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Valiant Hearts: Coming Home, la recensione di un inaspettato ritorno nella Grande Guerra

Ubisoft ci riporta nelle tragiche atmosfere della Prima Guerra Mondiale con Valiant Hearts Coming Home: torniamo a commuoverci nella recensione.

Valiant Hearts: Coming Home, la recensione di un inaspettato ritorno nella Grande Guerra
RECENSIONE di Giorgio Melani   —   31/01/2023

È piuttosto inaspettato il fatto di trovarci di fronte alla recensione di Valiant Hearts: Coming Home, seguito di quella perla uscita nel 2014 e rimasta nel cuore di chiunque ci abbia giocato all'epoca. Il primo capitolo emerse da un particolare periodo di grazia di Ubisoft, che nel volgere di poco tempo lanciò sul mercato l'affascinante Child of Light e poi proprio Valiant Hearts: The Great War, dimostrando una notevole apertura verso progetti di dimensioni quasi indie ma caratterizzati da splendide idee ed esecuzioni. A dire il vero, l'esperienza originale è stata talmente intensa, ben confezionata e autoconclusiva da far risultare persino strana l'uscita di un seguito, oltretutto a quasi dieci anni di distanza, ma la prospettiva di una nuova immersione emotiva ai livelli del primo era comunque allettante.

E in effetti è stato piacevole ritrovare Freddie, Karl e Anna, rientrare nei loro scampoli di vita fra trincee, bombardamenti, ospedali e momenti di precaria quanto preziosa serenità nella follia della Grande Guerra. È rimasto tutto praticamente invariato dal primo capitolo: lo stile grafico da fumetto, con il disegno in 2D caricaturale ma anche espressivo, la narrazione intrecciata fra i diversi protagonisti, gli innesti documentaristici e anche la struttura di molti degli enigmi presenti.

Dal punto di vista stilistico e strutturale si tratta di una precisa continuazione del racconto iniziato quasi dieci anni fa da Ubisoft e che a dire il vero aveva già ricevuto una degna e commovente conclusione all'epoca. Tuttavia, la formula trovata è talmente efficace, nel suo tono equilibrato fra dramma, umorismo, malinconia e speranza, che torneremmo volentieri anche più spesso nelle storie di Valiant Hearts, considerando anche come una denuncia così incisiva degli orrori della guerra risulti più che mai attuale, qui affiancata anche da un approfondimento sulle questioni razziali.

In questo senso, risulta ancora un videogioco importante, che potrebbe essere utilizzato per il suo valore educativo grazie anche all'utilizzo dei vari documenti storiografici. La sua impostazione fortemente narrativa lo rende peraltro un titolo perfetto per la distribuzione tramite Netflix, vista la vicinanza anche concettuale ai contenuti della piattaforma di distribuzione, spingendo anche a mettere da parte i classici bilanci sul valore in base al prezzo o alla durata dell'esperienza (a dire il vero piuttosto breve).

Vite in guerra

Valiant Hearts: Coming Home approfondisce anche la storia degli Harlem Hellfighters attraverso il nuovo personaggio di James
Valiant Hearts: Coming Home approfondisce anche la storia degli Harlem Hellfighters attraverso il nuovo personaggio di James

La storia riprende alcuni dei personaggi di The Great War come Freddie, Karl e Anna e ne introduce di nuovi, tra i quali James, arruolato nella fanteria dell'esercito USA e George, un aviatore inglese specializzato nella fotografia aerea. Anche in questo caso gli eventi si snodano lungo i tre anni di fuoco della Prima Guerra Mondiale, tra il 1915 e il 1918, ma raccontando scorci differenti e da altri punti di vista rispetto al primo capitolo. In particolare, spicca l'approfondimento sugli Harlem Hellfighters, la prima unità di fanteria afroamericana appartenente all'"Old 15th" dell'esercito americano, che ha combattuto nella Grande Guerra e ha contribuito ad abbattere alcune barriere razziali sia in USA che altrove, elemento che si innesta come un'ulteriore tematica toccata dalla storia. Ma al di là di questo, Valiant Hearts: Coming Home è un altro racconto che parla dell'impatto che la guerra ha sulle persone, mettendo in scena vite diverse alle prese con atrocità e momenti di relativa normalità, eroismo, sopravvivenza e amicizia, sostanzialmente cercando di rimanere aggrappati alla propria umanità in mezzo al caos.

Il racconto è l'elemento principale di Valiant Hearts: Coming Home e permea ogni aspetto dell'esperienza, nonostante durante le fasi di gioco non vi siano praticamente dialoghi parlati. La narrazione si sviluppa attraverso diversi canali: la voce narrante introduce ogni spezzone di gameplay illustrando gli antefatti che portano alle varie situazioni di gioco, ma durante queste il racconto si svolge soprattutto in forma visiva, come una sorta di libro illustrato in animazione incentrato sulla Grande Guerra.

In Valiant Hearts: Coming Home la narrazione è pervasiva, anche se spesso 'muta'
In Valiant Hearts: Coming Home la narrazione è pervasiva, anche se spesso "muta"

A supporto troviamo poi i soliti documenti con foto reali e testi che raccontano, con precisione storiografica, vari aspetti dell'epoca attraverso la descrizione di oggetti, personaggi, luoghi ed eventi caratteristici. La grafica stilizzata e disegnata a mano in 2D risulta particolarmente espressiva e in grado di raccontare gli orrori della guerra mediando sempre tra momenti oscuri e altri più sereni o malinconici, mentre l'accompagnamento audio con musica al pianoforte e innesti jazz contribuisce perfettamente a completare l'atmosfera (ci sono dei veri e propri minigiochi in stile rhythm game legati ai concerti degli Harlem Hellfighters).

Puzzle e mini-giochi

Valiant Hearts: Coming Home propone puzzle da risolvere, generalmente non molto complessi
Valiant Hearts: Coming Home propone puzzle da risolvere, generalmente non molto complessi

Il gameplay si presenta come una diretta continuazione di Valiant Hearts: The Great War, con qualche minima novità per quanto riguarda soprattutto i minigiochi, legati opportunamente all'uso del touch screen viste le piattaforme di riferimento. Sul fronte del gioco non c'è dunque quasi nulla di nuovo e, anzi, sembra che il team abbia proceduto a una certa semplificazione ulteriore dei puzzle, forse alla ricerca di una maggiore compattezza narrativa e in linea con una durata che sembra forse un po' ridotta rispetto all'originale. Nelle fasi standard, ci troviamo a controllare uno dei personaggi su un piano bidimensionale, risolvendo semplici enigmi ambientali che solitamente richiedono la ricerca e combinazione di alcuni oggetti in giro per lo scenario. A questi possono collegarsi situazioni differenti come l'attivazione di interruttori, il controllo di macchinari vari e il fatto di dover lanciare pietre o altri pesi per interagire a distanza con elementi altrimenti irraggiungibili.

Torna anche il cane Walt, anche lui strumento indispensabile per la soluzione di alcuni enigmi, a rimarcare come tutte le idee relative al gameplay siano sostanzialmente ripetute dal primo a questo nuovo capitolo.

Un momento narrativo di Valiant Hearts: Coming Home
Un momento narrativo di Valiant Hearts: Coming Home

Qualche novità si trova invece nei minigiochi che spezzano l'azione standard con alcune situazioni diverse e che sono stati evidentemente studiati per funzionare al meglio con il touch screen, sebbene anche questi si rivelino forse più semplici di quanto visto in precedenza. Si tratta di volare con l'aereo evitando nemici e contraeree, estrarre schegge e curare i feriti oppure anche toccare note a ritmo di musica in alcuni casi, tanto per fare degli esempi. Sono piccoli innesti che risultano piuttosto semplici ma che contribuiscono a caratterizzare un po' l'esperienza, particolarmente indicati all'uso via smartphone e tablet.

Conclusioni

Versione testata iPad
Digital Delivery App Store, Google Play
Multiplayer.it
7.5
Lettori (22)
8.0
Il tuo voto

Pur non aggiungendo praticamente nulla a quanto il primo capitolo aveva già detto in maniera così incisiva quasi dieci anni fa, Valiant Hearts: Coming Home si lascia giocare facilmente, trascinandoci nella sua narrazione corale e centrando, ancora una volta, un difficile equilibrio fra grazia e drammaticità. La caratteristica più interessante di questo piccolo gioco è la sua capacità di raccontare un'enorme tragedia senza scadere nell'epica militaresca o nel melodramma affettato, mettendo in scena persone che cercano di rimanere aggrappati alla propria umanità, alle prese con eventi straordinari eppure tremendamente reali. Il taglio della narrazione, insieme agli innesti documentaristici, hanno un valore formativo e rendono piacevole anche questo semplice "more of the same", che riviviamo volentieri come se ascoltassimo ancora una volta un racconto di guerra del nonno. La distribuzione attraverso Netflix, poi, appare particolarmente azzeccata per il tipo di gioco.

PRO

  • Le storie raccontate e il tipo di narrazione sono sempre interessanti
  • Direzione artistica molto piacevole, come nel primo capitolo
  • È un videogioco che racconta la guerra in maniera incisiva e formativa

CONTRO

  • Il gameplay è sostanzialmente una ripetizione del primo capitolo
  • Puzzle forse un po' semplificati e ridotti