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Wolfenstein: Youngblood, la recensione

La serie Bethesda torna con un capitolo ambientato in una Parigi alternativa del 1980, con due nuove protagoniste: la recensione di Wolfenstein: Youngblood

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   25/07/2019
Wolfenstein: Youngblood
Wolfenstein: Youngblood
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Wolfenstein: Youngblood, giocato su PC per questa recensione, si presenta come una sorta di spin-off della serie Bethesda ambientato in un 1980 alternativo, con alcune parti del mondo ancora sotto il controllo dell'esercito nazista nonostante le sconfitte inflitte ai tedeschi da B.J. Blazkowicz e i suoi alleati durante gli anni '60. Se in The Old Blood ci si trovava a rivisitare eventi del passato, nello specifico l'esperienza di Blazko con le campagne della seconda guerra mondiale, insaporite da un pizzico di elementi sovrannaturali, in questo nuovo progetto firmato dai ragazzi di MachineGames, affiancati per l'occasione da Arkane Studios, avviene il contrario: le due figlie gemelle del valoroso combattente americano, Jess e Soph, allevate come guerriere infallibili ma nell'animo ancora delle ragazzine, si trovano a dover affrontare una situazione più grande di loro quando il padre scompare misteriosamente, senza lasciare traccia. Insieme ad Abby, la brillante figlia di Grace Walker (che avevamo conosciuto in The New Colossus e che nel corso del tempo ha fatto strada, diventando direttore dell'FBI), le due scoprono alcuni indizi che conducono a Parigi, una delle capitali ancora sotto il controllo dell'esercito nazista. Le sorelle decidono quindi di fare la differenza: salgono di nascosto con Abby sull'elicottero di Grace e si dirigono in Francia, indossando due potenti armature Da'at Yichud e preparandosi a dare la caccia ai nazisti... stavolta per davvero.

Esperienza cooperativa

Wolfenstein: Youngblood introduce per la prima volta nel franchise una modalità cooperativa: l'intera campagna viene affrontata dalla coppia formata da Jess e Soph, ed è possibile scegliere se giocare offline (deputando all'intelligenza artificiale il controllo della propria compagna) oppure online, ospitando una partita privata o aperta a qualsiasi partecipante nei termini di un sistema di tipo drop-in / drop-out, o ancora unendosi al match di qualcun altro. La differenza sta ovviamente nella progressione: se siamo noi a ospitare l'azione si baserà sui nostri progressi fra le missioni e non quelli di qualcun altro, esponendoci in quest'ultimo caso a un discreto rischio spoiler. Ad ogni modo le missioni completate vengono memorizzate su entrambi i salvataggi, incluse quelle non ancora sbloccate.

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Organizzarsi con un amico è chiaramente l'opzione migliore, e Bethesda ha pensato bene di favorirla introducendo l'interessante Buddy Pass, incluso nella Deluxe Edition del gioco per appena 10 euro in più, il che porta il prezzo dai 29,99 euro di default a 39,99 euro. Si tratta di una feature che consente in soldoni di giocare in due con un'unica copia del titolo: il proprietario può invitare chiunque ad affrontare insieme a lui la campagna, a patto di farlo con una sola persona alla volta. L'unico limite di questa trovata è il fatto che, su console, chi partecipa senza possedere il gioco potrà sì completare tutte le missioni insieme al suo amico ma non sbloccherà alcun achievement. Come nelle più note produzioni a base multiplayer cooperativa, le due protagoniste devono spesso interagire per aprire insieme porte e attivare interruttori, ma è soprattutto nell'ottica del combattimento che la loro collaborazione prende forma.

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Affrontando le missioni con un amico ci si può coordinare per eliminare silenziosamente delle guardie ed evitare di avere tutti i soldati nazisti addosso, gestire i boss fight tenendo le distanze dal nemico, scovare munizioni e risorse (che restano a disposizione di entrambi, non ce le si ruba), e così via. Le sorelle Blazkowicz sono dotate di energia indipendente, ma condividono tre vite: quando una delle due viene atterrata, l'altra deve rapidamente raggiungerla e soccorrerla, pena la perdita di una vita. Laddove la situazione sia complicata, si può scegliere di sacrificare volutamente una delle tre possibilità per tornare velocemente in gioco e aiutare la propria compagna, ma attenzione: ci sono momenti in cui il game over viene punito con una certa severità, rimandandoci all'inizio di una missione magari particolarmente sfaccettata e complessa.

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Gameplay e struttura

La formula utilizzata finora da MachineGames per la serie Wolfenstein è piuttosto semplice: utilizzare cutscene cinematiche narrate in maniera strepitosa per fare da collante a missioni sparatutto di stampo tradizionale, in cui ci si muove all'interno di scenari generalmente lineari, seguendo un percorso costellato man mano da nemici più coriacei ed eventualmente da boss. L'impianto viene riproposto per Youngblood, ma con un paio di importanti novità: la qualità del comparto narrativo resta molto alta, pur non toccando i picchi di The New Order e The New Colossus anche per via di una pura e semplice questione di carisma, ma l'introduzione delle meccaniche cooperative e soprattutto il level design realizzato in collaborazione con Arkane Studios cambiano notevolmente il volto dell'esperienza.

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Durante la campagna ci si trova a visitare fondamentalmente quattro zone di Parigi, divise ognuna in due o tre distretti, a cui si aggiungono le Catacombe che fanno da base per la resistenza francese e da hub per accedere agli incarichi, con il solito espediente di interagire con i vari personaggi per sbloccare nuove side quest. L'approccio agli scenari ricorda tuttavia gli episodi di Dishonored piuttosto che i precedenti capitoli di Wolfenstein: c'è una verticalità inedita, promossa anche dalla capacità delle protagoniste di effettuare un doppio salto, che consente ad esempio di salire su di un camion, da lì raggiungere un balcone ed entrare in un edificio per trovare un percorso alternativo; oppure esplorare i dintorni alla ricerca di un vicolo, di un passaggio nascosto che ci porti in una zona segreta, ad esempio le fognature.

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Gli anni '80 non vengono valorizzati quanto ci saremmo aspettati dal punto di vista della cultura pop in chiave nazista, se non nella forma di sbloccabili come audiocassette e cover di film, ma le ambientazioni sanno il fatto loro e si presentano come una versione ulteriormente estesa e abbellita della Roswell di The New Colossus, piene di dettagli e caratterizzate da architetture notevoli. È un peccato che certi particolari facciano storcere il naso (vedi i riflessi palesemente finti sulle vetrate: sarebbe bastato mettere delle cubemap più attinenti per evitare lo strafalcione), ma il sistema di illuminazione valorizza bene i paesaggi e gli edifici, donando spessore allo scenario senza mai suscitare un senso di piattezza. Gli sviluppatori hanno lavorato molto sulle mappe anche perché ci si trova a visitarle più e più volte nel corso della campagna: nell'ambito degli incarichi secondari è del tutto normale, ma una volta esauriti i segreti e le trovate del level design il backtracking comincia a pesare un pochino.

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Eppure spesso è impossibile sottrarvisi: pur essendo subito accessibili, le missioni finali richiedono capacità che vanno sbloccate utilizzando punti esperienza e denaro, andando a potenziare le caratteristiche fisiche di Jess e Soph, aggiungendo nuove manovre al loro repertorio e migliorando le armi che compongono il loro arsenale, anche stavolta non numerosissime (una pistola, due fucili mitragliatori, un fucile a pompa, una carabina e un set di cannoni speciali) ma dotate di una precisa personalità e ben gestite dal punto di vista delle munizioni: capiterà di trovarsi a corto di proiettili e ciò vi costringerà a utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, nessuno escluso. Considerando tuttavia il prezzo del gioco e la durata dello story mode, che abbiamo completato in circa dieci ore procedendo dritti e completando solo poche side quest (appena il 18% del totale), questo tipo di soluzione ci sta ampiamente.

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Realizzazione tecnica

Chi temeva che l'estetica degli anni '80, seppure in versione nazi-alternativa, potesse monopolizzare lo stile grafico di Wolfenstein: Youngblood, può tirare un sospiro di sollievo: i riferimenti a quegli anni sono pochi e la sensazione è che ci si potrebbe trovare in un periodo qualsiasi, il che tuttavia non può essere considerato un pregio. Per fortuna si tratta di uno dei pochi svarioni di una direzione artistica irreprensibile: se nelle tradizionali basi metalliche le atmosfere della serie restano quelle di sempre, le ambientazioni urbane hanno molto da dire in termini di architettura, dettaglio e level design in generale, vista l'inedita verticalità e la presenza di passaggi, vicoli, zone nascoste, interni visitabili e quant'altro. Complice un ottimo sistema di illuminazione, che si rifrange sugli oggetti valorizzandoli e mai appiattendoli, ci sono momenti della campagna visivamente di grande impatto.

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È chiaro, sarebbe stato bello avere a disposizione un maggior numero di location differenti e magari qualche richiamo più chiaro alle attrazioni di Parigi, che risultano non pervenute senza un'adeguata giustificazione narrativa, ma in linea di massima il team di sviluppo ha fatto tanto e riempito l'esperienza di contenuti, confezionando una struttura molto più corposa di quella che si immaginerebbe a fronte di un prezzo base di appena 29,99 euro. Location grandi protagoniste di Youngblood, insomma, ma i personaggi? La qualità della narrazione delle sequenze cinematiche è anche stavolta eccellente, con momenti molto coinvolgenti e trovate che riescono sempre a strappare una risata, ma la realizzazione pura delle cutscene brilla meno che in passato, specie nelle fasi finali. Soph è un bel personaggio, Jess appare meno riuscita per via dell'acconciatura, in-game la qualità dei modelli poligonali è buona ma distante da quella delle migliori produzioni videoludiche, ancora legata a una concezione che sente il peso degli anni.

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È stato fatto un discreto lavoro di varietà per quanto concerne i nemici, sebbene la loro intelligenza artificiale spesso non brilli (li si può aggirare e sorprendere senza grossi problemi, ad esempio), mentre si ripropone un vecchio problema che riguarda i boss: sono tutti molto simili fra di loro ed è un peccato. La colonna sonora è ottima ma non la migliore di sempre per la serie, gli effetti sonori sono dotati dell'impatto che ci si aspetterebbe da quelle armi e da quelle esplosioni, e infine il doppiaggio in italiano è anche stavolta molto ben fatto, con interpretazioni convincenti da parte dell'intero cast. La versione PC con gli ultimi driver NVIDIA appare straordinariamente ben ottimizzata, visto che sulla configurazione di prova gira a 2160p e 60 frame al secondo con tutte le impostazioni al massimo e la sincronia verticale attivata. Una prova di forza per l'id Tech 6, che si conferma perfettamente scalabile su qualsiasi hardware, vista l'abbondanza di regolazioni e l'inclusione di uno scaler dinamico che mantiene stabili le performance modificando la risoluzione a seconda del carico ma lasciando intatto l'output.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: Intel Core i5 6600K
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 1080 Ti
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 10

Requisiti minimi

  • Processore: Intel Core i5 3570, AMD FX 8350
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 770
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Hard disk: 40 GB di spazio richiesto
  • Sistema operativo: Windows 7, Windows 8.1, Windows 10 a 64 bit

Requisiti consigliati

  • Processore: Intel Core i7 4770, AMD Ryzen 5 1600X
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 1060
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Hard disk: 40 GB di spazio richiesto
  • Sistema operativo: Windows 7, Windows 8.1, Windows 10 a 64 bit

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 29,99 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (42)
7.5
Il tuo voto

Wolfenstein: Youngblood miscela gli elementi più riusciti della serie sviluppata da MachineGames, ovverosia l'eccellente narrazione delle cinematiche e un gameplay run & gun coinvolgente e frenetico, con nuove meccaniche cooperative e a un approccio inedito al level design, frutto senz'altro della collaborazione di Arkane Studios. Le ambientazioni della Parigi anni '80 alternativa non esaltano la cultura pop dell'epoca, ma si presentano come scenari ampi e dettagliati, pieni di segreti da scoprire, zone nascoste e una verticalità declinata a soluzioni platform che non si era mai vista negli episodi di Wolfenstein. Le missioni fanno tornare spesso negli stessi luoghi, ma il gioco costa decisamente poco rispetto a quello che offre, e per soli 10 euro in più include anche il Buddy Pass, che consente di affrontare la campagna insieme agli amici che non possiedono il titolo.

PRO

  • Gameplay solidissimo, narrazione di qualità
  • Level design arioso, non lineare
  • Buddy Pass e tanti contenuti rispetto al prezzo

CONTRO

  • Pochi scenari, il backtracking si fa sentire
  • Si poteva fare di più sul fronte dei boss
  • Qualche glitch nella gestione della cooperativa