che, volenti o nolenti, ha sempre capi e gestori che vorranno arricchirsi con il proprio prodigio tecnologico. Già in questo modo vi abbiamo detto forse più di quanto avremmo dovuto, ma nel corso della decina di ore necessaria a concludere il titolo, ci sarà modo di sorprendersi in più di un'occasione, grazie ad una sceneggiatura ricca e mai banale. Il protagonista, Richard Nolan, sarà affiancato da una serie di altri personaggi, alcuni più riusciti di altri, ma tutti degni di essere raccontati in un grande quadro che vede in gioco il destino dell'umanità (e stiamo parlando proprio della stessa essenza del termine). La campagna è gestita tramite una serie di scene, inframmezzate da (a volte troppo lunghi) caricamenti, e ambientate in una buona quantità di scenari differenti. Nel corso della storia avremo modo di impersonare anche altri quattro individui, che saranno comunque sempre utili ad approfondire e portare avanti le vicende di Richard. Se siete amanti del genere cyberpunk e distopico, State of Mind potrebbe tranquillamente risultare una delle migliori esperienze narrative del genere all'interno del mondo videoludico. Peccato che i problemi arrivino tutti insieme quando si tratta del gameplay nudo e crudo.

State of Mind, la recensione

La staticità di un gameplay low-budget

Chiariamoci: State of Mind non è un disastro. Al contrario è un titolo che scorre via piuttosto liscio e che quasi mai si renderà frustrante. Purtroppo questo non è imputabile solo ed esclusivamente ad un grande design, che dovrebbe in qualche modo sopperire al budget limitato. Il più grosso problema del gioco, risiede proprio nella sua staticità. Siamo abituati ormai a titoli di questo genere che ci mettono di fronte ad una miriade di interazioni e possibili bivi. State of Mind al contrario è la riproposizione moderna di un'avventura grafica, in tutto e per tutto. Scordatevi grandi aree da esplorare per trovare interazioni particolari; lunghi dialoghi a scelta multipla con cui indirizzare la discussione in un verso o nell'altro. Certamente esistono delle scelte che avranno ripercussioni importanti sulla trama (sostanzialmente un paio nel corso della seconda metà della campagna) e che porteranno a vedere uno dei tre diversi finali disponibili. Queste scelte però arrivano a seguito di una serie incredibilmente lunga di corte scene di approfondimento (alcune anche piuttosto superflue) che non vi richiederanno altro che interagire con ciò che a schermo sarà segnato anche a decine di metri di distanza, tramite degli enormi triangoli narrativamente giustificati dagli innesti di realtà aumentata che tutti i cittadini posseggono. La Berlino del 2048 di State of Mind è viva e anche ben caratterizzata ma non riuscirà mai realmente ad entrarvi nel cuore, a causa di un gameplay troppo guidato e che quando si lascia andare a derive "action", paga il dazio di una produzione non degna dei grandi titoli di questi anni. Non si può non elogiare la volontà del team tedesco di provare a fare un salto di qualità, ma allo stesso tempo non si può negare che l'impresa sia riuscita a metà, lasciando spesso l'amaro in bocca. L'avventura si riprende durante una seconda parte certamente più varia nelle situazioni e nelle ambientazioni, provando ad inserire anche qualche piccolo puzzle e ricerca di materiale, ma tutti elementi talmente blandi da lasciare indifferenti e mai pienamente soddisfatti, al servizio di una narrazione che avanza con sempre maggiore velocità e si conclude quando forse il titolo cominciava davvero a tirare fuori gli artigli dal punto di vista del game design. Rimane la consapevolezza, da parte di Daedalic, di essere sulla strada giusta per dire la sua anche nel genere delle avventure in terza persona, sperando che qualcuno si accorge del talento e decida di investire sul team qualche milione in più.

State of Mind, la recensione

Trofei PS4

I trofei di State of Mind non si discostano troppo dagli stilemi del genere. Sostanzialmente tutti, che siano i dieci di bronzo, i ventidue di argento o i due d'oro (c'è anche l'ambito platino, state sereni), si raccolgono dopo aver portato a termine un compito della storia. Tralasciando quelli immancabili e legati alla progressione, tutti gli altri saranno l'uno l'opposto dell'altro, durante quelle brevi e dimenticabili fasi nella quali scegliere se dare o meno da mangiare a vostro figlio, o se sarete riusciti a farlo addormentare. Nulla di troppo difficile, vi basterà ripetere le operazioni necessarie a raccogliere tutto il raccoglibile.

La tecnica fa lo stile

Ciò su cui Daedalic è riuscita a trovare il giusto compromesso tra le ambizioni e le possibilità, è l'aspetto tecnico e stilistico. Scordatevi i modelli e le animazioni facciali di Detroit. Dimenticatevi anche dell'incredibile performance capture dei titolo di Quantic Dream e provate ad immedesimarvi in un mondo distopico che punta sullo stile low-poly tutta la sua innata ispirazione. Il mondo rappresentato in State of Mind è inverosimile e dannatamente lontano dal fotorealismo, ma la scelta di rappresentare il tutto attraverso modelli realizzati con questa tecnica, gli permette altresì di sorprendere e non sfigurare. Le texture non fanno gridare al miracolo e le animazioni sono quanto di più basilare sia possibile trovare oggi sul mercato, ma il design del mondo e la sua reinterpretazione di una Berlino molto prossima, permettono al giocatore di godere della giusta immedesimazione. Il doppiaggio poi varia dall'ottimo al buono e la possibilità di giocare il titolo completamente sottotitolato in italiano farà felice tutti quelli di voi che ancora non masticano l'inglese. Discreta la colonna sonora, che non lascia mai di stucco, ma è in grado di regalare qualche buono scorcio, sopratutto durante le concitate fasi finali.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store, Nintendo eShop
Prezzo 29,90 €
Multiplayer.it
7.5
Lettori (10)
7.9
Il tuo voto

State of Mind è una scommessa vinta a metà. Siamo contenti che Daedalic abbia deciso di accettare il guanto di sfida delle avventure moderne, ma non possiamo dire che tutte le scelte dedite a non sfigurare di fronte ai giganti del genere, abbiano portato giovamento al titolo. Se il lato narrativo resta come sempre curatissimo ed ispirato, lo stesso non si può dire per un game design che non riesce a spiccare in nessuna delle sue caratteristiche e che condanna State of Mind a quel limbo delle occasioni mancate. Se siete fan del team tedesco e del genere, il consiglio è comunque quello di recuperarlo, magari ad un prezzo leggermente scontato, così da dire che siete stati parte anche di quest'ennesima corsa.

PRO

  • Lo stile è innegabile
  • La longevità è più alta di quanto ci saremmo aspettati
  • Il doppiaggio è ottimo
  • La narrazione scorre via veloce e con il giusto ritmo...

CONTRO

  • ...a parte qualche brodo riscaldato nel mezzo
  • Il gameplay è talmente basilare da lasciare spesso l'amaro in bocca