La seconda stagione di The Mandalorian ci ha tenuto col fiato sospeso, più che altro perché non tutti gli episodi, specialmente all'inizio, hanno centrato il bersaglio. Jon Favreau e Dave Filoni, i creatori della serie, hanno proseguito la storia a singhiozzi, indugiando un po' troppo sul fanservice e sui pilastri di questa produzione: il carismatico Mandaloriano e l'adorabile Grogu. Intorno a metà stagione, però, The Mandalorian 2 ha spiccato finalmente il volo e raggiunto vette altissime, ragion per cui temevamo che gli ultimi 45 minuti sarebbero stati al di sotto delle nostre aspettative. E invece Filoni e Favreau, col contributo di Peyton Reed alla regia (scuderia Disney: ha già diretto Ant-Man e Ant-Man & the Wasp) hanno toccato le corde giuste e consegnato alla storia della televisione un'autentica avventura di Star Wars.
Veniamo a noi. A questo punto dovreste aver capito che le nostre recensioni di The Mandalorian sono soprattutto approfondimenti. Vi diciamo quello che pensiamo di ogni episodio accompagnando la nostra analisi con riferimenti, spiegazioni e congetture che dovrebbero aiutarvi a capire meglio il complicato universo di Star Wars, specialmente se vi siete avvicinati da poco e non avete visto le miriadi di produzioni che si intrecciano sotto lo sguardo attento del coordinatore Dave Filoni. Ragion per cui questa recensione di The Mandalorian 2x08 sarà piena di SPOILER e anticipazioni: vi consigliamo di chiudere subito questa pagina, se non avete ancora visto il nuovo episodio intitolato Il salvataggio, perché fra qualche riga parleremo apertamente del season finale e di tutto quello che ha implicato. Guardatevi il Capitolo 16, poi tornate qui e discutetene insieme a noi, perché c'è tantissimo da dire.
Il salvataggio
In realtà, dedicare questo paragrafo alla solita, breve sinossi dell'episodio è praticamente inutile, perciò ne approfittiamo solo per fare un riassunto della storia e ricordarvi che state entrando nel campo minato degli spoiler. Non possiamo fare altrimenti, anche perché il Capitolo 16 di The Mandalorian è un concentrato di azione dall'inizio alla fine che riesce a ritagliare anche lo spazio per alcuni dialoghi fondamentali, seppur didascalici. Come accaduto nel finale della prima stagione, anche questa volta i nodi di due mesi di programmazione su Disney+ vengono al pettine quando Din Djarin chiede aiuto a Bo-Katan Kryze per salvare Grogu. Mando ha scoperto la posizione dell'incrociatore leggero di Moff Gideon nello scorso episodio e sa benissimo che Bo-Katan sta cercando l'Imperiale, quindi stavolta sarà lui a offrirle una quest: se riusciranno a salvare il Bambino, Bo-Katan potrà avere l'astronave del Moff e la Spada Oscura con cui potrà rivendicare il trono di Mandalore.
Le pedine ormai sono sulla scacchiera. Abbiamo anche un acceso confronto tra Bo-Katan, Koska Reeves e Boba Fett: quest'ultimo è una figura complicata per la filosofia dei Mandaloriani. Indossa un'armatura di beskar che gli appartiene per lignaggio, dato che la portava suo padre Jango. Ecco, Jango era un Mandaloriano per adozione, un trovatello addestrato come tale da una delle tante fazioni di Mandalore, una forse meno estremista di quella cui appartiene il protagonista Din. Per di più, Boba è un clone di Jango, cosa che Bo-Katan non esita a rimarcare, e casomai vi foste scordati Episodio II: L'attacco dei cloni, be', tutti gli assaltatori imperiali di prima generazione sono cloni di Jango. Insomma, è una riunione di famiglia complicata in cui restano coinvolte anche Fennec Shand e Cara Dune, ma il "party" ha un livello altissimo e una strategia d'attacco. Il problema sono solo i Soldati Oscuri di Moff Gideon, gli inarrestabili droidi comparsi per la prima volta nel videogioco Star Wars: Dark Forces. Salvare Grogu potrebbe non essere così facile...
Un episodio pieno d'azione
Peyton Reed dirige un episodio in cui c'è praticamente tutto Star Wars in un concentrato di 45 minuti esplosivi. Manca solo un po' di Boba Fett perché dopo il conflitto iniziale tra Mandaloriani, il nostro cacciatore di taglie preferito si dà alla macchia come parte della strategia di attacco: deve fingere di attaccare una navetta Lambda imperiale - che in realtà trasporta Mando e gli altri - per poi attirare il fuoco nemico dei caccia TIE e fuggire nell'iperspazio con la sua Slave I. Temuera Morrison scompare praticamente a inizio episodio; poco male, perché Mando è in buona compagnia e le donne che ha reclutato sono guerriere micidiali. Sembra quasi di guardare un videogioco di ruolo in cui ogni personaggio combatte impiegando stili diversi: le scene d'azione che seguono sono interessanti e creative, grazie ai diversi approcci che vedono una Cara Dune imbracciare un mitragliatore d'assalto, la Fennec di Ming-Na Wen lottare a mani nude (e ci abbiamo visto un po' di Melinda May nelle sue mosse, com'è giusto che sia) e le due Mandaloriane sfruttare tutti i loro gadget per sbarazzarsi degli Imp a bordo.
Mando, dal canto suo, se la vede brutta contro un singolo Soldato Oscuro che lo mena neanche fosse una puntata de Il Trono di Spade, tipo quella in cui la Montagna fa la Vipera a pezzi. Ma diciamo che c'è più di una mezza citazione, dato che Pedro Pascal interpretava proprio la Vipera e anche qui impugna una lancia. Una lancia con cui, a un certo punto, infilza pure un assaltatore imperiale, spezzando poi il collo al suo collega. Il salvataggio è un episodio decisamente violento per gli standard della serie e di Star Wars. Peyton Reed lo ha girato con estrema competenza, passando agevolmente da un'atmosfera all'altra in soluzione di continuità: c'è davvero un po' tutto quello che abbiamo amato nella saga di George Lucas, dalle battaglie spaziali alle sparatorie, dalle scazzottate ai duelli all'arma bianca. Lo script di Favreau gestisce anche in modo intelligente i Soldati Oscuri, rappresentandoli come fossero veri e propri Terminator, e una manciata di inquadrature si ispirano chiaramente al capolavoro fantascientifico di James Cameron, incutendo timore e soggezione.
L'escalation prosegue con l'attesissimo faccia a faccia, si fa per dire, tra Mando e Moff Gideon. Giancarlo Esposito restituisce un'interpretazione viscida e ossequiosa che in poche battute, perfettamente intonate dal doppiatore Luca Biagini anche in italiano, caratterizzano la sua diabolica personalità. L'incontro sa un po' di spiegone, salvo culminare in un duello mozzafiato in cui Mando sopravvive solo grazie al beskar che, lo ricordiamo, è una delle poche leghe che le spade laser non possono penetrare. E Gideon impugna una spada laser, la Spada Oscura, che fu costruita da Tarre Viszla, il primo Mandaloriano a entrare nell'Ordine dei Jedi moltissimi anni prima della nostra storia. Prima trafugata sul finire della Vecchia Repubblica e poi tramandata di generazione in generazione, la Spada Oscura rappresenta un simbolo di potere che conferisce il trono al Mandaloriano che la impugna. Ecco perché l'arrivo trionfale di Mando in plancia ha un sapore agrodolce: secondo la tradizione, la Spada Oscura non può essere consegnata. Deve essere vinta in battaglia.
Il colpo di scena finale: i pro...
Questo rappresenta un bel problema su cui probabilmente marcerà l'inizio della prossima stagione: per come si è conclusa questa, il nuovo leader dei Mandaloriani è proprio Din Djarin. Per prendere il suo posto, Bo-Katan dovrà sconfiggerlo in duello, ed è chiaro che l'idea non piaccia a nessuno dei due. Anche perché a Din proprio non frega niente della Spada Oscura, del trono di Mandalore e di tutto quello che ci gira intorno. Che la fiducia nel Credo mandaloriano del nostro eroe si sia incrinata lo abbiamo capito già la scorsa puntata, quando Din non ha esitato a togliersi il casco e a mostrare il suo volto per scoprire l'ubicazione dell'incrociatore di Gideon in cui era prigioniero Grogu. Ma il finale di stagione fa un ulteriore, meraviglioso passo avanti negli ultimissimi minuti, quando i Soldati Oscuri che sembravano dispersi tornano dallo spazio per abbordare la nave e riprendersi la plancia. Tutto sembra perduto, poi arriva il momento Rogue One. Letteralmente.
I nostri vedono arrivare un solitario Ala-X, che tutto sommato è una scena deprimente perché non c'è niente che un semplice pilota possa fare contro un plotone di Soldati Oscuri. Solo che a bordo non c'è un semplice pilota. C'è un Jedi che i nostri vedono falciare Soldati Oscuri a destra e a manca con la spada laser e con la Forza. Reed gira la scena sfruttando inquadrature dirette e indirette, mostrando inizialmente quel tanto che basta per spingere sempre più forte sul pedale dell'hype. I fan di Star Wars hanno già capito chi è. Non può essere altrimenti. E lo sapevamo che Grogu aveva "chiamato" un Jedi, poco prima di essere rapito su Tython. Il dubbio che fosse proprio lui ci era venuto ma non credevamo che Favreau e Filoni avrebbero avuto il coraggio... no, scusate, diciamo le cose come stanno: le palle. Non credevamo che avrebbero avuto le palle di farlo. E invece Luke Skywalker arriva a salvare tutti, abbattendo i nemici ed entrando in plancia avvolto in un'aura incredibilmente solenne e carismatica. In quei minuti incredibili abbiamo pensato che fosse un peccato non sentire le note di John Williams... poi sono arrivate anche quelle. Insieme a R2-D2.
L'arrivo di Luke stabilisce un parallelismo semplicemente fantastico col finale del summenzionato Rogue One. In quel film, era Darth Vader ad abbordare l'incrociatore spaziale e a fare strage dei ribelli che avevano trafugato i piani della Morte Nera. In questo episodio, Luke abborda l'incrociatore imperiale e annienta i Soldati Oscuri con la spada laser e la Forza. La sequenza si ispira fortemente al film di Gareth Edwards e non è un caso. Alla fine, Star Wars è sempre stato una storia sui padri e sui figli, e il Capitolo 16 di The Mandalorian ce lo ricorda nel momento struggente in cui Mando e Grogu si dicono temporaneamente addio. Difficile restare impassibili quando Mando si toglie il casco, completamente noncurante delle donne che possono vederlo in faccia, solo perché il piccolo possa guardarlo per la prima e forse ultima volta negli occhi. The Mandalorian 2 finisce così, sotto lo sguardo ansioso e addolorato di un padre che si separa dal figlio per il suo bene, ignorando qualunque Credo, tradizione o retaggio.
...e i contro?
Un finale carico di significato e sentimenti, dunque, ma anche di fanservice e citazionismo, che non è piaciuto proprio a tutti. E in tutta onestà riusciamo a comprendere i punti di vista dei detrattori, ai quali non ci sentiamo di dare completamente torto. Il discorso, tuttavia, è un pelo più complicato, e parte dalla filosofia alla base di questa operazione televisiva. The Mandalorian avrebbe dovuto essere una produzione indipendente, nel senso che avrebbe dovuto esplorare l'universo di Star Wars da un punto di vista nuovo e svicolato dai film cinematografici. L'intento di Jon Favreau doveva essere quello di raccontare Star Wars rispettando il canone, certo, ma senza rifarsi ai personaggi e alle storyline del grande schermo. E in gran parte l'ha fatto - l'avete capito tutti che gli esperimenti su Grogu servivano per perfezionare i cloni dell'Imperatore Palpatine, giusto? - senza dare troppo nell'occhio.
Per questo, l'arrivo di Luke Skywalker alla fine di questo episodio ha rappresentato una sorta di tradimento nei confronti della filosofia con cui Favreau e Filoni hanno portato avanti la serie. Schierare un personaggio come Luke Skywalker, il protagonista assoluto della trilogia classica e forse il più famoso di tutta la saga, significava vincere facile. È un fanservice prepotente, ma per fortuna ha una sua logica: a questo punto della storia, Luke è già diventato un potente Maestro Jedi ed è uno dei pochissimi rimasti in vita (ipotizzando che, oltre ad Ahsoka Tano, siano ancora in circolazione almeno Ezra Bridger e Cal Kestis) dopo la fine del vecchio Ordine. Ha assolutamente senso che sia stato lui a percepire la chiamata di Grogu su Tython. Questa svolta, però, ha un importante risvolto indiretto, perché il suo arrivo, in buona sostanza, vanifica tutti gli sforzi di Mando e della sua banda. La loro missione non avrebbe fatto alcuna differenza e Luke avrebbe comunque salvato Grogu. Poi possiamo discutere sul fatto che Gideon avrebbe potuto uccidere il Bambino più facilmente e che Luke avrebbe dovuto confrontarsi anche coi soliti, inutili assaltatori, oltre che coi Soldati Oscuri, ma non è questo il punto.
Il libro di Boba Fett
In puro stile Marvel Cinematic Universe, The Mandalorian 2 si chiude davvero solo dopo i titoli di coda dell'episodio finale, con una scenetta in cui rivediamo Bib Fortuna e la sua posse nel palazzo di Jabba the Hutt. Restate seduti e godetevi lo stinger che ci rimanda alla miniserie incentrata su Boba Fett, in uscita a fine 2021.
Insomma, Luke è un po' il deus ex machina dell'episodio, e il suo intervento, per quanto scenico e spettacolare, indebolisce la sceneggiatura di una stagione che non ha particolarmente brillato dal punto di vista dell'intreccio. Non condividiamo, invece, le critiche all'aspetto del personaggio, ringiovanito attraverso la sempre più sofisticata tecnologia Disney: a interpretare Luke è proprio Mark Hamill, o meglio è il volto che aveva quarant'anni fa. Alcuni avrebbero preferito un attore somigliante come Sebastian Stan, ma poi ci sarebbero state altre lamentele sul fatto che sarebbero cambiate le fattezze iconiche di un personaggio tanto importante e insomma... siamo abbastanza sicuri che sia meglio così. Anche perché è possibilissimo che non lo rivedremo più, ora che il Mandaloriano ha nuove gatte da pelare: intanto dobbiamo scoprire come si risolverà la storia della Spada Oscura, poi chissà, magari andrà a riprendersi Grogu tra qualche tempo, magari prima che un giovane Ben Solo faccia l'accademia Jedi a pezzi. Riuscite a immaginare The Mandalorian senza Baby Yoda?
Conclusioni
Multiplayer.it
9.5
Il finale di stagione è stato assolutamente clamoroso sotto ogni punto di vista, ma al contempo non possiamo del tutto biasimare i fan di The Mandalorian che hanno storto il naso davanti al vero colpo di scena dell'episodio. Noi, tuttavia, siamo persone semplici: rivedere quella spada laser, quel droide, su quelle note, è stato uno dei momenti più emozionanti che abbiamo vissuto come spettatori davanti al TV. The Mandalorian 2x08 è puro Star Wars, senza se e senza ma.
PRO
- Star Wars alla massima potenza
- Sembra più un film che una serie TV
- Quella scena con quei personaggi
CONTRO
- Noi non ci sentiamo di criticare nulla di particolarmente importante, ma possiamo capire anche chi non ha apprezzato il colpo di scena a fine episodio