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The Wreck, la recensione di una visual novel che parla di quattro generazioni di donne

La recensione di The Wreck, un'avventura in cui ricostruiremo la vita di una giovane donna alle prese con una lunga serie di traumi.

The Wreck, la recensione di una visual novel che parla di quattro generazioni di donne
RECENSIONE di Giulia Martino   —   14/03/2023

Il vetro dell'auto si rompe ancora e ancora, e il contenuto della borsa di Junon si sparge in tutte le direzioni all'intero della vettura. Il cervo è sempre lì ad aspettarla, a provocare l'impatto fatale che, ogni volta, la lascia senza fiato, il battito del cuore che rallenta, le funzioni vitali ridotte al lumicino. The Wreck non va per il sottile e tocca temi durissimi: il trauma fisico di un incidente stradale, e tutto ciò che ne consegue a livello psicologico; il divorzio; la malattia e la morte di persone care.

The Pixel Hunt lo fa, come di consueto, con una grazia tutta sua. Avevamo molto apprezzato Bury Me, My Love, avventura testuale che racconta la storia della migrante siriana Nour, alla ricerca di una vita migliore con l'aiuto, da remoto, del marito Majd. Il team torna a raccontare la storia di una donna, anzi, di quattro generazioni di donne, alle prese con legami familiari che, a volte, minacciano di strangolarle, esponendo la materia fragile di cui è fatta la vita umana. Ma The Wreck insegna anche che dal disastro può venire la rinascita, e che è possibile inventare un modo per riempire i buchi nel tessuto nella vita.

Vi raccontiamo di questa straordinaria avventura visuale nella nostra recensione di The Wreck.

Figlia d'arte

Motore dell'avventura è il ricovero in ospedale, in gravissime condizioni, di Marie, madre della protagonista di The Wreck
Motore dell'avventura è il ricovero in ospedale, in gravissime condizioni, di Marie, madre della protagonista di The Wreck

Una chiamata improvvisa dal pronto soccorso di un ospedale francese porta Junon al capezzale della madre, Marie Demange, celebre artista colpita dalla rottura di un aneurisma cerebrale. Per ragioni ignote a Junon, la madre l'ha designata come unica responsabile per le difficili decisioni mediche da assumere nel caso in cui lei versi in stato d'incoscienza: ciò porta a degli attriti con la sorellastra, da lei affettuosamente soprannominata "Dididou", e insieme si interrogano sul perché di questa scelta da parte di Marie. Con il proseguire della storia, continua a verificarsi uno strano evento: ogni volta che Junon si mette alla guida della sua auto per uscire dall'ospedale, un cervo le taglia la strada e ne consegue un drammatico incidente stradale. Ciò porta allo scaturire dei ricordi passati di Junon che, alla soglia della morte, torna ai momenti più importanti della sua vita per riflettere su sé stessa e sulle persone a lei care, alla ricerca di un tremendo segreto che regge l'intera narrazione di The Wreck.

Ne scaturisce un flusso narrativo esuberante, con una mole notevole di testi a schermo e una qualità di scrittura nel complesso davvero pregevole. Il flusso di coscienza di Junon è travolgente, e spesso si possono seguire varie strade nei suoi pensieri cliccando sulle parole evidenziate all'interno delle frasi; ciò porterà a diversi sviluppi nei ragionamenti della giovane. The Wreck è un'avventura visuale, certo, ma il peso dei testi è notevole, anche se non si raggiunge la ragguardevole lunghezza dello script di Bury Me, My Love; che la parola scritta sia centrale lo si capisce fin da subito, dato che la schermata iniziale e il menu di pausa sono costituiti da un software di scrittura, e veniamo accolti dalle parole "Welcome, writer!". Coralie Maurin e Florent Maurin vogliono raccontare una storia che pone al centro l'importanza dell'autore come inventore di una realtà: la stessa protagonista, Junon, è una sceneggiatrice, e la sua vicenda ripercorre i momenti salienti della sua vita, quelli che l'hanno portata - nella buona e nella cattiva sorte - a scoprire di poter essere autrice di sé stessa.

Ripercorrendo i suoi ricordi, Junon viene guidata da alcune parole chiave che il giocatore può selezionare a schermo
Ripercorrendo i suoi ricordi, Junon viene guidata da alcune parole chiave che il giocatore può selezionare a schermo

Nelle cinque ore di durata di The Wreck (che presenta ampi margini di rigiocabilità, al fine di esplorare altri lati della vicenda ed effettuare altre scelte nei percorsi di pensiero e di dialogo di Junon, al di là della scelta decisiva presente nel finale) il ritmo perde di mordente solo in rare occasioni, e nel complesso abbiamo apprezzato l'invito di The Pixel Hunt a indugiare nella memoria, ripercorrendo più volte i ricordi più importanti della vita di Junon: si tratta di una scelta di design ben precisa, volta a farci prestare la massima attenzione anche ai minimi particolari, con meccanismi che ci hanno ricordato quanto recentemente fatto da Sam Barlow con il suo Immortality.

Esplorare i ricordi

Il flusso di coscienza di Junon è esaltato da una scrittura impeccabile, capace di approfondire l'animo e le storie dei protagonisti di The Wreck
Il flusso di coscienza di Junon è esaltato da una scrittura impeccabile, capace di approfondire l'animo e le storie dei protagonisti di The Wreck

Al di là della selezione delle scelte di pensiero e di dialogo, la meccanica di gameplay principale di The Wreck è quella dell'esplorazione dei ricordi di Junon. Selezionando gli oggetti che volano all'interno della sua auto nel suo incidente stradale ricorrente - che avrà un impatto rilevante sulle vicende della donna - potremo entrare nel passato di Junon e, guidati da alcune parole chiave che appaiono a schermo, invitarla ad approfondire particolari aspetti della sua vita, con riguardo, nello specifico, ai suoi complessi rapporti familiari.

Esattamente come visto in Immortality, questo processo comporta la necessità di ripercorrere più e più volte le scene, rallentando il tempo ove necessario per individuare le scritte da selezionare. Siamo rimasti stupiti da diverse scelte di regia adottate da The Pixel Hunt, decisamente d'impatto, in particolare negli ultimi ricordi che vengono ripercorsi da Junon; anche situazioni all'apparenza noiose (in un'occasione ci troviamo a seguire un'aragosta nel suo triste viaggio dall'oceano alla pescheria) forniscono l'assist per riflessioni profonde sul senso della vita e sull'importanza dei nostri legami con gli altri, ma anche sul pericolo che affetti troppo grandi possono rappresentare per il nostro benessere mentale e per il nostro equilibrio. In alcune occasioni, le immagini vengono utilizzate frame per frame, una dopo l'altra, in una sequenza carica di emozione che riesce a raccontare lo sviluppo dei sentimenti e delle storie dei vari personaggi coinvolti. Junon è una donna ferita ma indomita, e siamo rimasti stupiti dalla capacità di The Pixel Hunt di tratteggiare un personaggio potente, delineandolo tramite eventi solo all'apparenza banali: la rottura di una semplice tazza, inserita in un particolare contesto, assume una potenza deflagrante, amplificata - e non svilita - dalla necessità di rivivere le scene più di una volta.

Il diavolo sta nei dettagli

Junon è segnata da un passato difficile e da un futuro incerto: impossibile non amare una protagonista così profondamente umana
Junon è segnata da un passato difficile e da un futuro incerto: impossibile non amare una protagonista così profondamente umana

The Wreck è forte di uno stile grafico che, grazie a un sapiente utilizzo dei colori e del cel shading, riesce a farsi ricordare, pur senza particolari guizzi a livello tecnico. Il team non ha puntato sul realismo; di qui la scelta di animare solo parzialmente le labbra dei personaggi, facendole aprire quando parlano e chiudere soltanto quando concludono la frase. Ne risulta un effetto talvolta straniante e, a nostro avviso, i momenti migliori di The Wreck sono quelli in cui Junon è persa nei suoi pensieri, le labbra chiuse o appena socchiuse, lasciando il campo agli eccellenti testi. Inoltre, non sempre vi è un'adeguata attenzione alle espressioni facciali dei personaggi, che talvolta abbiamo trovato inappropriate rispetto al contesto, ma non si tratta di un qualcosa che ha pregiudicato la nostra esperienza complessiva.

Al riguardo, è un peccato che The Wreck non sia stato dotato di una traduzione in lingua italiana: chi non conosce l'inglese non potrà certamente fruire dell'ultima opera di The Pixel Hunt, dato che, come precisato in precedenza, Junon e i suoi comprimari sono una fonte incontenibile di dialoghi e pensieri. Magnifico il doppiaggio in lingua inglese, che mantiene fede all'origine francese del prodotto (che, tra l'altro, è stato co-finanziato da Région Île-de-France e dal Centre National du Cinéma et de l'Image Animée) regalando a Junon un accento spiccatamente riconoscibile.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 19 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (1)
8.2
Il tuo voto

"Il est mort le soleil" è la scritta che campeggia sulla maglietta di Junon. In The Wreck è morto il sole, è vero: la vita della giovane ha preso direzioni drammatiche, ma la protagonista del nuovo videogioco di The Pixel Hunt insegna che ogni essere umano può tentare di scrivere il proprio destino, perché non è mai troppo tardi per creare una bella storia. Gli oggetti catalizzatori di ricordi all'interno dell'auto ci portano in un passato densissimo, fatto di una materia solo parzialmente sondabile, sempre aperto all'interpretazione e alla riflessione da parte dei giocatori, che si troveranno sollecitati a riflettere sul proprio vissuto, e in particolare sui propri legami familiari. Eccezionale la scrittura di Coralie e Florent Maurin; il team si è meno concentrato su certe sottigliezze tecniche, ma siamo pronti a perdonare qualche piccolo scivolone di fronte all'assoluta eccellenza narrativa di The Wreck, capace di esprimere tutta la potenza maestosa, e spesso terribile, delle nostre vite e del nostro destino.

PRO

  • Storia avvincente e ben scritta
  • Interessante la meccanica degli oggetti catalizzatori di ricordi
  • Soluzioni originali a livello di regia
  • Una protagonista di grande umanità

CONTRO

  • Espressioni facciali e movimenti labiali a volte stranianti
  • Occasionali cali di ritmo nella narrazione