Come fosse una sorta di antipasto alla portata principale rappresentata dalla seconda stagione di The Witcher, Netflix ha pensato bene di rallegrare la calura estiva di questo devastante agosto con il film animato The Witcher: Nightmare of the Wolf, una via di mezzo tra un prequel e uno spin-off sia della serie con protagonista Henry Cavill nei panni di Geralt, che della saga videoludica realizzata dai ragazzi di CD Projekt. E, aggiungiamo nel mezzo, anche dell'epopea letteraria scritta da Andrzej Sapkowski.
Non possiamo nascondere di esserci approcciati a questo lungometraggio in stile anime con molta diffidenza: lanciare sul mercato un puro e semplice riempitivo, un filler per intenderci, sfruttando il brand e approfittando della fame di contenuti che affligge costantemente gli utilizzatori delle piattaforme di streaming, sarebbe stato così semplice da risultare quasi inevitabile.
E invece, man mano che la visione procedeva, ci siamo dovuti non solo ricredere sulla bontà di tutta l'operazione, ma dobbiamo confessare di essere arrivati all'epilogo soddisfatti e persino incuriositi nei confronti della storia raccontata da questa produzione che, nel suo piccolo, riesce a offrire alcuni interessanti approfondimenti sull'universo di The Witcher mostrando eventi e vicende appena accennati negli altri media.
Se volete quindi conoscere qualcosa di più su questo film animato che arriverà sulla piattaforma il 23 agosto e scoprire perché vale la pena vederlo, date una letta a questa recensione di The Witcher: Nightmare of the Wolf. E state tranquilli che eviteremo qualsivoglia spoiler.
La trama: connessa ma anche separata da The Witcher
Come detto in apertura di recensione, The Witcher: Nightmare of the Wolf rappresenta una piacevole eccezione rispetto alla presenza della saga sulla piattaforma Netflix. Si tratta infatti di un film della durata di 81 minuti, animato dallo Studio Mir, una società sudcoreana specializzata ovviamente nell'animazione che, negli ultimi anni, ha collaborato con successo proprio con l'imponente canale streaming. La serie di Voltron: Legendary Defender, ma soprattutto DOTA: Dragon's Blood con cui questo Nightmare of the Wolf condivide una parte dello stile grafico, sono 2 dei lavori più recenti prodotti proprio per Netflix, ma lo Studio Mir ha già nel suo curriculum alcuni lungometraggi, realizzati soprattutto per conto di Warner Bros come Mortal Kombat Legends Scorpion's Revenge o Batman: Soul of the Dragon.
In tutti i casi si tratta di produzioni dal budget ridotto, che non hanno mai raggiunto il livello di cult, ma sono state ben accolte dai fan dei vari franchise coinvolti ad evidenziare la capacità di questo team di animazione di studiare e approfondire le peculiarità dei marchi, di farsi una cultura insomma, prima di lanciarsi nella produzione di storie inedite.
Simile è quanto avvenuto con The Witcher: Nightmare of the Wolf che vede la supervisione della showrunner della serie con protagonista Henry Cavill, Lauren Schmidt Hissrich, ormai una sorta di araldo vivente della saga dello strigo, per portare sullo schermo una storia inedita che si posiziona diversi decenni prima rispetto a quanto raccontato nei libri di Sapkowski, nella serie Netflix e nei videogiochi CD Projekt, per focalizzarsi sulla vita del giovane Vesemir, tra i più noti Witcher di sempre, nonché mentore e addestratore di Geralt.
Chiaramente non vogliamo anticipare alcunché della storia a cui potremo assistere nella scarsa ora e mezza di durata del lungometraggio, ma vi garantiamo che abbiamo particolarmente apprezzato come lo Studio Mir e la Hissrich si siano approcciati ad alcuni dei tropi più noti di The Witcher mostrando elementi che nei libri erano spesso solo accennati come la prova delle erbe, l'interazione degli strighi con i bambini da addestrare, la struttura e la gestione di Kaer Morhen, la roccaforte dei cacciatori di mostri e l'epoca d'oro vissuta proprio dagli strighi.
Più in generale tutto quel rapporto tra preda e predatore, tra strigo e demonio, pronto a ribaltarsi con costanza, è particolarmente ben delineato con una serie di risvolti di trama che determinano alcuni dei colpi di scena della narrativa e che ben fungono da sfondo a quel rapporto anomalo che i Witcher hanno con il mondo fantasy medievale che abitano e che Sapkowki aveva ben descritto nella sua epopea letteraria.
Per gran parte di Nightmare of the Wolf si intuisce con forza come i cacciatori di mostri siano a malapena tollerati dal popolo, una sorta di male necessario per poter vivere delle vite più tranquille; un diverso che può essere accettato e riconosciuto solo nel momento in cui ci può tornare utile, ma che si muove sempre all'interno di un equilibrio molto instabile che può trasformarsi in un attimo in una caccia allo strigo nel momento in cui i veri mostri cominciano a scarseggiare.
C'è quindi una notevole dose di rispetto nei confronti del materiale di partenza all'interno di questo lungometraggio animato e tale fattore chiaramente rappresenta un punto a favore di una storia che oltre a rappresentare un prequel può a tutti gli effetti, venire considerata uno spin-off visto il suo focus su personaggi inediti o poco noti della saga con praticamente l'unica eccezione di Vesemir. Questi viene ben delineato nella sua figura di Witcher arrogante e spaccone, estremamente conscio della sua competenza in combattimento, ma ancora poco esperto nei confronti delle dinamiche politiche e dei giochi di potere di un modo in profondo cambiamento.
Assolutamente geniale quindi l'uscita di questo Nightmare of the Wolf quasi a metà strada tra le 2 stagioni della serie Netflix di The Witcher visto che proprio la seconda, in arrivo il 17 dicembre, dovrebbe dare ampio spazio a un Vesemir ormai invecchiato e in procinto di affrontare gli ultimi giorni della sua carriera di cacciatore di mostri mentre è in procinto di lasciare il testimone a Geralt, a sua volta pronto a divenire il mentore addestratore di Ciri.
Volendo entrare nel giudizio spicciolo della narrativa, gli 81 minuti di questo lungometraggio animato scorrono via abbastanza rapidi e fluidi con 2 sole eccezioni che non ci hanno convinto fino in fondo. Il primo atto, complice la necessità di introdurre e spiegare i personaggi coinvolti nella storia, scorre forse troppo lentamente o comunque spezzettato in una serie di scene che possono distrarre lo spettatore per la quantità eccessiva di nozioni descritte e mostrate su schermo. È chiaro fin dall'inizio come Nightmare of the Wolf sia soprattutto rivolto a chi già conosce qualcosa della saga di The Witcher, magari ha visto tutto o parte della serie con Henry Cavill, e facciamo fatica a immaginare che questo lungometraggio possa rappresentare il punto di ingresso di un neofita; ciononostante la prima parte è fin troppo ampollosa e spezzettata per risultare completamente gradevole anche ai fan della saga.
In completo contraltare, ma forse in qualche modo interconnesso per questioni di budget e lunghezza a quanto appena detto, alcune delle scene finali che ci accompagnano verso l'epilogo risultano invece frettolose o comunque non spiegate con sufficiente approfondimento. Un paio di sotto trame e soprattutto le motivazioni alla base delle decisioni di alcuni comprimari, scivolano via troppo rapidamente risultando affrontate con superficialità. Badate bene, non stiamo dicendo che questo le renda poco credibili o non giustificate dalla storia, semplicemente ci avrebbe fatto piacere capire meglio le reali intenzioni di alcuni personaggi e le loro interazioni con le figure chiave della storia di Nightmare of the Wolf.
Animazione e cura per il dettaglio
Sul fronte prettamente estetico ci sono ben poche critiche da poter muovere a The Witcher: Nightmare of the Wolf. Il lavoro svolto dallo Studio Mir è semplicemente eccellente e, nonostante si notino numerose somiglianze con le opere precedenti del team - ma è per forza un male che uno studio di animazione abbia un suo tratto caratteristico? - gli stilemi e le nozioni cardine della saga dello strigo sono ben rappresentati, animati e disegnati sullo schermo.
L'ambientazione, le caratteristiche chiave dell'equipaggiamento dei Witcher, un certo modo di combattere, tra l'altro ben caratterizzato in funzione del combattente e del mostro presenti sulla scena, il dinamismo dell'azione, tutto si incastra particolarmente bene per portare su schermo una vicenda inedita e assolutamente piacevole da guardare.
Certo, il posizionamento geografico dello Studio Mir, un team sud coreano che affonda chiaramente le sue origini nell'animazione orientale, contribuisce a portare in scena dei combattimenti fin troppo esagerati dove i segni dei Witcher e la magia di Tetra, uno dei personaggi chiave, risultano fin troppo appariscenti ed esagerati rispetto allo stile a cui ci ha abituato CD Projekt nei suoi videogiochi e soprattutto ci ha fatto immaginare Sapkowski nei suoi libri. In Nightmare of the Wolf non è tanto lo stridio del metallo che si schianta o il combattimento fisico a prevalere nelle scene d'azione, ma esplosioni, fiamme, salti giganteschi e corse fulminee, ma è anche vero che il tutto risulta comunque coerente con lo stile dei personaggi che si muovono su schermo e contribuisce a rendere più spettacolari quegli incontri-scontri con mostri e demoni su cui si basa l'azione del lungometraggio.
E c'è sangue, moltissimo sangue in questo The Witcher: Nightmare of the Wolf, tra smembramenti e uccisioni di svariati tipi, tutti compiuti con una estrema dose di efferatezza. Troppo secondo i canoni della serie? Probabilmente sì, ma difficilmente qualcuno potrà lamentarsi di questo.
Piccola nota finale per il doppiaggio italiano che, per fortuna, si nutre di grandissimi alti con le voci principali di Vesemir, Gledan e Tetra, i protagonisti delle vicende, ma scade inesorabilmente nel dimenticabile e talvolta nel fastidioso con una manciata di interpretazioni secondarie, in particolare quelle di alcuni bambini che ancora riecheggiano nelle nostre orecchie.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.0
The Wicher: Nightmare of the Wolf ci è piaciuto. Lo ribadiamo nel caso in cui non aveste letto l'intera recensione e vi foste precipitati solo nel commento. Il lungometraggio animato scorre via fluido con soltanto una manciata di lungaggini e incertezze nel primo atto e in un epilogo forse eccessivamente frettoloso. Lo Studio Mir con la supervisione della showrunner della serie principale di The Witcher, è riuscito a mettere in scena una storia cruenta e coerente che farà la felicità dei fan della saga grazie a tutta una serie di approfondimenti su alcuni elementi chiave dell'universo dello strigo. E magari riuscirà a stuzzicare anche chi con lo strigo non ha mai avuto nulla a che fare e con appena 80 minuti potrà gustare un antipasto efficace e ben rappresentativo della saga letteraria.
PRO
- È bello conoscere alcuni aspetti della saga poco approfonditi nei libri
- Tecnicamente è un bel vedere
- Il carattere sfaccettato di Vesemir è costruito con dovizia di particolari
CONTRO
- Alcuni combattimenti sono forse un po' eccessivi nella loro spettacolarizzazione
- La storia ci mette qualche minuto di troppo a ingranare