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Tomb Raider: La leggenda di Lara Croft, la recensione della serie animata su Netflix

Lara Croft torna sul piccolo schermo con una serie animata che prosegue la storia dell'ultima trilogia videoludica: com'è andata?

RECENSIONE di Christian Colli   —   10/10/2024
Lara Croft in Tomb Raider: La leggenda di Lara Croft

Tomb Raider non ha avuto molta fortuna con le trasposizioni cinematografiche. Ricordiamo con affetto il terribile primo film del 2001, con Angelina Jolie nei panni di Lara Croft, ma più che altro per ciò che ha rappresentato durante il boom della serie in un periodo in cui al cinema arrivavano tie-in ancora più infelici. Il secondo, invece, non lo riscatta neppure la nostalgia. Poi ne è arrivato un terzo nel 2018, ispirato al reboot in tre parti che si concludeva proprio in quel periodo: stavolta c'era Alicia Vikander sullo schermo, forse l'unica cosa che funzionava davvero in una pellicola mediocre.

Ironicamente, la nuova serie animata in uscita su Netflix potrebbe essere la cosa migliore che sia capitata a Tomb Raider dopo la rinascita videoludica, di cui rappresenta un vero e proprio sequel, nonché una sorta di punto di collegamento con la serie originale degli anni '90. Abbiamo guardato Tomb Raider: La leggenda di Lara Croft tutto d'un fiato per raccontarvi cosa ne pensiamo in questa recensione.

Le fatiche di Lara

Vi diciamo subito che la serie targata Netflix presuppone una minima conoscenza della trilogia videoludica pubblicata da Square Enx tra il 2013 e il 2018: essendo ambientato qualche tempo dopo, riprende il cast principale fin dai primissimi minuti, stabilendo i rapporti tra i personaggi attraverso dialoghi e brevi riferimenti alle loro precedenti avventure. I fan dei videogiochi ritroveranno subito Jonah, la sua futura sposa Abby e anche Conrad Roth, seppure sotto forma di flashback e ricordo: la morte del mentore di Lara nel primo gioco è un po' il cuore di tutta la storia, che vede la protagonista fare i conti col senso di colpa e col dolore per la perdita delle sue figure paterne.

Camilla è la figlia di Conrad, un agente dell'Interpol che aiuta Lara nella sua impresa
Camilla è la figlia di Conrad, un agente dell'Interpol che aiuta Lara nella sua impresa

Allontanatasi inizialmente dai suoi amici e dalle sue responsabilità, Lara torna a casa Croft per tagliare i ponti col passato, ma il furto di un prezioso manufatto sotto il suo naso la costringe a rimettersi in gioco: inizia così un'avventura intorno al mondo sulle tracce di Deveraux, un machiavellico cacciatore di tesori che intende mettere le mani sulle "pietre del pericolo", antiche reliquie cinesi che possono conferire poteri straordinari a chi le possiede, ma anche condurre il mondo alla catastrofe.

Lo stretto legame con la miniserie videoludica è un ostacolo fino a un certo punto: chi non l'ha giocata o non se la ricorda bene avrà l'impressione di essersi perso qualche pezzo per strada, tuttavia la sceneggiatura concisa e dritta al punto aiuta a rimettere lo spettatore in carreggiata, grazie a un ritmo serrato che fa di ogni episodio quasi una mini avventura a se stante. Sulle tracce di Deveraux, Lara affronta varie peripezie che talvolta rimandano a misteri completamente diversi, eppure non si ha mai la sensazione che gli scrittori stiano prendendo tempo o allungando il brodo.

Jonah affianca Lara per quasi tutta l'avventura, rappresentando il cuore della storia
Jonah affianca Lara per quasi tutta l'avventura, rappresentando il cuore della storia

Lara, poi, è un personaggio iconico che conosciamo molto bene, e la versione animata non si discosta molto da quella della trilogia videoludica reboot: grintosa ma fragile, la vediamo crescere nel corso degli episodi ed elaborare il lutto, ma restare bene o male fedele a sé stessa. In questo senso, la showrunner Tasha Huo ha mantenuto la promessa fatta all'annuncio della miniserie nel 2021, e cioè quella di esplorare la personalità di Lara e i suoi sentimenti, sfruttando la suddivisione in episodi per raccontarla meglio. Huo raggiunge l'obiettivo almeno in parte perché i momenti introspettivi danno un sapore più intimo alla storia ma, alla fine, non cambiano significativamente la caratterizzazione fatta e finita di Lara.

Gli altri personaggi sono più interessanti proprio perché li conosciamo meno. Jonah appariva già nei giochi della Square Enix, ma in questa storia ha un ruolo di fondamentale importanza, facendo da spalla alla protagonista per quasi tutto il tempo. Zip, invece, è un attimo disorientante: il personaggio risale infatti ai titoli Legend e Underworld, antecedenti al reboot, in cui non compare affatto. Dobbiamo ammettere di averlo trovato abbastanza fastidioso; è il tipico "uomo sulla sedia" che segue la protagonista da remoto, offre il suo aiuto attraverso la tecnologia e tende a commentare continuamente ciò che succede.

Lara affronta mille peripezie per recuperare le leggendarie pietre del pericolo
Lara affronta mille peripezie per recuperare le leggendarie pietre del pericolo

L'umorismo di Zip è spesso invadente, ma la colpa potrebbe essere anche dell'adattamento italiano. I nostri doppiatori fanno un buon lavoro, andando a sostituire le voci di attori del calibro di Hayley Atwell e Richard Armitage, ma i dialoghi ci sono sembrati spesso abbastanza puerili, nonostante la maturità della serie: Tomb Raider è infatti un "anime" discretamente violento e sanguinoso. Il cast è comunque abbastanza ricco e non mancano delle sorprese, tipo una figlia "inedita" di Conrad Roth e un paio di comparsate significative. Meno convincente l'antagonista principale, nonostante un retroscena drammatico che cerca di forzare un'empatia e una similitudine nei confronti di Lara: Deveraux è tuttavia un personaggio abbastanza stereotipato, anche se dobbiamo dare credito agli scrittori di essere riusciti a raccontarlo nei momenti opportuni.

Con otto episodi da 25-30 minuti ciascuno a disposizione, questo equilibrio non era per nulla scontato. Invece la Huo riesce non solo a scavare nei personaggi ma anche a raccontare Tomb Raider per quello che dovrebbe essere, mettendo peraltro un carico da cento sull'elemento soprannaturale, affrontato dai personaggi con forse troppa noncuranza. Naturalmente si tratta di una serie animata in cui la protagonista prende decisioni discutibili a favore della spettacolarità e del fantasy, pur restando fedele allo spirito della serie videoludica.

Finalmente anche questa Lara impugna le sue iconiche pistole
Finalmente anche questa Lara impugna le sue iconiche pistole

Sono in particolare alcuni episodi a far sorridere il fan di vecchia data, calcando la mano sulla risoluzione di enigmi o sulle scene d'azione che richiamano i videogiochi a più riprese, rispettando quindi le origini del marchio senza strafare o diventare stucchevole. L'ultimo episodio, in particolare, sembra davvero un videogioco, facendo riferimento soprattutto a una scena leggendaria del primissimo Tomb Raider che siamo sicuri farà sorridere i giocatori con qualche annetto di troppo sulle spalle.

Le scene d'azione sono comunque molto buone in generale, sebbene Lara sembri spesso una supereroina capace di salti incredibili, piroette spettacolari e combattimenti a mani nude degni di una cintura nera in arti marziali. L'animazione è comunque sorprendentemente fluida, considerato lo studio che c'è dietro: Powerhouse Animation Studios è ormai un punto di riferimento per Netflix, avendo sviluppato serie animate del calibro di Castlevania, Masters of the Universe e Blood of Zeus. È altresì noto per sacrificare i fotogrammi nelle scene più elaborate, cosa che però in Tomb Raider succede raramente, anche quando l'animazione si combina con la computer grafica in alcune scene particolarmente spettacolari.

Zip è comparso per la prima volta in Tomb Raider: Legend
Zip è comparso per la prima volta in Tomb Raider: Legend

C'è qualche inconsistenza nell'espressività dei personaggi, che talvolta lascia a desiderare, mentre il resto appare davvero molto curato: la serie animata Netflix cambia continuamente scenario, offrendo una straordinaria varietà di situazioni e circostanze che si portano dietro un'attenzione per il dettaglio davvero sopra le righe, specie nella ricostruzione delle località o nella realizzazione dei "costumi" che Lara e i suoi compagni indossano di volta in volta. Quelli di Powerhouse si sono davvero messi alla prova e Tomb Raider potrebbe essere la loro migliore creazione dal punto di vista tecnico.

Tra immersioni subacquee, tombe antiche, grotte sotterranee che figuratevi se non crollano, inseguimenti, sparatorie e combattimenti contro bestie feroci e veri e propri mostri mitologici, Tomb Raider: La leggenda di Lara Croft offre agli spettatori tutto quello che ci si aspetterebbe da un'avventura della cacciatrice di tesori britannica.

In questo senso, la miniserie animata su Netflix - che si conclude lasciando una porta aperta a un eventuale seguito - rappresenta una delle migliori trasposizioni animate che abbiamo avuto il piacere di guardare in questi anni.

Conclusioni

Multiplayer.it

8.0

Considerando la storia multimediale di Tomb Raider, ci aspettavamo l'ennesima delusione da questa miniserie animata su Netflix, e invece siamo rimasti positivamente sorpresi dalla qualità delle animazioni - al netto di qualche sbavatura - e dal ritmo travolgente della storia, che porta la protagonista in giro per il mondo ad affrontare sfide che sembrano uscite con naturalezza dai giochi di riferimento, bilanciando azione e introspezione nel modo giusto. Una piccola perla che i fan di Lara Croft apprezzeranno sicuramente.

PRO

  • Il miglior adattamento di Tomb Raider
  • Animazioni molto buone, specie durante le scene d'azione
  • Ottimo equilibrio tra avventura, fantasy e introspezione

CONTRO

  • I dialoghi abbastanza puerili
  • Chi non ha giocato il reboot potrebbe fare un po' di fatica a seguire la vicenda
  • Espressività dei personaggi altalenante