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Virtua Fighter 5: Ultimate Showdown, la recensione del ritorno dello storico picchiaduro SEGA

La recensione di Virtua Fighter 5: Ultimate Showdown analizza questa versione pensata per il competitivo online. Sarà abbastanza per riportare in vita il marchio?

RECENSIONE di Aligi Comandini   —   05/06/2021

Nel genere dei picchiaduro sono moltissimi i videogiochi di alto livello, ma solo poche serie possono fregiarsi del titolo di "colonna portante". Si tratta di nomi pesanti, capaci di porre basi impossibili da ignorare per tutto ciò che è venuto dopo, e così iconici da risultare facilmente riconoscibili anche per chi non ha alcuna conoscenza di questo campo.

D'altro canto anche un novellino totale del gaming deve almeno aver una volta sentito parlare di Street Fighter da qualche parte, specie se si considera che la saga di Capcom è ancora attiva e giocatissima in tutto il mondo. Eppure, quando si passa dai picchiaduro 2D a quelli tridimensionali, la stessa cosa non si può dire per una serie altrettanto significativa, sparita addirittura dal lontano 2010... Parliamo, ovviamente, di Virtua Fighter, sul cui destino girano da anni voci di ogni tipo, ora concretizzate sotto forma di revival dell'acclamato Virtua Fighter 5.

SEGA non ha infatti ancora osato cimentarsi in un seguito ufficiale, ma convinta (giustamente) della bontà del quinto episodio, ha deciso di rimetterlo in vendita in una versione dalla grafica rinnovata di nome Ultimate Showdown. Solo che qui non si tratta di riproporre tutti i contenuti del Final Showdown risalente a 11 anni fa, bensì un gioco pensato quasi esclusivamente per il competitivo online, offerto temporaneamente su Playstation Plus e con qualunque altro extra ridotto all'osso. Sarà stata una mossa brillante, o si tratta di un passo avanti fatto troppo timidamente e in colpevole ritardo?

Scopriamolo nella nostra recensione di Virtua Fighter 5: Ultimate Showdown.

L'importanza dei fondamentali

Partiamo dalle basi: Virtua Fighter 5 è un picchiaduro eccezionale e non solo per il nome che porta. Tra quelli in 3D è, senza ombra di dubbio, uno dei titoli più tecnici e difficili da padroneggiare, ma al contempo anche tra quelli più soddisfacenti se gli si dedica il tempo necessario ad apprendere le meccaniche a dovere. Dotato di un roster incredibilmente diversificato, che fa uso di arti marziali in larga parte basate sulle controparti reali, l'opera di SEGA costringe ad adattarsi a stili differenti per uscire vincitori dai match, a gestire alla perfezione posizionamento e movimento - i round possono venir persi se si viene scagliati fuori dal ring e finire a muro in alcune arene significa subire combinazioni devastanti - e a selezionare accuratamente i propri combattenti viste le loro peculiarità (alcuni sono estremamente inadatti ai principianti e richiedono un'esecuzione praticamente perfetta).

Virtua Fighter 5: Akira Yuki è sempre una belva... nelle mani giuste
Virtua Fighter 5: Akira Yuki è sempre una belva... nelle mani giuste

Tutto ciò non è prevedibilmente cambiato in questa versione, e una partita a Virtua Fighter 5 rimane un piacere ad ogni livello, sia a quelli più elevati dove le sfide sono un tripudio di perfette schivate laterali e letture della tattica avversaria, sia quelli bassi dove ci si limita spesso a usare a ripetizione i colpi centrali e bassi più rapidi (e sicuri) nella speranza che vadano a segno. Solo che qui non c'è praticamente nulla per coloro che vogliono combattere contro l'intelligenza artificiale.

In Ultimate Showdown, difatti, avrete a disposizione solo il tutorial, il training mode - se non altro completissimo, con tanto di frame data per le mosse e svariate opzioni utili - e un arcade mode disossato adatto solo a fare un po' di pratica prima di buttarsi in rete. SEGA si è concentrata, in poche parole, al 100% sull'online, con un sistema di lobby elaborato che permette di affrontare in più modi gli altri giocatori, e le immancabili partite classificate (il cui matchmaking viene comodamente gestito durante l'allenamento).

Ad arricchire il pacchetto, insomma, ci sono solo le personalizzazioni (peraltro da acquistare a parte se si ottiene il titolo grazie a Playstation Plus): una buona lista di opzioni che permettono di rendere abbastanza unico il proprio alter ego online, ma aggiungono poco altro.

Un pugno dritto nel netcode

Il problema del diabolico piano di SEGA risiede quindi solo in un elemento. Il netcode. In pratica il fattore che regola l'effettiva stabilità dell'online di un picchiaduro, che purtroppo non si è modernizzato abbracciando quel rollback che ad oggi viene acclamato da buona parte della community dei "picchiaduristi". Il netcode di Virtua Fighter 5 Ultimate Showdown è dunque ancora delay based, e se da una parte la cosa è comprensibile per un team che non sforna picchiaduro da una vita, dall'altra riaffrontare un prodotto simile dopo essersi abituati a Mortal Kombat 11 o a Guilty Gear -Strive- può essere traumatico, specie in Europa.

Virtua Fighter 5: mai sottovalutare un lottatore di sumo
Virtua Fighter 5: mai sottovalutare un lottatore di sumo

Con connessioni eccezionali, dopotutto, il delay può offrire comunque match validi senza troppa latenza nei comandi, ma lo stesso non si può dire quando la propria linea non è velocissima, e la nuova versione di Virtua Fighter peraltro non sembra essere nemmeno tra i giochi migliori in questo sfortunato sottoinsieme. Detta il più delicatamente possibile: almeno il 50% delle vostre partite saranno piagate da una risposta rallentata dei comandi, quando non da scatterelli ingiustificati o vere e proprie disconnessioni e scordatevi completamente di poter giocare in modo degno con qualcuno che si trova oltreoceano.

Come potete ben capire, una situazione simile taglia le gambe in partenza a un titolo che fa dell'esperienza online il suo fulcro e la complessità del sistema di combattimento di Virtua Fighter 5 - con tutte le sue finezze e le reazioni improvvise agli attacchi avversari - non fa che amplificare ulteriormente tale magagna. Un vero peccato, perché un gioco così "nobile" meritava un po' più di impegno in quest'aspetto, e le mancanze del netcode rischiano di limitarne diffusione e popolarità in pochi mesi, nonostante la spintarella iniziale del Plus.

Virtua Fighter 5: Sarah Bryant
Virtua Fighter 5: Sarah Bryant

Apprezzabile, se non altro, la volontà di SEGA di non offrire una pigra remaster, ma almeno una versione basata sul Dragon Engine (quello degli ultimi Yakuza, per capirci), più moderna e piacevole da vedere. Per carità, non si tratta di un lavoro eccezionale e capace di porre Ultimate Showdown alla pari di altri picchiaduro moderni, però non abbiano notato problemi di fluidità, molti personaggi restano iconici e varie arene fanno ancora la loro sporca figura.

Conclusioni

Multiplayer.it
7.5
Lettori (8)
7.4
Il tuo voto

Sia chiaro, Virtua Fighter 5: Ultimate Showdown è alla base ancora oggi un picchiaduro dal gameplay eccelso, ed è una manna poterlo rigiocare anche in versione "scarnificata" in favore dell'online. Non bastasse, è bello vedere come SEGA non abbia del tutto abbandonato a sé stesso il marchio, rinnovandone perlomeno il comparto tecnico. Il problema è che l'unico elemento trascurato è anche il più importante per un'operazione di questo tipo: il netcode, delay based e nemmeno particolarmente di qualità. La situazione non è così atroce da rendere il tutto ingiocabile, eppure le nostre prove hanno evidenziato parecchi problemi di stabilità, che purtroppo non ci permettono di premiare il ritorno di un classico simile a dovere. Un vero peccato.

PRO

  • Alla base resta un picchiaduro meccanicamente eccezionale
  • Grafica rinnovata

CONTRO

  • Modalità scarnificate in favore dell'online
  • Netcode delay based piuttosto scadente