Sono diversi i videogiochi che nel corso dei decenni hanno attinto all'immenso immaginario fantasy nato dalla penna di J. R. R. Tolkien per dare vita a delle esperienze ricamate all'interno dell'universo de Il Signore degli Anelli e, sebbene abbiamo visto arrivare sul mercato produzioni spesso molto distanti tra loro - dall'ottimo L'Ombra di Mordor fino al meno fortunato Gollum - è inevitabile pensare a quanto sviluppatori ed editori abbiamo appena raschiato con la loro creatività la superficie dello straordinario patrimonio letterario dell'autore britannico.
Lo dimostra The Lord of the Rings: Return to Moria, un gioco che semplicemente nessuno aveva mai pensato di realizzare, ma che racchiude all'interno una promessa a dir poco suggestiva, quella di gettarci all'esplorazione di uno dei luoghi più iconici di tutta l'antologia tolkieniana. Le miniere di Moria rappresentano infatti un capitolo cardinale dell'avventura affrontata dalla Compagnia e già dall'annuncio, l'idea di un survival incentrato sulla riconquista della patria perduta dei nani, aveva saputo facilmente vincere tutto il nostro entusiasmo, anche se ad occuparsene era un piccolo studio come Free Range Games, all'esordio assoluto con una produzione di queste dimensioni.
Se anche voi siete rimasti coinvolti dalla prospettiva di giocare un survival ambientato nel mondo de Il Signore degli Anelli, dite "amici" ed entrate nella nostra recensione di The Lord of the Rings: Return to Moria, prima che l'Osservatore nell'acqua vi prenda!
A Moria c’è ancora un nano che respira
Trattandosi di un survival cooperativo in cui è il gameplay l'indiscusso protagonista, non ci aspettavamo che Return to Moria avrebbe vantato chissà quali velleità narrative, eppure l'opera di Free Range Games non rinuncia del tutto all'ambizione di voler raccontare una storia originale, intrecciata dagli sviluppatori con l'unico scopo di fornire un solido preludio all'esplorazione del regno perduto di Khazad-dûm. Ci troviamo nella Quarta Era, quella che si apre con la distruzione dell'Unico Anello e la conseguente sconfitta di Sauron, un'epoca di pace e ricostruzione in cui Gimli, il nano membro della Compagnia dell'Anello, presumibilmente prima di partire per Valinor in compagnia di Legolas, decide di riunire dei contingenti da tutta la Terra di Mezzo con l'unico obiettivo di reclamare Moria per donarla al suo popolo.
A seguito di alcune vicissitudini, ci troveremo a vivere le aspirazioni di Gimli da assoluti protagonisti, nei panni di un nano che può essere personalizzato attraverso un editor non troppo profondo, ma tutto sommato efficace nel dare al personaggio una sua personalità. Dopo aver confermato le scelte, quello che abbiamo trovato ad attenderci dopo il filmato introduttivo non è affatto un survival puro e semplice, ma per nostra sorpresa un'avventura in terza persona con dei fortissimi elementi di quel tipo, che si sviluppa però linearmente, tra missioni principali e secondarie, tra le sale e le miniere di una Moria spesso indistinguibile da quella descritta da Tolkien nei libri, e mostrata dalla cinepresa di Peter Jackson nel film del 2001.
Tanta esplorazione, pochissimo farming
Parliamo di avventura non a caso, poiché malgrado Return to Moria possegga tutte le caratteristiche classiche di un tipico survival - come la creazione di oggetti, l'attenta gestione dell'energia, della fame e del sonno del proprio nano - la sua struttura prevede che i giocatori si addentrino sempre di più nelle profondità della città sotterranea, generata proceduralmente, cercando di scovare il motivo per cui tutte le entrate di Moria sono sigillate da una misteriosa maledizione. L'esplorazione è quindi la componente chiave dell'offerta elaborata da Free Range Games, mentre il farming è messo in secondo piano per tutta l'avventura, dato che le risorse necessarie a migliorare il proprio equipaggiamento non sono affatto difficili da accumulare, ma si trovano solo e soltanto quando gli sviluppatori lo ritengono opportuno.
A dire il vero, tutta l'esperienza sembra calibrata a partire da un precisissimo meccanismo di progressione, volto a mettere costante pressione ai giocatori, che si trovano in ogni momento ad affrontare delle minacce superiori alle loro possibilità. Moria è infatti infestata da orchi, goblin e ogni altro genere di mostruosità, e ciascun nemico è sempre sproporzionato in termini di pericolosità alle capacità del personaggio, almeno la prima volta che ci si avventura in una nuova sezione del mondo. In Return to Moria, quindi, non si tratta di accumulare la corretta quantità di ferro, acciaio o oro per forgiare quell'arma che rende i nemici di una specifica area più gestibili, ma piuttosto di scovare all'interno della stessa quei giacimenti di risorse che non avevamo ancora incontrato, e che sbloccano l'accesso ad armi ed armature con cui avere la meglio su categorie di avversari sempre più forti.
Considerato come il focus di tutta l'opera sviluppata da Free Range Games ricada appunto sull'esplorazione, abbiamo apprezzato su tutta la linea alcuni stratagemmi che gli sviluppatori hanno concepito per renderla più impegnativa, ma anche notevolmente più gratificante. Ad esempio, ci è piaciuta tantissimo la scelta di affidare una buona fetta della navigazione all'interno della città dei nani a percorsi che i giocatori possono creare in assoluta libertà, sfruttando delle semplici piattaforme di legno. Queste si collocano nello scenario in modo molto intuitivo, e possono rivelarsi fondamentali per proseguire nell'avventura, ma anche per raggiungere un giacimento di materiali apparentemente fuori dalla portata.
Se da un lato risulta straordinariamente appagante assemblare il proprio percorso tra le sale decadute delle miniere di Moria, dall'altro verremo continuamente messi alla prova da alcune dinamiche survival studiate con il solo scopo di rendere l'esplorazione molto pericolosa, per i nani meno scaltri. Return to Moria è un survival eccezionalmente punitivo, e oltre a dover controllare la fame e la stanchezza del personaggio per evitare che rimanga senza forze, il gioco ci affida la gestione di un'altra statistica, legata nello specifico all'opprimente malvagità che ancora risiede all'interno della montagna. La città è un luogo oscuro, una pagina tristissima per la civiltà dei nani, per questo rimanere al buio troppo a lungo non è mai una buona idea, dato che il personaggio comincia progressivamente a perdere lucidità prima di cadere nella più totale disperazione, uno status che drena lentamente la sua salute. Certo, le tante ricette disponibili ai tavoli per la creazione offrono ottime soluzioni al problema, dato che non solo avremo modo di cucinare ottimi pasti da portare con noi durante l'esplorazione, ma anche gustose birre e infusi naturali che si dimostreranno sempre un ottimo rimedio al male che si è insediato a Moria.
Le ombre di Moria
Oltre a questi aspetti positivi, non possiamo che evidenziare anche le crepe del lavoro svolto dal piccolo studio californiano. Return to Moria è un'esperienza capace indubbiamente di impostare delle ottime atmosfere, tuttavia il gioco è afflitto da una serie di difetti che disgraziatamente incidono sugli aspetti chiave della produzione, in quei campi che un survival non dovrebbe assolutamente sbagliare. Cominciamo col parlarvi del sistema di combattimento, che semplicemente mette in risalto tutti i limiti di uno studio al suo primo importante progetto.
Affrontare goblin, orchi e altre creature è l'attività più comune in assoluto tra le sale della città perduta, per questo ci ha colpito incontrare un sistema di combattimento grossolano e impreciso, regolato da un set di animazioni approssimative e da un'intelligenza artificiale insufficiente su tutta la linea, che si incastra e deraglia dai suoi binari in quasi ogni scontro. Tutto l'intero comparto è realizzato con una superficialità disarmante, esattamente come tutto quel che riguarda l'housing, che in Return to Moria sembra sia stato lasciato a metà, privo com'è di spunti e soluzioni in grado di garantire un'esperienza soddisfacente mentre si costruisce un avamposto.
L'avventura sviluppata da Free Range Games, lo abbiamo detto, è squisitamente lineare, tuttavia è comunque fondamentale stabilire un insediamento, in modo da centralizzare l'accumulo di materiali e le stazioni per la creazione di oggetti. Tornare all'avamposto è facilissimo grazie a un sistema di viaggi rapidi ben congeniato, tuttavia l'intero sistema di costruzione di una base è appena abbozzato, dato che a fronte di un buon numero di stazioni a mancare è tutto il resto. Non c'è arredamento, non ci sono decorazioni, non c'è nemmeno la possibilità di realizzare una vera e propria casa, dato che nel menù non c'è l'ombra di un tetto. Insomma, l'unica cosa che i giocatori possono fare è sviluppare una cinta muraria attorno al proprio campo, non il massimo per un survival che arriva sul mercato dopo gli standard imposti da esperienze come Valheim.
Infine, è doveroso sottolineare come tutto il comparto tecnico di Return to Moria sia non all'altezza del blasone conferito dalla licenza de Il Signore degli Anelli, perché se è vero che le ambientazioni sono ben realizzate e comunque suggestive, modelli e animazioni di nemici e creature sono lontanissimi da quello che ci saremmo potuti aspettare in merito. Abbiamo per giunta incontrato un fastidiosissimo bug legato al caricamento degli asset del mondo di gioco, che produce una barriera invalicabile quando si prova a spostarsi tra un'area e l'altra. Lo studio è già corso ai ripari con una patch correttiva, eppure non sembra che la situazione sia ancora migliorata drasticamente.
Infine, anche il comparto sonoro svela tutta l'inesperienza del team: ci sono battute di doppiaggio che si reiterano senza giustificazione e i glitch sonori sono all'ordine del giorno, mentre manca una colonna sonora che non faccia rimpiangere quella delle pellicole di Peter Jackson. Insomma, tanti errori da parte di uno studio di modestissime dimensioni, un vero peccato considerato come Free Range Games fosse davvero vicino a confezionare un titolo di assoluta qualità.
Conclusioni
The Lord of the Rings. Return to Moria è, in primo luogo, una splendida occasione mancata. Il survival di Free Range Games, sotto la superficie dei suoi difetti, nasconde un'anima ben definita, che si può osservare riflessa nell'oro e nelle gemme che occupano il ventre di Moria, ricostruita qui in modo fantastico, anche grazie a delle atmosfere che i fan delle opere di Tolkien non potranno che apprezzare. Se siete quindi degli appassionati di survival e de Il Signore degli Anelli, vi consigliamo comunque di mettervi nei panni di un nano e di vivere l'esperienza confezionata dallo studio californiano, consapevoli che al momento il gioco è molto lontano dagli standard moderni delle esperienze survival e per questo potrebbe farsi difficilmente apprezzare dai cultori del genere.
PRO
- Le atmosfere di Moria sono riprodotte alla perfezione
- La scelta di puntare tutto sull'esplorazione è azzeccatissima
- Tantissimi i riferimenti al libro e ai film
CONTRO
- Il sistema di combattimento è approssimativo
- La dinamica con cui si costruiscono gli insediamenti è appena accennata
- Comparto tecnico che mette in risalto tutta l'inesperienza del team di sviluppo