Ciclicamente torna in voga il discorso della difficoltà, della necessità di avere sempre e comunque accesso a una modalità "Facile" per i giochi difficili. La discussione, però, nasce spesso attorno a opere che, in una misura o nell'altra, includono un qualche tipo di statistica che può essere alzata o abbassata "in un attimo", per facilitare la vita ai giocatori. Cosa succede però quando un gioco non è difficile perché i nemici sono troppo potenti, ma semplicemente perché ogni pixel è pensato per metterci in difficoltà? Soffri e vai avanti.
Ecco la nostra recensione di Struggling (nomen omen), un gioco in cui tutti soffrono e nessuno vince. Tranne voi. Forse. Forse no.
Un gioco alla mano
Cos'è Struggling? Un facile modo per immaginarlo è pensare a Getting over it with Bennet Foddy, magari mescolato un poco con Snake Pass. Se non conoscete nessuno dei due giochi, sappiate che parliamo di due platform fondati su un sistema di controllo e movimento atipici. In Struggling dovremo infatti guidare Ettore e Achille, all'interno di una serie di livelli. I due sono una palla di carne con occhi e bocca, con solo due braccia a sostenere il tutto. Noi controlliamo, con le levette e i grilletti, le mani della coppia iliaca e le sfruttiamo per afferrare oggetti e trascinarci, dondolarci, lanciarci e schiantarci in giro.
Avanzando si sbloccano anche un paio di poteri, ovvero la possibilità di staccare le braccia e muoverle lontano (ma non troppo) dal corpo e la capacità di rallentare il tempo per qualche attimo, così da eseguire mosse di estrema precisione con successo (N.B. La percentuale di successo può variare da persona a persona, non siamo responsabili di morti ripetute).
Oramai l'avrete già ampiamente intuito, ma precisiamo che Struggling non è certo un gioco semplice. L'idea di afferrare, lanciarsi, trascinarsi e via dicendo è semplice all'apparenza, ma richiede un certo livello di impegno. Controllare due braccia indipendenti abbisogna di notevole elasticità mentale e se di norma faticate a gestire sistemi di controllo strutturati, questo gioco non fa per voi. Si può giocare anche in co-op (un braccio a testa), ma non abbiamo avuto modo di testare la cosa e, in tutta onestà, crediamo che certe fasi sarebbero veramente faticose in due, vista la coordinazione richiesta per certi movimenti. Probabilmente, giocato in cooperativa, potrebbe quasi diventare una sorta di party game folle dove ridere dei propri fallimenti. O far finire violentemente i rapporti sociali.
Togliamoci quindi subito il dente: il gioco può assolutamente essere frustrante. Anzi, lo diamo per scontato, non crediamo esista un singolo giocatore che non si ritroverà in qualche parte del gioco a sbuffare e a urlare termini che non possiamo scrivere in questa recensione. Il resto del tempo, però, proverà una certa soddisfazione nell'essere riuscito a completare una sezione. Struggling ci fa dondolare tra l'odio e l'amore per tutta la durata dell'avventura.
Vale la pensa giocarci, quindi? Per rispondere, dobbiamo prima porci due domande. Prima di tutto: i livelli sono interessanti? La risposta è sì. Il level design di Struggling è ben fatto, in alcune sezioni ispirato e intrigante, con anche fasi uniche e assurde che vanno da una gara in moto a uno show televisivo nel quale dovrete trovare il vostro vero amore (non fate domande). Soprattutto, regolarmente il gioco cambia le carte in tavola, con nuovi elementi ambientali che variano le regole e il tipo di movimento che possiamo eseguire. Se all'inizio anche solo trascinarci su di una salita sembrava un'impresa, nella seconda metà voleremo a destra e a manca con una certa libertà e cognizione di causa. C'è sempre un po' di trial & error, con trappole posizionate proprio dove il giocatore disattento andrà a finire con il movimento successivo. In alcune sezioni il team avrebbe potuto rendere la vita più semplice al giocatore, invece di aggiungere difficoltà su difficoltà, ma da un titolo che si chiama Struggling è difficile aspettarsi diversamente.
La seconda domanda, invece, è: i controlli funzionano bene? Diciamo... quasi sempre. Il "problema" di Struggling è che è fondato proprio sull'idea di faticare e di controllare un personaggio in modo strano, volutamente scomodo. Noi controlliamo le mani e le muoviamo usando braccia che sono quasi dei tentacoli che quindi possono aggrovigliarsi su sé stessi e auto-bloccarsi sul posto. Quando invece ancoriamo una mano al terreno, il nostro controllo passerà alla spalla che potrà spingere il corpo nella direzione desiderata, sempre che inclinazione del terreno, inerzia e l'altro braccio siano d'aiuto. Quando stacchiamo un braccio, non avremo più il sostegno del corpo, quindi dovremo ragionare i movimenti in modo diverso. Il sistema di controllo è quindi stratificato e in continuo mutamento e, nelle prima fasi, potrebbe scoppiarvi la testa (non letteralmente, anche se nel gioco succede continuamente ai personaggi) nel tentativo di capire in che modo muovere correttamente il personaggio. Purtroppo alle volte le braccia si incastrano nel terreno o tra di loro e, ogni tanto, il personaggio si blocca su sé stesso e rende impossibile muoversi in modo rapido: varie fasi sono colme di trappole o sono a tempo, quindi anche solo una indecisione comporta un game over di cui non abbiamo colpa.
Una trama non-sense
Struggling condivide con Getting over it with Bennet Foddy l'atipicità del sistema di controllo e la volontà di dare al giocatore una sfida impegnativa (il gioco di Foddy è molto più difficile, sia chiaro), ma di certo non ne condivide la componente narrativa. Foddy ha creato un gioco che discute di consumismo e cultura digitale, dell'arte videoludica e del concetto di difficoltà e frustrazione, che lui vede come una forza positiva, anche se forse un poco masochistica.
Stuggling è un gioco su una palla di carne che urla di dolore continuamente e sgancia peti quando perde le braccia. Non aspettatevi un mondo di gioco sensato, anzi, preparatevi anche ad alcune sezioni completamente non-sense. Per dovere di cronaca, però, precisiamo che vi è una sorta di trama.
Nell'antichità, l'umanità venne salvata dal Male da alcuni Eroi (umani deformi, in sostanza). Un Re, però, scacciò gli Eroi che infine scomparvero, lasciando ai posteri una profezia legata a due fratelli che avrebbero riunito la comunità degli Eroi. In epoca moderna la profezia si avvera, con il solo problema che Ettore e Achille sono senza quasi cervello, deformi fino all'inverosimile e che il mondo è oramai allo sbando. L'intera avventura si rifà alla Grecia antica, con personaggi come Ulisse, Pandora, Paride e via dicendo, che però hanno poco nulla delle figure originali, in quanto sono anch'essi esseri con scarse capacità fisiche e intellettuali. In sostanza, giudicare Struggling per la componente narrativa ha poco senso, perché essa stessa non cerca di dare uno scopo a tutto il gioco.
Anche gli ambienti variano in modo casuale, passando da un laboratorio, a delle grotte, a un canyon in perfetto stile Far West, arrivando a un mondo onirico all'interno del quale gli sviluppatori hanno completamente abbandonato ogni freno e hanno solo mescolato cose a caso una dopo l'altra. A livello stilistico, Struggling è poco originale, un cartoon a colori pieni molto classico. Non si tratta di nulla di unico, ma fa il proprio dovere. Piacevole anche il sonoro: le musiche si lasciano ascoltare, ma sono le urla di sofferenza di Ettore e Achille a fare la differenza; più di una volta ci siamo resi conto di avere stampato in volto un'espressione di puro disgusto (in senso positivo, eh) nel vedere e ascoltare le tribolazioni dei personaggi.
Conclusioni
Struggling è un prodotto strano, che vuole farci faticare e anche soffrire. Se siete in cerca di un platform atipico, non vi spaventa la sfida (non troppo lunga, in ogni caso: abbiamo finito in 6 ore) e non vi interessa che manchi una vera e propria trama, allora dovreste dargli una possibilità. Se sapete di avere poca pazienza e per voi i videogiochi devono sempre accompagnare il giocatore senza metterlo troppo in difficoltà, allora state molto lontani da questo titolo.
PRO
- I livelli non perdonano, ma sono ben realizzati
- Sistema di controllo piacevolmente atipico
CONTRO
- Diventa facilmente frustrante
- Alle volte perdiamo il controllo sul personaggio, senza averne colpa