Oggi tutti conoscono Tetris. Tutti. Eppure, nonostante sia da trent'anni uno dei videogiochi più famosi mai realizzati, la storia di questo strano puzzle game programmato nell'Unione Sovietica e diventato un fenomeno globale è sconosciuta anche a molti di quelli che si definiscono appassionati. Il motivo è semplice: quella di Hank Rogers e Alexey Pajitnov è una storia non facile da raccontare, fatta di accordi legali, cavilli burocratici, fax inviati e voli d'aereo, adatta più a una pagina di Wikipedia che a una chiacchierata al bar con gli amici.
Sulla pubblicazione di Tetris sono stati scritti libri, fumetti e documentari, ma sulla falsariga di The Social Network, il regista Jon S. Baird e lo sceneggiatore Noah Pink hanno trasformato per la prima volta il racconto in un lungometraggio per Apple TV+. Lo hanno fatto riprendendo perlopiù gli eventi realmente accaduti, decidendo però di romanzare alcuni momenti ed esagerare certi personaggi, probabilmente per aggiungere un po' di pepe a una storia altrimenti senza troppe emozioni e senza un vero antagonista. Peccato che, esattamente come quelle mille varianti di Tetris che snaturano il gioco con regole inutili, le scene inventate sono probabilmente la parte più debole e superflua del film.
La storia del film
La storia di Tetris vede protagonista Hank Rogers, imprenditore olandese che negli anni 80 sviluppa e pubblica videogiochi con la sua compagnia Bullet Proof Software. È al Consumer Electronic Show del 1988 che Rogers entra in contratto con una versione primordiale di Tetris, un gioco che attraverso il passaparola si sta diffondendo nell'Unione Sovietica, ma che è ancora sconosciuto nel resto del mondo. Se ne innamora, lo definisce "il gioco perfetto", e soprattutto ne intuisce l'enorme potenziale di vendita: decide così di ottenere la licenza per pubblicare Tetris in Giappone, ma si trova a competere contro altre grosse aziende che hanno fiutato la stessa opportunità. L'unica soluzione è prendere un volo per Mosca, fare visita ai possessori dei diritti e incontrare il creatore del gioco, Alexey Pajitnov.
Quello che rende la storia così articolata è prima di tutto la quantità di nomi, personaggi e compagnie coinvolte: dalla Bullet Proof di Hank Rogers all'azienda russa Elorg, dalla Andromeda di Robert Stein a Mirrorsoft di Robert Maxwell, passando per SEGA, Nintendo e Atari. Ah, e perché non scomodare il KGB e infilare qualche spia russa nel mezzo? Ognuno di loro vuole una fetta della torta, ma il tesoro più conteso è la licenza per vendere Tetris su console portatili: di lì a poco Nintendo avrebbe infatti lanciato il suo Game Boy, e avere Tetris in esclusiva sarebbe stato fondamentale per il successo della console. L'altro problema del film è proprio questo: gli attori in campo si contendono diverse tipologie di licenze, parlano dei diritti del gioco su computer, console casalinghe, console portatili e cabinati arcade; licenze per vendere il gioco in tutto il mondo o magari solo in Giappone. Noah Pink ha inevitabilmente dovuto scremare e semplificare alcuni passaggi, ma per chi non conosce già la storia è facile fare confusione o perdersi qualche pezzo per strada.
Nelle quasi due ore di film, i momenti migliori sono quelli in cui gli autori sono rimasti fedeli alla vera storia di Hank Rogers e Alexey Pajitnov. Taron Egerton interpreta in maniera coinvolta e credibile l'atteggiamento arrembante di Rogers e i suoi tentativi di orientarsi in un paese alieno e ostile come l'Unione Sovietica negli ultimi anni di Gorbachev. Le discussioni, i bluff e il continuo doppio gioco tra le fredde mura di un edificio governativo funzionano molto più di quanto dovrebbero, e chi ha seguito la console war degli anni 80 e 90 non può non sorridere vedendo personaggi come Hiroshi Yamauchi, Howard Lincoln e Minoru Arakawa di Nintendo interpretati a schermo da attori professionisti.
Al di là della somiglianza con le controparti reali, non tutti i personaggi sono però stati valorizzati. Tutti gli antagonisti, per esempio, sono rappresentati in maniera esagerata, quasi caricaturale, nell'atteggiamento e nel modo di parlare. Ma Tetris non è Succession, e questo lo si vede non solo nella scrittura dei personaggi ma anche in una sceneggiatura che non si vergogna di ricorrere ai cliché più banali, dalla spia doppiogiochista alla recita della figlia a cui il protagonista, cascasse il mondo, ha promesso di non mancare.
La storia di Tetris in altri media
Chi vuole approfondire la vera storia di Hank Rogers, Alexey Pajitnov e Tetris può trovare online il libro The Tetris Effect: The Game that Hypnotized the World (di Dan Ackerman). Esiste anche un fumetto intitolato Tetris: The Games People Play (di Box Brown), mentre la BBC ha trasmesso diversi anni fa Tetris: From Russia with Love, un ottimo documentario con tanto di interviste ad Hank Rogers e altri protagonisti della vicenda.
Aggiunte superflue
Esattamente come una partita di Tetris, il film aumenta di intensità man mano che si va avanti, e inevitabilmente si finisce per piazzare qualche blocco fuori posto e rischiare il game over. Le scene d'azione appaiono forzate, e nell'ultimo atto Pink e Baird hanno voluto chiaramente strafare con un inseguimento in auto del tutto inverosimile. È una scena veloce e frenetica, in cui le auto si infilano in spazi stretti come tetramini ben piazzati: da un lato richiama quell'adrenalina di una partita avanzata di Tetris, ma dall'altro sembra voler ricordare a tutti che, in fin dei conti, parliamo sempre di giochini.
Tetris, il film, è strapieno di grafiche in pixel art e richiami ai giochi dell'epoca 8 e 16bit. Attraverso delle schermate colorate, i personaggi vengono introdotti come "Player" e i capitoli del film come "Livelli", filtri in stile retro si sovrappongono all'ambientazione o enfatizzano alcune scene, mentre i viaggi in aereo di Rogers sono scanditi da una mappa del mondo non troppo diversa da quella vista in giochi come Street Fighter 2 e Pang. Non mancano omaggi e riferimenti più riusciti e meno banali, così come non manca neppure qualche errore d'incoerenza e di montaggio che i fan Nintendo noteranno di sicuro.
Tutt'altro discorso la colonna sonora, che riprende brani anni 80 e li mixa in maniera ingegnosa con il famoso tema di Tetris, adattato all'occorrenza a più riprese nel corso del film. Nell'arco di pochi minuti si passa da un remix di The Final Countdown e Korobeiniki a una versione giapponese di Holding Out For A Hero. Arrivati ai titoli di coda, si spera che Apple si sbrighi a pubblicare la colonna sonora su Apple Music.
Tetris sarà disponibile su Apple TV+ a partire dal 31 marzo 2023.
Conclusioni
Multiplayer.it
6.5
Non era affatto facile raccontare la storia dietro al successo di Tetris con un lungometraggio biografico, ed effettivamente il film di Noah Pink e Jon S. Baird scivola in più occasioni, faticando a spiegare gli eventi senza ingarbugliarsi e romanzando alcuni aspetti della storia senza che ci fosse davvero necessità di farlo. Tetris resta comunque un film capace di intrattenere dal primo all'ultimo minuto: vuoi perché impreziosito dall'ottima colonna sonora di Lorne Balfe, vuoi perché, per quanto complicata, la storia di Hank Rogers e Alexey Pajitnov è così assurda e intrigante che merita di essere conosciuta.
PRO
- La storia dietro Tetris raccontata in un modo nuovo e interessante
- Colonna sonora d'eccezione
CONTRO
- Alcune parti inutilmente romanzate
- Personaggi di contorno poco interessanti
- Si affida a cliché fin troppo prevedibili