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The Spectrum Retreat, la recensione

L'affascinante avventura a base puzzle di Dan Smith è un curioso mix di contaminazioni ed enigmi

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   17/07/2018

The Spectrum Retreat è un titolo molto particolare, anche e soprattutto se consideriamo la giovane età del suo autore, Dan Smith. Il progetto è nato quando lo sviluppatore aveva appena quindici anni e gli è valso l'assegnazione del Game Making Award da parte di BAFTA nel 2016. Ciò naturalmente ha destato l'attenzione di un publisher come Ripstone, che ha deciso di produrre il gioco perché diventasse l'interessante avventura narrativa approdata qualche giorno fa su PC, PlayStation 4 e Xbox One, con anche una versione Nintendo Switch in uscita nel corso dell'estate. Il protagonista della storia è un uomo di nome Alex, che si risveglia in un luogo misterioso e inquietante, senza ricordarsi come ci sia finito: il Penrose Hotel.

The Spectrum Retreat, la recensione

Gestita interamente da androidi dall'aspetto inquietante, che però non vedremo mai davvero muoversi, la struttura si pone in qualche modo come una prigione per il personaggio che controlliamo, concetto questo che viene chiarito non appena entriamo in possesso di uno speciale smartphone e riceviamo la chiamata di una donna di nome Cooper, che sembra voglia tirarci fuori di lì. Basterà qualche minuto, tuttavia, per comprendere che l'edificio non è qualcosa di concreto, bensì un costrutto virtuale che richiede codici, il rigido rispetto di un loop e la risoluzione di una sequenza di puzzle perché si possa scoprirne i segreti. Ma lo desideriamo davvero?

Gameplay in due fasi

Come ci viene spiegato da Cooper, il Penrose rispetta uno schema preciso che prevede la sveglia mattutina, la colazione in sala e, una volta completate le missioni disponibili, il ritorno in camera per un meritato riposo. Ogni volta che la sequenza si ripete c'è qualcosa di diverso nel mondo virtuale che ci circonda, piccoli particolari o aspetti importanti che rivelano man mano la triste storia di Alex e della sua famiglia, lasciando indizi su cosa sia successo in precedenza. La nostra interlocutrice non sembra al corrente di come siano effettivamente andate le cose, dunque si limiterà a indicarci una serie di obiettivi da portare a termine nell'ambito di un gameplay che si divide in due parti distinte, pur lasciando intatta la visuale in prima persona e un layout dei comandi che su PlayStation 4 si conferma molto semplice e immediato, con le interazioni affidate ai trigger.

The Spectrum Retreat, la recensione

Da un lato abbiamo l'esplorazione dell'hotel e delle sue stanze alla ricerca di tastierini numerici e dei relativi codici (talvolta nascosti nelle vicinanze, talvolta più difficili da trovare), che ci consentano di accedere a zone speciali, entrando di fatto dentro le pieghe della struttura; dall'altro l'azione più dinamica e interessante che si svolge appunto in tale frangente, e che ci vedrà utilizzare lo speciale smartphone del protagonista per interagire con una serie di dispositivi, inizialmente dei cubi colorati, al fine di attivare e disattivare delle barriere lungo un percorso "trasferendo" le tonalità da un oggetto all'altro. Le meccaniche puzzle restano sempre abbastanza statiche, a metà fra The Talos Principle e Q.U.B.E. 2, ma propongono una progressione ben evidente e congegnata, che a ogni piano dell'hotel (sono cinque in tutto, più la hall e il tetto) introduce nuovi sistemi, rendendo più sfaccettati e complessi gli enigmi. Fortunatamente capita di rado di bloccarsi, cosa che consente di completare la campagna nel giro di circa cinque ore: considerando il prezzo decisamente contenuto, si tratta di un valore più che adeguato.

The Spectrum Retreat, la recensione

Trofei PlayStation 4

I quindici Trofei di The Spectrum Retreat si ottengono completando i puzzle dei cinque livelli del Penrose Hotel, compiendo una serie di azioni per la prima volta (il primo codice, il primo teletrasporto...) e completando la campagna rivelando entrambi i finali disponibili.

Puzzle e comparto tecnico

The Spectrum Retreat punta molto sull'atmosfera, e i dialoghi (in inglese, sottotitolati in italiano) aiutano molto in tal senso, grazie all'ottima interpretazione di Amelia Tyler; mentre l'accompagnamento musicale ci è sembrato un po' troppo derivativo, tanto da ricordarci limpidamente una outro strumentale dei Keane. Il gioco viene mosso da Unity e mantiene stabilmente i 30 frame al secondo su PlayStation 4 Pro, ma esplorando il Penrose ci si imbatte in una quantità notevolissima di espedienti messi lì per evitare che i costi produttivi del progetto lievitassero: è così che si spiega la mancanza di animazioni e la generale staticità di una grafica che a più riprese appare datata, incapace di sorprendere anche per pochi istanti. Alcuni dettagli dell'effettistica chiariscono ulteriormente il concetto, vedi il sistema di illuminazione "artigianale", le texture decisamente banali, un'effettistica modesta su alcune superfici e qualche fastidioso glitch (durante le prime fasi si fa talvolta fatica a spostarsi, come se ci fossero degli ostacoli a terra).

The Spectrum Retreat, la recensione

È chiaro dunque come il fulcro del gioco non stia nel comparto tecnico, assimilabile a quello di un indie game, bensì nel suo gameplay. Da questo punto di vista, le due anime dell'esperienza vantano caratteristiche molto diverse: la fase esplorativa "di superficie" è meno brillante, risulta piuttosto noiosa e non riesce purtroppo a veicolare al meglio la sottotrama che viene poi rivelata nel finale, mentre i puzzle offrono una discreta dose di sfida e varietà, al netto di qualche enigma davvero banale e di rapidissima risoluzione. Come detto, le meccaniche si fanno progressivamente più complesse, vengono introdotti nuovi modi di interagire con lo scenario e nuove capacità per il protagonista, andando infine a miscelare tutte queste idee nell'ultima fase.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 12,99 €
Multiplayer.it
7.0
Lettori (2)
6.5
Il tuo voto

The Spectrum Retreat è un titolo dotato di un chiaro potenziale che però non viene completamente espresso, vuoi per i limiti produttivi di quello che alla fine dei conti si presenta come un indie game, vuoi per una direzione che non riesce a coinvolgere quando conta di più, ovverosia durante le sequenze narrative dell'avventura, che svelano pian piano il segreto che lega il protagonista alla sua prigione virtuale. Niente da dire invece sulle sezioni puzzle, che pur non presentando soluzioni davvero originali riescono a proporre meccanismi man mano più complessi e sfaccettati, che cambiano di volta in volta e offrono una sfida piacevole e consistente.

PRO

  • Sezioni puzzle solide
  • Ottimo rapporto prezzo / durata
  • Trama interessante...

CONTRO

  • ...ma mai davvero coinvolgente
  • Tecnicamente scialbo e poco ispirato
  • Qualche bug abbastanza fastidioso